giovedì 18 dicembre 2008

Joe Fallisi a Gaza




Un sabato di dicembre e un concerto/chiacchierata annunciato con il vecchio sistema dei manifestini sulle cantonate.
Joe Fallisi fa visita agli anarchici fiorentini, quelli da qualche anno felicemente insediatisi in una strada in pieno centro, e racconta di Pinelli e di Hamas, di Cipro e Nestor Makhno.
Fallisi era sul Dignity, l'imbarcazione che da Cipro è riuscita a rompere il blocco navale israeliano e ad arrivare a Gaza portando un gruppo eterogeneo di persone, tra le quali un parlamentare israeliano ed un Nobel per la pace. Su Notizie dalla Terra Santa è comparso il suo resoconto di questa esperienza. Un'esperienza che ha richiesto le più alte doti di dedizione e di organizzazione, e che ovviamente è passata nell'assoluto silenzio dei media peninsulari.
Joe Fallisi è anche l'"anarchico" che nel settembre 2007 sorprese e riconobbe Roberto Sandalo ad una non oceanica manifestazione islamofoba.


HO INCONTRATO ZENONE

Ieri, passeggiando vicino alla riva del mare, ho incontrato Zenone, una piccola statua serissima. Ai suoi tempi dorati Larnaca si chiamava Cizio. Sono qui da due giorni con gli amici di Free Gaza (Huwaida Arraf, Greta Berlin, Ramzi Kisia, Dereck Graham...). Ora che li conosco di persona, li stimo ancora di piu'. Ognuno ha il suo lavoro e la sua vita privata e finanzia in prima persona la causa comune. Quel che fanno e' per amore della giustizia, non di partito o di carriera.
Infrangere l'assedio e lo strangolamento di Gaza cercando di raggiungerla via mare e' un progetto sorto due anni fa. La cosa quasi incredibile ma vera e' che lo hanno ideato in contemporanea attivisti per i diritti umani di vari Paesi: Australia, Libano, Inghilterra, Stati Uniti. Cosi' e' nata Free Gaza. Essendo gente seria e non chiacchieroni inconcludenti, in breve sono riusciti a raccogliere il danaro utile e hanno comperato due piccole navi. Ora si tenta il secondo viaggio, forse il piu' difficile e pericoloso.
Tutti sanno - in primo luogo l'entita' sionista - che un altro successo potrebbe davvero cambiare le cose. Sull'onda di Free Gaza, e autonomamente, sembra che partira' presto una nuova nave dallo Yemen - magari si svegliassero gli Arabi!...
Varie diffficolta' di ordine legale e burocratico si sono accumulate negli ultimi giorni, anche previsioni meteorologiche avverse. Ma ora sembra che tutto sia finalmente risolto: dovremmo imbarcarci per la nostra avventura mercoledi' 24 settembre alle ore 22. Dopo un giorno e mezzo di navigazione vedremo, Inshallah, le barche dei gazesi in festa che ci stanno aspettando... e ritroveremo alcuni passeggeri del primo viaggio rimasti a Gaza appositamente (sia per lavorare, sia per lasciare il posto ad alcuni Palestinesi, uno dei quali, in gravi condizioni di salute, sta finalmente ricevendo le cure adeguate nell'ospedale di Larnaca), o perche' respinti ai valichi di terra. Saremo in venti. Tra di noi due giornalisti di Al Jazeera e l'irlandese Mairead Maguire, Premio Nobel per la Pace nel 1976.
Non dovrebbe essere cosi semplice per i despoti di Tel Aviv affondarci. Neppure arrestarci. Il grande Zenone diceva che abbiamo due orecchie e una sola bocca perché dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno. Chiudo dunque questa mia prima corrispondenza, tornando sulla spiaggia per sentire cosa racconta il mare generoso.

Joe Fallisi
Larnaca, lunedi' 22 settembre 2008


GAZA LIBERA

Siamo ancora nella citta' di Zenone. Ma sembra che domani sera o, al massimo, lunedi', salperemo finalmente per Gaza. E' cosa certa: l'entita' sionista sta facendo tutto il possibile contro il nostro viaggio. Per superare piu' velocememnte le difficolta' burocratiche di cui parlavo, gli organizzatori di Free Gaza hanno cercato in questi giorni di affittare - persino di comprare - un'altra piccola nave. Tre di loro sono volati ieri a Beirut per trattare di persona con diversi proprietari. Dappertutto un muro di gomma, rimandi, richieste chimeriche, tergiversazioni, si', no, forse, risentiamoci, vedremo... Il fatto e' che la forza d'animo e la determinazione degli attivisti che hanno organizzato il primo viaggio e' ancora la stessa, intatta... semmai piu' forte. Alla faccia di tutti i despoti e dei parolai. Cosi', proprio oggi e' arrivata la notiza che potremo ri- utilizzare una delle due navi di proprieta' di Free Gaza, proprio quella con lo stesso loro nome.
In Grecia, dove verranno firmate le ultime carte, il lavoro indefesso di alcuni amici ha fatto si' che i nuovi e definitivi documenti legali di intestazione siano gia' ultimati, con anticipo sui tempi previsti. A questo punto l'imbarcazione sara' in grado di riprendere il mare. Domattina andremo a dipingerla e a rimetterla a nuovo. Se non arriva una tempesta (immagino ci sia qualche necrocabbalista che sta operando pure in questo senso), Free Gaza navighera' molto presto verso il suo destino.
Ecco i nomi dei passeggeri (l'elenco e' aggiornato alle ore 21h21m - 20h21m italiane):

Name Country of Origin Current Languages Spoken Affiliations

Al Jabar, Ali Qatar English/ Arabic Al Jazeera
Alshubashi, Mohammed Germany/Palestine English/German/ Arabic Physician, neurosurgeon
Abourashed, Amin Holland English/Dutch/Arabic Human Rights
Arraf, Huwaida Palestine/US English/Arabic NVDA/International, Human rights, International Law Spokesperson for FGM
Barghouti, Mustafa Palestine Russian/English/Arabic Pres, Mubarda Party, MP Boulous, Nicolas Greece Greek/ English Chemist, Boat engineer Butterly, Caiomhe Ireland Spanish/English/Arabic Voices in Wilderness, PSC
Cox, Rod UK English Pal Solidarity, Chester, UK
Al Hams, Walid Palestine/Sweden English/Swedish/Arabic/ Slovak Physician, Internal Medicine
Ernshire, Eliza Australia/UK English Human rights activist,
Fallisi, Joe Italy English/Italian/ French Opera singer, composer, reporter for infopal
Graham, Derek Ireland English Sailor, electrician, first mate
Hamami, Ibrahim Palestine/UK Arabic/ English Physician, family medicine Klontzas, George Greece Greek/ English Boat captain
Kysia, Ramzi US/Lebanon English Writer, organizer, spokesperson
Maguire, Mairead Ireland English Peace people/Nobel Peace Prize
Masarwa, Lubna Palestine '48/Israel English/Arabic/ Hebrew Jerusalem Alternative Intormation Center, Al Quds University
McDermott, Theresa Scotland English Human Rights Activist, on first trip Mohammed, Amir Sudan Arabic/English Al Jazeera
Wall Sylvia UK English Human Rights Activist
Zahalka, Jamal Israel Arabic/English/ Hebrew Member of Knesset

Ieri pomeriggio sono andato, insieme con Mairead Maguire, piccola donna dall'animo grande quanto la Gran Bretagna e l'Irlanda messe insieme, a visitare l'ammalato grave che la prima missione di Free Gaza ha portato in salvo a Cipro. Si chiama Saed Khaled Mahmud Musleh, ha 16 anni e il viso, gli occhi che sorridono come stelle, di tutti i ragazzini palestinesi. A Gaza i delinquenti sionisti gli hanno sparato addosso, da dieci metri, un missile, spappolandogli la gamba sinistra e ferendolo gravemente alll'addome. Siccome la cancrena avanzava, quella povera gamba i medici sono stati costretti ad amputargliela, tagliando alto, fin sopra il bacino. Ora sembra sia finalmente fuori pericolo. Ma ha bisogno di protesi speciali adatte al suo caso estremo. Invio a infopal (anche ad Emergency) tutta la sua documentazione medica e prego vivamente chiunque possa aiutarlo in modo fattivo di contattare me (flespa@tiscali.it) e/o infopal stessa (direzione@infopal.it). Suo padre, Khaled Musleh, dignitosissimo come Saed, ne ha altri 11 di figli.
Sara' questa forza incrollabile e indomabile della vita a ridare un giorno ai Palestinesi eroici la loro liberta'.
Joe Fallisi,
Larnaca, giovedi' 25 settembre 2008


LA TELEFONATA PIU' ECONOMICA (DALL'INFERNO)

Una nuova grave complicazione di ordine tecnico, non prevista, ha purtroppo impedito la partenza di Free Gaza. Si sarebbe dovuto ancora attendere piu' di una settimana a Cipro. Per molti di noi era impossibile. Cosi' e stato' deciso che ci ritroveremo presto (tra circa un mese), questa volta con la sicurezza di imbarcarci. Inutile nascondere il dispiacere e la frustrazione. Ma molto piu' forte e' la volonta' di fare quel che abbiamo stabilito. E che faremo. Del resto, nessuno ha mai pensato che quest'impresa fosse facile e lo stesso primo viaggio ha subito ritardi disperanti. Alla fine poi, contro tutte le congiure, le due navicelle hanno preso il largo e sono arrivate vittoriose a Gaza. L'intrepido capitano Arrigoni mi aspettava per bere un te' alla menta... Fra non molti giorni, amico!... L'altro ieri Barghouti illustrava, con l'ausilio di appositi grafici, la realta' dell'occupazione. E' qualcosa che va oltre cio' che normalmente si crede. Cento volte peggio del razzismo e dell'apartheid bianco in Sudafrica - e questo a detta degli stessi politici che hanno vissuto durante quel regime.
Secondo un piano preciso, l'entita' malefica ha continuato, dal 1948, a rubare terra, olivi, acqua ai Palestinesi e a vessarli in ogni modo. Lo scopo e' uno solo, sempre lo stesso: rendere loro la vita impossibile e portare a compimento una gigantesca pulizia etnica, cosicche' lo Stato "ebraico" alla fine risulti padrone unico e assoluto. In realta' gli stessi sionisti, per quanto l'economia shylockiana stia oggi celebrando i suoi fasti, sanno bene che si tratta, piu' che di un sogno possibile, di un incubo. Per i Palestinesi martirizzati, ma anche per loro stessi. Basta solo che gli yankee dichiarino bancarotta (meglio: che i loro creditori battano cassa e gli scambi internazionali sostituiscano gli spettrodollari, per esempio, con gli euro) e l'edificio-carcere giudaico, zombi artificialmente pompato dalla Lobby amerikana, crollera' in poco tempo nel disastro e nella vergogna.
I Palestinesi mai hanno piegato la testa e mai si arrenderanno. E sono molto piu' prolifici - sani, in tutti i sensi. Il vero problema sara' se e come potranno perdonarli di tutte le infamie e torture che hanno subito. Nell'ultimo biennio il 20% delle morti di bambini al di sotto di un anno di eta' e' stato causato dai check points criminali, insieme col Muro simbolo e architrave della tirannia sionista. Cosi' pure, 73 donne sono state costrette a far venire alla luce i figli senza poter raggiungere l'ospedale e un terzo di loro ha perso la vita. Al punto che oggi le donne palestinesi incinte spesso si presentano ai posti di blocco con mesi di anticipo...
Prima di far ritorno nel parlamento lovecraftiano, Jamal Zahalka ci ha raccontato una storiella. Tre nuovi ospiti arrivano all'inferno: da Houston il primo, da Londra il secondo, il terzo da Gaza. Devono telefonare ai loro parenti. Chiama lo statunitense. Il conto e' di 5.000 dollari. Poi l'inglese: 1000 sterline. Il palestinese va a sua volta in cabina e alla fine chiede: "Quanto devo?"... "Niente", gli risponde il diavolo. "Niente"???!!!... perche'?"... "E' una chiamata locale".

Joe Fallisi
Larnaca, lunedi' 29 settembre 2008


ARRIVEDERCI ZENONE

Quest'ultima corrispondenza - ma spero ne seguirà presto una nuova serie - è dedicata alle sorelle e ai fratelli di Saed: a Jasmine (15 anni), Weroot (12), Hanìn (10), Saeeda (9), Hadeel (7), Nairma e Umdellalah (gemelle, 4) e a Mahmud (5), Samir (3), Abdularti (2), Mohammed (1). Saed è il primogenito, il futuro capofamiglia. Ha un'intelligenza e un senso dell'umorismo eccezionali. Non si lamenta mai. Ti guarda con occhi pieni di luce e di mare, come se avesse capito tutto. Giovanissimo vecchio saggio, così magro, quasi trasparente, lo tiene in vita un soffio e l'amore di suo padre, della sua famiglia, dei suoi amici. E' ancora ricoverato alla Vorkas Clinic di Larnaca. Qui tutti gli vogliono bene e lo aiutano (in genere i ciprioti sono ben disposti verso i palestinesi, sapendo cosa significa vivere sotto occupazione), ma ha bisogno di un altro ospedale, specializzato in casi simili al suo. Non si tratta solo di vedere se, una volta guarito di tutte le patologie interne, si riuscirà a costruirgli una protesi speciale che lo faccia stare in piedi, ma anche di rieducare il corpo a quella posizione, ridare un po' di energia alla gamba rimasta, che pure è stata ferita e oggi è smilza e sottile, debole come un lumicino. Proprio a questo scopo abbiamo costituito un piccolo comitato che si occuperà delle sue cure. Troveremo presto l'ospedale adatto (forse in Germania, o anche in Italia) e i soldi necessari. Aspettiamo di avere, da due amiche meravigliose che vivono a Nicosia e che faranno tutto quel che possono e che è stato deciso, il nuovo report medico di Saed aggiornato alla situazione attuale. Tra pochi giorni sarà pronto. A seconda di quel che i medici dei Centri che contatteremo ci diranno, faremo la scelta adatta. A quel punto, Saed e suo padre saliranno per la prima volta in aereo, e potranno contemplare dall'alto, da lontano, la loro terra che aspetta di rivedere Saed sano e salvo.
Free Gaza è (ancora) un movimento, non un partito. Non ha "capi", tirannucoli che si guardano allo specchio e che fan fare le cose ai sottoposti. Ognuno collabora liberamente, volontariamente e contribuisce per il meglio. Chi ha partecipato al primo viaggio - e ora sta organizzando il secondo - ha avuto il merito, tra l'altro, di portare Saed in salvo. Altri si occuperanno di concludere la missione. Mi ricordo che uno dei primi giorni parlavo con un'attivista, e ci raccontavamo le nostre "origini". Le ho detto che fin da ragazzino avevo abbracciato l'anarchia. A quel punto le sono scintillati gli occhi. E ci siamo abbracciati noi due.

Joe Fallisi
Larnaca, martedi' 7 ottobre 2008


DIGNITY

Appena di ritorno a Larnaca ricevo un e-mail da Vittorio Arrigoni, capitano coraggioso. Mi scrive l'amico rimasto a Gaza: "(...) allora siete pronti a mettere le ali ai piedi? O, meglio, le pinne... Che Zenone, Poseidone e tutto il phanteon pagano vi siano propizi. Cercherò di issarmi sulla prima barchetta che vi darà il benvenuto. Avvistando le coste di Gaza la gioia sarà immensa e inattesa, te lo dice uno che se ne è cibato, qualcosa credo molto simile alla paternità, l'emozione di aver figliato la Libertà, nel vostro caso, pure la Speranza. (...) un abbraccio grande come il mediterraneo (...)".
Sì, siamo di nuovo nella città di Zenone e prestissimo (domani pomeriggio) c'imbarcheremo per raggiungere un milione e mezzo di abitanti del più grande carcere a cielo aperto, rompendo per la seconda volta l'odioso assedio. Come qualche settimana fa, anche oggi gli organizzatori ci hanno spiegato i vari scenari possibili. Ognuno di noi ha fatto anche... testamento... Che partiamo ormai è sicuro - questa volta ogni problema legale, tecnico e burocratico è stato risolto -, ma cosa succederà durante la navigazione si può solo supporre. Come si comporterà l'entità sionista? Ci lasceranno di nuovo passare?... Ci spareranno addosso (negli ultimi due anni hanno ammazzato 14 pescatori palestinesi)?... Ci circonderanno impedendoci di proseguire?... Pretenderanno di salire sulla nave per qualche "controllo", dichiarandoci poi in arresto?... Da parte nostra, possono starne certi, non avverrà alcun tipo di collaborazione nei confronti dell'autorità occupante, che nessuno di noi riconosce. E saremo tutti per uno e uno per tutti. Nel caso resisteremo in modo pacifico, lasciando a loro, così esperti in materia, la pratica della violenza. Ma sotto gli occhi del mondo intero.
Traduco a braccio i quattro punti che definiscono ufficialmente la missione di Free Gaza: "1. Aprire Gaza all'accesso internazionale senza restrizioni, id est alla sovranità palestinese. 2. Rendere evidente che Israele continua ad occupare Gaza, nonostante le sue pretese del contrario. 3. Dimostrare la solidarietà internazionale col popolo di Gaza e col resto della Palestina. 4. Dare un esempio concreto del potenziale che racchiudono i metodi di resistenza non violenta."
Quasi tutti i passeggeri dell'ultimo tentativo sono qui, compresi il giornalista e il cameraman di Al Jazeera, e se ne sono aggiunti di nuovi. Tra di essi altri due italiani, Vilma Mazza e Marco Giusti, di Ya Basta, associazione in contatto con Mustapha Barghouti. La nave... è bellissima e (quasi) nuova, molto più forte e veloce delle due precedenti. C'era stata una riunione apposita per decidere come chiamarla. Io avevo proposto tre possibili nomi: Dignità, Speranza, Equità. La scelta del primo significa la dignità dei Palestinesi che non hanno piegato la schiena, e insieme quella di chi, nel resto del mondo, si è stancato di assistere in silenzio al loro martirio. Bisogna riuscire a fare qualcosa di concreto ed efficace uscendo dagli schemi usuali... con creatività, con fantasia.
Free Gaza, un manipolo internazionale di uomini e donne di buona volontà, fuori dai partiti e dai gruppuscoli, rappresenta anche il secondo nome: la speranza attiva.

Joe Fallisi
Larnaca, lunedì 27 ottobre 2008


HOPE

E' così. Non mi sembra vero eppure sono proprio a Gaza. Un sogno della mia vita si è avverato. Lo dedico, oltre le barriere del tempo, all'amico e compagno Marco Melotti (cfr. http://it.groups.yahoo.com/ group/libertari/message/54046). Quando, verso le 6 e mezza di mattina, giunti al confine delle acque "internazionali" - a 20 miglia dal suolo palestinese -, abbiamo visto profilarsi due vedette israeliane che sembravano venire verso di noi, una da destra e una da sinistra, l'intrepida Huwaida era già pronta col megafono e tutti noi in attesa (ieri il Ministero della Marina di Tel Aviv aveva rilasciato una dichiarazione secondo la quale ci avrebbero fermati e arrestati). Intanto Dignity correva veloce verso la sua meta. Poi non si è capito bene... andavano avanti e indietro, giravano in su e in giù... alla fine sono scomparse nel nulla. Vista dall'alto la scena doveva avere l'aspetto di una danza sui generis. Si erano formati, più ci inoltravamo, due cerchi attorno a noi: uno esterno, dei sionisti, e da quel punto sino a riva, uno interno delle navicelle palestinesi.
Così abbiamo attraccato al povero porto di Gaza col nostro corteo di pescatori e ragazzini in festa, Vittorio Arrigoni, radioso, issato sull'albero della barca più vicina. Ecco l'elenco dei nuovi venuti:

Denis Healey, Captain, UK George Klontzas, First Mate, Greece Nikoals Bolos, Crew, Ireland Derek Graham, Crew, Ireland Ali Al Jabar, Al Jazeera, Qatar Ghazi Abourashad, Holland Dr. Mohammed Alshubashi, Germany Huwaida Arraf, attorney, US Dr. Mustafa Barghouti, Palestine Audrey Bomse attorney, US Renee Bowyer, Australia Caoimhe Butterly, Ireland Rod Cox, UK Joe Fallisi, Italy Marco Giusti, Italy Dr. Ibrahim Hamami, UK Ramzi Kysia, US Alan Lonergan, Ireland Mairead Maguire, Ireland Lubna Masarwa, Israel Vilma Mazza, Italy Theresa McDermott, UK Amir Siddiq, Al Jazeera, Sudan Gideon Spiro, Israel Dr. Jock McDougall, UK

I baci, gli abbracci, la gioia, la commozione sui volti di chi ci aspettava e di noi stessi, ancora increduli, è stata la miglior cura dopo le prove del viaggio. Ma subito... eccoci nella Gaza vera, che può permettersi pochi sorrisi. Oggi la nostra nave ha portato molti più medicinali della volta scorsa e, giustamente, la prima visita è all'Ospedale Shifa. il più grande, non solo qui, ma di tutta la Palestina.
Husein Ashour, medico che si è laureato in Germania, lo dirige con la massima competenza e abnegazione. Giriamo insieme con lui e i suoi collaboratori per i vari reparti ed è come se visitassimo l'anticamera della morte. Molti dei malati, vecchi e giovani, cui stringo le mani, se tornassi nei prossimi giorni, non li troverei più. Il motivo è uno solo: l'assedio e il blocco attuato dall'entità come punizione collettiva contro la società civile palestinese. Ci sono dottori bravissimi e persino apparecchiature di prim'ordine (per esempio un centro diagnostico-terapeutico anti- cancro che non ha uguali, mi dicono, in tutto il Medio Oriente), ma l'impossibilità di rifornirsi tanto delle medicine, quanto dei pezzi di ricambio e di tutto ciò che consente l'uso normale e adeguato dei macchinari rende questi ultimi inutilizzabili e, ogni giorno che passa, meno verosimili, quasi spettrali. Vengono visitati a loro volta, di quando in quando, e sembrano anch'essi malati senza speranza. In qualunque istante può mancare la corrente elettrica e non è detto che il generatore abbia il carburante necessario. Così, anche i sistemi per la dialisi che ancora funzionano possono da un momento all'altro fermarsi, causando guasti irreparabili ai pazienti. Ed è quel che succede spesso, sempre più spesso. Quanto a lasciar uscire i malati dalla prigione per andare a curarsi altrove, come si sa, lo sbirro con stella di Davide lo proibisce tassativamente. Ormai sono quasi 260 i morti a causa di questi divieti assassini e il numero, così continuando le cose, aumenterà in modo tragico.
Ci ha accolto, dando a ognuno di noi una kefiah e una medaglia, Ismail Hanyeh, uomo dignitoso, sicuramente non corrotto e amante del suo popolo, definendoci eroi. Ma gli eroi sono loro, i Palestinesi che resistono in tutti i sensi e che tengono la schiena diritta nelle più tremende avversità. Noi abbiamo solo riaperto una piccola strada alla speranza.

Joe Fallisi
Gaza, mercoledì 29 ottobre 2008


EQUITY

Ho cantato nel Teatro di Gaza!... meglio di qualunque altra sala da concerto del mondo!... Come se un secondo sogno, dentro uno più grande, si fosse realizzato... Era la prima volta che la voce lirica volava qui per l'aria e l'accoglienza è stata grandiosa, commovente... In valigia avevo messo lo smoking, il farfallino, le scarpe lucide, perché gli abitanti della Striscia martoriata meritano il meglio, in tutto e per tutto. Chissà, magari anche questo concerto ha contribuito a rompere l'assedio... Il cui scopo non è solo di togliere cibo, medicinali, mezzi materiali per sopravvivere, ma anche, e forse soprattutto, di rovinare l'anima, ogni possibile piacere.
Nel pomeriggio eravamo andati a visitare Khan Younis. Ci accompagnava un vecchio signore, in rappresentanza della comunità locale. A un certo punto gli è sfuggita una lacrima, che ha subito allontanato, quasi fosse una vergogna mostrarla in pubblico. Ecco, per esempio, cosa significa il blocco che i palestinesi subiscono dai sionisti: una settimana fa c'è stato un vero diluvio e l'acqua ha tracimato distruggendo la strada principale di un intero quartiere, riversandosi nelle case, allagandole, devastandole. E' esattamente come nel caso dell'ospedale di Gaza. Il soccorso e la solidarietà pubblica sono stati da subito presenti, la gente, così "in alto", come "in basso", non chiede altro che di poter aiutare a ricostruire. Ma manca tutto quello che occorrerebbe (in primis il cemento) per ridare la viabilità e un'abitazione degna alle famiglie, i cui bambini, in particolare, ora sono a grave rischio per via dell'inquinamento dell'acqua stessa. E non si vede via di uscita. In effetti basterebbe che gli egiziani si risvegliassero dalla loro ignavia - anche solo ricordandosi dei tempi di Nasser, mica delle piramidi e dei faraoni - perché tutto ciò avesse termine. Proprio a Rafah si compendia l'iniquità che vige in tutto il Medio Oriente. Le guardie di frontiera in Egitto permettono a volte la costruzione dei tunnel (ce ne sono ormai tanti, sempre comunque capaci di rifornimenti molto limitati, ma meglio che nulla), speculando mafiosamente su ognuno di essi e su ogni passaggio delle merci. E, quando l'entità sionista e gli invasori dell'Iraq (USraele) lo richiedono, per compiacerli, fanno saltare i passaggi sotterranei o persino li avvelenano... spesso anche li gasano appositamente... così che ormai sono decine e decine i palestinesi morti già sotto terra.
Arabi fanno questo ad altri arabi, mentre gli occupanti, i pulitori etnici, i razzisti per antonomasia stanno a guardare col sorriso del boia. Non può continuare così e un giorno, forse più presto di quanto si possa prevedere, finirà. Finiranno anche le divisioni all'interno del campo palestinese. La sera prima avevamo avuto l'onore di essere invitati a un incontro storico, che non avveniva da quasi due anni. Riunite in assemblea tutte le fazioni hanno preso la parola, auspicando la fine delle ostilità interpalestinesi (il governo ha anche annunciato la liberazione unilaterale dei prigionieri politici rinchiusi nelle sue carceri). Ma l'unità non potrà che nascere dal basso, dal popolo e per il popolo. E saranno accettati solo i politici integri, che non hanno tradito, che non si sono venduti.
Questa e solo questa è stata la chiave del successo di Hamas e della catastrofe di Fatah. Abu Mazen, la cui immagine, come Presidente palestinese, ancora campeggia negli edifici pubblici di Gaza rimasti fedeli al risultato delle ultime elezioni, deve sloggiare e con lui tutta la sua corte corrotta al servizio del nemico. Hanno già assicurati i loro conti in banca nei paradisi fiscali. Vadano all'inferno.

Joe Fallisi
Gaza, venerdì 31 ottobre 2008


VERRA'

Ieri sera l'amico Vittorio, un gigante, in tutti i sensi, non è riuscito a venire al concerto. Ah... l'avrei riconosciuto subito tra il pubblico!... e lo aspettavo... ma i militi di Sion non erano d'accordo. Accompagna i pescatori quasi ogni giorno, fin dall'inizio. E il suo aiuto e quello degli altri attivisti di Free Gaza (ieri erano in dieci) è fondamentale.
Io sono contro lo sfruttamento e l'uccisione degli animali, non potrei seguirli. Tuttavia capisco e condivido il senso della loro solidarietà: è la lotta contro il sopruso. L'hanno detto chiaramente gli sbirri... quando gli "internazionali" se ne andranno, ve la faremo pagare!... Già, perché per 'sti infami chi cerca di procurarsi un po' di cibo è un terrorista... e chi gli dà una mano un supporter di Hamas.
Non c'è al mondo situazione più palesemente iniqua di quella che vede vittime i palestinesi. Tutto è concesso ai tiranni con kippà dai poteri asserviti dell'occidente... qualunque crimine, qualunque azione, anche la più illegale. Silenzio comprensivo e devoto, cancellazione o manipolazione delle notizie, vigliaccheria chimerica... Impera ormai un vero e proprio Big Brother mediatico, cui resistono solo pattuglie sparse di refrattari. Così, anche ieri è successo quello che avviene normalmente - e di cui esiste la testimonianza anche in video. Senza morti, da quando è arrivata Free Gaza. Nessuna "Rai" o "Mediaset" interromperà il flusso di menzogne per parlarne. Secondo la "legge" sarebbe consentita la navigazione entro 12 miglia nautiche. Com'è ovvio, questo vale per tutti eccetto i palestinesi. Persino a 6, 4 miglia dalle coste di Gaza, quasi fin dentro il porto, i razzisti israeliani pretendono che le acque siano "loro". Arrivano in pattuglia e sparano coi mitra e col cannone ad acqua (sporca). E questo contro civili disarmati.
Ma VERRA' LA LIBERTA' anche per gli abitanti oggi sotto occupazione, le loro sofferenze non possono essere state invano. Qualcosa di potente e di concreto si muove, fuori dalla vecchia politica decrepita: una volontà fattiva di verità, di giustizia.
La seconda missione ha avuto successo, come la prima, e appena torneremo a Larnaca Dignity si rimetterà subito in moto per la terza... e poi ce ne sarà una quarta, una quinta...
Stamani sono andato, insieme coi due giornalisti di Al Jazeera, Amir Siddiq e Ali Al Jabar, a portare i regali di Saed per la sua famiglia. Abitano a Beth Hannoun. Lì si è compiuta la sua tragedia e quella di tanti altri ragazzini palestinesi, straziati dalle bombe degli invasori. C'erano tutti ad aspettarci: il vecchio nonno, undici bimbi, la madre e il fratello di quest'ultima, che ha lasciato casa sua per venire ad aiutare. Khaled, il padre, mi aveva detto che sua moglie era la donna perfetta per lui, un regalo meraviglioso di Allah. Quando, prima di uscire, gliel'ho confidato con l'aiuto di Amir, la luce del suo bel viso ha inondato la stanza.

Joe Fallisi
Gaza, sabato 1 novembre 2008


TORNEREMO

Sì, stiamo tornando a Larnaca, ma torneremo anche a Gaza. Appena arrivati, Dignity andrà a riposare a Limassol per qualche giorno, poi sarà di nuovo pronta, il 7 novembre, a riprendere il suo viaggio con altri passeggeri verso le coste palestinesi. E' cominciato un movimento libertario, nato dalla società civile, che nessuno fermerà e che saprà manifestarsi anche in modi imprevedibili. Si tenteranno tutte le vie, non solo quella marina... l'assedio verrà a sua volta assediato e infine distrutto.
Confermo quel che ho detto sin dall'inizio di queste corrispondenze: i fondatori di Free Gaza sono gente seria, non chiacchieroni autoreferenziali. Hanno in mente un progetto limpido ed energie e intelligenze altrettanto pulite per attuarlo, non si tratta di un fuoco di paglia. Come da noi - come dappertutto: se i cittadini non si auto-organizzano, fuori e contro i partiti della Casta onnivora, non c'è la possibilità che cambi niente in meglio, né, tanto meno, che il peggio venga scongiurato. L'altra volta il viaggio di ritorno aveva consentito il ricongiungimento di una famiglia palestinese a Cipro e che Saed potesse curarsi. Oggi è con noi uno studente cui l'entità sionista proibisce (come a tanti altri) di uscire e di andare a studiare in un'università europea. Cosa che invece farà, com'è suo diritto.
Ora nella Striscia, compreso Vittorio che ha deciso di rimanere qualche altro mese ad aiutare i pescatori, ci sono nove attivisti di Free Gaza. Tre sbarcati da Dignity: "Queeva", Theresa (due angeli extraterrestri) e Ramzi, dalla penna corposa. All'orizzonte vediamo navi israeliane... scompariranno come nel viaggio di andata. Del resto, quel che dovevamo fare l'abbiamo fatto. Siamo in acque palestinesi, poi arriveranno quelle internazionali, infine le coste cipriote.
Prima che ci imbarcassimo per il viaggio di ritorno è venuto a salutarci Ismail Haniyeh. Ci ha accompagnato sino a fuori del porto, sventolando la bandiera della Palestina. Ricorderò sempre il suo sorriso radioso. Se Hamas ha stravinto alle elezioni è perché ha saputo esprimere un premier come lui, che vive ancora e sempre nel campo dei rifugiati, col suo popolo. E che anche i suoi nemici sanno benissimo essere onesto e incorruttibile. Per questo lo odiano, impotenti. Creperanno nei loro soldi sporchi di sangue.

Joe Fallisi
Gaza-Larnaca, domenica 2 novembre 2008


"FEEL FREE"

L'altra notte non abbiamo mai dormito io, Greta, Mary e Osama. Eravamo qui in albergo in attesa della prossima telefonata da Dignity, ripartita di sera, con la Luna sempre crescente, per il suo secondo viaggio, ovvero per la terza missione di Free Gaza. Portava il suo carico di nuovi passeggeri. Eccoli:

Hass, Amira (Israel) Ahmed, Nazir (Lord) (Pakistan/UK) Andrews, Christopher (Ireland) Bartlett, Eva (Canada) Bolos, Nikolas (Greece, Palestine) Healey, Denis (UK) al-Haj, Sami (Sudan) Graham, Derek (Ireland, Palestine) McNeill, Pauline (Scotland) Morena, Fernando (Spain) Nacer, Mohamed (UK) O'Donnell, Hugh (Scotland, UK) ÓSnodaigh, Aengus (Ireland) Rossi, Fernando (Italy) Arraf, Huwaida (US, Palestine) Sharp, Rob (UK) Schermerhorn, David (USA, Palestine)) Shoukri, Dr. Arafat (Palestine, UK) Short, Clare (UK) Thomas, Rhodri Glyn (Wales, UK) Tonge, Dr. Jennifer Louise (Baroness) (UK) White, Sandra (Scotland, UK) Zisyadis, Josef (Switzerland)

Fra di essi 11 parlamentari europei non conformisti - di cui uno, Fernando Rossi, a suo tempo rifiutatosi di votare i crediti di guerra, ha concluso quest'anno la sua attività di senatore ancora prima di maturare la relativa pensione... cosa che ai suoi (ex) colleghi della Casta dev'essere sembrata incredibile, mostruosa...
Tutto procedeva bene, il mare era quasi liscio. All'alba, al confine delle acque internazionali, come già era successo a noi, ecco arrivare dall'orizzonte velocissime due navi dell'entità, questa volta quasi ai fianchi della nostra. Si mettono in contatto radio, chiedendo la lista dei viaggiatori. L'impareggiabile Huwaida Harraf risponde loro di consultare www.freegaza.org... troveranno tutti i nomi e cognomi. Aggiunge con la sua vocina gentile: "Feel free to make a donation", "Sentitevi liberi di fare una donazione"...
Un suono neandertaliano, a metà fra il vomito e la risata, erompe dall'altra parte... poi... come d'incanto, Dignity si ritrova sola nel suo cammino e va incontro alle barche in festa che stanno venendo ad accoglierla. Sì, Free Gaza è di nuovo nella Striscia. Questa volta ha portato tre apparecchiature scanner per l'esame della spina dorsale, di cui hanno urgente bisogno all'ospedale Shifa. Tornerà a Larnaca l'11 novembre. Già stanno chiamando da tutto il mondo per partecipare ai prossimi viaggi... Se il primo è stato il più pazzo e il secondo quello, forse, più pericoloso, il terzo è la conferma che stabilisce a tutti gli effetti un precedente impossibile da ignorare in futuro.
Per gennaio è programmata una nave di... musicisti!... che felicità riabbracciare i miei amici palestinesi!... E Vik, capitano coraggioso, il cui impegno quotidiano nella difesa dei pescatori diventa sempre più duro...
Oggi le navicelle hanno subito di nuovo un attacco criminale. E' ormai certo: i sionisti coi loro cannoni ultrapotenti non sparano solo acqua mista alle deiezioni, ma anche schifezze chimiche, al punto che i militi indossano ormai, durante queste belle imprese, apposite tute e maschere. Gli amici hanno raccolto dei campioni di 'sto liquido e verrà fatto analizzare. Ce lo raccontava in diretta da una delle due barche dei pescatori, con mille interruzioni dovute alla situazione precaria, David Schermerhorn.
Ecco il nuovo che esiste negli Stati Uniti, altroché Barack Obama (già ormai completamente nelle spire della Lobby, senza l'approvazione della quale, del resto, MAI sarebbe arrivato alla presidenza - né potrà mantenerla)!... E' un anziano signore, quasi ottantenne, che dimostra vent'anni di meno. Abita con la numerosa famiglia in un'isoletta dello Stato di Washington e ha deciso di dedicare la sua vecchiaia a una causa giusta. Siccome conosce bene il mare, sin dall'inizio dell'avventura di Free Gaza offre da volontario la sua collaborazione. Non ha mancato nessuno dei tre viaggi. E il terzo non sarà di certo l'ultimo. Ti saluto, grande David... che gli dei del Mediterraneo ti siano propizi.

Joe Fallisi
Larnaca, domenica 9 novembre 2008

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