Firenze, febbraio 2015.
Tra qualche mese in Toscana dovrebbe tenersi una consultazione elettorale e qualche politico "occidentalista" ha cominciato a temere per il proprio reddito. Il territorio è ostile da sempre, i sondaggi sono roba che è bene non divulgare e i sedicenti avversari hanno letteralmente saccheggiato l'armeria, con tutti i degradi, tutte le 'nsihurézze, i più galera per tutti e i non ci sono alternative che c'erano dentro.
Non resta che insistere con le solite menzogne: l'elettorato potenziale è costituito da individui che da una vita intera si bevono di tutto, l'unica speranza è che il suo numero non sia scemato al punto da far fallire una extrema ratio che metterebbe un certo numero di ben vestiti davanti alla sgradevole prospettiva di dover trovare altri cespiti.
L'occidentalame ha saturato le gazzette per anni, aiutato da un collaudato approccio ad ogni aspetto della vita associata -in cui si mescolano malafede, disprezzo, incompetenza ed impermeabilità alla logica- che in un tessuto sociale colliquato gli ha permesso splendide carriere.
Poi le gazzette hanno cominciato a chiudere e il principio di realtà a fare malevolmente capolino anche nei settori meno sospettabili. Il problema è che correzioni di tiro, dubbi, incertezze e soprattutto la competenza non fanno parte della visione del mondo condivisa dagli "occidentalisti", in cui si riscontrano ovviamente versioni parodistiche degli stessi concetti.
All'atto pratico, i politici "occidentalisti" sono oggi limitati alla risibile libertà di salire e scendere la scala mozza della loro sclerotizzata propaganda, aggrappati alla variabile rappresentata dalla composizione del target. Baluardo contro la morte di ogni speranza, il fatto che soprattutto negli ultimi vent'anni l'incompetenza dei sudditi è stata coltivata incessantemente, con molti ingegnosi ed efficaci sistemi.
Ci siamo occupati spesso del diplomato Giovanni Donzelli e del suo continuo utilizzo di gazzette compiacenti. La visibilità mediatica è tutto, e non un'occasione deve andare perduta perché il mantenimento di un determinato clima non è cosa cui ci si possa permettere di rinunciare.
Nel caso specifico, l'occasione è data dall'annunciata accoglienza di un certo numero di profughi nella città di Prato.
Lo stato che occupa la penisola italiana schiera sul territorio uffici chiamati prefetture, il cui fine sostanziale dovrebbe essere la traduzione operazionale delle direttive. Esistono precisi accordi internazionali che impongono allo stato che occupa la penisola italiana di assolvere ai doveri di accoglienza nei confronti di di eventuali profughi e nell'ordinamento in vigore la traduzione operazionale della direttiva spetta, appunto, alle prefetture.
La prefettura di Prato ha emesso un bando di gara: per 245 profughi, per otto mesi, 2290750 euro. Il che significa meno di trentanove euro al giorno per ciascuno, imposte comprese.
La cosa non è piaciuta al texano di complemento Aldo Milone e al diplomato Giovanni Donzelli:
“La città di Prato è già satura, non può certo accollarsi altri 245 profughi - dice il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia[*] e candidato governatore -. Prato ha già una pressione migratoria sproporzionata. La Prefettura dovrebbe impegnarsi ad allontanare i troppi clandestini presenti non fare bandi per accoglierne altri. Inserire altri 245 stranieri sul territorio rischia di avere pesanti contraccolpi sugli equilibri locali, fermo restando che non condividiamo la scelta di dare agli extracomunitari vitto, alloggio, scheda telefonica e un bonus giornaliero in denaro”.
Dunque: si fa un viaggio in traghetto, si approda comodissimi in un porto sotto il sole primaverile, si prende un Eurostar e si arriva a Prato per farsi riempire le tasche a spese dichippagaletasse.
E si telefona anche a casa, certo, perché così sul prossimo traghetto ci sono anche i suoceri e i nipoti.
Poi si va in centro a spaccare tutto.
Invece di comportarci come dei mandolinisti qualsiasi prendendo per buone le ciarle di questo diplomato, possiamo ricorrere ad una fonte primaria e leggere direttamente il bando di gara.
I trentanove euro al giorno di un appalto che riguarda la "prima accoglienza dei cittadini extracomunitari e la gestione dei servizi connessi" devono comprendere una lunghissima serie di servizi non troppo diversi da quelli che sovrintendono al funzionamento di qualunque galera, dalla registrazione degli ospiti alla disinfestazione degli ambienti, dall'erogazione dei pasti al servizio lavanderia, dal materiale di casermaggio al vestiario, dai servizi di interpretariato all'assistenza sanitaria.
Devono entrare nella cifra anche i due euro e mezzo che ogni ospite riceve giornalmente per le piccole spese, in denaro oppure sottoforma di carta prepagata per l'accesso a questo o a quello.
Deve entrare nella cifra anche una tessera/ricarica da quindici euro. Chi scrive non utilizza una tessera telefonica da oltre quindici anni, ma bisogna constatare che un oggetto del genere pare sufficiente a destare livori invidiosi nell'elettorato potenziale degli "occidentalisti".
Tutto questo, si noti, in un contesto che è quello della gara al ribasso e che esclude la possibilità di subappalti.
Il denaro viene dal fondo europeo per i rifugiati cui contribuiscono tutti gli stati dell'Unione Europea. Il fondo dovrebbe aiutare lo stato che occupa la penisola italiana a rispettare gli accordi internazionali sottoscritti. Un meccanismo, quello degli accordi internazionali, che nella delega di sovranità insita nell'aderire all'Unione Europea sovrintende a tutti i livelli della vita economica ed associata in genere e che nella mentalità "occidentalista", abituata ad avere come orizzonte la spaghetteria all'angolo e il videonoleggio di cassette porno in fondo alla strada, ha una portata semplicemente inconcepibile.
Il bando di gara accenna al Nord Africa.
Vale la pena ricordare che nel 2011 lo stato che occupa la penisola italiana ha partecipato all'aggressione contro quella Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista con cui aveva fatto fino al giorno avanti ottimi e poco controllati affari, contribuendo in misura considerevole all'attuale stato di cose.
Il costo di un'ora di volo per uno solo dei caccia Typhoon II utilizzati nella solita guerra da maramaldi era di sessantunomila euro.
Su questo utilizzo del denaro -che non viene da fondi europei- non risultano lamentele.
Intanto che Aldo Milone e Giovanni Donzelli confrontano le proprie collezioni di schede telefoniche, lo Stato Islamico è a Sirte e a Derna.
[*]Il vocabolo è presente nel testo citato. Ce ne scusiamo come d'uso con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
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