I nostri lettori avranno da tempo constatato come Giovanni Donzelli, consigliere comunale fiorentino del piddì con la elle, abbia fatto della sovraesposizione mediatica una sorta di dovere personale. Sito con dominio proprio, reti sociali, comunicati stampa, passaggi televisivi e gazzette da linciaggio mobilitate quotidianamente. La mole di materiali prodotti è tale da far pensare che la maggior parte della giornata del consigliere passi in questo modo anziché interessandosi sul serio del bene pubblico. Ma sui frutti peggiori di questo discutibilissimo impiego del tempo proprio e del denaro altrui, si dirà qualcosa più avanti.
Consultando il materiale reso pubblico da Donzelli stesso e disponibile in una moltitudine di fonti ampiamente disponibili, è possibile ricostruire non soltanto la spettacolosa e a tratti disumana bassezza degli intendimenti suoi e del suo partito, ma anche la maldestraggine con cui Donzelli gestisce infaticabile il suo personaggio mediatico.
Consultando il materiale reso pubblico da Donzelli stesso e disponibile in una moltitudine di fonti ampiamente disponibili, è possibile ricostruire non soltanto la spettacolosa e a tratti disumana bassezza degli intendimenti suoi e del suo partito, ma anche la maldestraggine con cui Donzelli gestisce infaticabile il suo personaggio mediatico.
Il curriculum di un politico "occidentalista" può evitare ogni riferimento ad esperienze lavorative.
Il sito dal dominio omonimo presenta una sorta di curriculum del Nostro dal quale manca qualsiasi riferimento alla minima attività lavorativa. In assenza di smentite si deve concludere di trovarsi davanti ad un politicante a tempo pieno, il quale, per ciarlare a giornate, scaldare una poltrona e divertirsi su internet, riceve più di trentanovemila euro l'anno, stando a quanto comunicato in una conferenza stampa nel corso della quale sono stati diffusi i dati sui redditi percepiti da tutti i consiglieri comunali fiorentini per l'anno 2008.
La cosa in sé non sarebbe molto grave: un micropolitico comporta essenzialmente dei microsprechi. A renderla costosa è la massa crescente che elementi di questo genere, sordi e ciechi a qualunque cosa non possa essere metabolizzata dal proprio bacino elettorale e convertita quindi in voti e reddito, esercitano sulle finanze pubbliche dello stato che occupa la penisola italiana.
Oltre a questo fenomeno ve n'è anche uno più evidente. Ai gradini superiori del cursus honorum la cosa si complica e si appesantisce. Un esempio? La missione militare in Afghanistan, che serve solo ad un certo Ignazio La Russa per pavoneggiarsi con la chiazzata nuova, ha fatto sparire qualcosa come novantotto milioni in due mesi.
Fin qui alcune considerazioni sui costi, o meglio gli sprechi, che la politicanza "occidentalista" comporta per i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana.
La maldestraggine, al pari dell'incompetenza, pare una caratteristica essenziale degli "occidentalisti" in genere e di quelli dediti alla politica in particolare. Anche questo non sarebbe grave, se ad essa non facesse contrappunto, in individui rimasti a quote più normali -ed a redditi sostanzialmente inferiori, raggiunti in modi ben più faticosi che scaldando poltrone- un minimo di competenze mnestiche ed analitiche.
Esse competenze tornano utili in casi come questo: una rapidissima visita al sito di Giovanni Donzelli fa notare l'esistenza di due pagine risalenti al 2008 e molto interessanti per i successivi sviluppi fatti registrare da una certa questione.
All'inizio di aprile 2008 Giovanni Donzelli tenne due feste pre-elettorali al Colle Bereto ed allo Yab, localini trendy di Piazza Strozzi, uno slargo centralissimo che era ed è l'unico palco oscenico "occidentalista" esistente in città.
Nel giugno 2009 entrambi i locali, ed anche un altro paio, sollevavano il deciso interesse della gendarmeria. I trenta arresti effettuati e la chiusura a quadrupla mandata dei locali stessi fanno pensare che l'attività collaterale legata alla cocaina ivi svoltasi fino ad allora avesse carattere radicato ed abituale. Un carattere tanto radicato e tanto abituale da far ritenere assai difficile che lo Yab ed il Colle Bereto fossero frequentati soltanto per l'eccellenza del loro succo d'arancia.
E fin qui nulla da dire, se non che certi micropolitici dovrebbero essere abbastanza occhiuti da capire che la troppa disinvoltura nella scelta delle proprie frequentazioni può distruggere in un batter d'occhio una potenziale carriera. Non si vede cos'altro possa essere, se non una scoperta e patente maldestraggine, a far coesistere praticamente sulla stessa pagina web frequentazioni di certi ambientini e filippiche antidroga. Questo senza nulla togliere al fatto che i livelli infimi di coerenza abitualmente rintracciabili nel comportamento della classe politica peninsulare permetterebbero di fare inferenze anche peggiori.
Aggiungendo danno a beffa, nel pieno del fracasso mediatico legato alle vicende di piazza Strozzi Giovanni Donzelli pensò bene di attestare la propria contrarietà all'utilizzo di sostanze psicotrope non certo plaudendo all'operato dei gendarmi ed alla brillante operazione da essi conclusa, ma agendo come se dovesse distogliere, e con urgenza, l'attenzione dei mass media e dei sudditi dalla vicenda.
Giovanni Donzelli andò di persona, assieme a gazzettieri fidati, a tenere una concione sotto gli occhi esterrefatti di un negoziante di articoli in canapa nella zona di via Leopardi, il quale non gradì affatto e lo cacciò a schiaffi dal negozio, dimostrandogli che il mondo come lo dipingono le gazzette è una cosa con la quale la realtà concreta va, di solito, pochissimo d'accordo.
L'episodio finì immediatamente in rete e contribuì da una parte a tenere allegri un po' di utenti, dall'altra a mostrare in quali abissi di pochezza umiliante siano tenuti a cacciarsi gli scaldapoltrone peninsulari di piccolo ed infimo calibro, le cui sorti dipendono sostanzialmente dagli umori di qualche segretario di partito. La macchina elettorale che trasforma i loro suffragi in reddito rispecchia una parodistica concezione di "democrazia" puramente autoreferenziale, alla quale i sudditi sono talmente abituati da non farci più neppure caso.
La cosa in sé non sarebbe molto grave: un micropolitico comporta essenzialmente dei microsprechi. A renderla costosa è la massa crescente che elementi di questo genere, sordi e ciechi a qualunque cosa non possa essere metabolizzata dal proprio bacino elettorale e convertita quindi in voti e reddito, esercitano sulle finanze pubbliche dello stato che occupa la penisola italiana.
Oltre a questo fenomeno ve n'è anche uno più evidente. Ai gradini superiori del cursus honorum la cosa si complica e si appesantisce. Un esempio? La missione militare in Afghanistan, che serve solo ad un certo Ignazio La Russa per pavoneggiarsi con la chiazzata nuova, ha fatto sparire qualcosa come novantotto milioni in due mesi.
Fin qui alcune considerazioni sui costi, o meglio gli sprechi, che la politicanza "occidentalista" comporta per i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana.
La maldestraggine, al pari dell'incompetenza, pare una caratteristica essenziale degli "occidentalisti" in genere e di quelli dediti alla politica in particolare. Anche questo non sarebbe grave, se ad essa non facesse contrappunto, in individui rimasti a quote più normali -ed a redditi sostanzialmente inferiori, raggiunti in modi ben più faticosi che scaldando poltrone- un minimo di competenze mnestiche ed analitiche.
Esse competenze tornano utili in casi come questo: una rapidissima visita al sito di Giovanni Donzelli fa notare l'esistenza di due pagine risalenti al 2008 e molto interessanti per i successivi sviluppi fatti registrare da una certa questione.
All'inizio di aprile 2008 Giovanni Donzelli tenne due feste pre-elettorali al Colle Bereto ed allo Yab, localini trendy di Piazza Strozzi, uno slargo centralissimo che era ed è l'unico palco oscenico "occidentalista" esistente in città.
Nel giugno 2009 entrambi i locali, ed anche un altro paio, sollevavano il deciso interesse della gendarmeria. I trenta arresti effettuati e la chiusura a quadrupla mandata dei locali stessi fanno pensare che l'attività collaterale legata alla cocaina ivi svoltasi fino ad allora avesse carattere radicato ed abituale. Un carattere tanto radicato e tanto abituale da far ritenere assai difficile che lo Yab ed il Colle Bereto fossero frequentati soltanto per l'eccellenza del loro succo d'arancia.
E fin qui nulla da dire, se non che certi micropolitici dovrebbero essere abbastanza occhiuti da capire che la troppa disinvoltura nella scelta delle proprie frequentazioni può distruggere in un batter d'occhio una potenziale carriera. Non si vede cos'altro possa essere, se non una scoperta e patente maldestraggine, a far coesistere praticamente sulla stessa pagina web frequentazioni di certi ambientini e filippiche antidroga. Questo senza nulla togliere al fatto che i livelli infimi di coerenza abitualmente rintracciabili nel comportamento della classe politica peninsulare permetterebbero di fare inferenze anche peggiori.
Aggiungendo danno a beffa, nel pieno del fracasso mediatico legato alle vicende di piazza Strozzi Giovanni Donzelli pensò bene di attestare la propria contrarietà all'utilizzo di sostanze psicotrope non certo plaudendo all'operato dei gendarmi ed alla brillante operazione da essi conclusa, ma agendo come se dovesse distogliere, e con urgenza, l'attenzione dei mass media e dei sudditi dalla vicenda.
Giovanni Donzelli andò di persona, assieme a gazzettieri fidati, a tenere una concione sotto gli occhi esterrefatti di un negoziante di articoli in canapa nella zona di via Leopardi, il quale non gradì affatto e lo cacciò a schiaffi dal negozio, dimostrandogli che il mondo come lo dipingono le gazzette è una cosa con la quale la realtà concreta va, di solito, pochissimo d'accordo.
L'episodio finì immediatamente in rete e contribuì da una parte a tenere allegri un po' di utenti, dall'altra a mostrare in quali abissi di pochezza umiliante siano tenuti a cacciarsi gli scaldapoltrone peninsulari di piccolo ed infimo calibro, le cui sorti dipendono sostanzialmente dagli umori di qualche segretario di partito. La macchina elettorale che trasforma i loro suffragi in reddito rispecchia una parodistica concezione di "democrazia" puramente autoreferenziale, alla quale i sudditi sono talmente abituati da non farci più neppure caso.
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