Il venticinque marzo Bianca Maria Giocoli ha presentato un comunicato stampa in cui descrive con puntiglio le condizioni di via Maggio, una strada centrale di Firenze che a sentir lei, si troverebbe in condizioni di "ordinario degrado" a causa di "sporco ovunque, brutta gente, transenne e impalcature perenni" di cui farebbero le spese le botteghe della zona, ai cui occupanti sarebbe invece vietato, a suon di multe, perfino di "dare una pulita al marciapiedi davanti al proprio negozio, perennemente infestato da rifiuti umani e animali".
Una denuncia del genere deve per forza avere qualche fondamento. Una domenica piovosa di fine marzo siamo dunque andati a dare un'occhiatina a via Maggio, che peraltro non entra nelle nostre frequentazioni abituali perché il lavoro da pendolari cui ci costringe la necessità di reperire di che mangiare almeno un paio di volte al giorno ci porta solitamente da tutt'altre parti.
La foto mostra una realtà dei fatti diametralmente opposta a quella lamentata da Bianca Maria Giocoli. I negozi di antiquariato che rappresentano la caratteristica peculiare della strada sono serviti da marciapiedi appena rifatti e perfettamente puliti; spicca la totale assenza di transenne e le due impalcature attualmente in piedi sono lì per il motivo, piuttosto buono, che sono in corso restauri di palazzi. La The Diocese in Europe Board of Finance, ad esempio, sta facendo restaurare l'edificio della Church of St. Mark's of Florence di cui detiene la proprietà, come spiegato sul pannello con le indicazioni prescritte, ben visibile nel cantiere.
Perfino il numero di scritte murali è qui nettamente inferiore alla media abituale delle città "occidentali". In effetti i repellenti tags di scuola yankee, diffusi ovunque come una lebbra a testimoniare a livello planetario l'afasia ebete di una (de)generazione di imbrattamuri, fanno non poco rimpiangere i tempi in cui si facevano scritte che avevano significati molto battaglieri e molto precisi.
I negozi di via Maggio, visti gli articoli che trattano, hanno un'utenza che può permettersi acquisti eccezionalmente costosi anche in un'epoca in cui non da oggi, ma da molti anni si assiste ad un impoverimento generale che sembra inarrestabile. Un'utenza con cui verosimilmente Bianca Maria Giocoli si identifica ed i cui difensori d'ufficio passano le giornate denunciando la presenza di "brutta gente" -un'espressione che compendia il crescente e cospicuo numero di individui che lavorano sul serio- sostanzialmente colpevole di esistere e di svilire con la propria presenza una realtà cittadina che si postula riservata a pochi e selezionati individui per i quali il criterio d'elezione è dato dal reddito percepito e dai comportamenti di spesa che sono in grado di esibire.
Il colpevole di tutto, dallo sporco ovunque che non c'è alle transenne che non ci sono, è ovviamente l'amministrazione comunale. Certo, se gli impiegati di Palazzo Vecchio accogliessero a colpi d'archibugio tutti quelli che chiedono una concessione edilizia, diminuirebbe almeno il numero delle impalcature: sarebbe già qualcosa ed effettivamente è strano che nessuno ci abbia ancora pensato.
Dopo aver tracciato una realtà che non esiste secondo una prassi comunicativa consolidata ed incurante perfino del senso del ridicolo, Bianca Maria Giocoli tira fuori l'autentico pretesto di tutta l'operazione, verosimilmente destinata a finire nella caldaia traboccante del piagnisteo elettorale permanente del piddì con la elle: l'auspicio che alle elezioni amministrative i commercianti e i residenti di via Maggio impongano "finalmente una svolta vera alla città premiando chi la ama veramente".
Ad "amare veramente" Firenze il padrone ha fatto piombare in città un tizio che viene diritto da quella gigantesca fogna che è il mondo del pallonismo mediatico -un mondo per il quale non ci sono odio, schifo e disprezzo che bastino- e che da qualche giorno è a ciarlare di ordine, disciplina e sicurezza in una realtà urbana già pullulante di telecamere e gendarmi.
Una denuncia del genere deve per forza avere qualche fondamento. Una domenica piovosa di fine marzo siamo dunque andati a dare un'occhiatina a via Maggio, che peraltro non entra nelle nostre frequentazioni abituali perché il lavoro da pendolari cui ci costringe la necessità di reperire di che mangiare almeno un paio di volte al giorno ci porta solitamente da tutt'altre parti.
La foto mostra una realtà dei fatti diametralmente opposta a quella lamentata da Bianca Maria Giocoli. I negozi di antiquariato che rappresentano la caratteristica peculiare della strada sono serviti da marciapiedi appena rifatti e perfettamente puliti; spicca la totale assenza di transenne e le due impalcature attualmente in piedi sono lì per il motivo, piuttosto buono, che sono in corso restauri di palazzi. La The Diocese in Europe Board of Finance, ad esempio, sta facendo restaurare l'edificio della Church of St. Mark's of Florence di cui detiene la proprietà, come spiegato sul pannello con le indicazioni prescritte, ben visibile nel cantiere.
Perfino il numero di scritte murali è qui nettamente inferiore alla media abituale delle città "occidentali". In effetti i repellenti tags di scuola yankee, diffusi ovunque come una lebbra a testimoniare a livello planetario l'afasia ebete di una (de)generazione di imbrattamuri, fanno non poco rimpiangere i tempi in cui si facevano scritte che avevano significati molto battaglieri e molto precisi.
I negozi di via Maggio, visti gli articoli che trattano, hanno un'utenza che può permettersi acquisti eccezionalmente costosi anche in un'epoca in cui non da oggi, ma da molti anni si assiste ad un impoverimento generale che sembra inarrestabile. Un'utenza con cui verosimilmente Bianca Maria Giocoli si identifica ed i cui difensori d'ufficio passano le giornate denunciando la presenza di "brutta gente" -un'espressione che compendia il crescente e cospicuo numero di individui che lavorano sul serio- sostanzialmente colpevole di esistere e di svilire con la propria presenza una realtà cittadina che si postula riservata a pochi e selezionati individui per i quali il criterio d'elezione è dato dal reddito percepito e dai comportamenti di spesa che sono in grado di esibire.
Il colpevole di tutto, dallo sporco ovunque che non c'è alle transenne che non ci sono, è ovviamente l'amministrazione comunale. Certo, se gli impiegati di Palazzo Vecchio accogliessero a colpi d'archibugio tutti quelli che chiedono una concessione edilizia, diminuirebbe almeno il numero delle impalcature: sarebbe già qualcosa ed effettivamente è strano che nessuno ci abbia ancora pensato.
Dopo aver tracciato una realtà che non esiste secondo una prassi comunicativa consolidata ed incurante perfino del senso del ridicolo, Bianca Maria Giocoli tira fuori l'autentico pretesto di tutta l'operazione, verosimilmente destinata a finire nella caldaia traboccante del piagnisteo elettorale permanente del piddì con la elle: l'auspicio che alle elezioni amministrative i commercianti e i residenti di via Maggio impongano "finalmente una svolta vera alla città premiando chi la ama veramente".
Ad "amare veramente" Firenze il padrone ha fatto piombare in città un tizio che viene diritto da quella gigantesca fogna che è il mondo del pallonismo mediatico -un mondo per il quale non ci sono odio, schifo e disprezzo che bastino- e che da qualche giorno è a ciarlare di ordine, disciplina e sicurezza in una realtà urbana già pullulante di telecamere e gendarmi.
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