martedì 6 ottobre 2015

Le librerie Feltrinelli di Firenze ed il valore dei libri contro l'intolleranza culturale


Dal sito del Comune di Firenze, ottobre 2015:
Torna alla Biblioteca delle Oblate la rassegna di libri e incontri con l'autore “Leggere per non dimenticare”, un appuntamento ormai irrinunciabile con i protagonisti della saggistica e della narrativa giunto alla ventunesima edizione. Il programma di questo ciclo prevede 37 appuntamenti con narratori, filosofi, scienziati, filologi e psicoanalisti accomunati, come sempre, da un filo conduttore che questa volta sarà “Il Valore dei Libri”. Un valore che bisogna davvero riconquistare e non dare per scontato visto che il fantasma dei roghi e dell’intolleranza culturale (e non solo) è ancora ben lungi dall’essere sconfitto. L'iniziativa, ideata da Anna Benedetti, prenderà il via il 7 ottobre, ore 17,30, con “Solidarietà. Un’utopia necessaria” di Stefano Rodotà. Il noto giurista analizzerà il nesso tra solidarietà e democrazia, mostrando come la lesione della solidarietà sociale, intesa soprattutto come protezione e tutela delle persone lontane e sconosciute, rappresenti un pessimo segnale per la democrazia. Gli appuntamenti immediatamente successivi vedranno la partecipazione di altri due straordinari animatori del panorama culturale del nostro paese: mercoledì 14 ottobre Corrado Augias con “Le ultime diciotto ore di Gesù” e mercoledì 28 ottobre Claudio Magris con “Non luogo a procedere”.
Poi si chiude il computer e si esce di casa perché si è deciso di acquistare proprio un libro, per motivi di studio.
La libreria Feltrinelli di piazza della Repubblica ha cacciato la precedente Edison. L'ingresso si presenta in questo modo, e la prima impressione è quella di aver sbagliato indirizzo.
Un ristorante, con un menu esauriente e dal fastidioso puntiglio.
La cosa dà ancora più fastidio se si pensa che Firenze è satura di attività del genere, come negli anni Ottanta del passato secolo era satura di inutili botteghe di stracci.
Insomma, di boutiques.
Lo hamburger in lista è un piatto yankee dei più vili, imposto trent'anni fa nella penisola italiana sull'onda di quel liberismo alla rochibalboa che prima di diventare unica ideologia concepibile si è all'inizio presentato come moda e poi si è attaccato al deep state come una scabbia.
Qui uno di quei cosi ha un prezzo a due cifre.

Un'altra immagine, presa da un'altra angolazione. Caffè, cucina, ed una poco decifrabile insegna KIDZ. Sarebbe interessante sapere quale criterio biblioteconomico ne ha raccomandato l'adozione. Un rapido giro all'interno mostra la scomparsa del piano interrato e la brusca riduzione degli spazi espositivi in generale.
Gli scaffali sono forse un terzo di quelli che erano: c'era da far posto al basket di frittura.
Almeno la comunicazione istituzionale indica che l'amministrazione è armatissima di buone intenzioni.
Proprio il tipo più adatto per lastricare l'inferno.
Non c'è stato neanche bisogno dei roghi dell'intolleranza culturale: sono bastati un fornello a gas e un paio di friggitrici.

1 commento:

  1. La nuova libreria Feltrinelli di Parma, la prima volta che ci ero entrato era piena di bottiglie di vino, di prosciutti appesi, di abat-jour, di applique, di tortellini, di cancelleria, di caffè, di bomboloni, di banconi, di bar, di salumi, di posate, di tovaglie, di tavoli, di bicchieri, di cannucce, di carte di quelle lì da piegare, giapponesi, di animaletti, di ombrellini, di clienti, di grembiuli, di cappelli da cuoco e di libri, bisogna dire, ce n'eran pochissimi, anche se, bisogna dire, molto colorati e molto fotografici e molto scenografici e solo là in fondo, alla fine della sala, c'era un cartello con una freccia puntata verso l'alto che diceva "I libri sono ai piani superiori".
    E io avevo pensato che era come entrare in macelleria e trovare dei pomodori, dei cetrioli, delle bottiglie di sidro, delle biciclette pieghevoli, delle cartoline, delle boccette di inchiostro e poi dopo, in fondo alla sala, una freccia che dice "Se cercate la carne, salite le scale e prendete la terza porta a sinistra".

    Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni

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