martedì 28 aprile 2009

Giovanni Galli, palloniere sgazzebàto


Firenze. La campagna elettorale del palloniere padronale, completamente priva di argomenti credibili, ha preso il previsto sentiero d'i'ddegrado e della sihurezza. A sentire il comitato elettorale di Giovanni Galli, l'uno c'è, l'altra no.
Il riferimento, in particolare, è per il gazebo spazzato via il 25 aprile durante una manifestazione studentesca; i monopolisti della comunicazione politica "occidentalista" hanno una panoplia talmente invecchiata e così poche frecce efficaci al loro arco, che su un episodio apparentemente insignificante riescono a campare per un'intera settimana. In prima fila c'è il quotidiano che cura costantemente gli interessi del padrone con assoluto sprezzo del ridicolo, e con un tale successo di diffusione che le sue locandine sono esposte nel migliore dei casi in una rivendita su quattro. "Il giornale della Toscana" dedica appunto due paginate nell'edizione del primo maggio a quella che viene presentata come una "rivendicazione" del gesto, ospitata su un blog facente apparentemente capo ad una "Rete dei collettivi".
Una rapida lettura del testo, più che ad una rivendicazione vera e propria, farebbe pensare ad una descrizione degli eventi redatta da un testimone oculare; quello che spicca è, se mai, il suo sostanziale discostarsi dalle versioni presentate dai media mainstream.
"Il Giornale della Toscana" la riporta quasi per intero -si riempie in santa pace una paginata, senza durar fatica- e la correda da un paio di corsivi.
Il primo, anche questo costituito sostanzialmente da un copia ed incolla, traccia un sommario quadro dell'attività politica intrapresa da una "Rete dei collettivi" che non ha mai fatto mistero alcuno di ritrovarsi in un'aula del carcerario liceo Michelangiolo; l'unico tratto personalizzante del trafiletto è dato dalla nota secondo la quale il preside di quel liceo sarebbe tra i candidati che fanno capo ad uno degli "avversari elettorali" del palloniere. Colpa al di là di ogni redenzione, che varrà probabilmente a farlo ritenere personalmente responsabile di ogni evento che i sottoscala redazionali decideranno di addossargli, dalla pandemia d'influenza del 1919 alla rotta di El Alamein.
Il secondo, un'invocazione di "provvedimenti" emessa dal fantasmatico Alessio Bonciani, alla quale fa da pendant la voglia di vendetta di Angelo Pollina, altra figura accessoria della politica cittadina della quale nulla sapremmo dire, se non che tre anni fa consegnò ad Oriana Fallaci una Medaglia d'oro della Regione Toscana nel corso di uno di quei viaggi pagati dai contribuenti di cui a questo giro di giostra la sua scuderia accusa incessantemente gli avversari politici. La parte interessante dell'articolo è rappresentata dall'affermazione secondo la quale "molti ragazzi del team di Giovanni Galli" (un team, sono un team, neanche dovessero disputare una corsa ciclistica o rappresentassero una di quelle nefande gang di vendita multilivello) hanno letto "increduli" la "rivendicazione" su descritta.
In altre parole, vertici e peones del Piddì con la elle non riescono ad interiorizzare il fatto che a Firenze c'è gente -e tanta- che non solo non resta indifferente davanti ai loro diluvi di menzogne, ma che prova un odio vero e deliberato nei loro confronti.
Un odio vero e deliberato che, nei pochi contesti in cui la politica è costretta ad uscire dall'autoincensamento masturbatorio dei mass media e a riappropriarsi della sede che le è propria nelle società normali, ossia delle strade, delle piazze e delle pubbliche assemblee, mette spesso con le spalle al muro i rappresentanti di una formazione politica adusa alla malafede sistematica ed alla negazione dell'evidenza.
Le attestazioni di odio, infatti, il più delle volte affondano le radici in motivi plausibili, se non propriamente validi. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo messo in evidenza come la politicanza "occidentalista" concretizzi la propria azione a Firenze in atti di servilismo, di ebefrenia menzognera, di incompetenza, di incultura cialtrona, fino a toccare uno dei suoi limiti più bassi e spregevoli nello scoperto invito alla delazione. Una realtà occultabile alle redazioni amiche, ma non certo a chi ha un minimo di memoria, che spinge la propia malafede fino al punto di accusare di ogni nefandezza chi non crede alle balle che rovescia a getto continuo sulla città intera.

domenica 26 aprile 2009

Giovanni Galli, palloniere tollerante


Il 25 aprile alcuni appartenenti ad un corteo celebrativo che passava per il centro di Firenze hanno sparecchiato un gazebo propagandistico del palloniere candidato sindaco.
In una giornata di sondaggi per lui disastrosi gli hanno fatto un piccolo regalo, permettendo alla stampa amica (tutta) di dipingere il palloniere di ieri come vittima dell'intolleranza politica e di mettere in secondo piano le notizie inerenti i consueti ed assai più tollerati scambi di cortesie tra pallonieri di oggi, che nello stesso momento stavano coprendosi amichevolmente di bottigliate attorno al pallonaio di Campo di Marte.
Uno zero di nome Denis Verdini ha colto il destro per cianciare di militari in città ed altra roba da colonnelli greci; bisogna aver pazienza, lo pagano apposta.
Giovanni Galli invece è sbucato il mese scorso per rendere presentabili scaldatori di poltrone anche più bassi del Verdini, tra i quali si contano senza eccezione tutti i condensati di incompetenza, piccineria cattiva, insipienza, malafede cialtrona e perfetta integrazione "occidentale" che siamo andati stigmatizzando in questa sede.
In quest'occasione, l'anziano palloniere si è espresso più o meno come segue:

"Un gesto preoccupante, tanto più perchè commesso nel giorno della festa di tutti". Così il candidato a sindaco del Pdl Giovanni Galli, ha commentato il lancio di fumogeni e petardi contro un gazebo dove si trovavano alcuni sui sostenitori. "È il segno di una città che non è più quella che i fiorentini vogliono. È Il segno del perchè ogni giorno persone, di qualsiasi idea politica, mi chiedono di essere io a cambiarla. Io che come loro la amo e la voglio tollerante e civile".

Vediamo un po'.
Il Venticinque Aprile celebra la liberazione della penisola italiana dall'occupazione tedesca.
Si tratta di una festa che ha ricevuto pubblico ed ostentato disprezzo da buona parte della compagine "occidentalista" al potere fino all'altro ieri, quando un perentorio ordine del padrone ha imposto a scaldaseggiole, pornocrati e lacché di considerarla la "festa di tutti".
Lo stesso ostentato disprezzo che ha ricevuto, a reti unificate e per anni, la festa del Primo Maggio; roba del passato da seppellire alla svelta, insieme con la giustizia sociale e con quell'assurda pretesa che sono i diritti dei lavoratori.
La tolleranza è ben radicata nella Firenze di adesso, non nell'incubo liberista che le prospettano gli "occidentalisti". Talmente radicata che un palloniere che si trova in squadra estimatori di quella eccellente scuola di convivenza civile e di tolleranza rappresentata da Corneliu Zelea Codreanu, "punto di riferimento comunitario" per i ggggiovani cooptati nel costituendo Piddì con la elle, può addirittura cavarsela semplicemente con un tavolino rovesciato e un paio di petardi.
La ciurma "occidentalista" di Firenze, a suo tempo, è stata pronta ad avallare le insistenti considerazioni secondo le quali il sangue sulle pareti della scuola Diaz a Genova era in realtà salsa di pomodoro; farà dunque bene a mostrarsi realista, ed a considerare episodi anche peggiori di questo entro i parametri dell'accettabilità.

sabato 25 aprile 2009

Giovanni Galli, palloniere amicone


Un giorno qualunque alla fine di aprile 2009 dalle cassette postali di Firenze salta fuori una busta chiusa, anonima, che riporta l'intestazione "Finalmente la tua Firenze".
Pessimo e fumoso inizio, verrebbe da dire.
Comunque la parte migliore -migliore per dire- sta dentro la busta.



La busta plana -non richiesta- dal comitato elettorale di Giovanni Galli.
Più di venticinque anni fa Giovanni Galli passava le domeniche pomeriggio in piedi in un prato, e sapeva prendere con le mani i palloni che qualcun altro gli tirava addosso cercando di farli entrare in un rettangolone di pali di ferro con una rete dietro. Pare che questa cosa si chiami "fare gò" o roba del genere. A "fare gò" ci provano due gruppi di giovani atletici per più di un'ora e mezzo tutte le domeniche, ché è una cosa simpatica perché almeno la domenica pomeriggio sia loro che tutti quelli che li stanno a guardare spariscono dalla circolazione, e i pochi -ma il numero sta salendo- che fanno vanto di sentirsi completamente alieni da una realtà folle possono dedicarsi ad attività più elevate senza doversi relazionare con individui che asseriscono cose stranissime, tipo "quest'ann' e' siamo da scudetto" prima e ancora di salutare urbanamente un potenziale interlocutore.
I meriti acquisiti nel corso della lunga militanza nella palloneria d'alto bordo -quella che smuove fantastiliardi, genera introiti, macina vite e ottunde coscienze- sono sembrati condizione necessaria e sufficiente al padrone per paracadutare d'autorità Giovanni Galli a Firenze, dopo averlo rimpinzato di consegne precise e di bugie da propaganda, come si fa per il gavage delle oche da foie gras. L'incarico di Giovanni Galli è convincere Firenze, una città in cui il numero dei cittadini supera ancora in misura preoccupante il numero dei sudditi, dell'assoluta necessità di farla finita con la solidarietà sociale, lo spirito critico, la partecipazione consapevole e tutte le altre abitudini veteromarxiste che impediscono la piena "occidentalizzazione" della Toscana.
Il problema grosso, per la politicanza "occidentalista" che a Firenze viene da sempre incarnata da casi umani degni di una galleria degli orrori, è che in città alligna ostinata una serie di agenzie socializzatrici, di conventicole e di gruppi informali cui ancora non è stato possibile far credere che si possa fare il bene comune avallando l'accelerazione dei processi sociali attualmente in corso su scala mondiale.
Questi processi sociali stanno velocemente portando verso la formazione di una sedicente élite identificabile con il ceto medio globalizzato; il ceto medio globalizzato, paragonabile al vecchio jet set appena appena un po' più ampio per numerosità e rappresentatività geografica, vive in turres eburneae che guardie, telecamere, allarmi e in qualche caso veri e propri eserciti privati mettono al riparo dal resto dell'umanità, esplicitamente destinato all'esclusione e ad un impoverimento crescente e senza rimedio.
La priorità della propaganda "occidentalista" è dunque fare in modo di particolarizzare il numero degli esclusi, fracassandone i legami sociali, delegittimandone le istanze ed i rappresentanti, spazzandone via le organizzazioni. Come abbiamo avuto spessissimo modo di specificare, l'obiettivo si consegue occupando incessantemente con menzogne i media di cui si dispone -nel caso degli "occidentalisti" peninsulari, tutti i canali televisivi e tutti i rotocalchi, più i quattro quinti della stampa quotidiana-, criminalizzando o ridicolizzando il dissenso e soprattutto indicando costantemente un Nemico esterno, responsabile del Male assoluto.
L'operazione richiede ai suoi protagonisti una mancanza di autostima pari alla faccia tosta ed un assoluto disprezzo per la realtà. Ostacoli facilissimi da superare per chi vive nella e della "realtà" mediatica.

La lettera che qualcuno ha scritto per Giovanni Galli costituisce un esempio di propaganda "occidentalista" neppure dei più raffinati. Andiamo adesso a confutarlo nei suoi punti essenziali.

Nell'incipit c'è una serie di convenevoli di dubbio gusto -Cara amica, caro amico- secondo la pestilenziale scuola del "politicamente corretto" insieme ad una stringata presentazione di sé e dei suoi intesa ad ostentare una fiorentinità che una cospicua parte del target elettorale, rappresentato dagli ambienti pallonistici più occidentalissimamente ottusi insiste a negare, facendo ponderose considerazioni sulle origini pisane di Galli e la sua lunga militanza palloniera lontano da Firenze.
Una prima frase significativa si ha solo a metà della prima pagina.

...Peccato che negli ultimi dieci anni chi ci ha governati dalla Provincia e dal Comune ci abbia lasciati soli. E lo dicono i fatti. Qual è la città in cui viviamo oggi? Una città spenta, abbandonata a se stessa, in cui non si è più sicuri come prima, le famiglie non sono più piotette come prima, l’economia, la cultura e il turismo non si muovono più come prima.

Davvero? Eppure è sufficiente compiere un atto "occidentalmente" empio, ovvero staccarsi dalla televisione e scendere per strada, anche in periferia, per trovarsi in una realtà diametralmente opposta a quella descritta, rappresentata da un tessuto sociale vivo e reattivo, propaganda nonostante. Di esser stato "lasciato solo", Giovanni Galli lo statuisce senza dimostrarlo.
Sulla Firenze città (presuntamente) spenta, abbandonata, insicura eccetera, si espresse anni fa a meraviglia Franco Cardini, quando sostenne che Firenze era esattamente quello che i fiorentini avevano voluto che fosse. Il mondo è cambiato di brutto ed è cambiato velocemente; i flussi dell'economia, della cultura e del turismo hanno scoperto altre mete (chissà che non c'entrino qualcosa la velenosa pizza a taglio dei bar di via Calzaiuoli o i prezzi criminosi praticati da sempre nelle trappole per turisti che affollano il centro storico) ed è molto strano che il cittadino Galli non se ne sia ancora accorto.
Dobbiamo fare esempi concreti, volare basso? Bene: abbiamo alloggiato e mangiato meglio a Yazd ed a Damasco, non più tardi di due anni fa, in contesti in cui la sensazione di essere trattati come polli da spennare era molto vicina allo zero. La sensazione che si ha barcamenandosi tra le tourist traps del centro fiorentino è diametralmente opposta, e non certo per colpa della "amministrazione comunale" o dei "clandestini" o dei "cinesi" o degli "islamici" o di un altro qualsiasi dei nemici usa e getta che l'"occidentalismo" sciorina ai propri sudditi.
Si ha dunque la sensazione che in queste prime asserzioni Giovanni Galli incolpi l'amministrazione in carica delle più naturali conseguenze della globalizzazione economica, secondo la logica propagandistica su schematizzata ed il suo affannoso additare nemici che siano Altri da Sé.

Insomma, una città peggiore che ci fa stare tutti peggio, che ha aperto le sue porte ai clandestini, che manca di un progetto per il futuro, con una miriade di cantieri spuntati come funghi e mai conclusi, una costosa tramvia che non risolverà i problemi del traffico e che si ostinano a fare passare accanto al Duomo.

La nostra sensazione è invece che l'aspetto urbano della città sia migliorato moltissimo negli ultimi anni, con il risanamento -molto ben fatto- di zone un tempo considerate al di là del bene e del male come l'arco di San Pierino o via Faenza. I cantieri si aprono e si chiudono: il contrario lo sostiene solo un "occidentalismo" armato di giornaletti e intento a inventariare buche nell'asfalto per incolparne i'ssìndaho.
La tramvia, per chiunque l'abbia vista di persona e non in qualche trasmissioncina televisiva ad uso della marmaglia in cravatta, rappresenta un'opera straordinaria, bella anche dal punto di vista estetico, per realizzare la quale sono stati superati con pieno successo problemi di ogni genere. La linea 1 unisce a Firenze il centro di Scandicci, che nel corso degli anni ha aumentato molto la propria popolazione e che trarrà dall'opera ormai finita sicuri vantaggi. Statuire il contrario è segno di malafede, di miopia o, più probabilmente, di entrambe le cose.
Il nostro auspicio è che accanto al Duomo, la costruenda linea 2, passi eccome. Molto meglio dei frastuonanti torpedoni che ci passano, oggi, a centinaia tutti i giorni.
"Aprire le porte ai clandestini"? E cosa significa?
"Progetti per il futuro"? Cosa manca, una greppia da maneggioni come certe expo milanesi? Meno male, c'è da andarne fieri.

Non è un caso se negli ultimi anni tantissimi Fiorentini hanno abbandonato Firenze, se il commercio è penalizzato dall’abusivismo, se il turismo è in difficoltà. Non è un caso che la Provincia di Firenze sia, secondo il Sole24Ore, al 97mo posto in Italia per sicurezza.

Tantissimi fiorentini hanno abbandonato Firenze per il motivo, piuttosto valido, che i prezzi delle abitazioni sono arrivati a livelli insultanti. E non si capisce perché un essere pensante dovrebbe indebitarsi a vita per comprare una casa grande quanto una cella di galera.
I commercianti fiorentini hanno sfoggiato per decenni ostentati e grossolani lussi. Forse è il caso di chiedersi se dei comportamenti di spesa più responsabili, adottati a tempo debito, non avrebbero rappresentato un miglior antidoto alla crisi in atto piuttosto che il permanere propagandistico nell'identificazione di un nemico "altro".
Comunque: crisi delle botteghe e spopolamento del centro hanno valso a Firenze un posto a fondo classifica secondo il giornale della Confindustria. Roba, per intenderci, che passa avanti agli omicidi e al controllo mafioso dell'economia.
Bene. E chi se ne frega.
Una volta accartocciato il Sole24Ore, andiamo a fare un giro per il centro storico. Negozi aperti sì, a miriadi. Solo che da qualche anno in qua sono spuntati ristorantini etnici, minimarket e servizi alla persona. Tutti posti che vendono cose utili e che evitano a chi lavora davvero di sentirsi insultato da quell'esposizione di straccetti da migliaia di euro tanto frequente un tempo, e legato ad un'epoca di abbondanza illusoria e -per fortuna- tramontata.
Un'epoca in cui era frequente sentir dire, e con buoni riscontri nel reale, che "a Firenze chi non sa come passare le giornate apre una boutique".

Come non è un caso che Firenze sia, secondo il Corriere della Sera, la città con la mobilità peggiore del Centro Italia e la quarta in Italia, come rileva il Sole24Ore in questi giorni, per costo procapite per cittadino dei dipendenti comunali: oltre 534 € a testa. E pensare che un giovane con un lungo vissuto politico che oggi corre per fare il Sindaco è uno di quelli che ci hanno portato in questa situazione.

Allora: Giovanni Galli ci prega disperatamente di credere che "un giovane" suo avversario politico, che non ha neppure il coraggio di nominare, è colpevole di una mobilità che in pieno XXI secolo deve vedersela con una struttura urbana che ha millenni di storia e di un astruso "costo pro capite" dei dipendenti comunali. La ricerca di dati negativi per mettere in cattiva luce l'amministrazione uscente non ha evidentemente fornito niente di meglio, né agli amanuensi di Giovanni Galli, né agli amiconi della stampa in servizio permanente effettivo.
In considerazione dello staff di collaboratori indubbiamente validi messigli a disposizione dal padrone, Giovanni Galli potrebbe spiegarci quanto è costata la partecipazione alle aggressioni statunitensi contro l'Iraq e contro l'Afghanistan fermamente voluta dagli stessi "occidentalisti" che sta scientemente cercando di rendere presentabili.

Scorrendo il resto dello scritto, tra generiche promesse di impegno e pudico sfiorare su drammi personali dei quali non facciamo menzione perché non stiamo facendo campagna elettorale per nessuno, si nota poi quanto segue:

E’ da questo che nascono le mie priorità. La Sicurezza, la Mobilità, il Sociale e la Famiglia ed infine quello che io chiamo “il Sogno”, l’obiettivo di riportare Firenze al ruolo che le spetta, in Italia e nel mondo, rilanciando l’economia e il lavoro, valorizzando la cultura e il turismo, l’artigianato, il commercio e le imprese.
Ho scelto di mettermi in gioco per questo e per molto altro, che non è possibile mettere solo in qualche finto programma elettorale, che siano 20 punti o 100, magari scritto negli stessi palazzi nei quali chi ha guidato la Provincia e il Comune ha assunto le scelte che oggi si propone di cambiare.

Traduzione dall'"occidentalese": la sihurezza non può mancare, ordine preciso del padrone, sicché in un discorso elettorale ci va ficcata per forza. Poi si delegittima non solo un'intera classe politica, ma anche un bel pezzo di cittadinanza visto l'ampio suffragio di cui essa classe politica ha goduto alle precedenti elezioni, e si insinua, come ormai nell'uso, che qualunque individuo, qualunque apparato politico, qualunque decisione non promanino dal Piddì con la elle e dai suoi vertici sia sempre e comunque frutto di usurpazione o di prevaricazione.
Poi, visto che ad un mese e mezzo dalle elezioni il Piddì con la elle non ha presentato alcun programma credibile -aria alla bocca tanta, anche questo secondo consuetudine, ma niente di concreto- tanto vale ostentare un po' di disprezzo per quello altrui.
Non più tardi di qualche anno fa, la presunta "mancanza di un programma" degli avversari politici fu il leitmotiv asfissiante della propaganda "occidentalista"...

Il rimanente dell'appello è una sorta di invito alla collaborazione. In alte sfere sono a tal punto consapevoli della disperante nullità dei micropolitici che Giovanni Galli è chiamato a coprire e a nascondere, che neppure si fidano ad affidare a quella razzumaglia un minimo di responsabilità, neppure in questo senso.
Per quanto ci riguarda diserteremo volentieri l'invito; il nostro auspicio è che la nostra scelta sia condivisa da più persone possibile.

martedì 21 aprile 2009

Discorso di Mahmoud Ahmadinejad alla Durban Review Conference, Ginevra, 20 aprile 2009


Il numero delle materie di interesse mediatico in cui la realtà dei fatti contrasta in modo vistoso con quella dipinta dal servilismo dei pennivendoli è in rapido e costante aumento; la Repubblica Islamica dell'Iran, da sempre oggetto di critiche in cui malafede e incompetenza si intrecciano in arabeschi meravigliosi, è proprio una di queste.
Il 20 aprile 2009 Mahmoud Ahmadinejad ha avuto gli applausi della Durban Review Conference tenutasi a Ginevra.
Quella che segue è la traduzione integrale del suo discorso, pronunciato tra "contestazioni" fissate da mesi, operate dai professionisti della comparsata televisiva e buone a fornire un po' di materiale per evitare al telegiornale della sera di accennare agli imbarazzanti argomenti toccati dal discorso.
Nella "logica" seguita dai media, poco importa quello che un personaggio da denigrare fa o dice: il modo di farlo figurare come si vuole lo si trova comunque, e se ci vanno di mezzo non solo il buon gusto e la logica, ma anche la verità pura e semplice, chi se ne frega.
In questa occasione particolare, il coro delle "libere" gazzette ha paragonato a tutta pagina il presidente Ahmadinejad, eletto dal popolo, ai peggiori dittatori del passato. Il tentativo, anche in questo caso, è quello di sviare l'attenzione dall'essenza e dalla realtà delle cose.
Fornendo la traduzione cerchiamo di rimediare, con tutti i nostri limiti, all'operato delle gazzette.



Da http://www.presstv.ir

Testo del discorso pronunciato dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alla conferenza sul razzismo della Durban Review, tenutasi il 20 aprile a Ginevra.

Signor Presidente, onorevole segretario generale delle Nazioni Unite, onorevole Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, signore e signori.
Ci siamo riuniti a seguito della conferenza di Durban contro il razzismo e la discriminazione razziale per cercare di agire concretamente in nome della nostra causa, che è sacra e umanitaria.
Nel corso degli ultimi secoli l'umanità ha attraversato grandi dolori e grandi sofferenze. Durante il Medio Evo, pensatori e scienziati sono stati mandati a morte. A quell'epoca è seguita l'era della schiavitù e della tratta. Persone innocenti sono state prese prigioniere a milioni, separate dalle loro famiglie e dai loro cari e deportati in Europa ed in America nelle peggiori condizioni di vita che si possano immaginare. Un periodo oscuro, cui non furono ignote le occupazioni, i saccheggi ed i massacri di persone innocenti.
Sono passati molti anni prima che le nazioni insorgessero e combattessero per la loro libertà e per la loro autodeterminazione: hanno pagato un prezzo molto alto nel farlo. Milioni di persone hanno perso la vita per cacciare le potenze opccupanti e per stabilire governi indipendenti e nazionali. Tuttavia non trascorse molto tempo prima che le potenze rapaci imponessero due guerre all'Europa, due guerre che hanno afflitto anche parte dell'Asia e dell'Africa. Queste guerre terribili sono costate la vita a cento milioni di persone ed hanno lasciato il retaggio di devastazioni imponenti. Il fare tesoro della lezione impartita dalle occupazioni, dagli orrori e dai crimini di quelle guerre avrebbe senz'altro rappresentato una luce di speranza per le epoche a venire.
Ma le potenze vincitrici si sono autonominate conquistatrici del mondo, ignorando o minacciando i diritti delle altre nazioni con l'imposizione di leggi ed accordi internazionali oppressivi.
Signore e signori, prendiamo un momento in esame il COnsiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che è uno dei retaggi della prima e della seconda guerra mondiale. Quale logica regola un organismo i cui partecipanti hanno diritto al veto incrociato? Una logica simile come può non confliggere con i valori spirituali o umanitari? Non contrasta con i principi accettati di giustizia, uguaglianza davanti alla legge, amore e dignità umana? Non rappresenta una discriminazione, un'ingiustizia, una violazione ai diritti umani, un'umiliazione che colpisce la maggioranza delle nazionalità e dei paesi sovrani?
Per quanto riguarda la salvaguardia della pace e della sicurezza internazionali, il Consiglio di Sicurezza è l'organo decisionale più importante del mondo. Come possiamo aspettarci una giustizia ed una pace effettive, quando di fatto le discriminazioni sono legalizzate e gli stessi organi legislativi sono in preda alla coercizione e alla forza, piuttosto che avere come guida la giustizia e i diritti?
La coercizione e l'arroganza sono all'orgine dell'oppressione e della guerra. Anche se oggi molti sostenitori di fatto del razzismo condannano con parole e slogan la discriminazione razziale, un gruppo ristretto di potenze può ancora decidere per tutte le altre nazioni tenendo conto dei propri interessi ed a propria discrezione, e può facilmente violare tutte le leggi e tutti i valori umani, cosa già verificatasi.
Dopo la seconda guerra mondiale si è fatto ricorso all'aggressione militare per privare un popolo intero della propria terra, col pretesto delle sofferenze patite dagli ebrei, e sono stati inviati migranti dall'Europa, dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo al fine di istituire un governo assolutamente razzista nella Palestina occupata. In concreto, nel tentativo di porre rimedio alle conseguenze del razzismo in Europa, si è aiutata la costruzione in Palestina della più crudele, repressiva e razzista forma di governo.
Il consiglio di Sicurezza ha contribuito a consolidare il regime di occupazione e lo ha sostenuto per sessant'anni, consentendo agli occupanti di commettere ogni sorta di atrocità. Ancora più deplorevole è il fatto che molti governi occidentali e quello degli Stati Uniti si siano impegnati a difendere questi razzisti intenti a perpetrare un genocidio, mentre le coscienze risvegliate e le menti più libere del mondo condannano l'aggressione, le brutalità ed i bombardamenti contro i civili perpetrati a Gaza. I sostenitori di Israele, a fronte di questi crimini, o approvano o tacciono.
Cari amici, illustri delegati, signore e signori. QUali sono le cause prime delle guerre statunitensi contro l'Iraq, o dell'invasione dell'Afghanistan?
Quali motivazioni hanno sostenuto l'invasione dell'Iraq, se non l'arroganza del governo statunitense, le crescenti pressioni esercitate dai ricchi e dai potenti per espandere la propria sfera di influenza per perseguire gli interessi di gigantesche aziende produttrici di armi a scapito di una nobile cultura con migliaia di anni di storia alle spalle, la volontà di eliminare tutte le minacce, potenziali o pratiche che fossero, dei paesi arabi contro il regime sionista, e quella di controllare e saccheggiare le risorse energetiche del popolo iracheno?
Per quale motivo quasi un milione di persone sono state uccise o ferite, ed altri milioni sono state strappate alla loro terra? Per quale motivo il popolo iracheno ha avuto danni per centinaia di miliardi di dollari? E perché il popolo americano è stato tassato per miliardi come risultato di queste azioni militari? L'aggressione all'Iraq non è stata forse progettata dai sionisti e dai loro uomini nel governo statunitense di allora, insieme ai paesi produttori di armi e ai detentori delle ricchezze? L'invasione dell'Afghanistan ha forse riportato la pace, la sicurezza e la prosperità economica nel paese?
Gli Stati Uniti e i loro alleati non si sono limitati a fallire, nel loro intento di limitare la produzione di stupefacenti in Afghanistan; negli anni della loro presenza in Afghanistan le colture si sono perfino moltiplicate. La questione essenziale è: quali sono le responsabilità e le colpe del governo statunitense che decise l'invasione, e dei suoi alleati?
[Gli statunitensi ed i loro alleati] rappresentano forse tutti i paesi del mondo? Hanno ricevuto un mandato? Sono stati autorizzati dai popoli del mondo ad intromettersi ovunque, ed in modo particolare nella nostra regione? Questi comportamenti non sono forse un chiaro esempio di egocentrismo, di razzismo, di discriminazione, di prevaricazione nei confronti della dignità e dell'indipendenza delle nazioni?
Signore e signori, chi è responsabile per la crisi economica mondiale attualmente in atto? Da dov'è cominciata la crisi? Dall'Africa, dall'Asia o dagli Stati Uniti, paese dal quale si è diffusa in Europa e nei paesi alleati?
Per molto tempo il loro potere politico ha imposto all'economia internazionale regolamentazioni economiche inique. Hanno imposto un sistema finanziario e monetario privo di autentici meccanismi di supervisione internazionali a nazioni e governanti che non avevano alcun ruolo nelle campagne o nelle politiche repressive. Non permettevano neppure ai loro cittadini di supervisionare o controllare le politiche finanziarie messe in atto. Hanno introdotto una quantità di leggi e di regolamenti contrari a tutti i valori morali, al solo scopo di proteggere gli interessi dei detentori di ricchezze e di potere.
Gli Stati Uniti, inoltre, hanno imposto una visione dell'economia di mercato e della concorrenza che negava molte opportunità economiche cui invece sarebbe giusto accedessero anche gli altri paesi del mondo. Hanno scaricato i loro problemi sugli altri, mentre l'ondata della crisi imperversava infliggendo alla loro economia migliaia di miliardi di dollari di perdite. In questi stessi giorni, stanno iniettando centinaia di miliardi di dollari di denaro liquido preso dalle tasche dei loro cittadini e da quelli di altre nazioni in banche, compagnie ed istituzioni finanziarie sulla via del fallimento, complicando ulteriorimente la situazione per la loro economia e per il loro popolo. Stanno semplicemente pensando a come mantenere il loro potere e la loro ricchezza. Non potrebbe importargliene meno dei popoli del mondo; non si interessano neppure del loro.
Signor Presidente, signore e signori, l'origine del razzismo sta nell'ignorare che l'essenza dell'esistenza umana è data dal fatto che l'uomo è la creatura prediletta di Dio. Il razzismo è anche il risultato dell'allontanamento dall'autentico percorso della vita umana e dagli obblighi che, nel mondo creato, spettano al genere umano; un allontanamento che impedisce una consapevole devozione verso Dio rendendo incapaci di pensare al significato profondo della vita o al percorso verso la perfezione che sono i principali testimoni della presenza divina, e di valori immanenti che hanno ristretto l'orizzonte delle prospettive umane ad interessi effimeri e limitati, divenuti l'unico campo di azione. Ecco perché il potere del Male ha preso forma ed ha esteso il suo dominio, togliendo a tutti la possibilità di accedere ad opportunità di sviluppo eque e giuste.
Il risultato di tutto questo è stato lo scatenarsi di un razzismo che rappresenta ora una serissima minaccia per la pace tra le nazioni e che ha disseminato di ostacoli ovunque, nel mondo, il cammino verso la costruzione di una convivenza pacifica. Senza dubbio il razzismo simboleggia un'ignoranza profondamente radicata nella storia ed è segno indubitabile di frustrazione nello sviluppo della società umana.
Per questo è importantissimo identificare le manifestazioni del razzismo nelle situazioni o nelle società afflitte dall'ignoranza deliberata o dalla mancanza di conoscenza. Questa crescente consapevolezza generale, insieme alla comprensione del significato profondo dell'esistenza umana, è il principale strumento per combattere le manifestazioni razziste, e testimonia sia la centralità del genere umano nel creato, sia il fatto che la soluzione del problema del razzismo passa dalla riscoperta dei valori morali e spirituali ed in definitiva dalla propensione alla devozione verso un Dio onnipotente.
La comunità internazionale deve cominciare a muoversi collettivamente per stimolare questa consapevolezza nelle società più depresse, laddove l'ignoranza data dal razzismo ancora prevale, in modo da fermare la diffusione di questo malevolo contagio.
Cari amici, il razzismo che la comunità universale si trova ad affrontare oggi sta offuscando, in questo inizio del terzo millennio, l'immagine dell'umanità.
Il sionismo mondiale impersona un tipo di razzismo che falsamente si richiama alla religione, e che abusa dei sentimenti religiosi per mascherare il proprio odioso ed orribile volto. E'molto importante dunque mettere in luce gli obiettivi politici di alcune tra le potenze mondiali e di coloro che controllano enormi ricchezze ed enormi interessi in tutto il mondo. Costoro mobilitano tutte le loro risorse, la loro influenza economica e politica e tutti i media del mondo per sostenere, invano, il regime sionista e per diminuirne in piena malafede l'indegnità e la vergogna.
Qui non si tratta di una semplice questione di ignoranza, e questo brutto modo di agire non può essere contrastato semplicemente con l'azione dei consolati. Occorre fare sforzi concreti perché gli abusi dei sionisti e dei loro sostenitori politici ed internazionali arrivino alla fine, nel rispetto della volontà e delle aspirazioni dei popoli. I governi devono ricevere incoraggiamento e sostegno nella loro lotta vòlta a stadicare questo razzismo barbaro ed a promuovere una riforma globale nei meccanismi che regolano le relazioni internazionali.
Non c'è dubbio che tutti voialtri siate consapevoli delle cospirazioni intessute da alcune potenze e dalle conventicole sioniste contro i traguardi e contro gli obiettivi di questa conferenza. Purtroppo esistono una vasta opera letteraria e molte prese di posizione in sostegno dei sionisti e dei loro crimini. Ed è vostro compito, onorevoli rappresentanti delle nazioni, svelare queste macchinazioni che vanno contro ogni valore ed ogni principio umano.
Deve essere chiaro che boicottare quest'assemblea, che ha un'enorme importanza internazionale, significa sostenere nei fatti questo palese esempio di razzismo. Difendere i diritti umani significa innanzitutto difendere il diritto di tutti i popoli di partecipare alla pari in tutti i processi decisionali internazionali di una qualche importanza, senza subire l'influenza di questa o di quella potenza mondiale.
In secondo luogo, è necessario ripensare le organizzazioni internazionali esistenti ed i regolamenti che le fanno funzionare. Questa conferenza è una specie di esperimento e l'opinione pubblica mondiale di oggi e di domani trarrà precise conclusioni sulle nostre decisioni e sulle nostre azioni.
Signor Presidente, signore e signori, il mondo sta attraversando mutamenti rapidi ed epocali. Le relazioni di potere sono diventate deboli e fragili. Possiamo sentire scricchiolare i pilastri del sistema mondiale. Le istituzioni politiche ed economiche più importanti sono sull'orlo del collasso. Si sta avvicinando una crisi mondiale per la politica e per la sicurezza. Il peggiorare della crisi economica mondiale, per la quale non si intravedono prospettive di miglioramento, dimostra la montante ondata di cambiamenti globali di portata molto ampia. Ho spesso sottolineato l'importanza di correggere la rotta sulla quale il mondo viene a tutt'oggi mantenuto ed ho anche messo in guardia sulle conseguenze che qualunque ritardo nell'affrontare questo compito di fondamentale responsabilità potrebbe portare con sé.
Oggi, in questa preziosa occasione, vorrei ribadire a tutti i leader politici, a tutti i pensatori e a tutti i popoli del mondo rappresentati in questo incontro, a tutti coloro che desiderano la pace e la prosperità economica che le politiche economiche mondiali basate sull'ingiustizia sono giunte alla fine del loro cammino. Lo stallo cui si è giunti era inevitabile, a causa della logica vessatoria che sta alla base di queste politiche.
Alla base del controllo condiviso degli affari mondiali ci sono invece aspirazioni nobili, incentrate sugli esseri umani e sul primato d'Iddio Onnipotente, che rendono vano ogni politica ed ogni piano che vada contro la volontà vera dei popoli. La vittoria del giusto sull'ingiusto e l'instaurazione di un sistema globale basato sulla giustizia costituisce la promessa d'Iddio Onnipotente e dei suoi profeti, ed ha rappresentato un obiettivo comune per tutti gli esseri umani nelle diverse società e nelle diverse generazioni che si sono succedute nella storia. La realizzazione di un futuro come questo dipende dalla consapevolezza della creazione e dalla fede dei credenti.
La costruzione di una società globale rappresenta infatti il raggiungimento di un nobile obiettivo, rappresentato dall'instaurazione di un sistema comune globale che dovrà funzionare con la partecipazione di tutti i popoli del mondo ai processi decisionali più importanti; la costruzione di una società globale è anche la radice stessa di questo sublime obiettivo.
Le competenze scientifiche e tecniche e le tecnologie di comunicazione hanno prodotto una capacità di comprensione comune e diffusa ovunque nella società mondiale, ed hanno anche fornito il terreno necessario all'edificazione di un sistema comune. Adesso tocca agli intellettuali, ai pensatori ed ai politici del mondo farsi carico delle proprie responsabilità storiche, credendo fermamente nella base di cui dispongono.
Voglio anche porre l'accento sul fatto che il liberalismo occidentale ed il capitalismo sono arrivati alla fine, perché non sono riusciti a percepire la vera essenza del mondo e degli esseri umani.
Hanno imposto i loro obiettivi e le loro direttive agli esseri umani. Non esiste in essi alcun riguardo per i valori umani e per quelli divini, per la giustizia, la libertà, l'amore e la fratellanza; hanno basato la vita sulla competizione estrema, ponendo avanti a tutto gli interessi materiali individuali e di gruppo.
Adesso dobbiamo fare tesoro del passato sforzandoci tutti insieme di affrontare le sfide del presente, e a questo proposito, in conclusione, vorrei guidare la vostra gentile attenzione su due questioni importanti.
In primo luogo, è assolutamente possibile cambiare in meglio la situazione mondiale presente. Sarà possibile farlo soltanto attraverso la cooperazione di tutti i paesi, che permetterà di ottenere il meglio dalle competenze e dalle risorse esistenti. Partecipo a questa conferenza perché sono convinto dell'importanza delle questioni affrontate, del fatto che è nostra comune responsabilità difendere i diritti dei popoli a fronte del sinistro fenomeno del razzismo, e perché è importante che io stia con voi, i responsabili del mondo.
In secondo luogo, tenendo conto dell'inefficienza del sistema politico, economico e di sicurezza internazionale, è necessario non perdere di vista i valori divini ed umani, facendo costante riferimento ad un'autentica definizione di essere umano basata sulla giustizia e sul rispetto dei diritti di tutti i popoli in ogni parte del mondo e riconoscendo gli errori commessi in passato da chi controllava il pianeta. Occorre intraprendere azioni comuni per la riforma dei sistemi esistenti.
Sotto questo aspetto è fondamentale riformare rapidamente il funzionamento del Consiglio di Sicurezza, eliminando l'istituto discriminatorio rappresentato dal diritto di veto, e cambiare il sistema finanziario e monetario mondiale.
E' evidente che il non comprendere quanto questi cambiamenti siano urgenti significherà affrontare ritardi a caro prezzo.
Cari amici, fate attenzione al fatto che muoversi in direzione favorevole alla giustizia e alla dignità umane è come seguire la corrente rapida di un fiume. Non dimentichiamo l'essenza dell'amore e degli affetti. La prospettiva del futuro promesso all'umanità rapprsenta una grande risorsa che può tenerci uniti nella costruzione di un mondo nuovo.
Per fare del mondo un posto migliore, pieno di amore e di benedizioni, un mondo privo di povertà e di odio, che raccolga la crescenti benedizioni d'Iddio Onnipotente e la retta gestione operata da esseri umani nella loro completezza, stringiamoci tutti le mani, per l'amicizia e per la costruzione di un mondo nuovo.
La ringrazio signor Presidente, ringrazio il Segretario Generale e tutti i signori partecipanti per aver avuto la pazienza di starmi ad ascoltare. Molte grazie.

mercoledì 15 aprile 2009

Totaro, Sarra e Sensi Nascosti (ma nascosti bene)...




I signori in oggetto specificati sono una delle punte di diamante dell'"occidentalismo" fiorentino: su che cosa aspettarsi da una pubblica discussione cui partecipino tutti insieme è dunque sana consuetudine il non farsi illusioni.
La foto ritrae due manifesti.
Quello a sinistra viene dalla "Alleanza per Firenze", la parte di Alleanza Nazionale nel Piddì con la elle. Una volta li facevano neri in campo bianco. Il nero è poi diventato azzurro: questioni di cassetta imponevano di uniformarsi al colore delle magliette indossate da un tipo di palloniere dalle abitudini piuttosto curiose. Prima dei novanta minuti passati a correre come forsennati dietro ad un coso rotondo, i pallonieri con le magliette azzurre si fermano vicini in mezzo al prato dove corrono, e cantano tutti insieme un'orribile marcetta ottocentesca che, nello stato che occupa la penisola italiana, viene eseguita di solito nelle occasioni di pubblica circostanza.
A parte il colore delle scritte, questi manifesti sono sconsolatamente tutti uguali. Stesse intestazioni, stessi nomi... e soprattutto stessa sede. L'albergo organizzatore sono quindici anni buoni che arrotonda coi soldi di queste voces clamantis in deserto, che nell'occasione specifica si riuniscono col nobilissimo ed elevato scopo di demolire la reputazione di un avversario alle elezioni amministrative. Per demolirlo si usa l'arma propagandistica dello spreco dei soldi pubblici, un tasto su cui gli "occidentalisti" battono in questa occasione con la stessa insistenza con cui, in circostanze simili, battevano sulla presunta mancanza di un "programma elettorale" della controparte, o sul "degrado". L'essenziale nella loro pratica politica è sempre saturare i media, contando sull'ebetudine e sulla smemoratezza dei sudditi.
Purtroppo per loro, in Toscana in generale e a Firenze in particolare c'è ancora qualcuno dotato di buona memoria. Anche più di qualcuno, a guardar bene.
Qualcuno, per esempio, che vorrebbe sapere quant'è costato lo sciagurato presenzialismo nell'aggressione all'Iraq, deciso senza sentir ragioni, messo in pratica con incoscienza, concluso nel sangue e finito nell'oblio, insieme con l'ubriacone Bush e con il suo staff di dementi.
Il manifesto a destra? Pubblicizza i loculi di un cimitero comunale...

venerdì 10 aprile 2009

"La Nazione" di Firenze, Pier Paolo Pasolini e Piazza Ghiberti


Una giornata di primavera e tempo più che passabile. Una buona occasione per andare un po' a piedi in giro per Firenze.
Anzi, in giro per il degrado, lo scempio, la morsa del traffico, i cittadini in rivolta, i negozianti in ginocchio, l'insicurezza, l'emergenza, i blitz... tutte espressioni presenti in un numero qualsiasi della gazzetta cittadina i cui centocinquanta anni dalla fondazione sono stati celebrati con una lunga serie di cerimonie che, se non fosse stata per la sicuramente eccessiva partecipazione politica e pubblica in generale, avrebbero avuto come unico difetto la tronfiezza vacua che hanno di solito le autocelebrazioni.
A Firenze esistono moltissime persone del tutto insensibili al fascino di un quotidiano sul cui conto ci sarebbe non poco da ridire. Uno di questi individui, che sappiamo numerosi ma che stranamente nessuno intervista o sondaggia mai, qualche giorno fa ha fatto una scritta su un muro dalle parti del mercato di Sant'Ambrogio. La scritta è sparita velocissima, ma chi l'ha vista ci ha riferito che era "La Nazione: da centocinquant'anni al servizio del potere".
La nostra camminata in centro, ovviamente e detto per inciso, ci ha mostrato una Firenze che è l'esatto contrario di quella dipinta dal giornale di cui stiamo parlando e che migliora ogni giorno Cassandre nonostante.
Siamo passati anche per Piazza Ghiberti.
Il lato est di Piazza Ghiberti, qualche anno fa rifatto e restaurato, è diventato Largo Annigoni. In fondo alla piazza c'è il complesso di edifici che ospita proprio "La Nazione", dai quali è impossibile non vedere questi cartelloni con una frase di Pier Paolo Pasolini, fatti fare dall'Assessorato alla Cultura. A chi non l'avesse mai vista -non una grande perdita- va spiegato che "La Nazione" è specializzata in fascismo, soprattutto in quello più oleografico, e nella difesa d'ufficio della "civiltà" dei consumi.

Qui sotto invece si vede come l'attivismo politico abbia espresso venti metri più in là più o meno gli stessi concetti, tra l'altro con una spesa considerevolmente minore.
I muri di tutto l'"occidente" sono impestati da "tags" invadenti, ebeti e inutili; a Firenze, invece, si scopre spesso con piacere che la denuncia sociale non li ha ancora abbandonati. Un'altra delle tante cose che rendono unica la città toscana.


Delle nostre idee, sia su "La Nazione" che su Piazza Ghiberti, abbiamo già scritto da tempo. E' il caso di ripeterle brevemente.
La propaganda dell'"occidentalismo" fiorentino è talmente priva di cavalli di battaglia da essere costretta, letteralmente, ad inventariare le buche per le strade. Che sono colpa dei "comunisti", come tutti sanno.
Un altro dei suoi leitmotiv è dato dalla "contrarietà" ad una moschea a Firenze, laddove con moschea si intende un edificio chiaramente connotato e identificabile come riservato alla preghiera dei credenti. La posizione "occidentalista" sull'argomento viene veicolata con fotomontaggi raffazzonati e con asserzioni che coprono tutta la solita gamma compresa tra il puerile e l'ignorante passando dal diffamatorio.
Non stando con Oriana, sosteniamo con convinzione che non soltanto una moschea vera e propria debba essere costruita, ma che si debba farlo con fondi pubblici esplicitamente sottratti ai capitoli di spesa più amati dalla propaganda (la sicurezza, le fozzedellòddine), in forme architettoniche degne della città di Firenze -come fu fatto a suo tempo per la sinagoga- e con materiali di alto pregio.
Proprio il lato est di piazza Ghiberti potrebbe rappresentare una buona collocazione, per un edificio sicuramente ricettacolo di attività più elevate di quelle che si svolgono oggi nello stesso luogo nei palazzoni anni '60 attualmente esistenti...

domenica 5 aprile 2009

Giovanni Galli e gli "occidentalisti" fiorentini


Il giugno 2009 è segnato da una scadenza elettorale fondamentale per il controllo delle stanze dei bottoni toscane. L'elettorato toscano, incredibilmente, vanifica ad ogni votazione quindici anni di martellante propaganda "occidentalista" ostinandosi a votare per partiti e per individui bollati ora come terroristi, ora come corrotti, ora come nullità da un coro gazzettiero assolutamente degno della penisola italiana e dei sudditi che vi bivaccano, ma per fortuna fino ad oggi inefficace contro la realtà sociale e politica toscana.
L'areale politico "occidentalista" è rappresentato a Firenze come altrove da un aggregato di guitti, piccini, ignorantelli, buoni a nulla, cianciatori, maneggioni, amici degli amici, scarti di anticamera, yes men, falliti, elegantoni, piazzisti, marmaglia da stadio, culturame spicciolo e mentitori di professione. In città nessuno che abbia un minimo di rispetto di sé tiene a sciorinare il proprio sostegno per questi soggetti, nonostante godano di un appoggio mediatico assoluto. Per non ripetere la Waterloo della scorsa tornata amministrativa, dopo la quale il candidato Domenico Valentino sfanculò tutta la baracca e passò armi e bagagli alla maggioranza, a questo giro occorreva almeno trovare una persona rispettabile, che assolvesse almeno al compito di conferire profumo di fragola ad uno sformato di sterco.
Questa persona rispettabile è stata reclutata dal padrone in due minuti e spedita a Firenze carica delle solite parole d'ordine e dell'appoggio indiscusso di tutti i cacciastronzate mediatici su cui si potessero mettere le mani.
La città di Firenze è amministrata bene, è eccezionalmente vivibile e molto ben tenuta, come può verificare chiunque abbia una pratica del mondo che vada appena oltre quel mogliaccàsa figliascuòla e il resto tuttolavoro che è l'unica condotta di vita scevra dall'essere apertamente considerata con sospetto dai mass media. Eppure ogni giorno la stampa -e la televisione, dicono, ma su questo non possiamo dare conferme dal momento che ci guardiamo bene dall'averci a che fare- sciorina senza alcuna vergogna menzogne gratuite e ripetute sulle condizioni della città, secondo un modus agendi talmente tipico del mestiere che George Ivanovic Gurdjieff poteva già denunciarlo ai suoi tempi ed in un contesto geografico molto diverso.
L'abitudine e la costanza in questo modo di comportarsi uniscono ormai in modo insolubile l'autoreferenzialità del mass media e quella dei politicanti da poltrona. Sono arrivate al punto che un editorialista del Corriere Fiorentino, commentando l'esito delle elezioni universitarie, si chiedeva pressappoco "come diavolo hanno fatto i comunisti a vincere le elezioni universitarie nonostante il fango che gettiamo loro addosso un giorno sì e l'altro pure?".
In questa primavera del 2009 le redazioni sono al servizio di Giovanni Galli.
Giovanni Galli ha fatto, in epoche remote e dimenticate, il palloniere nella squadra di pallone più ricca ed importante della città. In questa sede il rivoltante mondo del pallone, autentica sentina di bassezze e perfetto specchio del putridume "occidentale" e dei suoi "valori", purtroppo esportati con devastante successo anche in realtà sociali normali, è già stato oggetto di svariate e documentate invettive. In teoria, e nei calcoli di chi lo ha paracadutato a Firenze, il passato pallonistico di Giovanni Galli dovrebbe assicurargli il fondamentale sostegno dai pallonari fiorentini. I pochi pallonari ai quali abbiamo chiesto un parere sulla faccenda si sono però espressi in modo recisamente opposto a quello sperato dai politici, adducendo motivi di carattere vario ma tutti afferenti al litigioso mondo della palloneria; la sostanza, pare di capire, è che non sanno cosa ci faccia -e cosa voglia- a Firenze "un pisano che tifa per il Milan".
Un simile approccio, scevro da sondaggi truccati e da porcate da redazione, unito al cianciare da pescivendole della stampa cittadina (con titoli del tipo "Io di Renzi me ne frego", laddove Renzi è uno degli avversari elettorali) conferma l'idea di massima che ci siamo fatti sul Piddì con la elle fiorentino, che va inteso e considerato come una conventicola piagata dalla malafede e dall'incompetenza, che deve la propria visibilità ad una campagna mediatica perenne e parossistica sostanzalmente fondata sulla menzogna e sulla denigrazione e che Giovanni Galli ha ricevuto l'ordine esplicito di rendere presentabile.
La campagna elettorale è però campagna elettorale, e prevede nel caso del partitame "occidentalista" la ripetizione ecoica dei concetti di degrado, degrado, degrado, degrado e degrado uniti a quelli di sicurezza, sicurezza, sicurezza, sicurezza e sicurezza. Noi ricordiamo molto bene i tempi in cui in città ogni giorno centinaia di tossicodipendenti si svegliavano al mattino chiedendosi alle spalle di chi avrebbero arraffato i quattrini per la dose quotidiana senza che la cosa venisse considerata emergenziale da nessuno. In una Firenze in cui i fatti di sangue sono in caduta libera da anni e dove una rissa in centro dà lavoro ai cialtroni di piazza Ghiberti per tre giorni di séguito, parole d'ordine come queste trasformano istantaneamente in un alieno qualunque politico.
Anche perché un paragone statistico con le città feudo del piddì con la elle non torna a loro favore sotto nessuno dei due profili. Tutt'altro.
Prendiamo come esempio il solo caso milanese. La stronzaggine meneghina, parte autentica del genius loci ben incarnata dalle giunte al potere da vent'anni, autorizza esplicitamente il potere politico ad accanirsi contro i poveri e contro chiunque venga percepito come un avversario nel saccheggio incessante della pubblica greppia. La qualità della vita, le condizioni sociali, umane e di decoro urbano della capitale morale della penisola italiana -titolo meritatissimo- sono qualche cosa da occultare in silenzio in mezzo al generale montare della povertà diffusa, visibile ed evidente: chi vi si reca per lavoro -difficile pensare di andarci per qualche altro motivo- ne ricava un'impressione sgomentevole fatta di isolamento sociale e di incentivazione all'egoismo ebete, ai quali un certo numero di autoctoni cerca di sottrarsi gettandosi in un volontariato tanto indispensabile nella sua funzione sociale quanto mal ringraziato da una torma di politicanti dal ricatto pronto; l'impressione è che il consenso politico dell'amministrazione si regga dunque sul continuo lavorìo di demonizzazione dell'Altro operato dai mass media.
Lo stesso lavorìo incessantemente all'opera anche a Firenze, del quale Giovanni Galli ha cominciato a ripetere le parole d'ordine, che sono poche e si imparano alla svelta. Oltre ai due concetti su citati e ad un generico facite ammuìna fitto di idee irrealizzabili e pettegolezzi di tutte le sorte, la propaganda elettorale "occidentalista" prevede la delegittimazione sistematica degli avversari politici, secondo i dettami di quella propaganda totalitaria che questa ciurma dice di disprezzare tanto. In parole povere, il minimo che possa capitare a chi non si riconosce nella gang di laudatori delle guerre d'aggressione statunitensi e negli inutili e vergognosi macelli perpetrati dai sionisti è quello di non essere mai presentato come un legittimo rappresentante istituzionale o come un eletto dal popolo, ma sempre e in ogni modo come un usurpatore. Nella corsa a chi scalda più poltrone non sono ammessi concorrenti.
La stessa delegittimazione colpisce ovviamente il corpo elettorale, cui vengono rivolti inviti perentori che fanno pensare ad un attento a te se non mi voti.
Se poi l'individuo da linciare a mezzo stampa ha, molto giustamente, un assoluto disprezzo per la politicanza istituzionale, si andrà a cercarne precedenti terroristici, laddove per terrorismo si intende qualunque comportamento umano non produca un reddito. Di qui i periodici, routinari e perentori "inviti alle dimissioni" di questo o di quell'altro, o l'ingolfamento della Corte dei Conti con pressanti richieste di minuziose verifiche di qualche nota spese. Su quanto sia costata la partecipazione alle guerre "occidentaliste" incondizionatamente approvate e pubblicizzate con orgoglio da questa marmaglia, non si hanno notizie precise.
Dall'arsenale vecchio ma sempre efficiente della propaganda totalitaria viene preso praticamente anche tutto il resto, tra cui la vecchia e comune abitudine di giocherellare con cifre prive di riscontri. Secondo i gazzettieri, tremila persone avrebbero assistito, al Palazzo dei Congressi, al comizio di presentazione in cui Giovanni Galli ha ripetuto la lezione che il padrone voleva che ripetesse. Bene. Un controllo rapidissimo sul sito di Firenze Fiera documenta che la capienza dell'auditorium del Palazzo dei Congressi è di 1000 (mille) persone, distribuite in 1500 (millecinquecento) metri quadri.
Non è che qualcuno ha mentito sapendo di mentire?
Ovviamente per una schiera di pennaioli che si è inventata un arsenale inesistente per giustificare una guerra d'aggressione non è certo un problema inventarsi duemila persone che non c'erano; quello che non si capisce è per quale motivo si dovrebbero affidare responsabilità politiche o amministrative ad elementi di questo genere o a chi trae vantaggio dal loro "lavoro".