giovedì 25 febbraio 2016

Casa al dono. La sede del Centro Studi Utopia.



Sembra che tali Simona Cavalca e Beniamino Vitale abbiano passato parte del loro tempo a mettere insieme un'ottantina di pagine per dir bene del buen retiro di Socialismo Rivoluzionario e del sedicente trozkismo peninsulare. Il testo si trova su IBS.it presentato in termini vagamente curialeschi.
Questo è il racconto di un luogo, Casa al dono, e di un'opera collettiva, delle persone che lo hanno trasformato negli ultimi dieci anni in un centro di sperimentazione comunitaria e della scoperta della sua storia lunga secoli. È il racconto di una «magica coincidenza» tra una comune alla ricerca di uno spazio per coltivare un'idea e una pratica dell'autoemancipazione e una Casa che già aveva ospiiato passioni artistiche, cultura dell'accoglienza, senso del bello. Da cenacolo artistico animato da Bernard Berenson negli anni Quaranta a centro di ospitalità di liberi pensatori in fuga dal nazi-fascismo: questo spirito ancora oggi ispira e si vive alla Casa della cultura del Centro studi Utopia. Raccontare ciò che oggi è questa Casa significa raccontare una vicenda e una realtà comune che accoglie e vive di moltissime persone.
La screenshot mostra che chi ha cercato questo libello si è interessato soprattutto di concorsi per l'ammissione alla gendarmeria e poi di morte, di viae crucis e di gendarmi eroici.
Senza adulti, per tutti i gusti.
Sic transit. Per la rivoluzione sarà davvero il caso di affidarsi a qualcun altro.

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