Cose turche e chiese evangeliche. A due passi l'una dall'altra e mai un litigio.
La non-notizia di fine anno, a Firenze, è la pura e semplice constatazione di Izzedin Elsir che il fondo in Borgo Allegri che fa da moschea non è più sufficiente alle necessità dei credenti.
Ah, alzi la mano chi sapeva che in Borgo Allegri si prega il venerdì.
I giornali si buttano a pesce sul non-evento, che è occasione per riempire con poca fatica pagine e pagine di aria fritta reiterando i consueti ed irritanti esami di "integrazione", di "moderazione" e di "democrazia" a carico di chi non ha nulla da dimostrare, nulla da farsi perdonare, nulla per cui farsi mettere alla gogna un giorno sì e l'altro anche. Nel fare le pulci agli "islamici" le redazioni scovano pareri anti-moschea arrampicandosi su intere scogliere di specchi. Nei casi di più conclamata incompetenza si ricorre agli archivi, invocando referendum sulla scorta di fumose citazioni dal più celebre ingegnere civile saudita dei nostri tempi con ancor minore fondatezza che avrebbe il contrastare il restauro di un tabernacolo di campagna accampando i roghi della santa inquisizione. Un altro dei luoghi comuni dei denigratori è il continuo cianciare di "reciprocità": una cosa in cui sono specializzati i migliori rappresentanti dell'età contemporanea, gente che nove volte su dieci non distingue un mihrab da un minbar e cui i nomi di Maalula o di Qara Kelisa possono al più essere quelli di roba da mangiare.
A nostro parere non soltanto la moschea si deve fare, ma dovrebbe essere finanziata con denaro pubblico, avere almeno quattro minareti ed essere edificata in pieno centro.
Ciascuna di queste quattro affermazioni può essere giustificata portando pochi e semplicissimi argomenti.
La moschea va costruita perché non c'è nulla che lo vieti. Fine.
Il finanziamento con denaro pubblico destinerebbe, una volta tanto, delle risorse ad uno scopo produttivo e verificabile. In fondo non ci vorrebbe molto: basterebbe rinunciare a un paio di aerei militari per costruire luoghi di culto degni della loro funzione in almeno tre capoluoghi di regione.
I minareti -uno è decisamente poco- sono necessari se si vuole realizzare un edificio degno della città di Firenze utilizzando gli stessi criteri che David Levi volle si impiegassero per la costruzione del Tempio Maggiore Israelitico, attorno al 1880. Va qui ricordata una delle più demenziali iniziative propagandistiche intentata dagli "occidentalisti" fiorentini alcuni anni fa. Un volantino a colori in carta patinata mostrava il Duomo a fianco della Sultanahmet Camii. L'intenzione degli ideatori era, ovviamente, denigratoria; neppure si sono resi conto di quanto una città che vantasse due monumenti del genere possa essere spettacolosa. Il realizzare un edificio di pregio permetterebbe di superare anche uno dei difetti più gravi della stragrande maggioranza degli edifici contemporanei, costruiti con materiali leggeri che dopo qualche anno già iniziano a mostrare i segni dell'usura.
In pieno centro il posto per edificare c'è eccome. Lo si può ottenere demolendo il brutto palazzo che sorge sul lato est di Piazza Ghiberti. Il nosto auspicio è di veder sorgere al suo posto un edificio rivestito di alberese e serpentino, quattro minareti slanciati illuminati da fari verde smeraldo nelle sere di festa, con davanti una piazza animata e viva.
No so cos'altro scrivere se non che sono pienamente d'accordo con te. Sarebbe una cosa più bella della piramide del Louvre, che riempirebbe d'orgoglio i fiorentini emigrati altrove come il sottoscritto e di soldi i fiorentini ancora indigeni. Facciamola, 'sta moschea
RispondiEliminaIl "ritorno economico" è l'aspetto che meno mi interessa. Mi interessa assai di più che giornalai e politichetti smettano di poter contare sulla demonizzazione dell'Altro. Il clima demenziale di questi anni nella penisola italiana e in "occidente" nel suo complesso è dovuto soltanto a loro. In considerazione di questo, la collocazione della moschea sul lato orientale di piazza Ghiberti non la propongo certo a caso.
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