martedì 7 luglio 2015

Ponsacco (Pisa), luglio 2015: Jalal El Hanaoui vince il Premio Gazzetta per l'Islamcattivo del Mese


Pisa è una città monumentale a poche decine di chilometri da Firenze.
Gli ultimi fermenti politici di un certo rilievo -quelli che giustificano economicamente per uno stato sovrano il mantenimento di debordanti apparati antisommossa, di reti di confidenti e informatori, di funzionari e così via- vi si sono verificati quarant'anni fa.
Figuriamoci Ponsacco, città un po' meno monumentale a poche decine di chilometri da Pisa.
A Ponsacco hanno arrestato l'Islamcattivo del Mese che sarebbe un certo Jalal El Hanaoui.
Jalal El Hanaoui ha ricevuto attenzioni puntigliose dalle gazzette.
La cosa ci permette di ribadire che il discrimine tra fonti "occidentaliste" e non, di cui spesso ci siamo serviti pensando che nel panorama gazzettiero della penisola italiana la "libera informazione" annoverasse fonti più o meno serie, non ha più alcuna ragione d'essere. Venuta meno ogni differenza sostanziale tra politiche "occidentaliste" e sedicenti politiche opposte, la stessa cosa si riflette compiutamente nella propaganda.
Il signor Jalal El Hanaoui fa il disoccupato, dicono quelli della gendarmeria.
Dicono che ha anche qualche precedente connesso a sostanze stupefacenti.
In "Occidente" come altrove gli stupefacenti sono uno dei volani dell'economia, quindi possiamo pensare che Jalal El Hanaoui, come l'Islamcattivo del Mese di cui ci occupammo anni fa quando l'estremismislàmiho sgozzava e bruciava bambini in provincia di Como imperversandovi con insihurezzeddegràdo, abbia cercato di integrarsi appieno nella "società occidentale" e che i risultati non siano stati quelli che sperava.
Deve aver pensato che la caotica città di Ponsacco offrisse pochi diversivi e poche scappatoie.
Meglio mettersi tranquilli a casa davanti al computer.
Non aveva pensato che fuori dal computer e dalle reti telematiche esiste ancora un fastidioso mondo previrtuale, di cui fa parte un apparato repressivo pletorico, in misura crescente consapevole della propria ridondanza e per questo triplamente occhiuto.
Detto altrimenti, e per chi segue i nostri scritti il concetto non è certo nuovo, in un contesto in cui l'attivismo politico è evaporato ed in cui non esistono fermenti sociali degni di nota la gendarmeria politica ha serissime difficoltà a raggiungere gli obiettivi di produzione.
Il legislatore potrebbe finire per accorgersene, e nessuno ha voglia di finire demansionato o ricollocato o prepensionato o diritto a far la fila al collocamento, magari a cinquanta e passa anni.
Per fortuna ci sono i cialtroni del Libro dei Ceffi: nulla come quella autoschedatura per mediocri si è rivelato in grado di provocare a chi vi indulge seccature, problemi e guai di ogni genere. Senza muoversi dall'ufficio climatizzato, un gendarme può pescare con tutta calma nel mare magnum delle legioni di imbecilli e farvi puntare in due secondi una compagine fatta da decine di colleghi annoiati.
In mezzo alla galleria di immagini presentata dalle gazzette (autoscatti, fotomontaggi, un paio di fotogrammi in cui si vede Jalal El Hanaoui in mezzo a due gendarmi dall'aria sbrigativa) non compare alcunché che superi il (sempre meno) tollerato ius murmurandi delle "reti sociali". Chi fosse rimasto scioccamente ancorato a considerazioni razionali, per esempio a quelle che con "insurrezione" intendono il contrasto armato all'ordine costituito con l'occupazione armata manu di edifici governativi e centri di comunicazione, rimarrebbe esterrefatto davanti ad un combattente del jihad (inteso nel significato "occidentale" del termine) che ha un arsenale fatto di tre telefoni e un computer. Chissà quanti pensionati che inventariano buche nell'asfalto per incolparne i comunisti possono contare su mezzi più temibili.
Le gazzette ci assicurano che la gendarmeria ha provveduto immediatamente a oscurare gli orrori che riportiamo in alto; a divulgarli al mondo intero -dileggiatori compresi- hanno dovuto pensarci loro.
Vi compare tra l'altro un'opera a graffito di un certo Banksy che dobbiamo a questo punto concludere sia in grado di farci definire jihadisti per contaminazione.
Immagini come queste, accompagnate da qualche considerazione tra lo scarno e lo sgrammaticato, avrebbero procurato al signor El Hanaoui -che pare sul Libro dei Ceffi si facesse chiamare Jalal al Andalusi- "migliaia di follower". Su quel coso può ottenerli chiunque vi schedi il proprio cane, ma in questo caso devono esser sembrati sufficienti a mobilitare una Grande Armée.
    L’operazione, eseguita dalla polizia di Pisa e coordinata dalla Direzione centrale polizia di prevenzione (Ucigos), è stata diretta dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Firenze. La task force messa in campo dalla polizia è costituita, oltre che da operatori della Digos specializzati nelle attività di contrasto al terrorismo, anche da unità di artificieri, operatori della polizia postale e delle comunicazioni, dalla polizia scientifica e dal Nucleo prevenzione crimine della polizia di stato.
Una barzelletta crudele si interroga su quanti gendarmi ci vogliano per avvitare una lampadina e li quantifica in almeno cinque, uno per tenere la lampadina e gli altri quattro per girare la casa.
Chissà quanti gendarmi ci sono voluti per suonare un campanello.

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