Ognuno passa le giornate come meglio crede, magari compatibilmente con gli impegni necessari ad assicurare la sussistenza a sé e ad un certo numero di familiari a carico.
Quelli del Corriere Fiorentino per esempio le passano a fare i gazzettieri. E con questo potremmo anche chiudere la discussione.
Nel 2006 Oriana Fallaci è morta a Firenze. La popolazione cittadina aveva ben altro per la testa che piangere la fine di un elemento del genere; figuriamoci su quale partecipazione popolare avrebbe potuto contare una celebrazione a dieci anni di distanza.
Per nutrire la propria autoreferenzialità quelli del Corriere Fiorentino hanno indetto a Forte Belvedere un reading teatrale ed una chiacchierata tra amici (nella foto) per le sei del pomeriggio. A contendersi la miserabile ciotola di maccheroni rappresentata sul piano mediatico e politico dall'operazione di marketing di Ferruccio de Bortoli ci sarebbe anche un'altra pattuglia di frequentatori di ristoranti costretta ad organizzare una iniziativa in proprio, forse perché la sua presenza è stata ritenuta imbarazzante persino dai fogliettisti del Corriere.
Occorre considerare che alle sei del pomeriggio le persone serie sono a lavorare, quindi si può convocare una claque di ben vestiti, qualche sfaccendato e un bel po' di micropolitici di terza fila. In questo modo si assicura ai commensali il materiale necessario per arrivare a sera e al tempo stesso ci si accerta (magari con la discreta collaborazione della gendarmeria) che l'iniziativa si svolga nelle indispensabili condizioni di assoluto isolamento dalla realtà.
In questo modo si può passare un'oretta ad asserire che una che avrebbe dato fuoco a chi le stava antipatico "ha sempre odiato la guerra" o che si trattava di una persona "terribilmente seria", senza che nessuno ti rida in faccia o, perché no, esprima il proprio diniego in maniera anche meno composta.
E questa è l'essenza di ogni critica possibile ad iniziative di questo genere: lorsignori ricordino e celebrino chi gli pare, nel modo che più desiderano; l'essenziale è che non osino chiedere di essere presi sul serio.
Occorre considerare che alle sei del pomeriggio le persone serie sono a lavorare, quindi si può convocare una claque di ben vestiti, qualche sfaccendato e un bel po' di micropolitici di terza fila. In questo modo si assicura ai commensali il materiale necessario per arrivare a sera e al tempo stesso ci si accerta (magari con la discreta collaborazione della gendarmeria) che l'iniziativa si svolga nelle indispensabili condizioni di assoluto isolamento dalla realtà.
In questo modo si può passare un'oretta ad asserire che una che avrebbe dato fuoco a chi le stava antipatico "ha sempre odiato la guerra" o che si trattava di una persona "terribilmente seria", senza che nessuno ti rida in faccia o, perché no, esprima il proprio diniego in maniera anche meno composta.
E questa è l'essenza di ogni critica possibile ad iniziative di questo genere: lorsignori ricordino e celebrino chi gli pare, nel modo che più desiderano; l'essenziale è che non osino chiedere di essere presi sul serio.
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