giovedì 26 agosto 2010

Roberto Maroni. Pallone, pallonieri, pallonate e Berghem Fest.


Berghem Fest, 25 agosto 2010. Un'accoglienza calorosa.

Non sappiamo con esattezza cosa sia la Berghem Fest e neppure ci interessa gran che saperlo: a grandi linee dovrebbe essere una faccenda di palchi, gazebi e alimentazione di second'ordine, resa peculiare dal fatto che una sera d'agosto avrebbe dovuto fare da passerella per una mezza dozzina di ministri del governo dello stato che occupa la penisola italiana.
Nel 2010 i redditi individuali hanno continuato a scendere, il lavoro a non valere più niente, la cultura ad essere considerata praticamente un insulto, i sudditi ad assumere cocaina e a frequentare prostitute ad immagine e somiglianza dei loro governanti. In altre parole, si deve constatare ancora una volta come l'esecutivo, non avendo alcuna concreta possibilità e alcun concreto strumento per fare per lo meno finta di arrestare il decadimento generalizzato del corpo sociale e delle condizioni di vita nel loro complesso, non possa fare altro che aggrapparsi alla propaganda e alla repressione, unico settore in cui si sta rivelando -peraltro in modo minimo- competente e versata una classe politica che è stata capace soltanto di riempire le galere in politica interna, e di fare da palo alle aggressioni amriki in politica estera.
Come tutti sanno, la frontiera più avanzata della carcerizzazione di ogni aspetto della vita sociale è da tempo rappresentata dal pallonaio.
Si ricorderà -le considerazioni espresse in questa sede sono state molte, in proposito- che nella penisola italiana ai frequentatori di un pallonaio benedetto come valvola di sfogo di un sistema sociale sempre più escludente ed ingiusto, sostanzialmente basato su comportamenti di consumo divenuti di fatto obbligatori pena la scoperta stigmatizzazione da parte di politici obesi e di gazzettieri obesi, per decenni è stato concesso tutto ed il contrario di tutto. Una sostanziale inversione di rotta, con la distruzione repentina di un intero sistema di relazioni sociali e di valori condivisi, si è verificato con la massiccia iniezione di denaro provocata dall'irrompere, sulla scena del pallonaio, di Rupert Murdoch e delle sue televisioni.
Si ricorderà come gli obiettivi di questo miliardario australiano -la totale virtualizzazione del pallone e la vendita del prodotto ottenuto ai quattro angoli del globo- siano stati fatti propri dalle istituzioni. In buona sostanza l'appassionato di pallone deve sedere compostamente per non disturbare le riprese, cantare cose politicamente corrette ed acquistare solo merchandising autorizzato. La "tessera del tifoso" recentemente istituita, una carta di credito malamente camuffata, lo aiuterà a indebitarsi anche meglio, consentendo ai pallonieri e ai miliardari che tramite loro si giocano l'ego per procura di ostentare un tenore di vita ancora più insultante di prima. In un'epoca in cui sfuggire a nefandezze come l'autoschedatura di massa imposta dai social network è considerata quasi una bestemmia, politici e miliardari del pallonaio hanno anche buon gioco nel far finta di non capire come mai l'ulteriore schedatura -per giunta a pagamento- imposta da questa faccenda risulti tanto ostica.
Il primo risultato di tutta l'operazione è sotto gli occhi di tutti: ricavi a picco, code -ma in uscita- da tutti gli impianti, diserzioni in massa. Probabilmente la buona fede dei frequentatori del pallonaio, per tacere della loro disponibilità a farsi trattare come fellahin al valico di Erez, del loro potere d'acquisto e in fin dei conti del loro stesso interesse per uno spettacolo che è strutturalmente robaccia truccata, sono arrivati al limite dell'usura.
Lo stato che occupa la penisola italiana, sostanzialmente per tutelare l'impegno economico e le rendite (quando di rendite si può parlare) di un gruppetto di miliardari, sta tentando di chiudere la stessa valvola di sfogo che per tanti anni ha distolto i sudditi dal chiedere conto al politicame del perché di tante promesse non mantenute, rendendo la vita facile ad esecutivi uno più impresentabile dell'altro.
Il contrasto tra la propaganda governativa, massicciamente impegnata a favore della schedatura di massa e delle entusiasmanti possibilità di indebitamento individuale che comporta, ed un target che molto giustamente sta vivendo una fase di resipiscenza e di rifiuto che ci auguriamo il più lunga ed il più scopertamente e dichiaratamente distruttiva possibile, è nettissimo. Una sera d'agosto centinaia di frequentatori abituali del pallonaio di Bergamo sono andati ad esprimere la loro contrarietà alla Berghem Fest di cui sopra, alla quale uno che fa il ministro dell'interno era intervenuto certissimo di non avere nulla da temere da parte di un auditorio più che addomesticato.
Bergamo è una città nel nord della penisola italiana ed è una delle culle del partito "occidentalista" cui appartiene Roberto Maroni, ministro dell'interno per quello stesso stato che il suo partito avrebbe dovuto disgregare. Il pallonaio di Bergamo, al pari degli altri pallonai, rappresenta da sempre un bacino elettorale "occidentalista" capace di spiccare nei tradizionali settori dell'incultura, della disumanità e della violenza quale rafforzativo identitario che sono le principali caratteristiche di questo tipo di comunità escludenti.
Il fatto che secondo le gazzette centinaia di individui condividenti simili "valori" abbiano contestato in modo violentissimo il proprio carceriere è indicativo per più versi. Abbiamo in altre parole ragione di credere che tra i contestatori vi fossero non pochi elettori attivi di formazioni "occidentaliste", quelle stesse che stanno mantenendo la promessa elettorale di trasformare la penisola in un immenso carcere. Il comportamento dei frequentatori di pallonaio è dunque un buon esempio di condotta "occidentalista": la galera va bene, finché è più probabile che tocchi solo agli altri, preferibilmente mustad'afin di quelli costretti a forzare un sottoscala per passare una notte al chiuso.
In secondo luogo, i report gazzettieri sull'accaduto lasciano pensare che la sihurezza governativa abbia rischiato grosso, andando assai vicina a farsi mettere nel sacco da un gruppo di individui animati da non altro che dal proprio rancore e da qualche petardo. E' dunque probabile che i membri dell'esecutivo abbiano una visione eccessivamente ottimistica della propria popolarità.
In terzo luogo c'è l'ennesimo, reiterato tentativo da parte dei contestati di stabilire quali sono i veri frequentatori di pallonaio e quali no. Pare di capire che i veri frequentatori di pallonaio siano quelli graditi all'esecutivo, ossia quelli che non hanno obiezioni a farsi schedare e ad indebitarsi a beneficio di un'oligarchia palloniera distante in tutti i sensi dalla propria clientela almeno quanto la classe politica lo è dal proprio elettorato.
In ultimo, è interessante anche il persistere di un bias mediatico molto preciso. Secondo il gazzettaio, la contestazione della palloneria di Bergamo si è conclusa con quattro o cinque autoveicoli incendiati, due dei quali appartenenti a gendarmerie di vario genere, e con qualche gendarme ferito. Tutto questo ha avuto come unica conseguenza la solita lercia passacaglia di solidarietà incrociate tra straricchi. Se la stessa cosa si fosse verificata nel corso di una manifestazione politica, il canaio dei gazzettieri e dei politici avrebbe assunto toni semplicemente mestruali, così come la voglia di forca della torma di sudditi incompetenti, vigliacchi, buoni a nulla e dotati del senso di autoconsapevolezza di uno scarafaggio, che costituisce il grosso dell'elettorato "occidentalista".
Mentre scriviamo non risulta alcun prigioniero a séguito di quanto successo: è probabile che la gendarmeria sia stata colta più o meno di sorpresa, al pari dei membri dell'esecutivo tirati per qualche minuto giù dal loro mondo lunare, e che a questo si debba la stizzita rispostina del ministro dell'interno, che prima fa finta di non capire e poi molla un "si scordino lo stadio" che sa di sciabolata nel nulla.
E chissà che almeno qualcuno, tra gli schedandi del pallonaio bergamasco, non si scordi davvero lo stadio, trovando un impiego più costruttivo e meno asservito per le proprie energie e per il proprio tempo.

2 commenti:

  1. beh se abbandonano lo Stadio e sfogano altrove la loro rabbia potrebbe essere uno sviluppo imprevisto per molte teste d'uovo (per non dir altro..) al potere, ti faccio i complimenti per l'analisi lucida.

    tra l'altro poi certi politici hanno mietuto consensi in determinate curve, non sarà segarsi il ramo sotto al culo, ma questa mossa anti ultras, mi sa un po' di pisciata controvento, considerato il bacino di utenza e voti da cui tali politici sono abituati a pescare.

    io ricordo un'altra lucidissima analisi sul calcio: la canzone "Tafferugli" della mitica e disciolta Paolino Paperino Band.

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  2. Quello del pallone e del pallonaio è in realtà uno degli innumerevoli settori in crisi asfittica di un mondo in cui hanno cittadinanza e liceità esclusivamente i comportamenti di consumo. Uno dei tanti settori in cui il solco tra realtà quotidiana e cronaca gazzettiera si accentua ogni giorno di più. Gli sforzi della propaganda in questo senso -strepitose le frasette ad effetto su chi sia un vero "tifoso" e chi no- stanno cominciando a farsi divertenti sul serio.
    Miguel Guillermo Martinez Ball, interprete e traduttore fiorentino d'adozione, infierì contro la realtà palloniera alcuni anni fa, con questi scritti:
    Il titillante mondo dello scandalo - III.
    Il titillante mondo dello scandalo - IV
    I post sono di una chiarezza estrema e non ci sarebbe gran che da aggiungere.

    ..."Vieri guadagnava all'Inter 13 milioni all'anno. Una cifra che, per accumularla, un suo anonimo tifoso della curva che faccia l'operaio a mille euro al mese dovrebbe lavorare 1.083 anni."...

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