martedì 31 marzo 2009

Giuseppe Englaro cittadino di Firenze


Il Consiglio comunale di Firenze ha deciso a maggioranza, per questioni sue proprie, di conferire la cittadinanza onoraria a un certo Giuseppe Englaro.
Giuseppe Englaro negli ultimi tempi è stato spesso oggetto di attenzione mediatica per una vicenda sul conto della quale si son sentiti in dovere di dire la propria squadroni di presunti -e spesso autoreferenziali- opinion leader. A questo si è unita la caterva di piccinerie e bassezze di cui questo signore è stato fatto bersaglio da parte della razzumaglia specializzata in linciaggi morali che fa puntuale la sua comparsa in questi casi.
Ottimi motivi perché in questa sede non si facesse fino ad oggi parola alcuna di tutta la questione.
La giornata in cui Englaro ha ricevuto il conferimento merita però considerazione, perché gli "occidentalisti" fiorentini, in buona parte probabili reduci dal fine settimana passato a Roma a fare da tappezzeria a Berlusconi insieme ai loro sodali di tutta la penisola, hanno approfittato dell'occasione per offrire ancora una volta pubblico spettacolo della propria consapevole, voluta e stigmatizzante bassezza.
Prima hanno consegnato a Giuseppe Englaro una lettera aperta in cui, tra prese di distanza e infantilismi di vario genere, statuiscono una "divisione" di Firenze sul conferimento della cittadinanza. E fin qui si rientra ancora nel campo del wishful thinking perché dal poco che abbiamo sentito dire in giro una simile divisione polarizzerebbe tutta Firenze da una parte, e il drappello di micropolitici "occidentalisti" dall'altra.
Poi hanno dato séguito a quanto preannunciato nella lettera aperta, abbandonando la sala del Consiglio mentre la claque messa in piedi da un certo Marco Cordone -che chissà che lavoro fa, per potersi permettere di esser lì a quell'ora del giorno- inneggiava alla "vita", guardata a vista dalla gendarmeria affinché i cittadini (a Firenze ancora ce ne sono, in un'epoca in cui mass media e politici ammettono solo la figura del suddito) non le riservassero trattamenti tanto giustificati quanto energici.
Bene: è il momento di ricordare ai nostri ventitré lettori che ad inneggiare alla vita e a frignare di "manovra propagandistica elettorale" è stato, ancora una volta, un aggregato di soggetti che di propaganda elettorale vive, letteralmente, e che ha appoggiato tutte le aggressioni statunitensi degli scorsi anni -e magari caldeggiandone altre, non bastando loro la devastazione dell'Iraq e dell'Afghanistan, non bastandogli la macelleria elettorale sionista- senza stare tanto a chiedersi quante Eluane siano state create da quei bombardamenti da diecimila metri che gasano tanto i bellimbusti in cravatta dei loro telegiornali, o dai cecchini dell'autonominato "esercito più etico del mondo".
Lo stesso aggregato tanto orgoglioso della "scrittrice" Fallaci.


domenica 29 marzo 2009

Bianca Maria Giocoli, via Maggio e la strana realtà degli "occidentalisti"


Il venticinque marzo Bianca Maria Giocoli ha presentato un comunicato stampa in cui descrive con puntiglio le condizioni di via Maggio, una strada centrale di Firenze che a sentir lei, si troverebbe in condizioni di "ordinario degrado" a causa di "sporco ovunque, brutta gente, transenne e impalcature perenni" di cui farebbero le spese le botteghe della zona, ai cui occupanti sarebbe invece vietato, a suon di multe, perfino di "dare una pulita al marciapiedi davanti al proprio negozio, perennemente infestato da rifiuti umani e animali".
Una denuncia del genere deve per forza avere qualche fondamento. Una domenica piovosa di fine marzo siamo dunque andati a dare un'occhiatina a via Maggio, che peraltro non entra nelle nostre frequentazioni abituali perché il lavoro da pendolari cui ci costringe la necessità di reperire di che mangiare almeno un paio di volte al giorno ci porta solitamente da tutt'altre parti.

La foto mostra una realtà dei fatti diametralmente opposta a quella lamentata da Bianca Maria Giocoli. I negozi di antiquariato che rappresentano la caratteristica peculiare della strada sono serviti da marciapiedi appena rifatti e perfettamente puliti; spicca la totale assenza di transenne e le due impalcature attualmente in piedi sono lì per il motivo, piuttosto buono, che sono in corso restauri di palazzi. La The Diocese in Europe Board of Finance, ad esempio, sta facendo restaurare l'edificio della Church of St. Mark's of Florence di cui detiene la proprietà, come spiegato sul pannello con le indicazioni prescritte, ben visibile nel cantiere.
Perfino il numero di scritte murali è qui nettamente inferiore alla media abituale delle città "occidentali". In effetti i repellenti tags di scuola yankee, diffusi ovunque come una lebbra a testimoniare a livello planetario l'afasia ebete di una (de)generazione di imbrattamuri, fanno non poco rimpiangere i tempi in cui si facevano scritte che avevano significati molto battaglieri e molto precisi.
I negozi di via Maggio, visti gli articoli che trattano, hanno un'utenza che può permettersi acquisti eccezionalmente costosi anche in un'epoca in cui non da oggi, ma da molti anni si assiste ad un impoverimento generale che sembra inarrestabile. Un'utenza con cui verosimilmente Bianca Maria Giocoli si identifica ed i cui difensori d'ufficio passano le giornate denunciando la presenza di "brutta gente" -un'espressione che compendia il crescente e cospicuo numero di individui che lavorano sul serio- sostanzialmente colpevole di esistere e di svilire con la propria presenza una realtà cittadina che si postula riservata a pochi e selezionati individui per i quali il criterio d'elezione è dato dal reddito percepito e dai comportamenti di spesa che sono in grado di esibire.
Il colpevole di tutto, dallo sporco ovunque che non c'è alle transenne che non ci sono, è ovviamente l'amministrazione comunale. Certo, se gli impiegati di Palazzo Vecchio accogliessero a colpi d'archibugio tutti quelli che chiedono una concessione edilizia, diminuirebbe almeno il numero delle impalcature: sarebbe già qualcosa ed effettivamente è strano che nessuno ci abbia ancora pensato.
Dopo aver tracciato una realtà che non esiste secondo una prassi comunicativa consolidata ed incurante perfino del senso del ridicolo, Bianca Maria Giocoli tira fuori l'autentico pretesto di tutta l'operazione, verosimilmente destinata a finire nella caldaia traboccante del piagnisteo elettorale permanente del piddì con la elle: l'auspicio che alle elezioni amministrative i commercianti e i residenti di via Maggio impongano "finalmente una svolta vera alla città premiando chi la ama veramente".
Ad "amare veramente" Firenze il padrone ha fatto piombare in città un tizio che viene diritto da quella gigantesca fogna che è il mondo del pallonismo mediatico -un mondo per il quale non ci sono odio, schifo e disprezzo che bastino- e che da qualche giorno è a ciarlare di ordine, disciplina e sicurezza in una realtà urbana già pullulante di telecamere e gendarmi.


sabato 28 marzo 2009

Firenze: la Lega Nord sporca la zona delle Cure



Siamo purtroppo venuti a conoscenza con osceno ritardo della comparsata elettorale della Lega Nord in zona Cure, a Firenze.
Si può ipotizzare, con argomenti piuttosto fondati, che la straordinaria mobilitazione di piazza -i soliti quattro minus habentes con gazebo, condita da un lunare NO MOSCHEA- sia stata messa in piedi in due minuti perché a Firenze nessuno ha voluto sporcarsi le mani a firmare per garantire a questa gang di "occidentalisti" d'accatto la possiblità di presentarsi alle elezioni amministrative; i tempi di presentazione non sono eterni e si vede che servivano le scorciatoie.
Naturalmente non esiste alcun elemento cognitivo, sul quale sia possibile una polarizzazione delle opinioni, che non veda le nostre istanze situarsi al polo opposto rispetto a quello espresso da questi tipici esponenti dell'"Occidente" contemporaneo. La foto qui sopra raffigura la celebre Sultanahmet Camii, la stessa che anonimi "occidentalisti" fiorentini fotomontarono anni fa accanto ad un'immagine di Santa Maria del Fiore, senza minimamente rendersi conto della bellezza insuperabile dell'abbinamento. Un modo per affermare, ancora una volta, che non soltanto la moschea a Firenze si deve fare, ma si deve fare con soldi pubblici esplicitamente decurtati dalle risorse per "sicurezza" e "fozzedellòddine", si deve realizzare in pieno centro (ideale il lato est di Piazza Ghiberti, previe estese demolizioni dei brutti edifici anni Sessanta che vi sorgono attualmente), con un progetto degno della città di Firenze e con materiali del più alto pregio possibile.


venerdì 27 marzo 2009

Giovanni Donzelli: "La sinistra prende tutto perché eravamo divisi"


Il risultato delle elezioni universitarie a Firenze si preannuncia poco entusiasmante sia per gli Studenti per le "libertà" che per Azione Universitaria. Perfino i "cattolici" di Lista Aperta sono riusciti a perdere tutte le posizioni conquistate due anni or sono.
Giovanni Donzelli, che di entusiasmo se ne intende, mette le mani avanti con un comunicato stampa sul sito del Comune di Firenze, dal cui contenuto par di capire che il primo atto delle giovani leve, nel nuovo Partito della Libertà di Essere Filosionisti nato proprio oggi, sarà un bel regolamento di conti tra capetti. Non è una novità: lontano da riflettori e telecamere è l'unica attività cui certa gente si dedichi in modo assiduo.
La frase più interessante, comunque, è quella riportata nel titolo di questo post. Come sarebbe a dire eravamo divisi? Giovanni Donzelli compie quest'anno 34 (trentaquattro) anni; cosa diavolo ci fa all'Università? Cosa gliene importa? Quindici anni non sono sufficienti a prenderne tre, di lauree?

giovedì 19 marzo 2009

Forza Italia giovani Firenze: delatori e servi sì, ma mediocri.


Poco tempo fa abbiamo avuto modo di additare al disprezzo dei nostri lettori l'aperto invito alla delazione diffuso a Firenze da Forza Italia Giovani.
Forza Italia Giovani è l'ectoplasmica e lunare organizzazione giovanile di uno dei partiti di governo, i cui unici sussulti di vitalità, venati da un servilismo inossidabile e da un'acriticità assolutamente ebete, si verificano soltanto sotto "elezioni": che siano universitarie, amministrative, politiche eccetera, non importa. I risultati della pensata di cui sopra non devono essere stati gran cosa perché a distanza di un mese abbondante non se n'è saputo assolutamente più nulla, e quando si ha a disposizione un'intera legione di pennaioli capaci di trasformare una discussione da bar in una crociata per la salvezza dell'"Occidente", significa che i risultati devono esser stati talmente prossimi allo zero dal non poter essere presentati in un'ottica utile neanche con tutto l'impegno dei professionisti -e delle professioniste, soprattutto- della ciarla stampata sui quali si fa conto.
Risalire la china, quando si è i lacché di un individuo di successo e come unica aspirazione nella vita si ha quella di sfangarla rimediando un cantuccio alla sua mensa, è un imperativo assoluto.
Il diciannove di marzo Forza Italia Giovani riciccia dunque fuori, distribuendo Coca Cola con motivazioni tra l'inconsistente ed il pedestre secondo uno script già collaudato anni fa, in un'occasione in cui detta Coca Cola andò a ruba senza che nessuno si disturbasse a ringraziarli.
Ora, l'invito alla delazione pare essersi risolto in un disastro: chissà che un po' di lattine non facciano il miracolo pagano di sottrarre gli elegantissimi fancazzisti di piazza Pier Vettori al pubblico ludibrio.
Ci consentano di dubitarne. Il loro padrone è un maestro nelle strategie di comunicazione mediatica e probabilmente troverebbe abbastanza da ridire su dei servi che, da un anno all'altro, non sanno inventarsi alcunché di nuovo neppure in questo senso. Ma torniamo alla questione fondamentale.
La globalizzazione -dogma a tutt'oggi intoccabile nonostante il pesantissimo intervento dello stato nelle economie nazionali avvenuto un po' dappertutto per rimediare agli sfracelli dei tie wearer idolatrati da questa razzumaglia- ha prodotto copie, cloni, versioni locali della bevanda yankee che sono spesso migliori dell'originale o che con esso sono a tutti gli effetti assolutamente intercambiabili.

La ZamZam Cola, prodotta nella Repubblica Islamica dell'Iran.

Di nostro gusto è in particolare, per gli stessi motivi ideologici stigmatizzati da Forza Italia Giovani e che noi invece diffondiamo con entusiasmo non foss'altro che per fargli un dispetto, la ZamZam Cola, prodotta dal 1979 nella Repubblica Islamica dell'Iran da ZamZam Group.
ZamZam Group produce bevande analcooliche di buona qualità e già da anni ha fatto tesoro della pratica "occidentale" del marketing d'assalto.
ZamZam Group commercializza in oltre venti paesi: chi volesse provare a contattarlo si rivolga all'agente per l'Europa Oceanus Belgium, Meistraat 25 Box 32, 2000 Antwerp (Belgium) +324944516181 +324944516181 +322434516181 abdulmohsen@oceanus.be
In considerazione di tutto questo, ed anche di altri fattori non secondari tipo il fatto che bere o meno 'sta roba non è certo questione di vita o di morte, pestare i piedini per avere in mensa la versione yankee di un qualcosa che è ormai prodotto ovunque può richiamare alla mente qualunque cosa (tipo l'agire non gratis, ed in nome di interessi economici ben precisi) meno che l'indipendenza di giudizio o la libertà di scelta.
Ah, intanto che la pattuglia forzaiola dava via lattine, un certo Renato Brunetta statuiva che gli studenti della cosiddetta "Onda" altro non sono che guerriglieri. Strano che non gli abbia dato di terroristi: probabile che si sia sbagliato. Ma occorre essere positivi ed il nostro auspicio è che gli attivisti dell'"Onda" colgano il lato costruttivo di questa affermazione, ovverosia l'invito a fare per lo meno un po' più sul serio.


lunedì 9 marzo 2009

Enrico Bosi: chi è sano e chi è marcio lo decido io!


Enrico Bosi è un consigliere comunale fiorentino del piddì con la elle che nel corso degli anni si è più volte esibito in panegirici "occidentalisti". Il nove marzo ha chiamato a raccolta "tutte le istituzioni" alla cerimonia "per ricollocare la targa di Oriana Fallaci".
Con un gesto che fu accolto dal più corale dei chissenefrega, qualcuno fece sparire a fine gennaio il piastrone che dedicava ad Oriana Fallaci la sala stampa della Provincia di Firenze; un episodio cui dedicammo un post piuttosto perentorio.
Di solito si assume che un comunicato stampa venga preso in considerazione da giornalisti e redattori e che, sperabilmente, raggiunga un pubblico piuttosto vasto. Il fatto che Enrico Bosi, in quest'occasione, indirizzi la sua esortazione esclusivamente ai rappresentanti istituzionali è un buon indizio dell'autoreferenzialità della classe politica. In effetti, del fatto che Oriana sia senza targa da allora non importa nulla a nessuno, tranne che a coloro che scaldano la poltrona che scaldano grazie al consenso elettorale costruito anche grazie alla sua "opera".
Il 25 gennaio si svolse qualcosa di analogo davanti alla sinagoga di via Farini; qualche giorno avanti qualcuno aveva messo una bomboletta di gas -o qualcosa del genere- sulla porta del Beit Chabad, ma i giornali strillarono di "attentato alla sinagoga", con ancora meno aderenza al reale di quella che mostrano quando cianciano di "scontro" o di "rottura" o di "bufera" tutte le volte che qualche politico alza un momentino la voce. E' interessante notare che l'episodio è finito nel dimenticatoio in meno di una settimana, lasciando qualche strascico solo sul non infallibile "ilFirenze", che avanzò ipotesi meno luogocomuniste del consueto sui possibili autori del gesto.
Tutti dettagli irrilevanti per Enrico Bosi, il quale statuisce che la manifestazione del 25 gennaio, anch'essa di un'autoreferenzialità pressoché assoluta, "ha riconciliato la parte sana della città con la comunità ebraica". Per il Bosi la "parte sana" della città era tutta in via Farini quel giorno di fine gennaio; tutti gli altri si rassegnino ad esser declassati a feccia.
Enrico Bosi gloria Oriana Fallaci "da sempre amica di Israele e nemica di tutti i totalitarismi e fondamentalismi"; la lettura di un qualunque reportage da Gaza gli avrebbe evitato, una volta tanto, di esibire un ossimoro così infelice; comunque, visto che c'è, potrebbe rilasciare un comunicato stampa in cui, con parole sue, spiega in che modo si può essere "amici" di uno stato che scatena guerre elettorali, pratica un apartheid di fatto ed impedisce ai partiti non sionisti di presentarsi alle elezioni ed al tempo stesso considerarsi "nemici" dei totalitarismi. La cosa effettivamente non è impossible: basta saper tenere il piede in due scarpe, cosa che rappresenta peraltro una competenza indispensabile per chiunque abbia intenzione di dedicarsi all'elettorato attivo.
Secondo Enrico Bosi "E' l'ora di far cessare le discriminazioni e di riconciliare la città intera con una sua grande figlia". L'indifferenza con cui Firenze ha accolto la dipartita della "scrittrice" è stata pressoché totale. Un'indifferenza che ha avuto ed ha a tutt'oggi la nostra approvazione.
A nostro parere, dunque, la città intera può benissimo continuare ad ignorare un individuo che, oltre a tutto il resto, le ha rivolto incessantemente i peggiori appellativi mentre si atteggiava ad esule incompreso.
In certi comportamenti c'è poco da comprendere, e molto da schernire e da isolare.

sabato 7 marzo 2009

Le armi dell'"Occidente": l'incultura e la delazione


Il signor Giancarlo Matta ha avuto l'idea di inviarci quanto segue, esonerandolo esplicitamente dal "segreto epistolare".
Un Giancarlo Matta, stando a Google e fatte salve sempre possibili omonimie, si rintraccia ora come "libero professionista" ora come impegnato -con incarichi vari, da "direttore dell'ufficio condono edilizio" a "direttore della U.O. 5 del Dip. VI del Comune di Roma"- nel settore della pubblica amministrazione. In quasi tutti i riscontri forniti dal motore di ricerca viene indicato come "Ing. Giancarlo Matta", ossia come qualcuno che ha studiato -e non poco-, che ha superato un esame di laurea ed un altro esame per l'iscrizione all'albo professionale.
In sostanza è legittimo pensare a Giancarlo Matta come a qualcuno che ha strumenti e competenze che possono metterlo abbondantemente in grado di trovare per il proprio tempo libero impieghi molto più costruttivi che non il preoccuparsi per la sorte di un affabulatore strapagato. Il che rafforza la sensazione di trovarsi di fronte ad un omonimo, al quale facciamo un po' di contraddittorio coi nostri pur scarsi mezzi, nella convinzione che un "Occidente" che abbia tra le proprie file difensori come questi, possa benissimo fare a meno dei nemici.


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MANIFESTO - APPELLO di RESISTENZA e OPPOSIZIONE alla ISLAMIZZAZIONE FORZATA d’ITALlA

Ah, è in corso un processo di "islamizzazione forzata"? Non ce ne eravamo accorti, pensavamo piuttosto fosse in corso qualcosa di esattamente contrario, e non da oggi!


Anche in Italia si vanno diffondendo contatti informativi tra liberi cittadini giustamente preoccupati e spesso indignati per situazioni critiche derivanti dalla presenza crescente di persone, per lo più provenienti da altri Paesi, che nella loro scala di valori antepongono pregiudizialmente la loro religione alle prescritte Norme civili evidentemente prioritarie in una Società libera e moderna come la nostra.

Nella città di Firenze, effettivamente, il comportamento degli extracomunitari ha dato non pochi problemi nei mesi scorsi; extracomunitari di origine statunitense e protestante, specialmente donne giovani, hanno dato -e per quanto ci è dato sapere continuano a dare- indecoroso spettacolo di pubblica ebbrezza collettiva nei quartieri più centrali della città.
Si sono levate anche alcune lamentele nella zona di via de'Pilastri: sembra che certi venerdi sera i simpatizzanti del Beit Chabad celebrino la sacralità dello shabbàt che comincia in modo particolarmente chiassoso.


La polemica politica non ci interessa; noi dobbiamo difendere i principi che sappiamo giusti:
libertà, eguaglianza di diritto, stato laico, democrazia, indipendenza nazionale, progresso, rispetto della vita e del genere umano nel suo insieme di uomini, donne, giovani, vecchi.

A nostro parere, agli stesori dell'appello la "polemica politica" interessa eccome, ma andiamo avanti.
Interessante è il riferimento ad una lunga serie di concetti astratti, frutto per lo più di elaborazioni giuridiche o "etiche", assurti al ruolo di principi fondanti e indiscutibli.
Chissà cosa pensano le rom accusate gratis per anni ed anni ed anni di aver rapito dei bambini dell'"uguaglianza del diritto".
Vogliamo parlare dell'"indipendenza nazionale" davanti al volere dell'amministrazione statunitense? O preferiamo soffermarci sul "rispetto della vita e del genere umano" ostentato in ogni discorso da un sudditame forcaiolo e deafferentato?


Poi, ciascuno di noi nel proprio ambito locale potrà sostenere la propria specifica idea politica. Pur con le rispettive differenze, ora dobbiamo comprendere quale è la nostra priorità comune e pertanto difendere i nostri inalienabili principi, respingendo fermamente le suggestioni relativiste create da traditori che cercano di indurre sensi di colpa nei leali sostenitori della Civiltà Occidentale. Solo così saremo una forza ferma e diffusa a difesa della nostra CIVILTÀ, non pochi sparuti gruppetti di idealisti illusi dispersi in una Europa declinante, nella quale già marciano affiancati per conquistare fraudolentemente il potere i degenerati comunisti locali e i barbari integralisti islamici di importazione.

Compitino per i lettori: cercando se possibile di non ridere, definire quella "civiltà occidentale" di cui gli stesori dell'appello si autoincoronano "difensori". Unici, si presume.
Con questo paragrafo comincia la parte del comunicato più rivelatrice e più attinente alla vasta produzione mediatica che fa capo al complotto islamonazicomunista eterogay fatto di oscure potenze in agguato e altri arnesi da delirio a contenuto persecutorio. Roba per cui non varrebbe affatto la pena di scomodarsi, se il suo circolare mediatico non avesse validamente contribuito all'ulteriore decorticazione dei sudditi dello stato che occupa la penisola italiana ed all'edificazione del ributtante clima sociale col quale si deve combattere ogni giorno.


Non abbiamo percorso secoli di lavoro, fatiche, confronti, lotte, sofferenze, con esiti -dopo tutto- di progresso etico, civile e sociale mai eguagliati nella Storia, per accettare di vedere domani morire la Libertà nella nostra terra dove essa è nata, a causa della degenerazione di pochi nostri concittadini e della aggressione di stranieri non molto più numerosi e malintenzionati di loro.

Dobbiamo fare molta attenzione, allora: nella penisola italiana opera costantemente -ed ovviamente nell'ombra- una minoranza di malintenzionati "degenerati" in combutta con un nebuloso ed inafferrabile drappello di stranieri. Il DSM-IV sta qui sullo scaffale, a qualche palmo da un buon numero di nefandi testi sacri dell'"occidentalismo" contemporaneo, ma cerchiamo di arrivare in fondo a questa lettura lasciandolo dove sta; è impresa difficile ma non impossibile.


Il Nostro Presente e il nostro Futuro devono restare nelle Nostre mani, non permetteremo ad alcuno di minacciarne o di ostacolarne il positivo progredire.

Si statuisce il "positivo progredire" dell' "Occidente". Il senso critico ed il dubbio, qualunque senso critico e qualunque dubbio, sono roba da mangiare, d'accordo.


Pur essendo ovvio che in Italia si è - e si deve essere - innanzitutto Soggetti con doveri e diritti esclusivamente in base alla Costituzione, al Codice Civile e al Codice Penale, e poi alle varie Leggi, accade, da parte di certe persone o gruppi, che si rivendichino in nome, anzi col pretesto, della libertà religiosa, diritti e discriminazioni incompatibili col nostro Ordinamento e -cosa ancor più grave e inaccettabile- accade che coloro trovino talvolta illecitamente soddisfatte le loro pretese presso talune Autorità nostrane di vario rango.

Il paragrafo qui sopra descrive alla perfezione pretese e comportamenti "occidentalisti". Nel corso degli ultimi anni non c'è stato capriccio lobbystico che non abbia trovato eco mediatica e spesso soddisfazione politica.
Si vada a chiedere al "rumeno", all'"albanese", a chiunque si trovi volta per volta incarnare il ruolo di spauracchio mediatico da additare ai sudditi perché sappiano a chi dar la colpa del fatto che non si arriva in fondo al mese, con quale rispetto per l'"ordinamento giuridico" vengano abitualmente trattati.


Lungi dal promuovere la "integrazione" oltre a creare serissimi problemi pratici e inaccettabili discriminazioni pubbliche, questi temi sono vere e proprie "bombe a orologeria" sociali e, se male risolti, creano solo "disintegrazione" : non reagire con la massima severità oggi contro certe illegittime pretese e/o abusi (e non contrastare con altrettanta o maggiore durezza certe nostre Autorità che li tollerano o incoraggiano), può causare domani degenerazioni praticamente irreversibili con esiti disastrosi sulla nostra Società e sulla nostra libertà.

A questo paragrafo -sulla serietà di problemi e discriminazioni statuiscono gli "occidentalisti" diffusori di pubblici appelli, parrebbe di capire- segue una lunga lista di comportamenti e di preferenze assortite, che non sapremmo dire se del tutto o solo in parte entro i limiti del lecito: una categorizzazione simile è l'ultima delle nostre preoccupazioni perché non facciamo né i secondini né i giudici e non siamo dunque autorizzati, e tanto meno interessati, ad esprimerci in materia. Non facciamo neppure i delatori perché siamo rimasti affezionati ad un'epoca in cui le spie, invece che essere corteggiate dai media e dalla politica istituzionale, facevano in genere una fine orribile.
Sappiamo per certo che nessuno dei comportamenti elencati con tanto puntiglio ci ha mai causato alcun problema, al contrario della costellazione di comportamenti ebeti, molesti, distruttivi, dalla stupidità e dalla cattiveria assolutamente gratuite di cui l'"occidentalismo" fornisce incessanti ed onnipresenti esempi.


Desideriamo segnalarLe alcuni argomenti e aspetti correlati alla pratica di certe religioni, che, solo apparentemente secondari, implicano invece pesanti conseguenze nella nostra normale vita sociale, e sopratutto, sono di fatto sempre in contrasto con le nostre Leggi civili e penali.

Curiosamente la lunga serie di luoghi comuni elencati -perché di luoghi comuni si tratta, e del tipo più autenticamente figlio di quella stupefacente incultura in cui gli "occidentalisti" sguazzano perfettamente a loro agio- farebbe pensare ad una religione in particolare, piuttosto che a "certe religioni" in generale. Lasciamo qui l'elenco, a ludibrio, aggiungendo qua e là qualche punzecchiatura del tipo più perfido. Il tempo è poco e stare a puntualizzare su roba del genere, per le ragioni che abbiamo fin qui esposto, ne rappresenta più uno spreco che un impiego.


= la pretesa dell'uso riservato / separato di piscine, palestre o spiagge pubbliche
= la pretesa di avere la fotografia a capo e volto parzialmente coperto sui propri documenti Identificativi
= la pretesa di essere visitati / curati da personale dello stesso sesso negli ospedali pubblici
= il rifiuto di avere insegnanti di sesso femminile per i figli maschi, in scuole pubbliche
= la pretesa di consentire che certe persone circolino a volto coperto
= la pretesa di avere cimiteri separati e autonomi
= la pretesa di macellare animali in modi e per scopi rituali, al di fuori di ogni regola veterinaria, igienica e umanitaria (niente carne kosher?)
= il rifiuto della monogamia, la pratica della poligamia
= la pretesa di circolare armati giustificata da usanze religiose
= la richiesta di depenalizzare, consentire, persino agevolare, mutilazioni rituali - religiose (Milà fuorilegge! Milà fuorilegge!)
= il rifiuto di mandare i minori residenti alle scuole italiane d’obbligo
= la pretesa di esonero dall'uso del casco antinfortunistico viaggiando in moto, col pretesto di dover indossare sempre un turbante per uso religioso
= la pretesa alimentazione di tutti i minori nelle scuole pubbliche in base a unilaterali ricette e cibi condizionati da particolari usanze religiose estranee all’Italia (niente gefillte fish alla mensa scolastica. Pazienza...)
= ... eccetera ...

Ecco, bravi, eccetera.


Che progresso rappresenterebbe per noi tornare alle discriminazioni religiose?

Non rappresenterebbe alcun progresso, d'accordo: allora perché darsi tanto da fare perché la discriminazione religiosa diventi una pratica corrente?


magari dominati da una teocrazia gretta, primitiva, violenta, alla quale forse già si ispirò l'ideologia nazi - fascista e che non è molto diversa dalla tirannia comunista, entrambe responsabili di tragedie spaventose; tutto questo corrisponde esattamente a ciò che combattiamo; così come vogliamo combattere certe nostre Autorità troppo propense a concedere indebiti favori a dei prepotenti violando le nostre leggi con la scusa di rispettare delle religioni.

L'incultura assoluta che traspare da queste tre righe di testo è semplicemente entusiasmante. Tra un "combattimento" e l'altro, gli stesori di questo appello potrebbero prendere un autobus per Falluja e andare a verificare di persona i risultati dei loro sforzi!


Stiamo osservando la situazione relativa agli atteggiamenti praticati da parte di Autorità e di Pubbliche Amministrazioni del nostro Stato verso i Mussulmani e anche verso gli appartenenti a un'altra religione parimenti estranea alla nostra collettività nazionale: quella dei Sikh .

Nessun "mussulmano" e nessun "Sikh" ci ha mai procurato alcun problema di alcun genere. In considerazione del fatto che si tratta di solito di ottimi lavoratori -questo lo sa per esperienza personale qualunque paròn di fabrichèta- è probabile e francamente sperabile che possano procurarne a chi si intenderebbe di considerarli braccia invece che persone.


Se Le risulta, o Le risulterà, che qualsivoglia Autorità o Amministrazione Pubblica italiana abbia tollerato, consentito, o addirittura incoraggiato situazioni come quelle sopra indicate o altre concettualmente analoghe, La prego vivamente di informarci con sollecitudine .

Un invito alla delazione che ci guarderemo bene dall'accogliere.
Davvero nello stato che occupa la penisola italiana esisterebbero individui capaci di presentarsi ad una stazione della gendarmeria con l'intento di denunciare qualcuno perché indossa un turbante o perché preferisce non mangiare maiale?


Da Cittadini Liberi, potremo svergognare senza pietà innanzi alla pubblica opinione e denunciare alla Magistratura ogni situazione del genere, per ristabilire la legalità e cercare di fare pagare ai responsabili ( e ai favoreggiatori ) di tali abusi e discriminazioni che in non pochi casi sono veri e propri reati o atti che ne agevolano poi il compimento, un carissimo prezzo amministrativo, giudiziario, e poi anche politico (beninteso, solo applicando rigorosamente le Leggi d’Italia)

Nessuno mette in dubbio che la propensione alla delazione e l'assenza di pietà siano fra i tratti fondamentali degli stesori di questo "appello". Che all'assenza di pietà accompagnano, per quanto è dato concludere dagli elementi qui disponibili, una per lo meno pari assenza di competenza.
Si noti il pressante riferimento alla "sola applicazione rigorosa" delle leggi: sembra un mettere le mani avanti in anticipo, caso mai qualcuno dei lettori del testo decidesse in proprio di procedere con altri sistemi.


Spero non considererà questo Messaggio troppo prolisso, forma che peraltro complessità e delicatezza dell’argomento in parte richiedono; La invito a rifletterci e a guardarsi attorno .

Invito accolto, con i risultati che qui si vanno esponendo.


Si tratta di Noi, dei Nostri Familiari, del Nostro Paese, del Nostro futuro .

Perfettamente d'accordo: proprio in nome del "Nostro futuro" è bene che iniziative di questo genere siano accolte dalla franca disistima e dall'aperto disaccordo che meritano.


Dato che l’argomento è, con ogni evidenza, di pubblico interesse, questo Messaggio è esonerato dal rispetto del Segreto Epistolare .

Abbiamo oltremodo apprezzato questa precisazione, con i risultati che qui si vedono.


Nella attesa di Suo comunque gradito riscontro, La saluto cordialmente.

Ricambiamo i saluti anche se abbiamo motivo di pensare che il riscontro, ancorché indubitabile, difficilmente vi resterà gradito.


venerdì 6 marzo 2009

Durban 2: se l'antisemitismo non c'è, si può comunque inventarlo!


L'ONU ha organizzato per aprile 2009 a Ginevra quattro giornate di studio intitolate Durban Review Conference. La conferenza ha il dichiarato scopo di "valutare i progressi fatti nei confronti degli obiettivi fissati nella conferenza mondiale contro il razzismo, le discriminazioni razziali, la xenofobia ed i fenomeni di intolleranza correlati tenutasi a Durban, in Sud Africa, nel 2001".
La conferenza ginevrina ha un sito proprio in cui vengono presentati i pregressi, le risoluzioni, i processi preparatori, gli assunti, i contributi presentati dalle organizzazioni non governative ed altri documenti inerenti la questione. Tra i documenti presentati se ne trova uno che deplora chiaramente gli intenti e gli assunti antisionisti palesati nel 2001 da alcune organizzazioni non governative, che dettero tra l'altro vita ad una conferenza parallela a quella ufficiale.
Invece cosa scrive la stampa "occidentale"?
Scrive cose come questa:

ONU: BOZZA DURBAN 2 ACCUSA ISRAELE DI CRIMINI CONTRO UMANITA' E APARTHEID
Stato ebraico, USA e Canada hanno già deciso boicottaggio conferenza su razzismo

ultimo aggiornamento: 03 marzo, ore 13:19
Gerusalemme, 3 mar. (Adnkronos) - La bozza del testo finale della conferenza Onu sul razzismo, che si terra' il mese prossimo a Ginevra, contiene accuse durissime contro Israele. La politica israeliana nei territori palestinesi, si legge nel testo anticipato oggi sul sito di Haaretz, costituisce "una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l'umanita' e una forma contemporanea di apartheid".
(ADN Kronos)

Si noti: a sentire la ADN Kronos, Haaretz riesce ad anticipare un "testo finale" più di un mese prima dell'inizio della conferenza incaricata di stilarlo. O siamo davanti ad un caso di preveggenza di cui non s'è mai visto l'uguale, o siamo davanti all'inizio di una campagna di denigrazione.
Un'ora circa passata a far ricerche su Google ("durban geneva", "durban israel apartheid"...) testimonia che gli ambienti sionisti hanno puntato i riflettori sull'occasione mediatica rappresentata dalla cosiddetta "Durban 2" da almeno un anno; al di là di questo le prove documentali miserrime -non si trova un link alle famigerate "bozze" intrise di antisemitismo neanche a cercarlo con estrema pazienza, né tantomeno si trova qualcosa di simile sul sito ufficiale della conferenza- fanno ipotizzare di essere in presenza di una campagna denigratoria preordinata, che sarebbe scattata in ogni caso con la stessa automaticità con cui Ahmadinejad viene tacciato di antisemitismo anche quando fa gli auguri di Natale.
Dopo le due righe di agenzia su riportate, infatti, giornali stracolmi, politicanti furenti e sionisti di complemento con la penna al vetriolo: lo stato che occupa la penisola italiana annuncia ubbidiente il suo ritiro dalla conferenza, ovviamente non imitato da partner europei ancora in grado di fingere un minimo di dignità.
Le apprensioni sioniste hanno cause precise e identificabili.E i media "occidentalisti" giocano d'anticipo, tentando di rimediare ad un guaio da loro stessi combinato.
La copertura mediatica della conferenza di Durban nel 2001 non si svolse infatti secondo le modalità sperate e portò ad esiti propagandistici molto negativi per il sionismo e per l'"occidentalismo" in generale; è probabile che all'epoca i media avessero ben altre priorità -tipo il tacciare di "terrorismo" chiunque dissentisse dalle oscenità statunitensi- che non l'occuparsi di una conferenza organizzata da quelle Nazioni Unite che l'AmeriKKKa stava apprestandosi a calpestare; la copertura mediatica dell'avvenimento ebbe al contrario ampio spazio in paesi "occidentalisticamente" invisi, dalla Siria alla Repubblica Islamica dell'Iran, i cui media, molto giustamente, fornirono al loro pubblico una visione assai poco edulcorata dell'ideologia sionista e dell'entità statuale che si rifà ad essa.
Gli otto anni trascorsi hanno, ovviamente, peggiorato le cose. La guerra elettorale a Gaza è solo l'ultimo sciagurato capitolo di una catena di azzardi demenziali e di capolavori di idiozia geopolitica messi a segno da un "Occidente" assolutamente incapace di fronteggiare un mondo già irriconoscibile rispetto a quello uscito dalla fine della guerra fredda. Il ventunesimo secolo doveva essere, nelle intenzioni, un "secolo americano"; al momento attuale gli eventi stanno prendendo ben altra direzione e presentano un "occidente" impoverito e fondatamente preoccupato per il futuro, sicuramente senza più alcun titolo per considerarsi "superiore" a chicchessia. Per una classe politica sostanzialmente priva di controllo sull'economia globalizzata, ed il cui compito è sostanzialmente quello di additare mostri alla pubblica opinione e di indorare pillole amare per il tramite della propaganda, che qualcuno possa ricordare ancora una volta come "la più grande democrazia del Medio Oriente" indulga in rappresaglie di antica memoria o non ammetta partiti non sionisti alle consultazioni elettorali rappresenta dunque uno smacco da evitare, se appena appena possibile.


lunedì 2 marzo 2009

Maurizio Gasparri: "E' ora di liberare Firenze dagli ebrei"


Il capoqualcosa degli scaldasedie del Piddì con la elle ha rilasciato oggi una dichiarazione molto chiara circa l'impegno del governo contro la criminalità ebraica, che da anni mina alle basi la convivenza civile nella città di Firenze.
Suona plausibile, vero? Avrebbe scatenato un putiferio diplomatico lungo almeno un mese.
Il titolo giornalettistico in oggetto esiste davvero, ed è stato pubblicato sull'edizione odierna de "La Nazione", ultrasecolare bollettino della pochezza occidentale edito a Firenze, nelle pagine della cronaca di Prato.
Nella versione originale, in effetti, è un po' diverso dal titolo di questo post, e recita "E' ora di liberare Prato dai cinesi".
I cinesi sono il capro espiatorio di una situazione economica e sociale di cui i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana non dovrebbero incolpare altri che loro stessi.
Una titolazione del genere permette innanzi tutto di concludere che la libertà di linciaggio di cui i mass media godono nella penisola non ha alcun vero limite.
Un proponimento come quello di Gasparri è funzionale alla raccolta di voti e dunque al mantenimento al potere della lunare classe politica partorita da vent'anni di ingrasso irresponsabile e demente; ormai non vale neanche più la pena di sottolineare come, per i mangiatori di spaghetti del Piddì con la elle, esista una correlazione lineare tra appartenenza etnica e propensione a delinquere, perché il concetto è ampiamente condiviso dalla maggioranza dei sudditi.
I sudditi, si capisce, credono ai giornali e sono capacissimi non solo di avere anche la televisione in casa, ma di tenerla anche accesa.
A chi non si considerasse un suddito, consigliamo la lettura di un volumetto sorprendentemente edito da Rizzoli. Chi ha paura dei cinesi? è un'inchiesta che Mario Portanova e Lidia Casti hanno condotto muovendosi per le comunità cinesi della penisola italiana, la prima delle quali iniziò a formarsi a Milano a metà degli anni '20 del XX secolo. La prima preoccupazione degli autori è quella di fare tabula rasa dei luoghi comuni da anni instillati nei sudditi da un sistema mediatico perfettamente alla bassezza della situazione; la descrizione della comunità cinese viene descritta con partecipato realismo e con assoluta obiettività.

Il sito della Associna ne presenta questa recensione, che riportiamo integralmente.

Si tratta di un libro d’inchiesta e d’approfondimento, incentrato soprattutto sull’area milanese, epicentro del ciclone mediaticonella nota zona di via Paolo Sarpi. Al libro ha contribuito anche Associna, ponendosi come intermediario e referente ai quesiti posti dagli autori.
La storia contemporanea insegna: la carta stampata e i telegiornali sono le principali fonti di angoscia e paura che la tecnologia moderna abbia mai creato, da quel 11 settembre del 2001 la campagna mediatica contro il terrorismo Medio-Orientale ha toccato apici altissimi, rendendo le persone originarie di quelle terre tutte dei potenziali e temibili terroristi.
Due anni dopo i soggetti cambiano, ma non i sentimenti di timore verso l’ignoto: scoppia la Sindrome Respiratoria Acuta, una forma atipica di polmonite meglio conosciuta come SARS. Nonostante gli 8.273 casi mondiali (solo 7.429 nell’area circoscritta di Cina, Hong Kong, Taiwan) e il tasso di 9,6% di mortalità (incidente per lo più su anziani con altre gravi patologie), la paura del pericolo giallo, della Cina e soprattutto dei cinesi ha avuto il suo boom, e non ha cessato di espandersi. Neanche oggi.
Cambiano le notizie, ma il processo di alimentazione di fobie e leggende metropolitane non si arresta. La ferita causata da una reazione esasperata dei commercianti di via Paolo Sarpi è ancora aperta, la sinologa e documentarista Lidia Casti assieme al giornalista Mario Portanova cercano con questo libro di entrare in questo squarcio di vita parallela, in una comunità tanto sulla voce di tutti quanto veramente poco conosciuta.
Ogni capitolo ha un incipit con argomenti caldi, a volte stravaganti ma non troppo: lo scopo principale è mettere in risalto e in ridicolo i vari luoghi comuni che circolano riguardanti i cinesi. Gli autori le sminuiscono con facilità e scioltezza, l’approccio logico è efficace, sembra quasi di assistere a una serata cabaret per quanto siano dissacranti nello smantellare le dicerie del “sentito dire”. Cito un esempio su tutti: la leggenda dei cinesi che non muoiono mai è un inquietudine costante nell’immaginario italiano, tanto da alimentare storie di traffici e passaggi di documenti da un connazionale scomparso a un altro. Pagine di smentite e dati statistici alla mano confermano una realtà piuttosto giovane, cinesi che mediamente hanno poco più di 30 anni, dove le fasce dei over 65 anni è veramente esigua, grazie anche al fenomeno del ritorno in patria al momento della pensione. Un target di popolazione che difficilmente verrà colpito da morti. Una tesi già argomentata da Associna in un articolo di due anni fa. Infatti le percentuali di morti bianche o per incidenti/malattie è pari a quelle di altre comunità straniere in Italia, se non addirittura minore; più basso proprio perché i settori abituali dei cinesi non sono così rischiosi come quello edile o metallurgico, infatti il testo afferma ironicamente: “L’impalcatura uccide più della cucina, una pressa è più pericolosa di una macchina da cucire”.
Gli autori ci invitano anche a collegarci sul sito dei servizi cimiteriali romani dell’AMA e cercare qualche cognome cinese.
Nei capitoli successivi c’è né per tutti i gusti, sufficientemente ricchi da saziare qualsiasi domanda strana a cui molto spesso, noi cinesi di seconda generazioni, siamo indirettamente tenuti a rispondere ai soliti amici italiani indiscreti: che fine fanno i passaporti? Cosa fanno i cinesi chiusi nelle proprie comunità urbane? Da dove arrivano tutti quei soldi? Esiste la criminalità organizzata, e a quali livelli? Cosa si fa nei centri per massaggi? Perché fanno fatica a integrarsi e a capire l’italiano?
In questo evince tutta la tenacia e il lavoro sul campo della Casti, che vive e lavora proprio nel quartiere Sarpi. I testi riportano con accuratezza tutti i passaggi on the road, dall’approccio con i negozianti della zona, alle vere e proprie interviste a personaggi di un certo rilievo all’interno della comunità italiana e cinese. Indirettamente il libro è una rassegna stampa della storia della diaspora cinese in Italia, partita negli anni ’30 dai primi cinesi sbarcati dalle navi per poi guadagnare i primi soldi da venditori ambulanti; come la storia del novantenne Sun Mingquan e della consorte Chen Yuhua, che hanno aperto le loro porte di casa per condividere un pezzo del diario di famiglia, una vera e propria chicca che gli autori non si sono fatti sfuggire e hanno riportato tutto per filo e per segno.
Inedita è anche la storia del primo capitolo: si parla di padre Antonio Tchang Kan-I, considerato l'unico partigiano cinese della Resistenza italiana, e di 116 suoi connazionali rinchiusi in alcuni edifici di Torretta (paesino tra i monti abruzzesi) improvvisato come campo di concentramento per i cinesi durante il fascismo. La sorte per padre Antonio fu clemente, arrestato la mattina del 22 ottobre 1943 e condannato a morte per porto d’armi, riuscì comunque a fuggire durante un bombardamento dell’aviazione inglese e a tornare in patria.
È un libro sincero che non guarda in faccia a nessuno, ammette le debolezze e i difetti dei cinesi residenti in Italia e delle seconde generazioni, ma ne apprezza senza troppi misteri anche i diversi pregi, che molte volte vengono nascoste da chili e chili di cellulosa. Una paura dilagante che colpisce tutte le fasce d’età, e che non ha motivo di esistere se non per mancanza di conoscenza reciproca. Una conoscenza tutt’altro che proibitiva, questo libro ne è una dimostrazione lampante. Difficilmente un cinese di seconda generazione si troverà in disaccordo con le loro esposizioni, tutto al più sorriderà leggendo il tentativo degli autori di romanzare e rendere epici certi episodi di vita quotidiana, come una partitella di calcetto in via Bovisasca tra giovani ragazzi nella tarda sera dell’interland meneghina. Un fatto inusuale per un osservatore esterno, semplice passione in campo per Mario, Luca, Francesco, Enrico, Paolo, Alessandro…L’opera in questione si porta una grossa eredità, quella di smentire tutte le miriadi di leggende metropolitane che non hanno né capo né coda. Un fardello che sicuramente non spazzerà via, ma sicuramente è un primo passo per risanare un’immagine ingiustamente macchiata, quella nostra, dei nostri genitori, dei nostri avi e dei nostri discendenti.
Un'eredità ingiusta, che sicuramente sarà resa meno amara grazie al nostro coinvolgimento tramite Marco Wong e gli altri associni nella stesura del capitolo finale, un messaggio, che viene preso come una "mission" per Associna e altre future associazioni di seconde generazioni cinesi per un futuro più sereno.
Il giudizio globale è positivo, la cura nei particolari e l’assenza di qualsiasi forma di affermazioni infondate ne fanno un testo valido anche per studi universitari, grazie alla ricca dotazione di fonti storiografiche ben documentate nell’appendice del libro.

Lidia Casti e Mario Portanova – Chi ha paura dei cinesi? 233 pag., 9,80 € – Edizioni BUR 2008 (Futuropassato) Rizzoli

Sun Wen-Long