Firenze, aprile 2010. I poster "occidentalisti" si aggrumano uno sull'altro in un sottopasso autostradale. Di cambiare -specie in peggio- la Toscana non ha voluto saperne nemmeno questa volta, e quello nelle immagini non è il nuovo presidente. Così come il palloniere dei poster sottostanti non divenne, lo scorso anno, "il sindaco prima cittadino" prospettato dalla sua propaganda.
Uno dei più meritati esiti della consultazione elettorale tenutasi alla fine di marzo 2010 è che Magdi Cristiano Allam ha racimolato quei dodicimila voti che gli permetteranno di gravare sulle tasche altrui per anni cinque, scaldando una scranna in un organismo elettivo chiamato Consiglio Regionale della Basilicata. Particolarmente irritante il simbolo elettorale della sua lista, costituito da un drappo verde, bianco e rosso a bande verticali di uguali dimensioni su cui è inscritta una croce di San Giorgio di colore giallo. E di casi come questo, in una "politica" ridotta nelle condizioni che stanno sotto gli occhi di tutti, se ne trovano puntualmente a caterve.
A questo giro una consistente parte dei sudditi non ha partecipato a quella che è una ratifica formale più che altro, accrescendo la sensazione che la classe politicante viva una realtà lunare rispetto a quella quotidiana dei sudditi, fatta da quasi vent'anni di crollo dei redditi e di restringimento sempre più vertiginoso delle prospettive.
Nonostante quaranta elettori su cento abbiano rifiutato di partecipare al teatrino, l'"occidentalismo" toscano dominato dalla profonda competenza, dall'amore per la verità e dal disinteresse personale dei vari Mazzoni e dei vari Verdini si è schiantato come al solito contro il risultato elettorale di una controparte che, abbastanza stranamente, non si è ancora fatta travolgere dalla cagnara massmediatica messa in piedi non sotto elezioni ma direttamente ogni giorno dagli "occidentalisti". Questo non significa che si tratti di "partiti", di individui e di organizzazioni esenti da vere e proprie nefandezze; alcune Case del Popolo, diventate pressoché tutte ristoranti in cui la politica ha una parte minima, hanno ospitato per anni club di lap dance ed altre iniziative del genere che hanno prodotto anche qualche edificante codazzo giudiziario in odor di infiltrazione mafiosa, senza che nessuno trovasse da ridire.
La pratica e la comunicazione politica "occidentaliste" in Toscana escludono per prassi -e non potrebbe essere altrimenti- qualunque cosa abbia a che fare con competenza, obiettività e propositi costruttivi. L'attività privilegiata dei politicanti "occidentalisti" consiste nel saturare uffici stampa e nell'allagare quotidianamente di ciarle tutti gli spazi mediatici a disposizione, ottenendo in questo modo quel consenso elettorale che permette l'agevole sopravvivenza di soggetti autoreferenziali, di solito caratterizzati da una incompetenza, da un'incoscienza e da una irresponsabilità semplicemente pericolose.
Con questo non si intende fare l'elogio dei sedicenti avversari politici dell'"occidentalismo" toscano. Si intende affermare che la demonizzazione dell'Altro e la saturazione massmediatica per l'ottenimento del consenso sono le attività esclusive delle formazioni politiche "occidentaliste", le cui uniche promesse elettorali vertono invariabilmente sull'azzeramento di iniziative culturali sulle quali c'è sistematicamente e comunque da obiettare (dato molto rivelatore) e su una militarizzazione del territorio costosa, demenziale e inutile prima e ancora che irritante.
Promesse elettorali poi facilissime da mantenere, in un contesto sociale in cui gli interessi culturali sono considerati roba di cui vergognarsi. Le passeggiate militari chieste ed ottenute dal sindaco "occidentalista" della città di Prato hanno prodotto situazioni da Kurdistan turco, con soldati di una brigata di élite impiegati in rastrellamenti casa per casa a caccia di individui innanzitutto sempre disarmati, e secondariamente sostanzialmente colpevoli di lavorare e di rimanere in vita. Atti intollerabili per il ciclone mediatico "occidentalista".
Alla faccia dell'impegno profuso l'"occidentalismo" toscano non ha guadagnato un voto e il travaso di consensi dal piddì con la elle alla Lega Nord indica che anche chi si riconosce nella politicanza "occidentalista" tende ad evitare il piddì con la elle ogni volta che questo è possibile. Una tendenza già vista a Firenze lo scorso anno: in quell'occasione una lista civica apparentata al piddì con la elle e capeggiata dal palloniere Giovanni Galli drenò i voti di un terzo dell'elettorato di riferimento.
Nonostante menzogne, cattiverie spicciole, vendette trasversali, piccinerie da bambine viziate e proclami perentori (si noti la scritta sotto il poster: "il nuovo presidente") emessi da ciambellani del nulla che a suo tempo non hanno avuto la minima esitazione a sostenere anche a Firenze i costruttivi intenti dell'ubriacone Bush e delle sue guerre d'aggressione, la tizia del manifesto è rimasta una tizia su un manifesto. Una che dicono stia bene in costume da bagno e che secondo il gazzettaio dovrebbe parte della sua "fortuna" di candidato, che in casa "occidentalista" è figlia diretta della visibilità mediatica, ad una querelle balneare di livello minimo. Uno dei tanti indici di come gli "occidentalisti" abbiano una visione della meritocrazia assolutamente peculiare.
Uno dei più meritati esiti della consultazione elettorale tenutasi alla fine di marzo 2010 è che Magdi Cristiano Allam ha racimolato quei dodicimila voti che gli permetteranno di gravare sulle tasche altrui per anni cinque, scaldando una scranna in un organismo elettivo chiamato Consiglio Regionale della Basilicata. Particolarmente irritante il simbolo elettorale della sua lista, costituito da un drappo verde, bianco e rosso a bande verticali di uguali dimensioni su cui è inscritta una croce di San Giorgio di colore giallo. E di casi come questo, in una "politica" ridotta nelle condizioni che stanno sotto gli occhi di tutti, se ne trovano puntualmente a caterve.
A questo giro una consistente parte dei sudditi non ha partecipato a quella che è una ratifica formale più che altro, accrescendo la sensazione che la classe politicante viva una realtà lunare rispetto a quella quotidiana dei sudditi, fatta da quasi vent'anni di crollo dei redditi e di restringimento sempre più vertiginoso delle prospettive.
Nonostante quaranta elettori su cento abbiano rifiutato di partecipare al teatrino, l'"occidentalismo" toscano dominato dalla profonda competenza, dall'amore per la verità e dal disinteresse personale dei vari Mazzoni e dei vari Verdini si è schiantato come al solito contro il risultato elettorale di una controparte che, abbastanza stranamente, non si è ancora fatta travolgere dalla cagnara massmediatica messa in piedi non sotto elezioni ma direttamente ogni giorno dagli "occidentalisti". Questo non significa che si tratti di "partiti", di individui e di organizzazioni esenti da vere e proprie nefandezze; alcune Case del Popolo, diventate pressoché tutte ristoranti in cui la politica ha una parte minima, hanno ospitato per anni club di lap dance ed altre iniziative del genere che hanno prodotto anche qualche edificante codazzo giudiziario in odor di infiltrazione mafiosa, senza che nessuno trovasse da ridire.
La pratica e la comunicazione politica "occidentaliste" in Toscana escludono per prassi -e non potrebbe essere altrimenti- qualunque cosa abbia a che fare con competenza, obiettività e propositi costruttivi. L'attività privilegiata dei politicanti "occidentalisti" consiste nel saturare uffici stampa e nell'allagare quotidianamente di ciarle tutti gli spazi mediatici a disposizione, ottenendo in questo modo quel consenso elettorale che permette l'agevole sopravvivenza di soggetti autoreferenziali, di solito caratterizzati da una incompetenza, da un'incoscienza e da una irresponsabilità semplicemente pericolose.
Con questo non si intende fare l'elogio dei sedicenti avversari politici dell'"occidentalismo" toscano. Si intende affermare che la demonizzazione dell'Altro e la saturazione massmediatica per l'ottenimento del consenso sono le attività esclusive delle formazioni politiche "occidentaliste", le cui uniche promesse elettorali vertono invariabilmente sull'azzeramento di iniziative culturali sulle quali c'è sistematicamente e comunque da obiettare (dato molto rivelatore) e su una militarizzazione del territorio costosa, demenziale e inutile prima e ancora che irritante.
Promesse elettorali poi facilissime da mantenere, in un contesto sociale in cui gli interessi culturali sono considerati roba di cui vergognarsi. Le passeggiate militari chieste ed ottenute dal sindaco "occidentalista" della città di Prato hanno prodotto situazioni da Kurdistan turco, con soldati di una brigata di élite impiegati in rastrellamenti casa per casa a caccia di individui innanzitutto sempre disarmati, e secondariamente sostanzialmente colpevoli di lavorare e di rimanere in vita. Atti intollerabili per il ciclone mediatico "occidentalista".
Alla faccia dell'impegno profuso l'"occidentalismo" toscano non ha guadagnato un voto e il travaso di consensi dal piddì con la elle alla Lega Nord indica che anche chi si riconosce nella politicanza "occidentalista" tende ad evitare il piddì con la elle ogni volta che questo è possibile. Una tendenza già vista a Firenze lo scorso anno: in quell'occasione una lista civica apparentata al piddì con la elle e capeggiata dal palloniere Giovanni Galli drenò i voti di un terzo dell'elettorato di riferimento.
Nonostante menzogne, cattiverie spicciole, vendette trasversali, piccinerie da bambine viziate e proclami perentori (si noti la scritta sotto il poster: "il nuovo presidente") emessi da ciambellani del nulla che a suo tempo non hanno avuto la minima esitazione a sostenere anche a Firenze i costruttivi intenti dell'ubriacone Bush e delle sue guerre d'aggressione, la tizia del manifesto è rimasta una tizia su un manifesto. Una che dicono stia bene in costume da bagno e che secondo il gazzettaio dovrebbe parte della sua "fortuna" di candidato, che in casa "occidentalista" è figlia diretta della visibilità mediatica, ad una querelle balneare di livello minimo. Uno dei tanti indici di come gli "occidentalisti" abbiano una visione della meritocrazia assolutamente peculiare.
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