Achille Totaro è di Scandicci ed è grasso.
Fine delle caratteristiche salienti.
Una carriera politica a passo di carica lo ha portato dall'università di Firenze, dove ha trascorso interi lustri spiaggiato come un capodoglio e ovviamente senza laurearsi, a quella che, tra le istituzioni dello stato che occupa la penisola italiana, viene definita Senato della Repubblica.
Dopo lo sgazzebamento del palloniere avvenuto il 25 aprile, e dopo aver ricevuto -anche personalmente- altre e tutto sommato ancor più innocue attestazioni dell'aperta disistima di cui la sua parte politica gode a Firenze, Achille Totaro ha affilato le armi: "Il Giornale della Toscana" del 10 maggio intitolava: «Clima intollerabile andrò dal ministro Maroni» un lungo e stizzito articolo in proposito.
E' possibile supporre, in considerazione degli avvenimenti dei giorni successivi, che le lamentele al Viminale, accompagnate dall'operato di coprotagonisti capacissimi a livello istituzionale di vendettucce trasversali di livello ancora più basso, abbiano avuto al centro un concetto abbastanza elementare: possibile che i gendarmi di stanza a Firenze non siano capaci di sistemare una vagonata di ragazzini?
La risposta arriva a stretto giro di posta meno di trentasei ore dopo. L'11 maggio la gendarmeria sistema effettivamente una vagonata di ragazzini, smentendo coi fatti i timori di questo campione d'"Occidente".
Con quale risultato?
Col risultato che gli abitanti di via della Colonna e di altre strade del centro hanno aperto i portoni delle case per offrire vie di fuga ed assistenza concreta alle vittime delle cariche, roba che non si vedeva dagli anni Settanta, e che il coro di biasimo (se non di apertissimo disprezzo) verso l'operato della gendarmeria ha invaso la Firenze reale, fermandosi ovviamente solo sull'uscio delle redazioni.
Una cosa che dà ancora una volta la misura, a chi ne avesse ancora bisogno, della differenza che passa tra la vita vera e la sua rappresentazione politicante e giornalaia.
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