martedì 30 dicembre 2008

Gaza Democracy Export



Hamas. I golpisti impopolari.

Dicembre 2008. L'anno si chiude con un'altra ardita impresa degli "esportatori di democrazia", che per far vedere quanto sono bravi a produrla e ad esportarla hanno pensato bene di bombardare un campo di concentramento in cui si ammassa più di un milione di persone. La colpa di queste persone è l'aver delegato a larga maggioranza il compito di rappresentarle ad un'organizzazione che a Gaza assicura i servizi essenziali, ivi compreso il controllo del territorio, l'istruzione e la sanità di base. Servizi che Al Fatah ha ampiamente dimostrato di non sapere o volere fornire, venendo impietosamente bocciata alle urne tra lo sconcerto ipocrita dei "sondaggisti". L'ottima fama che Abu Mazen e i suoi hanno presso i media "occidentali" viene giustificata dalla loro volontà di dialogo e di cooperazione con i sionisti; due concetti che nei territori occupati vengono invece più correttamente definiti "corruttela" e "collaborazionismo".
In altre parole, tante volte non fosse chiaro, l'entità sionista afferma di aggredire la "terrorista" Hamas che ha messo in piedi un "regime" a Gaza.
Hamas ha vinto le elezioni del 2006. Questa verità elementare, nello stato che occupa la penisola italiana, viene occultata da politicanti e giornalai con ogni mezzo. Al Fatah ha prima rifiutato di partecipare al governo e poi "convinto" con l'intermediazione (o meglio, l'intromissione) saudita il leader Hanyeh a farsi da parte per lasciare il posto ad un governo di unità nazionale. La manovra è servita a limitare l'effetto di un risultato elettorale tanto chiaro quanto "occidentalisticamente" scomodo, ma non ha messo in conto il fatto che la Palestina non ha molto in comune con una giunta comunale da penisola italiana, e che Hamas oggi come oggi non è composta da gente che puoi mettere a tacere con qualche offa delle solite, tipo l'ingresso gratis a qualche bordello di lusso.
A Gaza, dove per le ragioni su tratteggiate Hamas ha un sostegno radicato ed in costante rafforzamento, la mossa non piace affatto. Miliziani, personale e politici di Al Fatah vengono cacciati nel giugno del 2007. Abu Mazen ne approfitta per dichiarare decaduto il governo di unità nazionale che aveva voluto ad ogni costo. Primo ministro diventa Salam Fayyad, "occidentalisticamente" malleabile e presentabilissimo. La volontà degli elettori, in sostanza, si traduce nel suo esatto opposto.
Tutto questo molto in sintesi, tanto perché siano chiari alcuni aspetti che non si troveranno sulle gazzette o in quel canaio pornocratico e demente che chiamano "televisione".
E' in questo contesto mediatico che ovviamente, e come spesso succede, i sionisti hanno campo libero mentendo e sapendo benissimo di mentire. In questo trovano pienissima collaborazione nei media mainstream diretti a quell' "occidente" che ancora non ha interiorizzato quanto il mondo stia cambiando. In senso, ovviamente, ad esso non favorevole.
Le ciance di politicanti ed anchor men che allagano le gazzette tutte le volte che Tsahal' aggredisce qualcuno riescono a nascondere alcune verità elementari, prima tra tutte quella che fuori dalle sempre più precarie casette in Canadà in cui i media identificano il proprio target esistono popoli interi che delle menzogne con cui l'"occidente" ha insegnato a tutti a dipingere il mondo non sanno cosa farsene. E meno che mai sanno cosa fare con quella "democrazia" esportata con metodi con cui non ci si azzarderebbe ad esportare navi cariche di rifiuti tossici.


Nessun commento:

Posta un commento