venerdì 26 ottobre 2012

L'autunno della propaganda "occidentalista" a Firenze: giornali chiusi e affissioni mediocri


Nell'autunno del 2012 la scena mediatica e politica di Firenze appare finalmente ripulita da molti dei capisaldi "occidentalisti" che ci siamo sempre fatti il piacere di confutare, disprezzare ed irridere.
Fallita E-Polis e il suo "IlFirenze", chiuso "Il Nuovo Corriere di Firenze", chiuso dopo un'agonia sicuramente troppo lunga anche "Il Giornale della Toscana".
Chi "lavorava" in questi foglietti ha finalmente avuto la gioia di sperimentare sulla propria pelle gli effetti del "pensiero" diffuso con tanto impegno, anche se sembra che la cosa non sia stata accettata troppo di buon grado.
La portata della propaganda "occidentalista" è al momento fortemente ridimensionata; sulla sua credibilità non è mai stato neppure il caso di dilungarsi.
La foto in alto è stata scattata alla fine di ottobre all'inizio di viale Europa, una zona periferica nella parte meridionale della città: per reperire traccia di presenze "occidentaliste" a Firenze occorre a questo punto cercare qualche sparuto manifesto affisso in zone di traffico veloce, specie se si lavora tutto il giorno e non si ha tempo da perdere con immonde autoschedature per mediocri come il Libro dei Ceffi.
Si noti il contenuto dell'affissione. L'occidentalame locale non ha imparato niente dalle continue batoste elettorali, da un presente angosciante e neppure dalla prospettiva di un futuro persino peggiore: i'ddegrado e la 'nsihurézza contornati da grafiche meno che mediocri e urlati da caratteri enormi. In questo esiste in città una sorta di tradizione, che va al di là dello stile propagandistico puro e semplice: si ricorderà come l'urlo -anzi, il bercio- fosse presentato da molta aneddotica come una costante nelle modalità con cui si rapportava con gli altri quella Oriana Fallaci in cui l'"occidentalismo" fiorentino ha visto una delle sue incarnazioni più appropriate.
Insistere su questa situazione potrebbe apparire inutile prima ancora che impietoso.
Ma ha un suo motivo, intuibile dall'aneddoto che segue.
Vienna, giugno 1945.
Strade e piazze ingombre di macerie, gente lacera e affamata, soldati dell'Armata Rossa che la fanno da padroni.
In un caffè che tenta di restare aperto arriva un uomo pallido e magrissimo: ha addosso la casacca a righe dei deportati e la Judenstern ben in vista sul petto.
Si siede ad un tavolo e chiama il cameriere.
- Buon giorno: un caffè per favore. E Der Stürmer di oggi.
- Abbiamo caffè di cicoria, signore. Ma niente Der Stürmer...
- Ah, va bene.
La scena si ripete identica per giorni e giorni: il cameriere, intimidito dalle evidenti sofferenze patite dal cliente, non capisce perché tanta insistenza nel chiedere in lettura una delle più vergognose pubblicazioni propagandistiche che l'antisemitismo abbia mai prodotto. Alla fine, dopo quasi un mese, prende il coraggio a due mani:
- Signore, deve capire che Der Stürmer non esiste più: non lo abbiamo perché non lo pubblicano più! Quell'ignobile fogliaccio è finito, sparito, morto!
Al che, con un largo sorriso, il cliente risponde:
- ...Lo so bene, signor mio: ma è così bello sentirselo ripetere ogni giorno!

lunedì 22 ottobre 2012

Firenze: nel parco delle Cascine i'ddegràdo e l'insihurézza la fanno da padroni






Firenze. Nell'ottobre 2012 continua il crackdown sulla politica e sui mass media "occidentalisti" iniziato da circa diciotto mesi. Il suo principale autore è il peggior nemico che l'"occidentalismo" abbia mai avuto, ed ha il nome corrente di principio di realtà.

In pochi anni il principio di realtà ha tolto di mezzo la E-Polis, chiuso "Il Nuovo Corriere di Firenze", chiuso "Il Giornale della Toscana", e messa in condizione di non nuocere Radio Studio 54. L'occidentalame fiorentino ha visto drasticamente diminuire i canali a disposizione per la diffusione di propaganda ed è verosimile ritenere che l'elettorato passivo che ogni giorno per anni e anni ha prodotto decine di comunicati stampa sull'insihurézza e su i'ddegràdo, affidandone la pubblicazione alle gazzettine amiche prima di andare a divertirsi al ristorante, debba ora affrontare redazioni meno compiacenti (anche solo perché intasate da materiale di questo genere) e in qualche caso fare addirittura la fila.

I motivi per una buona giornata non mancano, ed un pomeriggio nel più esteso parco cittadino (Le Cascine, in riva all'Arno ad ovest della città) reso ancora più piacevole dal clima poco autunnale può servire come occasione per confutare ancora una volta la propaganda "occidentalista".
Le immagini qui allegate mostrano dunque le condizioni d'i'ddegràdo e dell'insihurézza in cui si trova il parco delle Cascine.
Sul Prato del Quercione della foto in alto, che oltre un secolo fa ospitò le prime pallonate dei pallonieri di Firenze, si gioca a cricket.
Il fiume è pieno di aironi.
I boschi sono pieni di funghi.
E il parco è pieno di visitatori.
Che indossano magliette come quella qui riprodotta.


sabato 20 ottobre 2012

"Il Giornale della Toscana" ha finalmente chiuso: si attendono le reazioni di Al Qaeda


L'eliminazione de "Il Giornale della Toscana" dal mainstream fiorentino segue di pochi mesi quella de "Il Corriere di Firenze", altra autorevolissima e documentata gazzettina.
Due anni fa una gestione finanziaria per lo meno pindarica aveva già tolto di mezzo "IlFirenze" e tutta la e-polis, un'organizzazione tanto votata al professionismo che prima di schiantare aveva reclutato alfieri della civiltà "occidentale" come Aldo Torchiaro.
A questo si deve aggiungere il crollo, se non la cancellazione pura e semplice, di tutte le organizzazioni "occidentaliste" visibili nella politica cittadina. Defezioni, scissioni, litigi, cambi di nome, qualche disavventura giudiziaria prossima al capolinea, la sedicente concorrenza che ruba idee e propaganda a più non posso, e soprattutto l'autentico e sentito disprezzo che il più insignificante degli "occidentalisti" riesce a tirarsi addosso semplicemente uscendo di casa la mattina.
Non gli fracassano neanche più le vetrine delle (poche) sedi.
"Il Giornale della Toscana" chiude? Era ora.

In questi anni non ci siamo certo astenuti dal confutare, irridere, dileggiare e additare al disprezzo delle persone serie un certo miserabile coacervo rumoroso ed invadente di micropolitici e gazzettisti, e lo scambievole aiuto che rappresenta la loro attività quotidiana più rilevante: una compagine di mangiaspaghetti ben vestiti che in piena consapevolezza ha fatto l'impossibile perché i sudditi non trovassero nel mainstream alcun accenno al mondo reale.
La propaganda "occidentalista" nel corso degli anni ha compiuto in questo campo delle vere prodezze imponendo la propria spregevole agenda, allagando il mainstream e costringendo ad inseguire anche gli organi di "informazione" meno putrefatti e degenerati, ammesso che possa esistere un organo di "informazione" cui sia possibile ascrivere qualche connotazione positiva. Alla propaganda governativa hanno mischiato riempitivi fatti di facchini pregiudicati, torme senza fine di femmine discutibili e barzellette umane di ogni livello e di ogni retribuzione. Il professionismo dei propagandisti non ha conosciuto alcun limite arrivando a edurre i sudditi sul colore dei calzini di un personaggio inviso e a fare del linciaggio mediatico una pratica quotidiana arrivata a diventare routine. Nel contesto fiorentino "Il Giornale della Toscana" ha cercato di agire come organo locale del più grande partito "occidentalista" della penisola italiana, cercando di sopravvivere in un contesto in cui la "libera informazione" è da sempre patrimonio di fogliettini dal vasto seguito e dalla indiscussa autorevolezza.
I risultati non sono stati quelli messi in preventivo.
Probabilmente, anche per i motivi che seguono.
Negli ultimi anni l'"occidentalismo" politico e mediatico ha goduto di una posizione da monopolista nel mainstream ed ha soltanto dovuto ammannire a sudditi ormai dotati di competenze ed interessi che farebbero vergognare una scimmia con l'encefalite contenuti come quelli su accennati, che tra l'altro sono di economicissima produzione.
Tutto questo fino all'usura del meccanismo, messo ogni giorno di più alla prova da quel principio di realtà con cui gli "occidentalisti" non hanno alcun rapporto.
Il crollo (pressoché imprevisto) della credibilità "occidentalista" ha aperto crepe sempre più evidenti nell'agenda setting e portato avanti a tutto i limiti di una propaganda che può prosperare soltanto se le è garantito un predominio assoluto, cosa che nella penisola italiana è stata ottenuta anche con il massiccio, sistematico ed abituale ricorso alla distruzione mediatica -e quando possibile giudiziaria- di qualsiasi potenziale avversario.
Il verificarsi di queste condizioni ha conferito toni ridicoli alle produzioni di un "occidentalismo" fiorentino che per uscire dall'angolo avrebbe avuto bisogno di ben altro: le locandine giallastre de "Il Giornale della Toscana" sono diventate rapidamente una specie di faro quotidiano sulla cialtroneria incompetente con cui la sua committenza affronta l'esistenza nella sua interezza. 
Detto con altre parole, pare che questo fogliettino navigasse in pessime acque già da molto tempo: chiunque non fosse stato ottuso da quella malafede e da quel servilismo che portano ad un completo distacco dal reale -e che sono parte dell'essenza stessa del comportamento "occidentalista" in ogni circostanza della vita- avrebbe da tempo auspicato un vigoroso cambio di rotta nella linea editoriale di via Cittadella.
Il funzionamento ordinario della testata, in questa sede, è stato molte volte additato al disprezzo dei lettori.
Allo stesso disprezzo degli stessi lettori sono stati indicati committenza, referenti, pubblico e "valori" in cui "Il Giornale della Toscana" si è fatto portatore; quando è stato possibile, si è provveduto a tanto mantenendo il livello degli scritti su un registro linguistico improntato ad una sorridente e sarcastica sufficienza.
Al momento non sappiamo se nel Mali settentrionale o nel Waziristan sappiano che "Il Giornale della Toscana" ha chiuso, per cui non siamo in grado di riferire se i vertici di Al Qaeda abbiano gioito della cosa così come gioirono -ci assicurarono dalla redazioncina di via Cittadella- dell'alluvione in Garfagnana.
Intanto che Al Qaeda tace, arriva comunque la solidarietà autoreferenziale della politica "occidentalista" e di quei sindacati cui "Il Giornale della Toscana", con la solita coerenza, ha attribuito la causa di ogni male fino a quando gli ha retto la salute. Per esempio, la Federazione Nazionale della Stampa manda a dire che
“I giornalisti e i lavoratori stanno pagando un duro prezzo (con 13 mesi di stipendio non pagati) e ad essi, alla loro professionalità e alla loro abnegazione, va riconosciuto il leale impegno - finché è stato possibile - a non far mancare una voce del pluralismo dell’informazione in Toscana”.
Sulla professionalità che trasudava da quelle pagine ci siamo già spesi sin troppo: lasciamo la parola alla screenshot in alto.
Viene dal Libro dei Ceffi, dove esiste una schedatura a nome Fabio Scaffardi che contiene la definizione di "Giornalista professionista presso Il Giornale della Toscana" e che ha buone probabilità di coincidere con la produzione telematica di un Fabio Scaffardi reale.
Venerdi 19 ottobre 2012 compariva su questa schedatura, accolta dall'approvazione proveniente da altre schedature dello stesso genere, l'asserzione che segue.
L'ultima partita a calcino in redazione a via Cittadella. Cavolo che amarcord!! Tristissimo... ma bello
I lettori usi a frequentare ambienti normali non hanno idea di cosa sia un calcino. Detto molto schematicamente si tratta di un massiccio tavolo da gioco con cui si simulano le pallonate.
Si sarebbe portati a pensare che neppure ad un passo dal disastro in via Cittadella si riuscisse a concepire qualcosa di diverso dalle pallonate, dal pallonaio, dai pallonieri e dal pallone.
Ed è soprattutto il caso di notare quale professionalità e quale abnegazione dovrebbero essere oggetto di tutela sindacale.

giovedì 18 ottobre 2012

Andrew Rettman - Alcuni interrogativi sulle sanzioni imposte all'Iran dall'Unione Europea


 Il più importante bazar di Tehran.
Certe proteste sembravano indicare che le sanzioni europee e statunitensi stessero funzionando.

Traduzione da Family Survival Protocol.

"Non esiste alcuna comprensione di dove sia riposta la vera forza dell'Iran. L'Iran non è un impero materiale fatto di carri armati e di missili. E' un impero culturale ed intellettuale. L'Iran appartiene ai poteri morbidi, il suo essere impero sta nella sfera intellettuale", afferma Alastair Crooke, un ex inviato dell'Unione Europea in Medio Oriente.

Bruxelles - La Grecia in questo periodo sta impedendo ad un embargo dell'Unione Europea sul gas iraniano di entrare in vigore. Al di là di questo, il problema è: le sanzioni dell'Unione Europea stanno danneggiando o favorendo il leader iraniano Ali Khamenei?
Il 15 ottobre i ministri degli esteri della UE raggiungeranno un accordo sul bando alle forniture di gas iraniano.
I paesi dell'Unione stanno anche cercando di imporre ulteriori restrizioni alle transazioni con le banche iraniane, e di interrompere il traffico sulle rotte aeree e navali controllate dall'Iran.
L'embargo sul gas esclude il coinvolgimento dell'Iran dalla costruzione dei futuri gasdotti che uniranno la UE alla zona del Caspio. Ma oggi come oggi non impone all'Iran alcun costo.
Tra tutti i paesi dell'Unione Europea, soltanto la Grecia importa gas iraniano; il gas arriva attraverso il connettore Grecia - Turchia, dal quale ogni anno passa circa un miliardo di metri cubi di gas azero, assieme a piccole quantità di gas iraniano.
I funzionari greci, duante una riunione del Consiglio dell'Unione Europea tenutasi la scorsa settimana, hanno avanzato una riserva verso l'embargo, dovuta a motivi tecnici.
"Temono di inalare inavvertitamente qualche molecola di gas iraniano, e che questo possa farli ritrarre come irrispettosi delle regole... Va sempre in questo modo. Quando abbiamo raggiunto un accordo sulle sanzioni sul petrolio, abbiamo preso la decisione finale la mattina stessa in cui si è tenuto l'incontro dei ministri", ha scritto sul suo sito web un diplomatico della UE.
Le sanzioni dell'Unione Europea hanno lo scopo di mettere Khamenei sotto pressione, affinché smetta di arricchire uranio al punto necessario per utilizzarlo a scopi bellici.
Secondo i diplomatici della UE l'embargo sul petrolio entrato in vigore a luglio ha già comportato cinque miliardi di euro di introiti in meno.
Mercoledi scorso è sembrato che le sanzioni stessero funzionando: la moneta iraniana, il rial, ha perso più del quaranta per cento del suo valore in meno di quarantotto ore negli scambi non ufficiali che avvengono nel principale bazar di Tehran.
Adesso occorrono circa quarantamila rial per un euro. Ma i diplomatici della UE credono che per Natale si arriverà ad ottantamila.
Una nostra fonte alla UE ha detto: "La vita diventa difficile. La gente in Iran vuole prodotti come il Persil [un detersivo in polvere prodotto dalla multinazionale angloolandese Unilever] o la pasta italiana. Ma non credo che i fornitori abbiano molta voglia di vedersi rifilare un container di rial."
Il rovescio valutario ha causato proteste nella capitale iraniana.
Shahin Gobadi, un attivista che opera da Parigi per il gruppo di opposizione dell'Organizzazione dei Mujaheddin del Popolo dell'Iran, ha affermato che la gente urlava "Non vogliamo il programma nucleare!" e "Abbasso Khamenei!" in una scena che esprimeva "profonda avversione" per il governo.
Lo stesso Iran ha biasimato l'Unione Europea.
"Il nemico ha messo l'embargo sulle esportazioni di greggio dall'Iran, che rappresentano uno dei fondamenti del nostro commercio estero", ha detto il Presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Solo che né le capitali della UE né i mercati finanziari sanno cosa abbia causato il tracollo del rial.
"Non sono entrate in vigore né nuove leggi né nuovi provvedimenti la scorsa settimana che possano spiegare un fatto simile" ha affermato un diplomatico europeo. "Per quanto riguarda l'Iran, stiamo letteralmente brancolando nel buio, e ci stiamo anche chiedendo per quale motivo il rial ha avuto un ribasso così brusco," ha sottolineato una nostra fonte in una importante banca tedesca.
Secondo l'Organizzazione dei Mujaheddin del Popolo dell'Iran, le pressioni esercitate dall'estero sono parte della spiegazione.
Gobadi ha affermato che il timore di una guerra con lo stato sionista fa sì che la gente si sia messa ad accumulare dollari, euro ed oro. Allo stesso tempo, il sistema dello halaveh, una sorta di money transfer tipico delle società islamiche basato su impegni presi col passaparola e che è in grado di aggirare le restrizioni imposte dalle banche europee e statunitensi, sta allagando i bazar di denaro contante.
Il fatto è che se ad essere colpevoli sono le pressioni dall'estero, è anche possibile che esse stiano facendo il gioco di Khamenei.
I tassi di cambio alle stelle vogliono dire meno importazioni, e crescita del mercato per le merci prodotte in Iran.
Questo significa anche che i lealisti di Khamenei, che possono usare il tasso di cambio ufficiale e sostenuto dallo stato di 17000 rial per un euro, sottraggono quote di mercato agli indipendenti che sono costretti a pagare le forniture a prezzi più che doppi.
Si pensa che l'Iran disponga di grosse riserve in valuta estera; Brasile, Cina e Russia continuano ad acquistare il petrolio iraniano, mentre la Turchia, un grosso acquirente di gas iraniano, non ha intenzione di attenersi all'embargo decretato dall'Unione Europea.
"Avrebbero potuto [in Iran] iniettare valuta forte nel sistema per sostenere il rial, se avessero voluto. Il problema è: perché non lo fanno?" ha detto un diplomatico dell'Unione Europea.
Nel frattempo, le ristrettezze economiche su cui vigila lo stato permettono di solleticare i sentimenti antioccidentali del popolo.
A Tehran, qualcuno potrà anche esprimere "avversione" per Khamenei, come dicono i Mujaheddin del Popolo.Ma per l'iraniano medio -e per i milioni di musulmani sciiti in Iraq, negli stati del Golfo, in Libano ed in Siria- Khamenei è un simbolo eroico della resistenza contro i tentativi degli Stati Uniti di schiacciare la potenza musulmana.
Su questo punto in particolare Alastair Crooke -un ex inviato dell'Unione Europea in Medio Oriente, che adesso guida l'organizzazione non governativa Conflicts Forum a Beirut- ha detto agli osservatori dell'Unione che le sanzioni varate dalla UE stanno "impedendo all'Europa di sapere quello che sta succedendo nel mondo".
"Non si ha la minima idea di dove stia la vera forza dell'Iran. L'Iran non è un impero materiale fatto di carri armati e di missili. E' un impero culturale ed intellettuale. L'Iran appartiene ai poteri morbidi, il suo essere impero sta nella sfera intellettuale", ha affermato.

martedì 16 ottobre 2012

"Il Giornale della Toscana" chiude nell'indifferenza generale


Altro che Al Qaeda.
O le foibe.
O i'ddegràdo.
Men che meno i'ddegrado delle foibe, Al Qaeda o non Al Qaeda.
Nemmeno l'insihurézza.
Nemmeno i munsurmani.
Nemmeno i terroristi.
E che dire dei terroristi munsurmani armati fino ai denti contro le radici cristiane della civiltà "occidentale"?
Non si sono visti.
Eppure, almeno quelli erano una soluzione.
Una soluzione mica da poco: roba alata, pirotecnica, fracassona. Roba da televisione, di quelle che i sudditi guardano in canottiera e ciabatte intanto che mangiano maccheroni dall'insalatiera di plastica bisunta, intanto che agni zzìngari io gni dare' fòho.
Nulla di tutto questo.

Son bastati due conti, e forse un paio di raccomandate.
O forse no: troppa fatica.
Avranno pensato che non se le meritavano neppure.

sabato 13 ottobre 2012

Nello Rega ha vinto: Hezbollah rinuncia alla conquista della Basilicata


 
 "...Allora Bashar che si fa, gliela diamo o no una mano a Hassan con quel Nello Rega...?" 
"...Ma no, ma no... Stiamo calmi, Mahmoud... Vedrai che si sistema tutto..."

Nel corso degli ultimi anni abbiamo riferito con puntualità ai nostri lettori ogni sviluppo di quello che si presentava come un'autentica invasione del materano e del potentino da parte dei valorosi miliziani sciiti che nel 2006 hanno tenuto testa da soli per più di quaranta giorni all'aggressione perpetrata dai sionisti.
Detto molto in sintesi il signor Nello Rega di Potenza, che svolge l'indispensabile "professione" di telefogliettista, ha sostenuto per anni di essere stato oggetto di tante e tali intimidazioni ad opera del braccio armato di una delle più accorte e prudenti formazioni politiche che esistano al mondo da far pensare che Nassrallah in persona volesse vederlo morto avesse posto una fatwa sul suo capo, sguinzagliando sulle sue tracce i reparti d'élite del proprio movimento. Una prima, esauriente sintesi dell'accaduto e dei suoi retroterra socioculturali fu fornita dal blog Kelebekler nel gennaio del 2011: Quando Hezbollah dichiarò guerra alla Basilicata. In cui incontriamo Nello Rega, il Dirupo d’Oro, vari proiettili e numerosi militari, nonché pratiche erotiche lucane, e scopriamo anche la colpevole.
Nei mesi successivi seguimmo con apprensione gli sviluppi sul campo, meravigliandoci moltissimo del fatto che la presenza di colonne armate di barbuti in mimetica intenti a perquisire meticolosamente ogni anfratto ed ogni sottoscala della zona compresa tra Melfi e Policoro Lido fosse sfuggita a quei gazzettieri che da anni ottengono abbondantissimi redditi tacciando di terroristi anche i ragazzini che festeggiano la fine della scuola scambiandosi secchiate d'acqua e sacchettate di farina.
Perché mai tanta astiosa determinazione da parte di Hezbollah? Nello Rega, piantato da una donna libanese (e quando lo si vede in foto ci si fa anche una mezza idea del perché) avrebbe riferito di questa e di altre esperienze vissute in Libano in un libro intitolato “Diversi e divisi. Diario di una convivenza con l’Islam”.
Oltre alla forsennata reazione di Hezbollah, il libro è valso a Nello Rega una lunga serie di inviti a presentazioni e convegni organizzati per lo più da forze politiche "occidentaliste". Nel novembre 2011 anche i due provinciali del PDL di Firenze Erica Franchi e Samuele Baldini mobilitarono tre associazioni culturali diverse per organizzare una presentazione di "diversi e divisi" a beneficio dell'occidentalame della zona.
All'epoca dubitavamo già moltissimo del valore letterario e documentale del "libro" di Nello Rega: mesi prima, durante una presentazione nel borgo potentino di Tramutola (tremila abitanti) che il Nostro aveva raggiunto con la scorta armata incaricata di fare il possibile per sottrarlo al fuoco di fila dei missili Zelzal 2, era bastato un nonnulla per fargli perdere le staffe. Riferisce Kelebekler che
Nella sala della biblioteca comunale, tra il pubblico, c’era Leonardo Pietrafesa, un impiegato di banca laureato all’Orientale di Napoli e vissuto in Medio Oriente, che ha messo Nello Rega in seria difficoltà con alcune domande.
Nello Rega non è evidentemente abituato alla discussione: stando a quanto riferisce chi c’era, come prima reazione, l’autore avrebbe lanciato soldi verso il critico, invitandolo a darli ad Al Qaeda (una mossa astuta: al-Qaeda infatti è un acerrimo nemico di Hezbollah).
Il sindaco di Tramutola, Ugo Salera, ha cercato di azzittire il giovane, è intervenuta la scorta e alla fine, in un’intervista a un quotidiano locale (Il Quotidiano, 18 marzo 2011), Nello Rega ha minacciato anche di querelare il bancario (“ho già dato mandato ai miei legali di tutelare nelle sedi opportune la mia immagine“), annunciando contemporaneamente di aver avuto un incarico di docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Urbino per la materia “Diritti dell’Uomo”.
Lo stesso blogger fece un paio di telefonate alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Urbino, da dove gli risposero che non conoscevano nessun Nello Rega.
Non pensammo neppure per un istante di dubitare della serietà di quanto Nello Rega denunciava: tuttavia, iniziammo a dubitare fortemente del valore documentale e letterario del suo "libro", che in qualche occasione gli era persino stato restituito seduta stante da gente che voleva indietro i soldi.
Qualche mese dopo per il Nello Rega dalla querela facile iniziano i problemi.
Stiamo trattando di individui, questioni ed ambienti "occidentalisti", il che significa che in casi come questo i problemi si presentano solitamente con nomi esecrati e tremendi come "verità", "principio di realtà" o "fatti concreti".
Alla fine di ottobre 2011 Nello Rega, che nel frattempo aveva ricevuto per preclari meriti "le chiavi della città di Sassuolo" (qualunque cosa siano) viene accusato di simulazione di reato e si vede revocare la scorta armata. Questo, proprio alla vigilia della giornata fiorentina. Peccato: fendere sollecito e scostante la pur non oceanica -diciamo pure l'inesistente- folla della sala giornaletti "Oriana Fallaci" preceduto e seguito da gendarmi in giubbotto antiproiettile avrebbe giovato moltissimo all'aspetto scenografico della presentazione.
Nel settembre del 2012 un tribunale amministrativo decide che non ha diritto alla scorta, petardi nonostante, e già che c'è gli toglie di tasca qualche spicciolo.
Il mese dopo arriva alle gazzettine il risultato del metodico lavoro di due delle molte persone che si sono interessate ai seri pericoli corsi da Nello Rega. Si tratta di un certo Domenico Musto e di una certa Anna Gloria Piccininni. Lavorano alla pubblica accusa di Potenza, il che significa che destarne la curiosità potrebbe non essere la più saggia delle cose da fare, anche se si è certi di aver intravisto, rientrando a tarda sera da una presentazione libraria in quel di Acireale o di Filottrano, la spigolosa sagoma di un combattente sciita che ricaricava l'AK47 all'angolo della strada.
In pochissime parole, Nello Rega dovrà rispondere anche di simulazione di reato.
L'articolo della "Gazzetta del Mezzogiorno" ripassa a pettine fitto qualcuna delle asserzioni e qualcuno degli episodi che sono fruttati a Nello Rega le simpatie di molti protagonisti dell'"occidentalismo" peninsulare, trattando con puntiglio particolareggiato di proiettili per posta e di teste d'agnello, di gendarmi tassisti e di agguati sulla Basentana con relative fucilate.
Di questi individui, in un modo o nell'altro interessati ad evitare che Hezbollah imponesse a Nello Rega una fine miserrima, ha tenuto una lista il già citato Kelebekler.
Gli sviluppi della vicenda promettono a questo punto di prendere una direzione precisa e di condurre a sbocchi che qualcuno, come noi, troverà divertenti.
E che qualcun altro dovrebbe trovare per lo meno imbarazzanti, se non glielo impedissero la marmorea faccia tosta, l'autocoscienza da scarafaggi e l'inesistente rispetto di se stessi e degli altri che sono caratteristiche costanti della forma mentis "occidentalista".

giovedì 11 ottobre 2012

Ottobre 2012: finalmente a Firenze esplode la rivolta. Sì, ma sulle gazzette.


Firenze. Armi alla mano, i rivoltosi occupano strade e gangli strategici cittadini.


Nell'ottobre 2012 la "libera informazione" fiorentina è ridotta a riportare in modo meticoloso le schermaglie che un certo Matteo Renzi ha, praticamente ogni giorno, con una vastissima selezione di esponenti mediatici di rilievo anche minimo.
Di questo i giornalettisti sono molto grati a Renzi, grazie al quale si prospetta una lunga stagione in cui essi potranno continuare a copiare ed incollare inutilità dal Libro dei Ceffi riducendo al minimo il rischio di dover affrontare questioni che richiedano quel minimo di impegno o di competenza che nessuno di loro ha la minima intenzione di esibire.
Uno degli esponenti mediatici coinvolti in questo modo così utile e costruttivo di trascorrere il tempo non fa il boiscàut ben nutrito a caccia di miglioramenti di carriera, ma l'amministratore delegato di un grosso gruppo industriale specializzato in autoveicoli.
Nel corso del documentato e dignitoso scambio di vedute con il boiscàut su indicato ha avuto l'idea di minimizzarlo come "Sindaco di una povera città" o qualcosa del genere.
Firenze si è rivoltata.
La foto sopra raffigura dunque la rivolta di Firenze.
La foto sotto, invece, raffigura una rivolta un po' meno gazzettiera.
Così poco gazzettiera che la "libera informazione", costretta a "lavorare" per denigrarle in modo credibile a beneficio della committenza politica, ne derubrica solitamente i protagonisti a terroristi.
La sensazione è che le rivolte che meno piacciono ai gazzettieri siano tra quelle che meglio raggiungono gli scopi. 

Uomini di Hezbollah per le vie di Beirut, maggio 2008 (fonte: Brisbane Times).

venerdì 5 ottobre 2012

Noor Barack. Antislam, antislam, antislam ünd antispam. Antispam, antispam, antispam ünd antislam.


I "libri" di Oriana Fallaci, più quelli di qualche suo ancor più miserabile cantore,
si ammucchiano nella libreria di una casa fiorentina.
Si noti soprattutto lo stato perfetto delle rilegature, segno sicuro di un'attenta, ripetuta e meditata lettura.

La produzione culturale che sostiene le idee politiche "occidentaliste" può assumere una vastità di forme. Quella libraria prende posto da anni ed anni sugli scaffali; molta gente si è separata da un po' del proprio denaro obbedendo alle esortazioni della propaganda, e si è messa in casa chili di cellulosa sottratta ad utilizzi più costruttivi, primo tra tutti la fabbricazione di assorbenti igienici. Quello del pamphlet islamofobo è un campo che nella penisola italiana ha trovato qualche imitatore, ed un bacino d'utenza rifluito nel nulla col venir meno del forsennato battage mediatico riservato per anni all'argomento.
Ad accomunare la penisola italiana con altre realtà "occidentali", l'imperizia, la cialtroneria, la ridicola bassezza, l'infingardaggine e la somma incompetenza di autori e committenti: pennaioli, picchiatori di mogli, piccoli truffatori, barzellettieri ed altri scansafatiche di vario ordine e retribuzione, il cui principale compito pare quello di divulgare -non sempre per una mercede miserabile- propaganda e pezze d'appoggio di una marmaglia politicante che va dalle pitbull col rossetto della realtà amriki alla feccia con la cravatta che costituisce la più perfetta rappresentanza politica che i sudditi che bivaccano nella penisola italiana abbiano mai avuto. 
Una mail dall'indirizzo improbabile, firmata Leland Islam Maddox, ci ha fatto sapere che esiste da anni un libello firmato da un certo -e probabilmente inesistente- Noor Barack, che promette rivelazioni spettacolose.
Ecco il testo del messaggio, tradotto dall'inglese. Nei toni profondamente amriki della presentazione non manca nulla, dagli appelli alla costituzione alla difesa della libertà, fino al nemico straniero costretto a tramare nell'ombra. Considerevoli anche i riferimenti agli "ayatollah di Damasco": quello che ci vuole, per un target incapace di trovare su una cartina geografica persino i paesi che il suo esercito ha aggredito ed occupato oltre dieci anni fa per esportarvi la democrazia.
Sapevi che Muhammad era un ubriacone, un molestatore di bambini ed un vile magnaccia? Gli ayatollah e i terroristi non vogliono che tu sappia la verità sull'Islam e promettono di fartela pagare, se solo ti azzardi a rivelarla a qualcuno. Rispondi loro per le rime, e leggi questa divertente e ben scritta parodia sulla fondazione di questa cosiddetta religione.
Le buone e non tendenziose recensioni che "Come Fatima ha dato il via all'Islam" ha racolto su amazon.com descrivono con accuratezza questa ben narrata vicenda che muove in ogni pagina alla risata e all'invettiva, presentando il sempre ebbro proprietario del Saloon e Bordello Muhammad. Ancora disponibile su amazon.com: duecentotrentaquattro pagine davvero divertenti, per soli nove euro e novantanove centesimi. La lettura non ti dispiacerà, ma evita di importare questo libro in Medio Oriente. I terroristi NON vogliono che tu o chiunque altro leggiate, pubblicizziate, promuoviate o compriate questo libro: essi ODIANO il fatto che questo libro esista e venga letto. Comprare questa parodia non significa soltanto difendere la libertà americana, ma anche mandare un messaggio chiaro all'Islam.
Usate questo link per andare su amazon.com
Leggete i paragrafi di assaggio, guardate la quarta di copertina che fa vedere Muhammad ritratto dopo una sbornia lunga cinque giorni (i terroristi odiano quest'immagine), leggete del sempre ubriaco Muhammad che fa sesso con cammelli e con ragazzine e ragazzini preadolescenti, leggete del terrore, degli attacchi a tradimento, delle uccisioni, degli stupri, degli omicidi, delle mutilazioni, delle coltellate alla schiena e della malattia mentale. Non esiste altro libro al mondo come questo. Leggetelo, e segnate un punto per la causa della libertà americana.

Nota: esiste un concertato e ben celato sforzo per manipolare gli americani affinché non comprino o non leggano questa parodia. Un gruppo basato all'estero, che chiamerò "Gli amici dell'Islam", sta facendo pressioni su amazon.com perché interrompa la vendita del libro e sta anche inondando amazon.com con finte "recensioni" che hanno lo scopo di dissuadere gli americani dall'acquisto. In due settimane quaranta "recensioni" si sono ammassate, per lo più firmate con nomi non arabi, descrivendo a tutti quanto sia orribile, stupido, meschino e mal scritto fosse il libro, e raccomandando di non comprarlo. Tutte e quaranta hanno di concerto dato al volume il minimo dei voti. Ovviament nessuno dei "recensori" ha comprato o letto il libro, molti hanno proclamato che in nessun caso avrebbero letto un volume foriero di tesi antiislamiche. Da Giorgio III ad Adolf Hitler, molti stranieri hanno cercato di porre limiti a quello che agli americani dovrebbe essere permesso leggere. Proteggi il Primo Emendamento: non farti comandare a bacchetta dagli ayatollah di Damasco, di Baghdad e di Tehran.
Sono passati circa tre anni, di questo capo d'opera nessuno si è accorto, e le recensioni tendenziose sono diventate centoquaranta, molte delle quali estremamente irritate dal fatto che la pubblicità del libello sia stata diffusa tramite spam...

giovedì 4 ottobre 2012

Alastair Crooke: "L'Occidente ha calcolato male la portata dell'ira araba in tutto il mondo"


Traduzione da RT.com; articolo del 26 settembre 2012

La recente ondata di proteste antiamericane viene a ricordare ai governi occidentali che il mondo arabo non è disposto a tollerare tentativi di intromissione che manipolino il "risveglio arabo" in modo favorevole alle potenze straniere, ha detto ad RT il diplomatico ed ex agente segreto Alastair Crooke.

Nei trent'anni trascorsi a servizio del governo di Sua Maestà, Alastair Crooke ha operato in situazioni calde in tutto il mondo, dagli aiuti ai mujaheddin afghani contro i sovietici alle relazioni coi gruppi politici ribelli in Irlanda del nord, in Cambogia ed in Colombia. Come ex iniviato speciale in Medio Oriente dell'Unione Europea, ha condotto le trattative per molti cessate il fuoco tra stato sionista ed i movimenti palestinesi Fatah e Hamas.
Adesso lavora come direttore di Conflicts Forum a Beirut, dove RT lo ha raggiunto per avere da lui un'intervista in esclusiva.

RT: Allora, cominciamo con la recente ondata di violenza antiamericana che ha percorso il Medio Oriente; si tratta a suo avviso di una serie di iniziative coordinate, o è soltanto una reazione a quello che sta succedendo?

Alastair Crooke: Mi sembra che quello che è successo in Libia sia stato frutto di un piano preordinato e ben congegnato. Molto ben congegnato, intendo. Non si tratta di un qualcosa di piovuto dalla luna. Il tutto ha coinciso con l'anniversario dell'11 settembre e sembra anche trattarsi di qualcosa di più serio. Con questo, non intendo dire che tutto quello che è successo in questi ultimi tempi sia stato pianificato a tavolino, ben architettato o ben ordito. Quello che ha lasciato il segno è il fatto che esiste una rabbia latente ma reale per quello che questa gente considera come una continua aggressione (così loro la vedono) da parte dei paesi occidentali contro le loro tradizioni, la loro cultura e il loro modo di vivere in questa regione.
Gli ultimi avvenimenti, l'improvviso esplodere della violenza salafita a Bengasi, si sono svolti in quella Libia che l'America considerava come la sede privilegiata per la nuova epoca emergente. Questa esplosione obbligherà l'Occidente a porsi certe domande tutte in una volta, e a cominciare quel processo di profonda riconsiderazione degli eventi in corso di cui c'è bisogno. Non si tratta affatto della primavera araba cui tutti pensavano. Non è il caso di un popoli oppressi che si ribellano ai loro oppressori. Si tratta di una questione molto più complessa e quello che noi vediamo è soltanto quello che ricopre le dinamiche veramente in gioco. Quello che sta succedendo è che gli stati del Golfo -Arabia Saudita, Qatar ed altri- stanno cercando ci creare un blocco sunnita nei territori occidentali dell'Islam, così come stanno cercando di creare un blocco sunnita-salafita nei territori orientali; in questo stanno avendo successo. Adesso tocca alla Siria. E questo causa forti disordini e forte conflittualità interna al Medio Oriente.

Riferendosi all'uccisione dell'ambasciatore statunitense in Libia, il Segretario di Stato Americano Hillary Clinton ha detto "Come può essere successo questo in un paese che abbiamo aiutato a liberare?" Cos'è che sfugge ai responsabili della politica americana quando decidono di sostenere o di interferire negli affari di qualche paese che ha un atteggiamento complesso nei confronti dell'Occidente?

Io penso che quello che è successo abbia causato autentica apprensione e un vero trauma negli Stati uniti, perché spadroneggia ovunque questa narrativa secondo la quale il risveglio arabo stava andando nella direzione voluta dall'Occidente... Questa certezza era in buona parte basata sulla narrativa facilona diffusa dal mainstream occidentale, che diceva "Guardate, usano il Cinguettatore e il Libro dei Ceffi, quindi deve trattarsi di qualcosa di filooccidentale". Eppure, basta dare un'occhiata per vedere che i gruppi salafiti usano anch'essi il Cinguettatore e il Libro dei Ceffi, ma non lo fanno per promuovere per forza i valori occidentali. Io penso che il presentare le cose in questo modo abbia alimentato la convinzione che si trattasse di qualcosa che andava nella direzione voluta dall'Occidente: ai paesi occidentali farebbe bene svegliarsi.
Al momento assistiamo ad un'alleanza, sia pure tacita, tra gli elementi radicali e gli Stati Uniti d'America per abbattere Assad com'è stato abbattuto Gheddafi. Ma alla fine di tutto questo, in quali direzioni si volgerà la loro rabbia? Quale obiettivo punteranno? Torneranno a puntare l'America e lo stato sionista, proprio come prima.
L'Occidente si sta ingannando. Per venticinque anni ho visto gente pensare di poter usare ai propri fini i salafiti, creduti dei semplicioni devoti che non capiscono la politica, solo per scoprire poi che erano stati i salafiti ad usare loro per i propri scopi. Temo che questo stia succedendo di nuovo. Alla fine questa convinzione si rivolterà contro di loro e li morderà a sangue, come già successo venticinque o trernta anni fa.

Quale lezione gli Stati Uniti non hanno imparato dall'Afghanistan? Quelle vicende hanno qualche cosa a che fare con quello che sta succedendo oggi?

Ricordo che nel 1987 ebbi dei colloqui con gli americani su questo argomento; gli dissi "Sapete, avete davvero bisogno di capire che esistono grosse differenze tra i gruppi che compongono l'alleanza che avete messo insieme, e dovete anche capire che alcuni di essi sono radicati e godono di credibilità, mentre altri non sono radicati affatto e di credibilità non ne hanno alcuna: ci sono delle grosse differenze". Ricordo ancora che gli americani con cui parlavo mi dissero, per bocca di un senatore che si rivolse a me: "Ascolta Alastair. Grazie per averci avvisato di questi gruppi in Afgjanistan, ma guarda, voglio solo dirti che sono gli unici che hanno davvero preso i comunisti a calci in culo". Così abbandonammo la questione e non volemmo sapere cosa stava davvero succedendo. Abbiamo preferito non guardare perché sul fronte interno conveniva, conveniva con il signor Reagan e con la signora Tatcher: le cose stavano andando bene.
Adesso, abbiamo preso a calci in culo Gheddafi e stiamo prendendo a calci in culo Assad: questo del prendere sempre a calci in culo qualcun altro in Occidente è uno sport popolare, e fa comodo per tenere buono l'elettorato. Così non ci preoccupiamo di nulla. Chi c'è a combattere in Siria? Chi è che ha combattuto in Libia? Quali sono i loro veri obiettivi? Vogliono soltanto costruire una società più liberale, più democratica, meno soffocante, come alcuni in Occidente immaginano? Assolutamente no.
Venticinque o trent'anni fa la gente non voleva ascoltare, parlare come parlo io era impopolare allora come è estremamente impopolare oggi.

Così l'Occidente avrebbe sbagliato i propri calcoli, o scelto le alleanze sbagliate?

Io credo che l'Occidente abbia sbagliato ogni valutazione di quello che sta succedendo. Ha fatto una scelta, ha messo in piedi una visione dei fatti a proprio uso e consumo. Era una visione dei fatti ottimistica, in cui davvero ogni cosa nell'iniziale risveglio -che aveva un carattere popolare e si avvaleva di una genuina partecipazione popolare- indicava una rivendicazione dei valori europei e dei valori americani. Questa narrativa ha completamente sbagliato la lettura degli eventi: non si trattava di questo. Nei fatti si trattava -e questo già era chiaro- di una protesta contro l'ingiustizia e la disuguaglianza. Si trattava di una protesta contro il neoliberismo. Di una protesta contro il sostegno senza incrinature dell'Occidente allo stato sionista e alle sue politiche contro i palestinesi. Il fatto poteva non essere pienamente evidente in mezzo a tutto quel frastuono, ma la ragione per cui dittatori come Mubarak erano tanto impopolari è proprio il fatto che erano strumenti dell'Occidente, strumenti dell'oppressione sui palestinesi. Quello che sempre sottende le proteste che hanno avuto luogo non è l'abbraccio dei valori occidentali, ma la reazione ad essi. Penso che l'ondata di violenze appena verificatasi contro le ambasciate occidentali -non soltanto quelle statunitensi, quelle dei paesi occidentali in genere- sottolinei in modo simbolico e brusco i limiti dell'influenza occidentale nella regione. Siamo davanti ad un colpo di freno al tentativo degli occidentali di plasmare e modellare il cosiddetto risveglio arabo secondo i propri scopi. Un colpo di freno al tentativo di piazzare i loro uomini, o dei successori comunque favorevoli, a garanzia dei loro interessi nella regione.

Veniamo adesso alla Siria. Come considerare il conflitto oggi in corso? A questo punto c'è ancora una pace possibile, o il punto di non ritorno è stato superato?

Non credo che fino ad oggi ci siano state vere possibilità di pace. Non c'è stato alcuno spazio per i negoziati perché l'Occidente non ha voluto che l'opposizione intraprendesse alcun negoziato serio a meno che non si fosse dato il caso di un completo crollo della presidenza Assad e del sistema politico siriano... Penso che ci potrà essere spazio per le contrattazioni in un prossimo futuro ed io spero che l'Occidente, invece di ridicolizzare e minimizzare i tentativi dei russi di cercare di arrivare ad una soluzione negoziata, si adoperi invece per sostenerli. La Russia ha un ruolo fondamentale. Se deve esserci un negoziato tra le due parti, l'opposizione deve poter godere di qualche garanzia. E chi può fornire queste garanzie? Le Naziohi Unite assolutamente no. L'Occidente? La Turchia? Neppure. Soltanto la Russia può svolgere questo ruolo. Mi dispiace per i negoziatori delle Nazioni Unite, ma l'ONU in questo momento non ha alcun credito o alcuna vera legittimazione in Siria, presso nessuna delle due parti.

E' il caso di temere che la violenza tracimi dalla Siria in Libano, costituendo un pericolo per la coesione sociale in quel paese?

Certamente. Di questo siamo tutti preoccupati perché gli avvenimenti hanno già avuto ripercussioni in Libano. Hanno polarizzato la politica libanese ed hanno portato a scontri aperti a Tripoli, in scontri a Beirut e nel sud, a Sidone, che sono riflessi di quanto sta succedendo. Il Libano è estremamente vulnerabile ai conflitti settari di questo tipo, ma lo sono anche la Giordania e l'Iraq. Vediamo che ovunque gli effetti sono gli stessi; il conflitto colpisce tutto il Medio Oriente e se prosegue -e proseguirà di sicuro se si continua a mandare in Siria armi e denaro- proseguirà per molto tempo. Non esiste governo che possa fermare gruppetti di due o tre persone o le autobombe. Se il conflitto continua, le tensioni si acutizzeranno, ma il fatto è che potranno esplodere anche fuori dalla Siria. Penso che in molti casi, quando le cose arrivano a questo punto, siano gli stati confinanti ad essere più vulnerabili: i vicini della Siria potrebbero rivelarsi più vulnerabili ad una conflagrazione ed alla guerra civile di quanto non lo sia la Siria stessa.

Al momento lo stato sionista è rimasto sorpendentemente non toccato dall'ascesa dell'Islam radicale, o almeno così si direbbe di primo acchito. Le cose andranno avanti in questo modo o ci saranno dei cambiamenti?

Io penso che al momento sia indubitabile che la questione palestinese sia passata quasi in sottordine: difficilmente trova la ribalta. Non credo però che le cose andranno sempre avanti così. Credo che la questione palestinese abbia avuto un ruolo chiave così importante nella definizione dell'identità di tanti stati sovrani -che si tratti dell'Egitto, o della stessa Siria- che quando le cose si calmeranno la questione palestinese finirà per riemergere. Certo che lo stato sionista non è immune dagli eventi; può non risentirne nell'immediato, ma attenzione. Quello che è successo implica mutamenti radicali come quelli che il Sud Africa ha attraversato tanti anni fa, al tempo dell'implosione dell'Unione Sovietica. Oggi, tutto ad un tratto, lo stato sionista si trova circondato, oggi come oggi dalla parte del confine egiziano, e forse presto anche da quella della Giordania ed altrove, da una regione che ha caratteristiche profondamente diverse rispetto a quelle che aveva prima.

lunedì 1 ottobre 2012

Matteo Renzi e la distruzione del Centro Storico di Firenze


In campo mediatico i trucchi per screditare gli avversari politici della committenza sono infiniti. Uno di questi consiste nello scegliere ogni volta le immagini meno riuscite, pure in un'epoca in cui le macchine digitali consentono la disponibilità di migliaia di scatti.
Nel caso dell'alcalde di Firenze Matteo Renzi, un numero impressionante di articoli sul suo conto è corredato da immagini che lo ritraggono a bocca aperta o con un'espressione stolida o stupefatta che insieme alla fisiognomica in generale gli ha meritato (ovviamente non sulle gazzette, che i rapporti con il mondo reale devono ridurli al minimo) una piccola serie di salaci nomignoli.
Fin qui il mondo gazzettiero.
Nel mondo reale, la formazione politica cui Renzi appartiene usa da vari anni tenere vere e proprie elezioni per il candidato a primo ministro. La procedura è sostanzialmente il calco di un analogo amriki e la  consultazione viene chiamata elezioni primarie, o più semplicemente primarie. Miguel Martinez esprime opinioni sulla politica reale del borgomastro fiorentino che si discostano molto da quelle gazzettiere: va anche detto che le gazzette sedicenti nemiche, non potendo accostare Renzi a nogglòbal, rumeni, zingari, munsurmani ed altra umanità che ha troppo da fare per pensare a querelare certi mangiaspaghetti, hanno trovato il modo di definirlo camperista, introducendo nel gergo delle gazzettine un'altra categoria di reietti.
Le gazzette amiche si limitano a sorvolare sugli intenti più o meno dichiarati, più o meno evidenti dell'azione quotidiana di questo boiscàut e sulle loro più prevedibili conseguenze. 
A volte, capita qui di raccontare qualcosa sull’Oltrarno fiorentino, il quartiere in cui vivo, dalle parti di Borgo San Frediano e quindi non troppo vicino alla calamita turistica di Palazzo Pitti.
E’ un quartiere in cui si vive bene.
I turisti ci sono, ma non determinano la natura del quartiere. Sopravvivono ancora le piccole botteghe dei bronzisti, dei liutai, dei meccanici, dei pittori, degli informatici, dei fruttivendoli (dove la roba costa meno che al vicino supermercato), persino di qualche ciabattino.
Le case, create per irrazionale accumulazione storica e rigorosamente senza ascensori, sono scomode quanto basta per tenere accessibili i prezzi.
Accessibili anche agli stranieri: nessuno ci tiene di più al quartiere dei poeti americani, muratori albanesi o domestiche ucraine che ci vengono a vivere. E questo dovrebbe aiutare a riflettere in maniera meno superficiale su tutta la questione di identità e dintorni.
Ogni volta che esco di casa, mi capita di salutare almeno cinque persone che conosco, e mi sembra una buona media per una metropoli di mezzo milione di abitanti.
Non pensate che il resto di Firenze sia così.
Infatti, secondo i canoni dei nostri tempi, un quartiere del centro non deve essere fatto per viverci – per dormire, ci sono appositi abitacoli in periferia, dove di giorno non troverete nessuno.
Il Centro Storico deve essere una fabbrica di reddito, che pone una particolare aura – “la culla del Rinascimento”, ad esempio – addosso a un contenitore del tutto vuoto.
E infatti, il resto del centro di Firenze è in gran parte una rete di banche, negozi di moda e negozietti di souvenir made in China di giorno; di notte, organizzazioni ben strutturate gestiscono i pub crawl in cui giovani turisti e studenti statunitensi girano di locale in locale all’unico scopo di ubriacarsi.
Pensiamoci per un attimo, perché c’è una differenza fondamentale tra un quartiere, magari un po’ scalcagnato, che ha certo le sue attività economiche, ma si distingue per come ci vive la gente; e un quartiere che diventa solo una forma particolare di centro commerciale.
Così i grossi commercianti del quartiere si riuniscono sotto il seducente nome di Rive Gauche e lanciano un progetto.
Il progetto viene fatto proprio dal loro impiegato al comune, che poi è il sindaco: Matteo Renzi annuncia così ai fiorentini su Facebook (sì, su Facebook) quello che lui ha deciso.
Il meccanismo è interessante anche per chi non abita a Firenze, perché rivela la maniera in cui si può usare una proposta tecnica apparentemente innocua per cambiare una società.
Al centro della zona, c’è Piazza del Carmine, dove i residenti trovano uno dei pochi posti in cui possono parcheggiare nel centro storico.
Renzi propone, anzi ordina, di trasformare la piazza in un parcheggio sotterraneo.
Direte, cosa c’è di male?
Intanto, la chiave del progetto sta in un particolare: la piazza, attualmente chiusa di giorno al traffico dei non residenti, verrà aperta 24 ore su 24. Per permettere a tanto traffico di arrivarci, ovviamente, bisogna aprire al traffico continuo pure un bel pezzo delle stradine dell’Oltrarno.
Curiosamente, con il parcheggio sotterraneo, i posti macchina non aumenteranno: diminuiranno. Cioè, tre anni previsti di lavori e investimenti enormi, per avere meno di ciò che si aveva prima?
In realtà, si ottiene un risultato fondamentale: sostituire i residenti con un incessante ricambio di acquirenti di giorno, e di visitatori di locali la notte, tenuti in movimento proprio dallo sprone del biglietto che scade.
Certo, il progetto prevede 35 posti macchina in vendita ai residenti, per la modica cifra di 60.000 euro l’uno. Circa quanto i muratori che conosco io guadagnano in quattro anni.
Nel caso qualche lettore di questo blog intenda votare alle primarie del PD, tenga presente il modello di mondo che rappresenta Matteo Renzi. Ci saranno pure altri candidati…