Traduzione da Strategic Culture, 29 aprile 2019.
Gli USA hanno deciso di porre fine a partire dal 2 maggio ad otto capitolati di esenzione che riguardavano l'importazione di greggio e di gas dall'Iran. L'amministrazione Trump compie così i primi passi verso una guerra non dichiarata alla Repubblica Islamica dell'Iran cercando di fiaccare il morale del popolo iraniano spingendone una maggiore percentuale nella fascia della povertà assoluta, e imponendo il riconoscimento alle dodici condizioni fissate da Pompeo. Questo dovrebbe portare l'Iran a un'umiliante -e improbabile- capitolazione. Un percorso difficile, circondato su tutti i lati da disastri che incombono, imprevisti e imprevedibili. Un ginepraio in cui Bolton e Pompeo possono ben trovarsi dolorosamente impelagati. Queste mosse porteranno inevitabilmente a una escalation seria? Potrebbe anche darsi, ma l'Iran sa anche che se riesce a farla in barba a questi temibilissimi ostacoli e a rimanere in piedi avra vinto la partita. Sopravvivere significa vincere. Sopravvivere significa togliere la croce dalle spalle dell'Iran e gettarla su quelle dell'AmeriKKKa.
Perché gli USA dovrebbero intraprendere questo percorso? Perché addossarsi questo rischio? In ultima analisi, la politica estera ameriKKKana altro non è che politica interna. Il vicepresidente Pence alla conferenza di Monaco sulla sicurezza tenutasi all'inizio dell'anno ha tessuto le lodi della precipitosa cocciutaggine con cui Trump prende le proprie decisioni. Ha indicato nel "governo ostinato" una qualità che anche la UE dovrebbe cercare di imitare. E questa sarà senz'altro la piattaforma di Trump per il 2020: "Sono io l'uomo che prende le decisioni radicali, e che poi fa". Un imprenditore in politica.
Ma non è a questo che serve la politica statunitense nei confronti dell'Iran. Magari è vero che Washington è contrariata dal fatto che le sue pressioni non hanno finora portato a risultati, nel senso che non hanno influito sull'assetto politico del paese. La fine dei capitolati d'esenzione tuttavia serve essenzialmente ad accontentare la base evangelica che sostiene Trump. Si tratta di un settore dell'elettorato particolarmente federe, pienamente in accordo con la destra dello stato sionista che vede nell'Iran rivoluzionario un ostacolo all'avvento della "Grande Israele" dei profeti e -in concomitanza con esso- del ritorno del Messia. Questa base elettorale (è evangelico il 25% degli ameriKKKani) ha chiuso entrambi gli occhi sulle manchevolezze di Trump sul piano morale ed ha rigettato del tutto le insinuazioni sul Russiagate. Nulla del genere l'ha toccata. Per questi elettori Trump altro non è che l'amorale, laico, fallace -eppure in qualche modo prescelto- strumento che può guidare i cristiani nel metafisico conflitto del bene contro il male. Dove l'Iran è il Male metafisico. Nell'ombra poi c'è Sheldon Adelson, sorta di signore degli anelli pieno di miliardi, che unisce il non evangelico Bolton e il progetto della Grande Israle di Netanyahu alla straordinariamente fedele base evangelica di Trump, dalla quale potrebbe un giorno dipendere la sua permanenza in carica nel 2020. Il fatto è che questa base sta spingendo perché si facciano progressi verso l'Estasi: la base neoconservatrice di Bolton invece sta spingendo perché si mettano a posto antichi conti con l'Iran rivoluzionario; la destra dello stato sionista sta spingendo per trarre vantaggio dalla serendipity mostrata dalla presidenza Trump... e Trump che vuole impostare la propria campagna propagandistica su una politica muscolare.
Il peggior ginepraio verso cui sono dirette queste vispe terese è dato dal fatto che con la fine dei capitolati di esenzione per i più importanti importatori di greggio iraniano -al momento qualcosa come un milione di barili al giorno, metà destinati alla Cina e la gran parte del resto all'India e alla Turchia- gli USA si mettono in condizioni di turbare gravemente i propri rapporti con paesi di fondamentale importanza, coi quali gli USA intrattengono rapporti che sono già tesi e costruiti su elaborate negoziazioni. L'India può anche sottostare alle pressioni statunitensi, ma la Cina e la Turchia? L'Iran comunque afferma che comunque esistono altri acquirenti in attesa.
Cosa faranno gli USA se i cinesi ignoreranno le sanzioni? Secondo il National Defense Authorization Act del 2012, sono sanzionabili anche le transazioni con la banca centrale iraniana "non significative" per gli USA. Le transazioni dagli USA invece sono un crimine. Il fatto è che la banca centrale iraniana è l'ente cui vanno a finire tutte le transazioni monetarie per il greggio e per il gas; gli USA sanzioneranno la banca centrale cinese? O cercheranno qualche altro sistema perché la Cina metterà in piedi qualche escamotage non basato sul dollaro che le consenta di aggirare le sanzioni? Quale impatto avrà la cosa sui rapporti commerciali tra USA e Cina? E sulle relazioni bilaterali con la Turchia e con l'India?
La questione ha, in concreto, implicazioni di più ampia portata. L'Iran è il perno sia della strategia russa basata su una massa continentale che predomina nel settore, sia di quella cinese fondata sulla "Nuova Via della Seta". Perché mai questi due paesi dovrebbero stare a guardare Washington che cerca di smantellare la chiave di volta della loro architettura economica? La Cina necessita di approvvigionamenti energetici sicuri ed è perfettamente consapevole di essere vulnerabile a un blocco navale dello stretto di Malacca. Inoltre, Russia e Cina insieme hanno appena cacciato una piccola ma psicologicamente importante chiave inglese negli ingranaggi dei piani statunitensi per il rovesciamento del governo venezuelano. Come dire "Siamo stanchi dei giochetti degli USA". Difficile pensare che lascerebbero il loro successo strategico in Iran nelle mani di simili agenti del caos. Staremo a vedere.
Esiste un altro grosso incerto sul cammino intrapreso dai signori Bolton e Pompeo. Anche se riusciranno ad avere successo e a togliere dal mercato petrolifero un milione di barili al giorno, come sarà possibile rimpiazzarli? La riserva di due milioni e duecentomila barili giornalieri di cui si favoleggia esiste davvero? Ed è possibile portarla a destinazione con breve preavviso? E i tagli di produzione dell'OPEC? E i prezzi? Il prezzo della benzina negli USA è salito sensibilmente negli ultimi mesi, anche se le giacenze sono ancora intatte. Un gallone di benzina in California oggi ha un costo vicino alla soglia politicamente rilevante dei quattro dollari e trenta centesimi. La situazione, se mal controllata, potrebbe arrivare al fattore di rischio costituito da un brusco aumento del petrolio e mandarci tutti in recessione.
Anche se Pompeo ha detto che i capitolati di esenzione sono chiusi e che non c'è più da parlarne, la struttura del logoramento economico sta cambiando. Invece dei capitolati, che sono pubblici e particolareggiati, il Dipartimento di Stato ricorrerà ad una nuova arma economica: d'ora in avanti saranno rilasciate soltanto licenze. Ciascuna licenza sarà rilasciata su base individuale, caso per caso. Non esisteranno linee guida o norme quadro: solo al momento della richiesta il soggetto interessato saprà se la transazione gli sarà concessa o meno. I risultati non saranno resi pubblici.
Siamo davanti all'uso dell'ambiguità coime arma, ma si ricordi che il sistema sanzionatorio applicato a tutt'oggi all'Iran è tale che tutte le leggi statunitensi sulle sanzioni consentono capitolati di esenzione -solitamente temporanei- per motivi inerenti la sicurezza nazionale. Alcune leggi permettono esenzioni permanenti, e ovviamente il Presidente degli USA può modificare qualsiasi ordine esecutivo. Durante il mandato di Trump, il dipartimento di stato avrebbe concesso capitolati di esenzione per i casi che seguono.
Lo Iran Freedom and Counter-Proliferation Act del 2012, in particolare per i capi 1244 (energia, spedizioni, cantieristica navale e porti), 1245 (specifici settori dell'economia nazionale e qualsiasi settore risulti "controllato direttamente o indirettamente dal Corpo dei Guardiani della Rivoluzione"), 1246 (componenti per il "nucleare, le forze armate o missili balistici" e metalli preziosi) e 1247 (assicurazioni per le attività nei settori predetti). Queste sanzioni possono essere alleviate per un periodo lungo fino a 180 giorni.
Lo Iran Threat Reduction and Syria Human Rights Act del 2012, sezione 212a (assicurazioni per le spedizioni di greggio iraniano) e 213a (prestiti governativi). Queste sanzioni possono essere alleviate per un periodo lungo fino a 180 giorni.
Lo Iran Sanctions Act del 1996, sezione 5a (sugli investimenti petroliferi e nel settore del gas). Queste sanzioni possono essere alleviate per un periodo lungo fino a 180 giorni.
Il National Defense Authorization Act per l'anno fiscale 2012, sezione 1245d(1) (riguardante le banche straniere interessate al mercato petrolifero iraniano). Queste sanzioni possono essere alleviate per un periodo lungo fino a 120 giorni.
Con l'abbandono dei capitolati di esenzione in favore di "licenze" specifiche e non pubblicizzate, gli USA si ergono in pratica come autorità di governo del commercio mondiale in una serie di settori davvero ampia se si considerano tutte le sanzioni contro la Russia, la legislazione CAATSA e la vasta galassia di sanzioni mondiali promossa dagli USA. D'ora in poi il Tesoro statunitense modellerà in misura sempre maggiore il commercio mondiale per renderlo conforme agli interessi degli USA, all'oscuro e senza pubblicità. Difficile vedere perché mai i principali attori commerciali dovrebbero assistere passivamente alla posa in opera di una simile architettura sanzionatoria. La Cina in particolare è consapevole del fatto che potrà essa stessa, dopo l'Iran, diventare un bersaglio delle sanzioni statunitensi.
E l'Iran, come potrebbe reagire? Come già specificato, l'Iran non cercherà per forza di cose di inasprire la contesa; riuscire a sfangarla in qualche modo sarà già una grande vittoria sul piano simbolico. Se messo alle corde, tuttavia, l'Iran risponderà verosimilmente rivalendosi sugli interessi statunitensi in Afghanistan e in Medio Oriente in generale. La chiusura dello stretto di Hormuz rappresenta l'equivalente dell'opzione nucleare, una specie di ultima carta. Non siamo più nel 2012 e oggi l'Iran gode di un vasto sostegno internazionale, sostegno che non è realistico mettere in discussione a cuor leggero.
L'incerto, nella costruzione di Bolton, Pompeo e Adelson, è questo: Netanyahu cercherà o no di approfittare della situazione? Cercherà di alzare ancora di più la tensione in nome dei propri scopi, vale a dire aumenterà gli attacchi contro le strutture "iraniane" in Siria e anche in Libano? Considererà le difficoltà iraniane come il momento buono per cercare un'altra volta di far fuori Hezbollah? In questo caso, la strada scelta da Bolton e da Pompeo potrebbe riservare amare sorprese ai suoi ideatori, e lasciarli ironicamente con la Russia come unico interlocutore cui rivolgersi per togliersi dai pasticci.
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