Uno preoccupato.
L'ufficio stampa del Comune di Firenze racoglie quasi quindici anni di materiali. Dal 2001 al 2011 gli "occidentalisti" lo hanno letteralmente allagato ogni giorno di comunicati: un numero crescente di gazzette li riportava fedelmente e tutti erano contenti: gli "occidentalisti" perché l'insihurézza, i'ddegràdo e i'tterrorismo, e i gazzettieri perché l'insihurézza, i'ddegràdo e i'tterrorismo.
Gli uni mantenevano un clima sociale elettoralmente profittevole, fatto di sospetto reciproco, diffidenza ed aperta criminalizzazione di qualsiasi forma di vita associata; gli altri accedevano ad ottimi redditi senza muoversi dalla climatizzazione degli uffici.
Questa strategia di comunicazione, già presente in nuce nel patrimonio politico dell'"occidentalismo", ha conosciuto un successo senza precedenti dopo le spregiudicate ed innovative operazioni urbanistiche portate con successo a termine a New York l'11 settembre del 2001: Firenze diventò per qualche decina di persone un laboratorio mediatico le cui produzioni hanno svelato nel corso degli anni retroscena, protagonisti e soprattutto risultati abietti, repellenti, sanguinariamente ridicoli e profondamente sporchi in ogni senso. In estrema sintesi, per circa dieci anni non c'è stato comportamento umano che gli "occidentalisti" e le loro gazzettine non abbiano considerato terrorismo, con le sole eccezioni del mangiare spaghetti, del consultare rotocalchi pornografici e del frequentare prostitute.
L'aggressione mediatica dell'occidentalame in realtà ha cominciato immediatamente a dar segni di cedimento e di usura: in occasione del Social Forum del 2002 le gazzette ospitarono per settimane gli strepiti premestruali di scansafatiche, delinquentelli, degustatori di maccheroni, indossatori di canottiere, incoscienti pericolosi, bulli di quartiere ed altre nullità ben retribuite di cui la barzellettistica produzione "letteraria" di Oriana Fallaci rappresentava (nelle intenzioni) la punta di diamante. La realtà esplose loro sul grugno con una tale violenza che l'"occidentalismo" politico non è più uscito, a Firenze, dal ridicolo e dal disprezzo in cui si era cacciato con tanto impegno.
Impossibilitati ad aggiustamenti di rotta anche minimi dalla propria autoreferenzialità, gli "occidentalisti" fiorentini sono finiti all'angolo soltanto per il venir meno del giornalame che ne ospitava la propaganda, non certo per aver preso coscienza di una realtà con la quale non hanno mai avuto il minimo rapporto. Se così non fosse stato, l'occidentalame avrebbe almeno abbozzato uno straccio di difesa in una città in cui gli è materialmente impossibile agire iniziative senza rischiare forte dal punto di vista dell'incolumità personale ed in cui le sedi (sempre deserte e puramente vessillari) devono stare almeno ai primi piani degli stabili per ridurre la possibilità di essere prese d'assalto.
Chiuse le gazzette, franato il consenso immane su cui hanno contato per anni -le ricette politiche (più mercato e più galera) scippate da tempo dai loro sedicenti avversari- agli "occidentalisti" sono rimasti il Libro dei Ceffi, il Cinguettatore, qualche mescita costosa e qualche locanda dalla sicura fama, pendant adeguati ai tempi di quell'Albergo della Palla che nella Firenze ottocentesca era "frequentato dai soldati e dai giovinastri, ed abitato da certe donne che facevano appunto a palla d'ogni virtù e d'ogni decoro"[*].
Da questo poderoso riflusso il lavoro degli addetti stampa è uscito molto ridimensionato. La situazione è arrivata al punto che il 21 giugno 2013 Francesco Torselli ha lasciato perdere Codreanu e per primo ha alzato le braccia davanti alla pioggia di sprangate inflittagli dal principio di realtà. Lo scritto di Torselli è interessante, tra le altre cose, perché evidenzia come la politica "occidentalista" e quella dei sedicenti avversari dell'"occidentalismo" come il boiscàut Matteo Renzi non presentino alcuna differenza di sostanza.
Citiamo per intero il comunicato stampa, avvertendo che in esso compare più volte il nome dello stato che occupa la penisola italiana. Come sempre ce ne scusiamo con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
Questa strategia di comunicazione, già presente in nuce nel patrimonio politico dell'"occidentalismo", ha conosciuto un successo senza precedenti dopo le spregiudicate ed innovative operazioni urbanistiche portate con successo a termine a New York l'11 settembre del 2001: Firenze diventò per qualche decina di persone un laboratorio mediatico le cui produzioni hanno svelato nel corso degli anni retroscena, protagonisti e soprattutto risultati abietti, repellenti, sanguinariamente ridicoli e profondamente sporchi in ogni senso. In estrema sintesi, per circa dieci anni non c'è stato comportamento umano che gli "occidentalisti" e le loro gazzettine non abbiano considerato terrorismo, con le sole eccezioni del mangiare spaghetti, del consultare rotocalchi pornografici e del frequentare prostitute.
L'aggressione mediatica dell'occidentalame in realtà ha cominciato immediatamente a dar segni di cedimento e di usura: in occasione del Social Forum del 2002 le gazzette ospitarono per settimane gli strepiti premestruali di scansafatiche, delinquentelli, degustatori di maccheroni, indossatori di canottiere, incoscienti pericolosi, bulli di quartiere ed altre nullità ben retribuite di cui la barzellettistica produzione "letteraria" di Oriana Fallaci rappresentava (nelle intenzioni) la punta di diamante. La realtà esplose loro sul grugno con una tale violenza che l'"occidentalismo" politico non è più uscito, a Firenze, dal ridicolo e dal disprezzo in cui si era cacciato con tanto impegno.
Impossibilitati ad aggiustamenti di rotta anche minimi dalla propria autoreferenzialità, gli "occidentalisti" fiorentini sono finiti all'angolo soltanto per il venir meno del giornalame che ne ospitava la propaganda, non certo per aver preso coscienza di una realtà con la quale non hanno mai avuto il minimo rapporto. Se così non fosse stato, l'occidentalame avrebbe almeno abbozzato uno straccio di difesa in una città in cui gli è materialmente impossibile agire iniziative senza rischiare forte dal punto di vista dell'incolumità personale ed in cui le sedi (sempre deserte e puramente vessillari) devono stare almeno ai primi piani degli stabili per ridurre la possibilità di essere prese d'assalto.
Chiuse le gazzette, franato il consenso immane su cui hanno contato per anni -le ricette politiche (più mercato e più galera) scippate da tempo dai loro sedicenti avversari- agli "occidentalisti" sono rimasti il Libro dei Ceffi, il Cinguettatore, qualche mescita costosa e qualche locanda dalla sicura fama, pendant adeguati ai tempi di quell'Albergo della Palla che nella Firenze ottocentesca era "frequentato dai soldati e dai giovinastri, ed abitato da certe donne che facevano appunto a palla d'ogni virtù e d'ogni decoro"[*].
Da questo poderoso riflusso il lavoro degli addetti stampa è uscito molto ridimensionato. La situazione è arrivata al punto che il 21 giugno 2013 Francesco Torselli ha lasciato perdere Codreanu e per primo ha alzato le braccia davanti alla pioggia di sprangate inflittagli dal principio di realtà. Lo scritto di Torselli è interessante, tra le altre cose, perché evidenzia come la politica "occidentalista" e quella dei sedicenti avversari dell'"occidentalismo" come il boiscàut Matteo Renzi non presentino alcuna differenza di sostanza.
Citiamo per intero il comunicato stampa, avvertendo che in esso compare più volte il nome dello stato che occupa la penisola italiana. Come sempre ce ne scusiamo con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
21/06/2013[*] Giuseppe Conti, Firenze Vecchia, 1899.
Torselli (FdI): “Preoccupato dal silenzio del centrodestra sul futuro di Firenze"
“A meno di 12 mesi dal voto amministrativo si parla di rifondare An o FI, ma non una parola su programma e scelta del sindaco. Così non va”
“In questi giorni si fa un gran parlare di rifondazioni: Alleanza Nazionale, Forza Italia, Cose Nere, Balene Bianche e Cose Tricolori, ma ancora non ho sentito mezza parola sul programma e le alleanze che il centrodestra vorrà mettere in campo in vista delle prossime amministrative di Firenze e della stragrande maggioranza dei comuni della Toscana; né tantomeno di criteri per la scelta dei nostri futuri candidati a sindaco. Mi pare che in troppi stiano razzolando in cantina alla ricerca di vecchi calendari, ma non guardino invece quello appeso al muro, dove sta scritto che mancano meno di 12 mesi al voto e di questo passo il centrodestra è destinato a percentuali da riserva indiana”. Così Francesco Torselli, consigliere comunale a Firenze per Fratelli d’Italia e tra i promotori regionali del movimento di Giorgia Meloni e Guido Crosetto.
“Da mesi ormai – prosegue Torselli – vado ripetendo sempre la stessa cosa: o entro l’estate il centrodestra si sarà chiarito le idee su quali alleanze e su quali tasti far insistere principalmente il proprio programma, per poi partire ad ottobre con un serio percorso partecipato e finalizzato alla scelta dei candidati a sindaco (leggi: primarie), oppure il nostro destino sarà quello di sparire o di essere ridotti a mere presenze ‘di bandiera’ nei consigli comunali, Firenze in testa”.
“Su Firenze – spiega l’esponente di Fratelli d’Italia – io ho una mia ricetta: costruire un’alleanza, più ampia possibile, tra tutte le forze civiche e politiche che in questi anni hanno dimostrato di avere un’idea di città differente da quella del Sindaco Renzi. Uno come Renzi, infatti, si batte con le idee, i programmi ed il coinvolgimento dei cittadini nella composizione degli stessi, non certo con un mese di campagna elettorale dove a parlare sono soprattutto gli slogan”.
“Renzi – continua ancora il consigliere comunale – ha realizzato sì e no un decimo di quanto aveva promesso, ma ha dimostrato di avere un’idea di città, giusta o sbagliata che sia. Mi chiedo se il centrodestra sia in grado o meno di presentarsi alle elezioni con un’idea alternativa, ma soprattutto mi chiedo se ci sia o meno la volontà della nostra parte politica di costruire questa idea insieme alla gente, coinvolgendo i cittadini nella creazione del programma e soprattutto nella scelta dei candidati. Se dovessimo arrivare ad una sfida con Matteo Renzi con il solito programma ‘fritto e rifritto’ e con un candidato a sindaco imposto dall’alto dalle solite segreterie di partito, credo proprio che faremmo più bella figura a non presentarci nemmeno”.
“Certo – conclude Torselli – se vogliamo costruire un’alleanza credibile e non un ‘sultanato’ servono regole chiare e valide per tutti, a cominciare dai tempi e dal metodo con cui si pensa di scegliere il candidato sindaco. Se qualcuno pensa invece di dettare tempi ed agenda per tutti, rispolverando i vecchi metodi usati in tutte le scorse elezioni, vorrà dire che arriveremo ad un ‘bomba libera tutti’ ed ognuno sarà legittimato a fare le proprie valutazioni. La gente non chiede ritorni al passato o a vecchi contenitori, e su questo sposo a pieno le considerazioni fatte in questi giorni sulla stampa dall’On. Giorgia Meloni, quando dice che le idee ed il valori della destra italiana non sono assolutamente né morti, né superati, semmai sono superati certi personaggi che li hanno rappresentati per oltre vent’anni e che ormai hanno fatto il loro tempo. E questo vale anche e soprattutto in sede locale: chi guarda al passato è perché non ha idee per il futuro”.
Sulla Meloni è presto detto: sta cercando di riciclarsi. E così tutta la destra italiana che è andata a rimorchio di quell'accozzaglia di personaggi della corte berlusconiana. La sinistra pure si ritrova senza idee, salvo rispolverare l'eterno nemico a comando - come il regime orwelliano - ora il Goldstein del momento, incassatore dei due minuti di odio comandati è Grillo. Il terzo gallo del pollaio. Va da sé che finché ce ne erano due di galli il nemico era Berlusconi.
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