lunedì 1 ottobre 2012

Matteo Renzi e la distruzione del Centro Storico di Firenze


In campo mediatico i trucchi per screditare gli avversari politici della committenza sono infiniti. Uno di questi consiste nello scegliere ogni volta le immagini meno riuscite, pure in un'epoca in cui le macchine digitali consentono la disponibilità di migliaia di scatti.
Nel caso dell'alcalde di Firenze Matteo Renzi, un numero impressionante di articoli sul suo conto è corredato da immagini che lo ritraggono a bocca aperta o con un'espressione stolida o stupefatta che insieme alla fisiognomica in generale gli ha meritato (ovviamente non sulle gazzette, che i rapporti con il mondo reale devono ridurli al minimo) una piccola serie di salaci nomignoli.
Fin qui il mondo gazzettiero.
Nel mondo reale, la formazione politica cui Renzi appartiene usa da vari anni tenere vere e proprie elezioni per il candidato a primo ministro. La procedura è sostanzialmente il calco di un analogo amriki e la  consultazione viene chiamata elezioni primarie, o più semplicemente primarie. Miguel Martinez esprime opinioni sulla politica reale del borgomastro fiorentino che si discostano molto da quelle gazzettiere: va anche detto che le gazzette sedicenti nemiche, non potendo accostare Renzi a nogglòbal, rumeni, zingari, munsurmani ed altra umanità che ha troppo da fare per pensare a querelare certi mangiaspaghetti, hanno trovato il modo di definirlo camperista, introducendo nel gergo delle gazzettine un'altra categoria di reietti.
Le gazzette amiche si limitano a sorvolare sugli intenti più o meno dichiarati, più o meno evidenti dell'azione quotidiana di questo boiscàut e sulle loro più prevedibili conseguenze. 
A volte, capita qui di raccontare qualcosa sull’Oltrarno fiorentino, il quartiere in cui vivo, dalle parti di Borgo San Frediano e quindi non troppo vicino alla calamita turistica di Palazzo Pitti.
E’ un quartiere in cui si vive bene.
I turisti ci sono, ma non determinano la natura del quartiere. Sopravvivono ancora le piccole botteghe dei bronzisti, dei liutai, dei meccanici, dei pittori, degli informatici, dei fruttivendoli (dove la roba costa meno che al vicino supermercato), persino di qualche ciabattino.
Le case, create per irrazionale accumulazione storica e rigorosamente senza ascensori, sono scomode quanto basta per tenere accessibili i prezzi.
Accessibili anche agli stranieri: nessuno ci tiene di più al quartiere dei poeti americani, muratori albanesi o domestiche ucraine che ci vengono a vivere. E questo dovrebbe aiutare a riflettere in maniera meno superficiale su tutta la questione di identità e dintorni.
Ogni volta che esco di casa, mi capita di salutare almeno cinque persone che conosco, e mi sembra una buona media per una metropoli di mezzo milione di abitanti.
Non pensate che il resto di Firenze sia così.
Infatti, secondo i canoni dei nostri tempi, un quartiere del centro non deve essere fatto per viverci – per dormire, ci sono appositi abitacoli in periferia, dove di giorno non troverete nessuno.
Il Centro Storico deve essere una fabbrica di reddito, che pone una particolare aura – “la culla del Rinascimento”, ad esempio – addosso a un contenitore del tutto vuoto.
E infatti, il resto del centro di Firenze è in gran parte una rete di banche, negozi di moda e negozietti di souvenir made in China di giorno; di notte, organizzazioni ben strutturate gestiscono i pub crawl in cui giovani turisti e studenti statunitensi girano di locale in locale all’unico scopo di ubriacarsi.
Pensiamoci per un attimo, perché c’è una differenza fondamentale tra un quartiere, magari un po’ scalcagnato, che ha certo le sue attività economiche, ma si distingue per come ci vive la gente; e un quartiere che diventa solo una forma particolare di centro commerciale.
Così i grossi commercianti del quartiere si riuniscono sotto il seducente nome di Rive Gauche e lanciano un progetto.
Il progetto viene fatto proprio dal loro impiegato al comune, che poi è il sindaco: Matteo Renzi annuncia così ai fiorentini su Facebook (sì, su Facebook) quello che lui ha deciso.
Il meccanismo è interessante anche per chi non abita a Firenze, perché rivela la maniera in cui si può usare una proposta tecnica apparentemente innocua per cambiare una società.
Al centro della zona, c’è Piazza del Carmine, dove i residenti trovano uno dei pochi posti in cui possono parcheggiare nel centro storico.
Renzi propone, anzi ordina, di trasformare la piazza in un parcheggio sotterraneo.
Direte, cosa c’è di male?
Intanto, la chiave del progetto sta in un particolare: la piazza, attualmente chiusa di giorno al traffico dei non residenti, verrà aperta 24 ore su 24. Per permettere a tanto traffico di arrivarci, ovviamente, bisogna aprire al traffico continuo pure un bel pezzo delle stradine dell’Oltrarno.
Curiosamente, con il parcheggio sotterraneo, i posti macchina non aumenteranno: diminuiranno. Cioè, tre anni previsti di lavori e investimenti enormi, per avere meno di ciò che si aveva prima?
In realtà, si ottiene un risultato fondamentale: sostituire i residenti con un incessante ricambio di acquirenti di giorno, e di visitatori di locali la notte, tenuti in movimento proprio dallo sprone del biglietto che scade.
Certo, il progetto prevede 35 posti macchina in vendita ai residenti, per la modica cifra di 60.000 euro l’uno. Circa quanto i muratori che conosco io guadagnano in quattro anni.
Nel caso qualche lettore di questo blog intenda votare alle primarie del PD, tenga presente il modello di mondo che rappresenta Matteo Renzi. Ci saranno pure altri candidati…


1 commento:

  1. Del resto è una legge di fruizione logica. Finché Firenze era una città per un turismo d'elite, i visitatori non facevano premio su chi a Firenze viveva. Ora la democrazia ha creato il consumo usa e getta, pertanto chi comanda è il numero di visitatori. Siccome più di tanto per evidenti ragioni fisiche non si può espandere il congestionamento, l'unica sponda rimasta è la turnazione. Non posso portare 100.000 turisti in 3 milioni di mq? Li turnizzo e ne faccio stare 50.000 in tre ore. E sotto con i prossimi. Chi frequentava i musei del resto ha scoperto come si sia imposto il modello del giro coatto per far affluire sempre più gente nelle gallerie d'arte, facendoci dimenticare il piacere di pagare un biglietto e restare tutta la mattinata immersi nella bellezza. Correre, correre, correre. Se poi non ci sono più gli inglesi o i crucchetti di "Un té con Mussolini", beh ci sono migliaia di straricchi cinesi che prenderanno il posto. Solo che ooops sono molti di più degli stranieri gagaroni d'antan. La Cina è grande. E la legge di mercato ineludibile.

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