Trattare di grossi eventi in corso, quali insurrezioni vere e proprie o colpi di stato, espone innanzitutto al rischio di trarre conclusioni affrettate: il mainstream, ovviamente, in questo come in moltissime altre cose non è affatto d'aiuto.
Quella in Libia ha preso tutte le sembianze di una vera e propria guerra civile. Per adesso permette di trarre una sola conclusione non affrettata, cui è facile abbandonarsi viste le premesse ed il materiale (pressappoco) umano con cui si ha a che fare.
Questa conclusione riguarda l'abituale spettacolo di malafede, incompetenza e pressappochismo messo in scena anche in questo caso dalla classe politica peninsulare.
Altrettanto ovvio è il disprezzo che si deve avere per il giornalame. Il gazzettaio mescola ostinazione e spudoratezza cercando in tutti i modi di forzare le evidenze per dare di esse un'interpretazione compatibile con gli interessi "occidentalisti" e soprattutto col tornaconto elettorale della marmaglia governativa.
In questo caso, si tratta di derubricare a dittatore un al-Qadhdhāfī cui sono stati delegati dietro pagamento lavori peggio che sporchi, e la cui presenza era ed è essenziale per gli interessi elettorali "occidentalisti". Intanto che il regime -vocabolo raramente usato fino a qualche giorno fa per la Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, di utilizzo quotidiano invece per la Repubblica Islamica dell'Iran- impiega per sgretolarsi tempi poco compatibili con le "poche ore" stabilite dai gazzettieri, intanto che l'occupazione dell'Afghanistan (retaggio di un mondo scomparso, verrebbe da dire) continua a costare cifre folli e a produrre esclusivamente morti ammazzati, nulla vieta di ostentare la sicurezza che "gli incidenti" si "estenderanno anche all'Iran".
Cialtroni da gazzettina e cialtroni da poltrona si augurano senza mezzi termini un altro bagno di sangue. L'hanno deciso loro, che la Repubblica Islamica è da anni trentadue "sul punto di crollare". Come osa, la realtà dei fatti, contraddire lo wishful thinking "occidentalista"?!
Eppure la Repubblica Islamica dell'Iran non soltanto continua ad esistere, ma continua a godere di un prestigio in ascesa e a pretendere prerogative che sono quelle di qualsiasi stato sovrano, in un contesto che a tutto fa pensare meno che al postulato "isolamento internazionale" di cui il gazzettame ciancia tanto. E' probabile che esistano motivi precisi, che è bene omettere con ogni cura di portare all'attenzione dei sudditi "occidentali".
L'analisi più agevole da fare riguarda ancora una volta gli stili della comunicazione politica, che sono tanto sintomatici quanto diametralmente opposti.
Sul registro e sull'agenda setting della comunicazione politica nello stato che occupa la penisola italiana non è neppure il caso di sprecare ulteriori parole.
Di al-Qadhdhāfī il gazzettame "occidentalista" apprezzava fino all'altro ieri, oltre alla sorprendente e preziosa venalità su citata, anche e soprattutto l'estrosa gestione della propria immagine pubblica.
Quella in Libia ha preso tutte le sembianze di una vera e propria guerra civile. Per adesso permette di trarre una sola conclusione non affrettata, cui è facile abbandonarsi viste le premesse ed il materiale (pressappoco) umano con cui si ha a che fare.
Questa conclusione riguarda l'abituale spettacolo di malafede, incompetenza e pressappochismo messo in scena anche in questo caso dalla classe politica peninsulare.
Altrettanto ovvio è il disprezzo che si deve avere per il giornalame. Il gazzettaio mescola ostinazione e spudoratezza cercando in tutti i modi di forzare le evidenze per dare di esse un'interpretazione compatibile con gli interessi "occidentalisti" e soprattutto col tornaconto elettorale della marmaglia governativa.
In questo caso, si tratta di derubricare a dittatore un al-Qadhdhāfī cui sono stati delegati dietro pagamento lavori peggio che sporchi, e la cui presenza era ed è essenziale per gli interessi elettorali "occidentalisti". Intanto che il regime -vocabolo raramente usato fino a qualche giorno fa per la Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, di utilizzo quotidiano invece per la Repubblica Islamica dell'Iran- impiega per sgretolarsi tempi poco compatibili con le "poche ore" stabilite dai gazzettieri, intanto che l'occupazione dell'Afghanistan (retaggio di un mondo scomparso, verrebbe da dire) continua a costare cifre folli e a produrre esclusivamente morti ammazzati, nulla vieta di ostentare la sicurezza che "gli incidenti" si "estenderanno anche all'Iran".
Cialtroni da gazzettina e cialtroni da poltrona si augurano senza mezzi termini un altro bagno di sangue. L'hanno deciso loro, che la Repubblica Islamica è da anni trentadue "sul punto di crollare". Come osa, la realtà dei fatti, contraddire lo wishful thinking "occidentalista"?!
Eppure la Repubblica Islamica dell'Iran non soltanto continua ad esistere, ma continua a godere di un prestigio in ascesa e a pretendere prerogative che sono quelle di qualsiasi stato sovrano, in un contesto che a tutto fa pensare meno che al postulato "isolamento internazionale" di cui il gazzettame ciancia tanto. E' probabile che esistano motivi precisi, che è bene omettere con ogni cura di portare all'attenzione dei sudditi "occidentali".
L'analisi più agevole da fare riguarda ancora una volta gli stili della comunicazione politica, che sono tanto sintomatici quanto diametralmente opposti.
Sul registro e sull'agenda setting della comunicazione politica nello stato che occupa la penisola italiana non è neppure il caso di sprecare ulteriori parole.
Di al-Qadhdhāfī il gazzettame "occidentalista" apprezzava fino all'altro ieri, oltre alla sorprendente e preziosa venalità su citata, anche e soprattutto l'estrosa gestione della propria immagine pubblica.
Un blogger meno condiscendente pubblicava tra l'altro l'immagine qui sopra, in cui si paragona senza mezzi termini l'immagine del politico libico a quella di un cantante amriki, gratificandoli entrambi del titolo di "generalissimo da operetta".
Bene. La condiscendenza verso la politica ed i media "occidentalisti" pare che oggi come oggi conduca poco lontano.
Chi condiscendente non si mostra va invece incontro a successi elettorali e diplomatici tanto corposi quanto furiosamente denigrati dalle gazzettine. E' il caso di Mahmoud Ahmadinejad, che ha la repellente abitudine di far diffondere immagini che lo raffigurano insieme ai risultati ottenuti dalla ricerca scientifica della Repubblica Islamica (in "Occidente" ridotti alla bombatòmiha, va da sé) piuttosto che mentre frequenta attrici e prostitute.
Bene. La condiscendenza verso la politica ed i media "occidentalisti" pare che oggi come oggi conduca poco lontano.
Chi condiscendente non si mostra va invece incontro a successi elettorali e diplomatici tanto corposi quanto furiosamente denigrati dalle gazzettine. E' il caso di Mahmoud Ahmadinejad, che ha la repellente abitudine di far diffondere immagini che lo raffigurano insieme ai risultati ottenuti dalla ricerca scientifica della Repubblica Islamica (in "Occidente" ridotti alla bombatòmiha, va da sé) piuttosto che mentre frequenta attrici e prostitute.
Neppure Ismail Hanyieh ama fare notizia perché frequenta attrici e prostitute (sarebbe anche interessante stabilire un metro univoco per distinguere le une dalle altre): preferisce che si sappia che vive in una casa, grande ma sobria e condivisa con diciannove parenti, in mezzo al campo profughi di Shati.
Nulla di peggio, per la politica "occidentalista": comportamenti e valori simili contraddicono alla base la libertà "occidentale" di dare costante prova della propria abiezione e della propria adesione ad una concezione empia e sovvertita del mondo, e devono dunque essere delegittimati con ogni mezzo, come qualunque cosa preferisca la competenza alla ciancia, la concretezza alle fandonie, i problemi ai capricci, la resistenza alla remissività, la verità alle menzogne, la sobrietà allo spreco, la critica alla propaganda.
Al momento non è possibile dire se quelli che gli "occidentalisti" consideravano i propri baluardi in nord Africa ed in Medio Oriente contro la postulata barbarie del terrorismislàmiho responsabile d'insihurezzeddegràdo stiano o meno andando incontro ad un autentico processo rivoluzionario; l'impressione è piuttosto quella di assetti governativi a considerevole presenza militare. Di sicuro c'è soltanto l'ennesima conferma dell'incompetenza ciarliera e mendace con cui il gazzettaio reperisce e divulga le direttive della propaganda "occidentalista".
Al momento non è possibile dire se quelli che gli "occidentalisti" consideravano i propri baluardi in nord Africa ed in Medio Oriente contro la postulata barbarie del terrorismislàmiho responsabile d'insihurezzeddegràdo stiano o meno andando incontro ad un autentico processo rivoluzionario; l'impressione è piuttosto quella di assetti governativi a considerevole presenza militare. Di sicuro c'è soltanto l'ennesima conferma dell'incompetenza ciarliera e mendace con cui il gazzettaio reperisce e divulga le direttive della propaganda "occidentalista".
Mah.
RispondiEliminaMi lascia molto perplessa questo tuo post.
Sono d'accordo con te che l'Occidente tende ad occidentalizzare tutto, ma ho potuto constatare con i miei occhi, traducendo le notizie postate su Twitter da degli "insorti" di Libia e Yemen, che anche loro ne hanno piene le scatole degli islamismi vari. Soprattutto perché non hanno una benché minima considerazione per chi non è maschio ed etero (lungi da me dal pensare che l'Occidente ce l'abbia), mentre in quelle rivoluzioni le donne e in generale i non-etero stanno avendo un ruolo decisivo. Insomma, non ti cristalizzare troppo sulla tua posizione, ché si rischia di prendere certe cantonate...
Saluti.
Lady Losca
In questa sede il Libro dei Ceffi ed il Cinguettatore non riscuotono alcuna stima.
RispondiEliminaNon riscuotono alcuna stima perché nel 2009, ai tempi degli scontri di piazza nella Repubblica Islamica dell'Iran, furono probabilmente causa loro di ben più che di qualche cantonata.
In altre parole, un giorno di giugno con gli scontri in corso, qualcuno li usò per diffondere la notizia secondo cui la Repubblica Islamica stava perdendo il controllo dell'esercito.
Non soltanto non era vero, ma ai tempi della contestata elezione di Ahmadinejad non un volo fu cancellato e non un barile di petrolio subì ritardi nel pompaggio. Ciò nonostante, attraverso quei canali arrivavano continue conferme di un imminente crollo della "dittatura". Se postati da qualcuno che scriveva da Tabriz o da Bandar Abbas, oppure comodamente spaparanzato a bordo piscina in una villetta di Eilat o di Jaffa, non è dato saperlo.
In altre parole, nel 2009 il Cinguettatore ed il Libro dei Ceffi si giovarono volenti o nolenti di una campagna pubblicitaria fatta sui cadaveri, e resero ancora più critiche le condizioni dei manifestanti.
In secondo luogo, ci si guarda bene qui dall'asserire possibile -o anche solo ipotizzabile, per quanto è dato sapere- la costruzione di una repubblica islamica in Libia o in Egitto.
In terzo luogo, le considerazioni qui espresse, che fanno un po' da "linea generale" per i contenuti, si basano su una constatazione facilmente verificabile. Ovvero sull'esistenza nel mainstream di un bias mediatico fortemente negativo nei confronti della Repubblica Islamica dell'Iran, che persiste da trenta e più anni e che ha un pendant nella acriticità positiva con cui invece vengono presentate le news ed i contenuti che riguardano lo stato sionista.
In ultimo, come norma generale si adotta qui il criterio di non costruire attribuzioni causali che originino da questioni come l'orientamento sessuale.
Il sesso in generale viene deliberatamente tenuto ai margini di ogni trattazione, quando non viene esplicitamente e veementemente escluso.
Veramente Facebook lo odio con tutto er còre anch'io.
RispondiEliminaTwitter non mi fa provare sentimento alcuno, se non che ho la certezza di poter comunicare in tempo reale con persone che nella rivoluzione ci si trovano. Poi certo, i ciarlatani su twitter ci sono, ma se ti cerchi delle fonti sicure non si corre questo pericolo.
Comunque forse ho frainteso il tuo post, mi pareva che ci fosse un pensiero binario di fondo per cui o repubblica islamica o occidentalista.
Pensiero che ritrovo anche nella tua ultima considerazione.. non è che se odio con tutte le mie forze una qualsiasi repubblica religiosa (islamica, cattolica, buddhista ecc ecc [Tibet compreso, se in questa logica]), allora sono sionista, anzi! Lo farà qualcun'altro questo ragionamento, ma continuare ad alimentare una certa logica aut/aut mi sembra senza senso, proprio perché tu ti ritrovi a non poter trattare argomenti come l'orientamento sessuale e il sesso... Argomenti che farebbero cascare completamente le tesi che esponi in questo post, a mio avviso.
"Mi pareva che ci fosse un pensiero binario di fondo per cui o repubblica islamica o occidentalista".
RispondiEliminaAssolutamente no. Anche perché le dicotomie vanno bene per il pallone e non per altro, nonostante vi sia la diffusissima propensione, anche in rete, a trattare tutti i campi dello scibile come se fossero il pallonaio.
Allora avevo inteso male, ma ne sono felice!
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