giovedì 31 maggio 2012

La Lega Nord di Firenze: un presidio munito e vitale


Firenze. Nella primavera di un paio di anni fa la formazione politica "occidentalista" chiamata Lega Nord veniva considerata dal gazzettame come l'astro nascente della politica cittadina. A suo tempo prendemmo nota del colorito materiale propagandistico diffuso da uno dei candidati e non abbiamo mai smesso di interessarcene, pur relativamente convinti che la livorosa e cianciante inconsistenza della sua azione politica sarebbe bastata da sola a ridimensionarne il fenomeno in capo a pochi anni.
Molti degli scritti qui raccolti sono intrisi da una tale considerazione nei confronti dell'"occidentalismo" da non rifuggire certamente dall'accanimento ad personam. Se invece di andare a lavorare qualcuno pensa di poter sopperire alle necessità materiali della vita quotidiana emettendo comunicati stampa, significa che desidera che il più persone possibile prestino attenzione a quanto dice; il problema è che non sempre le reazioni suscitate sono quelle che l'elettorato passivo "occidentalista" ritiene maggiormente desiderabili. La Lega Nord ha offerto ed offre a tutt'ora una congerie di miserie umane e di umani miserabili all'apparenza inesauribile, che ci ha permesso per anni di infierire sulle bambinesche priorità dei Marco Cordone e sulle meschinità ridanciane dei Federico Tosoni, trovandoli comunque alla bassezza dell'elettorato di cui sono rappresentanti e quindi assolutamente non criticabili da questo punto di vista.
Di una sezione di paese scrivemmo nel dicembre 2011.
Nel maggio 2012 abbiamo scoperto che la sezione fiorentina della "Lega Nord" è in un fondo commerciale di piazza Pier Vettori.

Il quadro d'insieme riesce subito a rendere la stessa sensazione di trascuratezza e di approssimazione; il contrasto con la scena dell'attivismo politico propriamente detto che si ostina a caratterizzare la città di Firenze e che produce iniziative e comunicazione a getto continuo non potrebbe essere più forte. Invece di intrattenere i passanti ricordando le vittime non collaterali di un certo democracy export per cialtroni incoscienti, a Firenze hanno preferito ornare la vetrina della sede (un fondo commerciale che non abbiamo mai visto aperto) con una bandiera che nelle tradizioni inventate che caratterizzano l'immaginario del "partito" dovrebbe ricordare quella che per una ventina d'anni nel corso del XIX secolo fu la bandiera del Granducato di Toscana.
Nessuno si è curato di riparare -o di installare- un qualche genere di insegna.
L'elemento interessante dell'immagine è però il poster che occupa per intero il vano dell'entrata.
Collettivi, ricercatori, occupazioni, scioperi ci avete rotto vogliamo studiare ORA BASTA!
Lo slogan è corredato dalla caricatura di un tale intento a soppesare i propri voluminosi testicoli.
La grafica approssimativa e volgare ed il linguaggio trascurato ed irritante sono dei punti fermi della propaganda di questo "partito", così come lo sono i siti web dell'elettorato passivo, accomunati da approssimazione e trascuratezza.
La firma è quella di una sedicente "lega universitaria" il cui sito web non viene aggiornato da dodici mesi e non ha mai pubblicizzato alcuna iniziativa. Al momento in cui scriviamo le elezioni universitarie sono lontane oltre un anno. Gli eletti (un numero miserabile, come miserabile è stato il totale dei suffragi raccolti) non hanno affatto brillato per attivismo e per presenza, segnalandosi essenzialmente per le conseguenze penali della propria cialtroneria e per la inscalfibile autoreferenzialità di quelle che, più che "iniziative politiche", andrebbero considerate delle vere e proprie prediche al deserto. L'elettorato attivo, invece, ha pensato bene di limitarsi ad aderire ad alcune iniziative sporadiche e pazzesche, nel solco della continuità con quanto i nostri lettori conoscono bene.
L'infingardaggine e la trascuratezza dell'occidentalame fiorentino sfociano in abituali débacle politico-elettorali: il web ha la memoria lunga ed anche uno scritto come questo può contribuire ad affossare, al momento giusto, le aspirazioni di certi volti ben nutriti. Nel maggio 2012 la propaganda della "lega universitaria" ed il modus agendi sul territorio del "partito" cui essa fa capo permettono di trarre una conclusione molto impietosa. A "voler studiare" e a riconoscersi nella propaganda della Lega Nord sono state alcune decine di elettori, su un totale che supera di molto i cinquantamila aventi diritto. Ma questo non è certo il maggiore dei problemi.
Il problema è che della dedizione allo studio nella Lega Nord si ha un'idea molto sui generis. Nei primi mesi del 2012 una serie di scandali ha di fatto ridotto in briciole il "partito" ed il mainstream ha elencato per qualche settimana anche una insistita aneddotica sui metodi tra il maldestro ed il colorito utilizzati da certi esponenti dell'elettorato passivo della Lega Nord per "conseguire" un titolo di studio universitario.
La sopravvivenza politica, se non proprio la pulizia pura e semplice, avrebbero preteso che si pensasse almeno a sostituire il manifesto.

mercoledì 30 maggio 2012

La Repubblica Araba di Siria risponde alle dichiarazioni dell'ONU sul massacro di Al Houla


Traduzione da Silvia Cattori.

Testo integrale della conferenza stampa tenuta dal dottor Al Jafari alle Nazioni Unite.
Ecco il testo completo della conferenza stampa in cui l'ambasciatore della Repubblica Araba di Siria alle Nazioni Unite Bashar Al Jafari ha denunciato "lo tsunami di menzogne scatenato pochi minuti fa da alcuni degli appartenenti al Consiglio".


In Siria è stato commesso uno spaventoso, orribile, ingiustificato ed ingiustificabile crimine. Questo massacro viene condannato dal mio governo nei termini più perentori possibile. In questo caso, il testo con cui il mio governo condanna tutto questo presenta lo stesso vocabolario usato pochi minuti fa dal Consiglio di Sicurezza.
Vorrei qui condannare anche, nell'interesse del mio governo, lo tsunami di menzogne scatenato pochi minuti fa da alcuni appartenenti al Consiglio che hanno cercato di ingannare tutti voi dicendo che stanno coprendo il mio governo di accuse sulla base di quelle che ssi considerano "prove". Hanno torto, e vi stanno ingannando. Né il generale Mood né nessun altro hanno riferito al Consiglio di Sicurezza, e la sessione informale che il generale avrebbe accusato le forze governative per quello che è accaduto. E' veramente indegno e disgustoso che alcuni membri del Consiglio se ne siano venuti fuori, pochi minuti dopo che il generale Mood aveva finito di riferire, per ingannarvi e raccontarvi bugie su quanto successo.
Io vi invito a considerare quello che è successo ad Al Houla in tutti i suoi aspetti. Se si possiede una visione complessiva del quadro, si capisce che quanto accaduto ieri ad Al Houla ha anche degli antefatti; dovremmo conoscere questi antefatti per sapere e per capire chi ha perpetrato questo crimine.
Ieri, dopo la preghiera del venerdì, duecento o trecento uomini armati si sono riuniti; erano circa le due del pomeriggio. In realtà si sono concentrati in punti differenti, e poi si sono riuniti in un'unica località, ad Al Houla. Avevano dei pick up con armi pesanti come missili anticarro, mortai e mitragliatrici; alla maniera libica, come avete visto un paio di mesi fa, ed hanno cominciato ad attaccare l'esercito regolare nella zona che esso presidiava da cinque punti diversi contemporaneamente. Gli attacchi sono cominciati alle due del pomeriggio e sono durati fino alle undici di notte.
Non stiamo parlando di un attacco cominciato e finito nel giro di una mezz'ora. Si è trattato di un'operazione militare con tutti i crismi, pianificata in anticipo ed eseguita con una pluralità di azioni. Dopo aver attaccato le posizioni dell'esercito regolare, gli aggressori si sono rivolti contro i civili e poi si sono spostati in un altro centro abitato vicinissimo ad Al Houla, a circa un chilometro di distanza. Qui hanno bruciato l'ospedale nazionale, hanno bruciato i raccolti dei contadini ed hanno bruciato le case. Hanno anche ucciso dozzine di civili innocenti in un altro centro, anch'esso vicino ad Al Houla, di nome Shomaria. Non stiamo dunque parlando di una scaramuccia verificatasi in un punto preciso; stiamo parlando di un teatro di operazioni che ha abbracciato svariate piccole località della stessa zona.
Il mio governo ha nominato una commissione nazionale d'inchiesta, incaricata di scoprire chi sia stato a mettere in atto questo terrificante massacro e di condurlo davanti alla giustizia. Chiunque sia stato a commettere questo crimine, dovrà risponderne alle autorità siriane, secondo la legge stabilita per il paese dal governo siriano.
Le dichiarazioni alla stampa che il Consiglio di Sicurezza ha emesso oggi hanno in qualche modo fatto propria la versione degli eventi fornita dal generale Mood. Se andate a leggere la stesura originale del comunicato, vi troverete che non c'è nulla che indichi che il Consiglio sta accusando le forze armate del governo siriano di aver perpetrato le uccisioni ed i massacri. Al contrario, esso specifica che altri elementi attivi nello stesso quadro possono essere i responsabili di quello che è successo. Questo affermo, perché il comunicato stampa afferma che il Consiglio di Sicurezza condanna nei termini più perentori possibili le uccisioni confermate dagli osservatori delle Nazioni Unite. Io sono qui per confermare, anche per conto del mio governo, che ci sono state moltissimi civili uccisi, circa centoquattordici, e poi un attacco che ha comportato il bombardamento di un quartiere residenziale da parte dell'artiglieria e dei carri armati governativi.
I membri del Consiglio di Sicurezza hanno poi espresso la loro condanna per le uccisioni effettuate sparando a bruciapelo o con pesanti abusi fisici. La maggior parte degli assassinii che si sono verificati ad Al Houla sono avvenuti in questo modo: per sparo a bruciapelo, non per l'attacco dell'artiglieria, perché un attacco di artiglieria non lascerebbe i corpi delle vittime nelle condizioni in cui li avete visti. Qui, siamo dvanti a qualcosa che ricorda il modo di uccidere che era frequente in Algeria all'inizio degli anni Novanta.
Il mio governo non risparmierà alcuno sforzo, in ogni caso, per scoprire chi ha compiuto questi massacri e per assicurarlo alla giustizia.
Aggiungo a tutto questo che il Consiglio di Sicurezza farebbe bene a riunirsi anche per identificare e chiamare a rispondere del loro operato coloro che stanno fornendo armi ai gruppi terroristici in Siria, coloro che offrono loro rifugio, coloro che li istigano e che li incitano alla violenza e che offrono loro protezione. Si tratta di alcuni appartenenti allo stesso Consiglio: i loro funzionari ne parlano apertamente. Alcuni di essi sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, i cui alti ufficiali hanno detto apertamente che non avrebbero risparmiato alcuno sforzo per donare e consegnare armamenti all'opposizione siriana; alcuni hanno parlato anche di "armi non letali", qualunque cosa volesse significare. I primi risultati dell'aver armato l'opposizione sono stati il rapimento dei pellegrini libanesi che tornavano dall'Iraq attraverso il territorio turco, gli attentati suicidi e l'infiltrazione di AlQaeda nel territorio siriano.
Non abbiamo bisogno che il Consiglio di Sicurezza usi due pesi e due misure. Abbiamo bisogno che i presunti colpevoli vengano assicurati alla giustizia, tanto più se farlo significherà toccare gli interessi di alcuni membri permamenti del Consiglio stesso. Quanti sono sinceramente interessati a fermare la violenza e a far sì che il dialogo per l'inclusione nazionale in Siria sia coronato da successo dovrebbero smettere di intromettersi nei nostri affari interni, dovrebbero smettere di armare, ospitare, finanziare e proteggere i gruppi armati terroristici che agiscono nel mio paese. Non potete essere incendiari e pompieri al tempo stesso. E questo è, purtroppo, proprio il caso di alcuni dei membri di questo Consiglio di Sicurezza. Le dimensioni araba, regionale ed internazionale della crisi siriana non sono più una situazione poco chiara, e tutti sanno di cosa stiamo parlando.
Mi rimetto a voi.

Nel comunicato si dice "attacco che ha comportato il bombardamento di un quartiere residenziale da parte dell'artiglieria e dei carri armati governativi"; lei non è d'accordo?

Non sono d'accordo con l'interpretazione che l'ambasciatore tedesco, quello inglese ed altri hanno passato a voi di questa frase, perché è un'interpretazione sbagliata. Tocca al generale Mood esporre i fatti quali essi sono. Non tocca all'ambasciatore tedesco, a quello inglese o a qualcun altro.

Ma il bombardamento governativo di un quartiere residenziale, non è un fatto accertato?

Il generale Mood non si è espresso in questo modo.

Ammesso che le circostanze in cui questo è avvenuto siano state poco chiare, dobbiamo pensare che il generale Mood si attenga ai fatti puri e semplici più di quanto non faccia il Segretario Generale?

Questo è proprio quello che sto cercando di spiegare al vostro collega. Il generale Mood ha detto che le circostanze non sono sufficientemente chiare da poter incolpare questo o quello per questi attacchi. Mood lo ha detto, ma lo ha detto in questo contesto, non nel contesto che alcuni ambasciatori hanno riferito a voi.

Pensa che le affermazioni del Segretario Generale debbano più ai comunicati degli ambasciatori tedesco e britannico che non alle considerazioni espresse dal generale Mood nel corso dei colloqui?

Certo, penso che le affermazioni siano maggiormente inclini a far proprio quando detto dagli ambasciatori.

A che punto sono le indagini?

Il governo siriano sta collaborando con l'UNSMIS (United Nations Supervision Mission in Syria). Di sicuro, dopo aver insediato la commssione nazionale d'inchiesta, le autorità siriane condivideranno con il generale Mood i risultati delle indagini, e Mood a sua volta li condividerà con il Consiglio di Sicurezza e con Kofi Annan. Una cosa importante, signori: ricordatevi che ogni volta che il Consiglio di Sicurezza ha in programma una riunione per discutere della crisi siriana, in Siria è succede qualche cosa. Un attentatore suicida, un attacco terroristico, una strage di qualche genere come quella di cui stiamo purtroppo discutendo oggi. Non si tratta di una pura coincidenza che l'ultima strage si sia verificata proprio il giorno prima che Kofi Annan arrivasse in Siria. Si tratta di una cosa molto importante perché permette di coltivare molti dubbi sulle vere motivazioni di quanti hanno commesso un crimine tanto orrendo. Chiunque sia stato, sta cercando di alzare il livello dello scontro, sta cercando di mobilitare il Consiglio di Sicurezza contro il governo siriano. Nessun governo farebbe una strage dei propri cittadini per conseguire una vittoria politica sui propri oppositori. E l'utilizzo dell'artiglieria, dei carri armati e dei missili non avrebbe ucciso questi civili innocenti nella maniera in cui risulta che sono stati uccisi. Questo fatto è stato evidenziato dal comunicato stampa del Consiglio di Sicurezza, in cui si afferma che le vittime sono state uccise sparando loro a bruciapelo. Questo significa che sono state vittime di una pura e semplice fucilazione e che i bombardamenti dell'artiglieria e dei carri non c'entrano.

Lei afferma che il governo siriano non è colpevole; ma allora, chi è stato?

I gruppi armati terroristici hanno cominciato a mettere a segno attacchi di questo genere fin dall'inizio della crisi siriana. Non stiamo parlando del primo episodio del genere che si verifica nel paese. Quello che è successo ieri è uno spaventoso, orribile, ingiustificato ed ingiustificabile crimine. Nessun governo al mondo ammazzerebbe gente in questo modo. Si tratta di gruppi armati, si tratta di un fatto di terrorismo. Non ci sono altre parole per definirlo. Chiunque sia stato, dovrà risponderne alla giustizia siriana e la commissione d'inchiesta insediata ieri dal governo dovrebbe produrre delle conclusioni nel giro di tre giorni a partire da oggi. In tre giorni sapremo chi c'è dietro questo crimine orrendo.

Ma questo non potrebbe fornire ai membri del Consiglio di Sicurezza l'occasione per incolpare il governo siriano, accusandolo di aver incaricato qualcuno di farlo?

Come ho detto all'inizio, occorre considerare il quadro della situazione nella sua interezza. La questione non è andare a cercare i dettagli: a volte i dettagli sono importanti, ma altre volte no. La questione è poter esprimere un giudizio esatto su quanto successo. E per poter esprimere un giudizio esatto occorre considerare il quadro della situazione nalla sua interezza, nel suo contesto storico e nelle sue dimensioni geopolitiche. Come ho detto, la crisi siriana ha una dimensione araba, una dimensione regionale ed una dimensione internazionale. Ed alcuni paesi vanno affermando pubblicamente che avrebbero sostenuto, come del resto già hanno fatto, il braccio militare dell'opposizione fornendo ad essa le armi. Bisognerebbe essere molto prudenti e molto attenti nel leggere la carta di quanto sta succedendo adesso in Siria.

Spingere perché la missione UNSMIS cresca per numero di effettivi e magari perché schieri personale armato, non significherebbe in qualche modo internazionalizzare la crisi?

Arrivare a questo punto potrebbe essere uno degli obiettivi perseguiti da coloro che hanno perpetrato questo crimine. Accrescere l'internazionalizzazione della crisi siriana, e far crescere il numero degli uomini che fanno parte della UNSMIS, potrebbe essere una delle ragioni, una ragione davvero importante se si arriva a compiere un reato orrendo come questo.
Grazie.

sabato 26 maggio 2012

Mauro Marchi e il pallone pulito


Circola da molto tempo tra i sudditi, e senza seri contrasti, la convinzione che esistano un pallone corrotto -quello dei pallonieri molto pagati- e un pallone corretto, quello dei pallonieri pagati poco o niente, convenzionalmente definiti "dilettanti".
Qui invece non si fanno troppe distinzioni e si si considerano lo sporco anche morale, la speculazione sulla vita altrui, le bassezze ed una generale venalità che non rispetta nulla e nessuno come aspetti essenziali dell'ambiente pallonistico nella sua interezza. Un mondo che è il palco oscenico perfetto per quanti mettono quotidianamente in pratica la pervasiva visione del mondo propria dell'"occidentalismo", a volte tanto compiti nella parte da non rendersi neppure conto che certe gratuite parodie di קרב מגע potrebbero non incontrare la generale approvazione.
Una new minuscola prodotta da un'agenzia di stampa ci mostra un caso del genere, oltre a edurci sull'esistenza di un qualcosa che si chiama "Real Cerretese" e di un qualcosa d'altro che si chiama "play off" e che dovrebbe avere a che fare con una delle infinite repliche del sordido "trionfo dei blu a pallini contro i giallo ocra".

Calcio: afferra arbitro al collo, allenatore radiato a vita
Fuori dalla Figc tecnico dei dilettanti della Real Cerretese
24 maggio, 18:50

(ANSA) - FIRENZE, 24 MAG - L'allenatore Mauro Marchi della Real Cerretese, campionato dilettanti Promozione, non potra' piu' allenare una squadra di calcio perche' il giudice sportivo lo ha radiato per sempre da qualsiasi categoria della Figc. Motivo, l'aver ripetutamente aggredito l'arbitro della partita di play off Montelupo-Real Cerretese di domenica scorsa e terminata con il punteggio di 3-1. Marchi, espulso per proteste, ''afferrava il collo dell'arbitro - scrive il giudice - stringendolo a tal punto da procurargli forte dolore e con l'altra mano lo colpiva con violenza''. Di qui, la radiazione.(ANSA).
Fin qui il comunicato. Le gazzette palloniere dei giorni successivi hanno aggiunto altri particolari, sui quali non ci interessa insistere.
La foto viene proprio da un vecchio articolo di gazzetta. I richiami anche estetici ad un certo modo di intendere le cose sono tanto chiari da non necessitare di commenti.

venerdì 25 maggio 2012

Moschea di Firenze, Roselli e Cellai (PdL): “Il PD porta i consiglieri a lezione di Islam facendo pagare il conto ai fiorentini”


Jacopo Cellai, micropolitico "occidentalista" di Firenze. Talmente rabbioso, orgoglioso e alternativo che il suo sito web non viene aggiornato da tre anni.
Si è fidato della sua fotogenicità, ed ha risparmiato ai potenziali elettori le cinografie tanto in voga tra l'elettorato passivo "occidentalista" più consapevole del proprio valore e della propria rappresentatività.

Il clima generale, non foss'altro che per i risultati elettorali conseguiti nel maggio 2012 dal "partito" cui appartengono Emanuele Roselli e Jacopo Cellai, imporrebbe a chi intende vivere parassitando enti pubblici una profonda revisione della propaganda diffusa.
La perseveratio diabolica dei micropolitici dell'"occidentalismo" fiorentino è invece capacissima di dare prova di un autolesionismo straordinario.
L'allergia degli "occidentalisti" a qualunque cosa implichi serietà, studio, competenza, capacità di giudizio e senso di responsabilità è troppo nota perché valga la pena tornare sull'argomento: è probabile che i toni di moderata e femminile stizza del comunicato stampa con cui i due ben vestiti e ben nutriti "occidentalisti" di cui sopra hanno denunciato uno spreco di denaro pubblico siano dovuti al loro sincero terrore di doversi cimentare con qualche difficile compito di sviluppo.
Il denaro pubblico speso per le "lezioni di Islam" non ci parrebbe davvero mal destinato, se di "lezioni di islam" si fosse trattato.
Una formazione nelle scienze religiose come la intendiamo noi implicherebbe quantomeno l'apprendimento dell'arabo classico, propedeutico allo studio del Libro e degli حديث‎; cose difficilmente compendiabili in una visita alla moschea fiorentina attualmente collocata in Borgo Allegri, oggetto della operazione denigratoria del giorno.
Prendiamo comunque atto della lamentela, ed ipotizziamo che i sudditi abbiano pagato il conto della permanenza in moschea dei due micropolitici e di qualche loro collega. Si tratta verosimilmente di una giornata di gettoni di presenza per una ventina di eletti.
Le truppe di occupazione mandate in Afghanistan da "occidentalisti" rabbiosi ed orgogliosi che non hanno mai sentito che odore abbia una ferita agli intestini, costano soltanto cinquantuno milioni al mese, più di un milione e mezzo al giorno. Non è dato sapere se i ripetuti defilé in mimetica di Ignazio Benito Maria La Russa siano stati quantificati a parte.
Particolare interesse hanno alcune righe del comunicato, perché vi traspare in parte l'abituale incompetenza dei sottoscrittori:
Evidentemente qualcuno continua a fare un po’ di confusione e non ha capito che la Commissione Cultura si deve occupare politicamente dei temi culturali, e non deve essere invece usata come momento di approfondimento culturale dei consiglieri
Non resta che prendere atto che l'optimum "occidentalista" sarebbe rappresentato da un organo politico dotato di un'ignoranza assoluta degli stessi temi su cui dovrebbe legiferare e disporre. In effetti, gli organi elettivi dominati dagli "occidentalisti" hanno abitualmente dato di sé esattamente questo tipo di prova; il mainstream offre ogni giorno decine di esempi del genere.
Adempiere in modo coscienzioso alle consegne ricevute impedisce di lasciare un'opera a metà. Una volta data copiosa prova di incompetenza, Emanuele Roselli e Jacopo Cellai passano a darne una, altrettanto copiosa, di malafede:
Si ha comunque l'impressione che qualcuno nel centrosinistra stia ripetutamente cercando di sovrapporre al tema urbanistico della moschea, questioni di carattere culturale e religioso, cercando così di costruire un consenso politico intorno ad percorso politico-amministativo che in realtà niente ha a che fare con il pluralismo e la libertà religiosa che in Italia sono costituzionalmente tutelate.
Gli "occidentalisti" hanno fatto il possibile e l'impossibile, il giusto e l'ingiusto perché un tema che a sentir loro è squisitamente urbanistico acquisisse connotazioni "culturali" e religiose, all'interno di una martellante ed incessante campagna di demonizzazione dell'Islam finalizzata al mantenimento di un clima sociale profondamente intriso di odio, utilizzabile a fini elettorali. Si tratta di una prassi abituale al punto che la confutazione ed il dileggio delle produzioni mediatiche della propaganda "occidentalista" sono sempre stati temi ricorrenti negli scritti qui raccolti.
A noi non resta dunque che additare ancora una volta questi hoyatoleslam c'a'pummarola 'n coppa al profondo disprezzo dei nostri lettori.
Dal momento che chi lavora tutto il giorno non ha alcunché da temere da parte di chi non beve vino, non desidera mangiare maiale e non sperpera denaro in abiti costosi, ripetiamo quello che pensiamo sulla moschea di Firenze. La moschea si deve fare, si deve fare a spese pubbliche sottraendo esplicitamente risorse ai capitoli "armamenti" e "gendarmeria", si deve costruire con materiali di pregio ed avendo in mente un edificio che deve essere degno della città di Firenze, secondo le stesse linee di pensiero seguite a suo tempo per la sinagoga di via Farini. La miglior collocazione per l'edificio sarebbe a nostro avviso il lato orientale di piazza Ghiberti, una volta demoliti gli edifici che vi sorgono e che da troppo tempo ospitano attività responsabili in prima persona di un degrado e di una insicurezza tanto autentici quanto invisibili ad occhi "occidentalisti".

giovedì 24 maggio 2012

I risultati delle elezioni legislative di maggio 2012 nella Repubblica Araba di Siria



Nonostante l'affannarsi della "libera informazione", in oltre un anno non si è ancora riusciti a sapere con certezza quante amanti frequenti il presidente della Repubblica Araba di Siria Bashar Assad. Quindi le elezioni siriane del maggio 2012 sono state una farsa del "regime".
Questo molto in sintesi.
La guerriglia fomentata dal Qatar, dalla Repubblica di Turchia ed in ultima analisi da mezzo "Occidente" è riuscita soltanto a rendere invivibile il paese, ma non ad offrire ai professionisti dell'"informazione" la prospettiva a breve termine di qualche modella seminuda tra le rovine di Palmira; più in là gli "occidentalisti" non ci vanno, dunque hanno relegato in quarta o quinta posizione i materiali che arrivano dalla Repubblica Araba di Siria.
Per fortuna internet è piuttosto grande. Tanto grande che vi si trovano persino dati oggettivi, e addirittura qualche voce poco propensa a considerare lo shopping della signora Assad l'elemento più importante per un'informazione obiettiva.
Si riporta quanto segue da resistenze.org

Da Elpravda
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Analisi dei dati elettorali in Siria
di Tamer Sarkis Fernandez
21/05/2012

Il 15 maggio 2012, il Comitato superiore elettorale ha comunicato in una conferenza stampa tenuta a Damasco i risultati delle elezioni dello scorso 7 maggio del Parlamento siriano (o Consiglio del popolo). Questa legislatura sarà la prima che si svilupperà nel quadro della nuova Costituzione siriana, approvata nel 2011 con un referendum ("proprio come" quella "riforma" della Costituzione spagnola dettata nello stesso anno punto per punto dal Fondo monetario internazionale-Washington e dall'UE-Berlino).
Khalaf Al-Aazway, giudice della Consulta elettorale e presidente del Comitato superiore elettorale, ha pronunciato in conferenza stampa il quadro normativo che definisce il processo elettorale (Legge generale costituente delle elezioni, N° 101, 08.03.2011).
Il giudice ha sottolineato la sostanziale normalità con cui è trascorso il giorno delle elezioni. Non va dimenticato, che si tratta pur sempre di una relativa normalità confrontandosi con l'attuale situazione che subisce la Siria. In questo contesto di terrorismo e di minaccia, dobbiamo tener conto dei vari sabotaggi ai seggi elettorali, l'ostacolo all'azione di voto, l'interruzione di strade, l'assalto contro i mezzi di trasporto e i sequestri di persona praticati nelle vicinanze di cittadine e zone dove i "rivoltosi" hanno ancora capacità di coercizione.
Al-Aazway ha ricordato, inoltre, la forza che il popolo ha dimostrato con la sua ferma partecipazione andando contro il clima generato. Questo è il segnale di ciò che il giudice ha descritto come "coscienza" di un popolo all'altezza delle sue "responsabilità" nelle attuali circostanze.
Il giudice ha ricordato le condizioni del voto (generale, diretto e segreto). Secondo le regole costituzionali, il popolo siriano è la fonte della sovranità, sovranità popolare espressa nella principio: "il popolo, dal popolo, per il popolo".
Inoltre, Al-Aazway ha sottolineato la diretta supervisione delle elezioni da parte della magistratura attraverso il Comitato superiore elettorale e i suoi dipartimenti in tutte le province. Questi comitati sono indipendenti, senza relazione con lo Stato e incaricati di raccogliere qualunque contestazione possa sorgere rispetto ai collegi, cercando una risposta immediata.
Sia la giornata del voto che lo spoglio si sono svolti sotto gli occhi degli osservatori civili e militari posti in Siria dalle Nazioni Unite, così come davanti alla presenza di oltre 200 media non siriani provenienti da decine paesi.
Le elezioni definiscono i rapporti nella rappresentanza popolare legata ai diversi partiti, gruppi, coalizioni e candidati indipendenti. È notevole l'alta partecipazione al voto delle donne e il numero di seggi destinati alle donne (30 seggi, circa il 12% del totale), se si considera la loro situazione nelle società arabe di fatto discriminata.
Riportiamo di seguito i dati principali:
Cittadini siriani aventi diritto di voto (suffragio universale con la maggiore età): 10.185.019
Votanti: 5.186.957 (51,26%).
Quest'ultimo dato è in contrasto, ad esempio, con le ultime elezioni algerine arci-pubblicizzate "internazionalmente" come una tappa "democratica" della cosiddetta "primavera araba". In Algeria, la partecipazione complessiva al voto non ha superato il 40% degli aventi diritto, cui bisogna sottrarre la percentuale molto alta dei voti nulli dopo che i comunisti algerini avevano fatto appello ad annullare il voto in segno di protesta per il dissenso popolare nei confronti: (1) della tutela yankee sul processo; (2) della mancanza di garanzie (detenzione di militanti politici comunisti).
Si consideri anche il clima di sicurezza in cui si sono svolte le elezioni in Algeria, senza confronto alcuno con quanto accade oggi in Siria (con incidenti che sono a dir poco raddoppiati durante il periodo elettorale).
L'abbellimento mediatico dell'evento algerino è agli antipodi dell'ostracismo con cui la stampa "occidentale", ha relegato nelle ultime settimane le elezioni siriane, sia per quanto riguarda la loro convocazione, che la loro celebrazione, la competizione delle candidature, la partecipazione pubblica e i risultati. Le elezioni sono un ulteriore dato reale che disturba la regia del film e il ruolo di "regime demoniaco" che viene ritrasmesso continuamente. Da qui il silenzio che agenzie e giornalisti condividono.
Come riportato dalla Commissione legislativa, l'affluenza alle urne nella provincia di Tartus è stata del 65%. Questo dato è illustrativo di un livello di partecipazione in un quartiere in cui l'azione inibitrice esercitata dai gruppi armati è significativamente più bassa rispetto ad altre parti del paese. I dati aiutano a svelare quanto ha pesato il terrore seminato dalle bande bianche filo-imperialiste nel fissare la percentuale complessiva di partecipazione (51, 26%).

Totale seggi: 250. Di cui:
Riservati a deputati lavoratori e contadini (provenienti da diverse formazioni popolari o dalla Federazione sindacale degli operai e contadini): 127 (metà + 2 del totale).
Riservati a deputati appartenenti alle altre classi: 123.
Vittoria di Unità Nazionale (Baath + Partito Comunista Siriano + Nasseriani + Socialisti Arabi), che raggiunge circa il 90% dei seggi parlamentari.
Considerato da solo, anche se si è presentato nella coalizione di unità nazionale, il partito Baath prende circa il 60% dei seggi, cioè il miglior risultato che il partito ha avuto nella sua storia superando la sua presenza in Parlamento prima della nuova Costituzione.
Scoppiano di rabbia gli imperialisti e i venduti. Ha di nuovo funzionato la formula "a maggior sviluppo della democrazia popolare corrisponde maggior rafforzamento delle forze per la sovranità".
Sia i giornalisti, che Amnesty International e la Cia preferiscono far finta che non sia successo niente, mentre si preparano ad un altra campagna "internazionale" pro-USA con la raccolta di firme "per la regolamentazione del traffico di armi nel mondo". In modo che ai loro capi non sfugga neanche una briciola del loro tradizionale monopolio degli strumenti di forza in tutto il mondo e la distribuzione selettiva di tali risorse (in fin dei conti, "Impero" deriva semanticamente dall'espressione latina merum imperium, ossia, affermazione della forza bruta).
Il primo partito d'opposizione (Partito per il Cambiamento e la Liberazione) ottiene un deputato. I dati misurano il peso specifico del tanto decantato "fattore interno" della "rivolta", visto che le elezioni e la Costituzione permettono all'opposizione siriana, senza prerogative religiose, di imprimere nuovi contenuti al sistema politico, a partire dal suo posizionamento istituzionale assieme a quello delle classi e dei settori siriani rappresentati queste forze d'opposizione. Il vuoto sociale mostrato contrasta con il brutale rumore delle armi di cui è capace la pseudo-opposizione armata per avere l'egemonia.
In fin dei conti, l'imperialismo anglo-sionista, i mendicanti dell'UE e le petro-monarchie, hanno compreso subito di non avere alcun interesse a promuovere in una campagna elettorale le loro ricette impopolari. Così si sono dedicati a cercare di rompere la coesistenza nazionale al fine di porre le basi per un intervento che conduca a un futuro quadro "elettorale" sotto la loro "tutela internazionale" (in modo discreto tramite l'ONU). Dove Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Israele e gli arabi reazionari possano contrattare insieme "l'offerta politica" per "vincere" e porsi al governo.
In coerenza con tale strategia si mostra il sepolcrale silenzio mediatico verso elezioni nazionali sovrane che non sono le loro, mentre gli aggressori proseguono applicando la già scritta tabella di marcia degli attentati. Con diverse autobombe poste nei quartieri operai, gli imperialisti e i loro ratti hanno urlato, con gli strumenti della gendarmeria mondiale, alle masse sociali al voto: "Votando avete compiuto un ulteriore passo in avanti nella costruzione e rafforzamento della sovranità come popolo. Questo è quanto spetta a voi e a tutti i paesi occupati, fino a quando saremo noi e la nostra comunità internazionale a programmare e gestire le elezioni".

Distribuzione dei seggi per circoscrizione:
- Damasco (agglomerato urbano e dintorni): 29 deputati (circa il 12% del totale).
- Provincia di Damasco: 19 deputati.
- Homs: 23.
- Hamaa: 22.
- Aleppo (agglomerato urbano e dintorni): 20.
- Provincia di Aleppo: 32.
- Idleb: 18.
- Latakia: 17.
- Tartus: 13.
- Rafqa: 8.
- Deir-azzoor: 14.
- Al-Hasaka: 14.
- Deeraa: 10.
- Sueida: 6.
- Qneitra: 5.

In un'intervista a Russia Today, i giornalisti inviati in Siria così come esperti osservatori stranieri hanno confermato la normalità del processo, inframmezzato, ad esempio, da ripetuti tentativi di boicottaggio da parte di para-militari armati che hanno compiuto spedizioni vicino il Castello dei Cavalieri (provincia di Tartus). Questo fatto è stato riportato da Sham Press (media indipendente e che professa una linea critica verso lo Stato siriano).

lunedì 21 maggio 2012

Campioni d'Occidente: Benitogaleazzo



L'agnostico teista Benitogaleazzo mentre difende le radici cristiane della "civiltà occidentale".

Il 21 maggio 2012 a Firenze è stata una giornata un po' anomala dal punto di vista meteorologico, perché ha piovuto per buona parte del tempo.
Sicuramente annoiato, un certo Benitogaleazzo -se consideriamo i servigi che il primo rese al secondo, abbiamo idea delle competenze di questo spaghetti boy in materia di storia contemporanea- ha commentato alcuni post qui pubblicati per poi sparire nel nulla da cui era venuto.
Vinciamo la facile tentazione di rispondergli letteralmente per le rime, e diamo evidenza ad uno dei suoi commenti più lunghi ed articolati originariamente dedicato a questo scritto rispettandone la punteggiatura e gli a capo: un po' di ludibrio non si nega a nessuno, meno che mai a chi tiene così tanto a presentarsi come una passabile incarnazione della scuola Inglese, Internet e Impresa e dei suoi maccaruncielleschi risultati.
Magari e' piu' giusto dire :
le case popolari a chi ha contribuito alla loro
costruzione.
In questo modo si danno agli italiani( salvo mosche bianche ) e non si nominano gli "allogeni",
cosi' non si offendono e siamo tutti contenti.
Una domanda sorge spontanea : ma se hanno case da sogno come quella di quellA mostrata in foto cazzo se ne fanno delle nostre catapecchie?
Un'altra domanda sorge spontanea : se l'Iran
e'quella specie di paradiso di Allah in terra
cazzo ci fanno qui?
Puo'anche darsi che gli scemi siamo noi che restiamo ancora qui invece di emigrare in massa
in Iran, chissa' che accoglienza meravigliosa ci farebbero!
Ci darebbero case come quella o anche piu' belle, ci costruirebbero chiese e basiliche per farci sentire a nostro agio, introdurrebbero il catechismo cattolico nelle scuole per i nostri figli, darebbero loro prosciutto e cotechino alla mensa scolastica, gratis si intende e lascerebbero circolare le nostre donne in top e minigonna come a Roma e Milano per farci sentire
come a casa nostra.
Certo, dovremmo andare a lezione di tolleranza da loro e poi applicare la stessa tolleranza con
gli " allogeni " qui da noi, risolveremmo il problema in un attimo, altro che case popolari!
Ma ditemi un po', avete per caso il culo al posto della faccia ?
E' questo che intendete per " allogeni "?
E'una mutazione genetica indotta dalle radiazioni da uranio arricchito proveniente dalle "centrali" iraniane?
Se e' cosi'non e' preoccupante, tanto sono a scopo pacifico...
In conclusione, se l'occidente e' cosi' "satanico" e l' islam e' tanto "garbato" perche'
siete ancora qui a sputare nel piatto in cui noi
"occidentalisti" vi serviamo da mangiare?
Se vi fanno schifo i nostri maccheroni col sugo di maiale( yummm....) tornate nel vostro caro islam(in senso figurato) a mangiare pane e merda,quando c'e il pane.....
Se invece volete rimanere qui a romperci i coglioni cercate di integrarvi,almeno un poco
per Dio( il mio non il vostro)sposatevi con gli occidentali senza farli convertire(che orrore) fate vestire le vostre figlie e mogli come cazzo pare a loro e non a Khamenei, lasciate ai vostri figli il diritto di decidere della propria vita,
allora e solo allora potremo avere un dialogo,
e potremo cominciare a considerarvi persone invece che una piaga.
Se l'islam e'rimasto fermo all'anno mille un motivo ci sara', se in mille anni non e'stato capace di inventare nemmeno il filo per tagliare il burro un motivo ci sara', se ogni cosa,dall'elettricita' al motore a scoppio, dalle telecomunicazioni all'informatica e in generale tutto cio'che e'progresso scienza e tecnologia proviene dal satanico occidente( e un par de ciufoli dall'altra parte)un motivo ci sara', come mai non ve lo domandate?
L'immobilita'tecnologica e culturale dell'islam
non dipende dalla religione, e'la sua religione.
Immobile e identica a se stessa da quattordici secoli, perche'un musulmamo non puo'sposare un non musulmano? E'l'antitesi dell'integrazione,
l'applicazione pedissequa del corano soffoca qualsiasi spinta al mutamento e al miglioramento.
Il cristianesimo si e' evoluto ed adattato al mutare dei tempi,anche se con lotte sanguinose
ed enormi resistenze da parte dell'apparato(leggi chiesa)l'islam no, e'per questo che siete sempre un anno luce dietro di noi, vi ci vorrebbe un bel concilio e una ridiscussione della dottrina della fede, ma a oggi , anno 2012 della nostra era, questo e'impensabile.
Separazione dei poteri? manco a parlarne, e i barbari saremmo noi,ma fatemi il piacere!
Riflettete sulle vostre magagne invece di giudicare l'occidente.
"NON GUARDARE LA PAGLIUZZA NELL'OCCHIO DI TUO FRATELLO, GUARDA IL TRAVE CHE E' NEGLI OCCHI TUOI"
Dal nostro Vangelo.
Per la cronaca io sono agnostico.

ORIANA SEI TUTTI NOI!!!

Post scriptum. Il precarissimo anonimato "garantito" da internet, unito al fatto che con ogni probabilità questo mantenuto non deve alzarsi presto per andare a lavorare, ha fatto sì che Maccheronimandolino Benitogaleazzo pensasse bene di trascorrere mezza nottata fornendo ulteriori prove delle proprie competenze. Ci guardiamo bene dal cancellarle.

sabato 19 maggio 2012

"Non è un tipico atto di mafia, ma lo Stato c'è"


Non ne abbiamo certo dubitato.

Post scriptum del 20 maggio 2012. ...Qualcuno, invece, coltiva una minore propensione alle certezze ed una maggiore propensione al sarcasmo iperrealista. Da Kelebeklerblog copiamo ed incolliamo una serie di considerazioni riportando in neretto quelle che ci paiono più appropriate.
L'attentato di Brindisi è avvenuto un sabato mattina; di questo si tenga conto per la collocazione temporale del testo. Nel testo originale compare il vocabolo che indica comunemente lo stato che occupa la penisola italiana; ce ne scusiamo come sempre con i lettori, in modo particolare con quanti avessero appena finito di pranzare.

Ora, non è gentile fare le scommesse sulle tragedie.
Però sulla commedia mediatica, sì.
Prendiamo l’attentato stamattina alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, e lanciamoci in una profezia di come andrà a finire. Anche perché se non la faccio adesso, poi non posso dire di aver avuto ragione, né posso dare a voi la possibilità di dire che mi sono sbagliato.
Sabato e domenica. Una riga a testa di Sdegno, poi via a pattinare su pista.
La Pista può essere, a scelta:
- la mafia
- gli anarcoinsurrezionalisti
- Casa Pound
- la massoneria
- i musulmani
- i delinquenti albanesi
- il governo Monti
- i razzisti
- i Servizi Deviati che fanno un po’ di Strategia della Tensione
Per ognuna di queste Piste, ci sono numerosi interessanti indizi (note in italiano come guardacaso).
Lunedì. Arrestano due ventiduenni iscritti al terzo anno dell’Istituto professionale oggetto dell’attentato, che confessano di aver messo le bombole per spaventare un loro compagno di classe che non aveva restituito loro il motorino: gli inquirenti ci arrivano perché sulla sua pagina di Facebook, uno degli gli attentatori aveva messo la propria foto mentre scaricava le bombole di gas da un’auto.[1]
Si tratta quindi di due giovani su non so quanti milioni in Italia, ma il fatto si trasforma di colpo da Pista in Segno dei Tempi. Alla domanda perché i (cioè milioni di) giovani passerebbero abitualmente il loro tempo a studiare inneschi per bombole di gas per fare stragi, la risposta potrà essere:
- l’arcaica povertà del Sud
- si danno troppi soldi al Sud
- Mediaset non insegna i Valori della Resistenza
- insegnanti sessantottini propagandano il comunismo invece di trasmettere nozioni
- l’insensibilità della società che non sa ascoltare il disagio giovanile
- il crollo dei Valori della Famiglia perché c’è l’aborto
- la xenofobia che dilaga
- il relativismo che permette di costruire moschee ovunque
- insegnanti insensibili che non hanno la Missione dell’Insegnamento e trasmettono solo nozioni
- la Lega Nord che vorrebbe dividere l’Italia
- l’immigrazione che sta distruggendo i valori identitari
- i terroni che non hanno voglia di adattarsi al mondo globale
- troppi soldi buttati nella scuola che si dovrebbero usare per fare nuove imprese
- i tagli alla scuola
Mercoledì. Il trionfo calcistico dei blu a pallini contro i giallo ocra, tre a due, sostituisce ogni altra notizia.
Giovedì. “Vero che a Brindisi è successo qualcosa qualche giorno fa?” “Che, la cosa degli anarchici? No, i mafiosi erano?”
Non esistono le notizie. Esistono dei modelli, che ogni giorno, ognuno applica alla realtà nella stessa, identica e prevedibile maniera.

Nota.
[1] O questo, oppure qualche faccenda losca che riguarda la fornitura di panini per la merenda a scuola, oppure l’ex-marito ossessivo di una bidella.

Se non è qualcosa di simile, non ho problemi a fare un post tra qualche giorno con il titolo “Mi sono sbagliato”.

venerdì 18 maggio 2012

Casaggì Firenze ha ragione: "Case popolari agli italiani"!


A maggio 2012 la Firenze "occidentalista" ed i mass media di riferimento stanno letteralmente combattendo per la sopravvivenza. A tanto hanno portato decenni trascorsi ad inventarsi zingare rapitrici e a segnalare buche nell'asfalto come se fossero formazioni armate pronte a tutto.
Una crisi economica e sociale con pochi precedenti ha eroso di molto anche il pubblico e l'elettorato potenziali, perché il crollo verticale dei redditi ed il sostanziale azzerarsi delle possibilità di progredire quanto a condizione sociale, uniti ad un rispetto "occidentalista" delle promesse elettorali che ha criminalizzato estese gamme di comportamenti riducendo i sudditi ad un aggregato controllato telematicamente da gendarmerie onnipresenti, hanno accresciuto oltremodo in settori amplissimi del corpo sociale la percezione di potersi trovare dalla parte delle zingare e dei terroristi -laddove terrorista è chiunque non procuri un reddito quantificabile alla committenza politica della "libera informazione"- e dunque di finire vittime di qualche editto sulla tolleranzazzèro.
Uno dei risultati più rapidi di questo stato di cose è dato dalla veloce frammentazione delle forze politiche "occidentaliste", che va di pari passo col colliquarsi della loro credibilità.
Uno di questi frammenti è Casaggì Firenze, che ha cambiato specializzazione passando dall'affissione abusiva alla meno sanzionabile frequentazione dei cimiteri. La comunicazione politica della gioventù "occidentalista" ne ha pesantemente risentito, con un ripristino di mezzi di fortuna come le scritte a spray ed un recupero di consegne, slogan e parole d'ordine meno pindarici e velleitari rispetto a quelli di qualche anno fa.
I risultati sono quelli della foto in alto e vanno al di là del puro e semplice contributo a i'ddegrado che una scritta a spray è in condizioni di fornire.
L'ideologia giovanile "occidentalista" tende spesso a valorizzare una sorta di "diritto di nascita" che nel caso specifico dovrebbe permettere a chi ne gode di accedere per vie preferenziali allo strumento di previdenza sociale indicato dalla scritta.
In questa sede si segue solitamente una weltanschauung opposta, il che non significa che si debba sempre dirsi in disaccordo con le istanze altrui. In questo caso, siamo perfettamente d'accordo con Casaggì Firenze e non avremmo assolutamente nulla in contrario se a chi mena vanto del "diritto di nascita" specificato dalla scritta venissero riservate le case popolari.

E' molto appropriato che sia un sito di "libera informazione" tra i più involuti e coerenti ad offrire una galleria fotografica che riassume il massimo delle aspettative cui un "occidentale" per diritto di nascita possa aspirare nella vita, a detta dello stesso attivismo politico che afferma di essere il miglior portatore delle sue istanze.
Da parte nostra, invece, per gli allogeni che non soltanto per la mera sopravvivenza ma anche per costruirsi un'identità positiva sono costretti a ricorrere a mezzi diversi dal "diritto di nascita" (mezzi che comprendono sciocchezze notoriamente inefficaci come il lavoro quotidiano o lo studio assiduo, o più spesso entrambe le cose) penseremmo volentieri ad abitazioni come quella che segue.

Abitazione privata a Lavasan, Tehran, Repubblica Islamica dell'Iran.

mercoledì 16 maggio 2012

"Il Nuovo Corriere di Firenze" chiude nell'indifferenza generale


I primi segnali, molto confortanti, hanno iniziato a farsi percepibili all'inizio del decennio. Più o meno dal 2010 in poi la linea editoriale e gli agenda setting ferreamente seguiti da tutto il panorama gazzettiero della penisola hanno iniziato a perdere ogni contatto con il mondo reale, portando a risultati che sembravano imprevedibili solo pochi mesi prima.
La perdita di ogni contatto con il mondo reale significa che il pubblico non riconosce alcunché di proprio nell'autoreferenzialità cialtrona, infarcita di sufficienza e di incompetenza, che costituisce da tanti anni l'ossatura della "libera informazione". Né riconosce più dei nemici in quelli che le gazzette additano ogni giorno come tali.
Detto altrimenti, si è rotta l'insihurézza.
Si è rotto anche i'ddegrado.
Si sono rotte le insurrezioni, le rivolte, le esasperazioni, le disperazioni di quelli che il gazzettaio si ostina a chiamare cittadini e che nelle società normali si chiamano -se mai li si ritiene degni di un nome- delatori.
Si è rotto il terrorismo.
Si sono rotti gli incubi e gli allarmi.
Col precipitare della credibilità residua della committenza politica, era ovvio che ci andasse di mezzo anche quella dei valletti, dei camerazzi, e dei lacché deputati a tutelarne gli interessi, e soprattutto che ci andasse di mezzo anche l'ampiamente discutibile modo con cui tutti costoro ottengono di che supplire alle necessità materiali della vita.
Nel maggio 2012 a Firenze cessa le pubblicazioni il "Nuovo Corriere".
Una gazzetta "occidentalista" non può certo contare sulle offerte del pubblico per tenersi in piedi, ed è costretta a pietire la benevolenza dei committenti con buona pace dell'intoccabile dogma liberale che l'"occidentalismo" ha difeso oltre ogni ragionevole limite e secondo il quale si deve vivere del proprio o crepare senza fare storie.
La preoccupazione di Stefano di Puccio non deve essere servita a gran cosa.

In rete si trova parecchio materiale tratto da questa gazzettina, tra cui i pochi ma eloquenti titoli che qui mostriamo assieme a qualche considerazione.

17 Aprile 2009. Rufina insorge contro l'inceneritore.
Un'occhiata all'articolo fa concludere che un'insurrezione nel paese di Rufina consiste sostanzialmente nel recarsi a teatro. Il che fa pensare che nel paese di Rufina (e secondo le gazzette "occidentaliste") un'immagine come quella qui sotto raffiguri un'insurrezione in pieno svolgimento.

Roma, 2012. Insorti nel teatro Valle.

Il Piccolo Teatro di Rufina è senza dubbio più piccolo e più modesto, ma possiamo pensare che sia comunque in grado di accogliere insurrezioni di sufficiente portata.

Quest'altra immagine, invece, illustra in minima parte e senza considerarne le conseguenze e le implicazioni, il significato che il vocabolo insurrezione ha in contesti normali.



Tehran, 1979. Insorti bruciano una bandiera statunitense. 




7 dicembre 2011. San Lorenzo a Greve come il Bronx - Auto nel mirino, cittadini in rivolta.
Leggendo l'articolo si capisce che il momento culminante di una rivolta consiste nello scrivere una lettera.
Ecco dunque l'immagine di una rivoltosa in azione.
Sicuramente il soggetto ritratto è troppo coperto da abiti per essere pubblicabile su una gazzetta "occidentalista", ma i programmi di videoritocco oggi fanno veri miracoli. 

Una rivoltosa ripresa dal "Nuovo Corriere" mentre assalta una linea di gendarmi a San Lorenzo a Greve. 

Qui sotto invece c'è appena un'idea di quello che si intende per rivolta fuori dalle climatizzate redazioni "occidentali". 

Rivoltosi greci intenti a scrivere una lettera d'amore.

Ci sono validissimi motivi per credere che la linea seguita senza deviazioni e senza dubbi dal "Nuovo Corriere di Firenze" abbia contribuito in maniera determinante a portarlo, non per primo e non certo per ultimo, diritto al fallimento.
Molto giustamente, nell'indifferenza generale.

lunedì 14 maggio 2012

Insihurézza e ddegràdo a Firenze: un paragone facile


Maggio 2012. In un solo giorno ed in una sola località negli Stati Uniti del Messico la Fuerza Civil ha trovato i corpi mutilati di una cinquantina di persone, vittime di una guerra del narcotraffico che da qualche tempo in qua fa più vttime del conflitto afghano: una di quelle cose che dimenticano sempre di scrivere sulle gazzette, forse perché è difficile trovare un messicano cattivo che si chiami Ahmadinejad.
Una serata quasi estiva di pochi giorni prima, in una strada di periferia a Firenze, una delle troppe gendarmerie dello stato che occupa la penisola italiana ha trovato una cinquantina di persone vive riunitesi per ascoltare un po' di musica all'aperto.
Ai musicisti, tutti messicani e comprensibilmente esterrefatti, hanno dovuto spiegare che nel "paese" dove mangiano maccheroni le chitarre elettriche sono di competenza della gendarmeria, perché provocano insihurézza.
Ah, e anche degrado.

sabato 12 maggio 2012

"Gli ordigni del 10 maggio 2012 a Damasco sono stati collocati da mercenari al servizio dei nemici della Siria"



La copertura mediatica degli eventi in corso nella Repubblica Araba di Siria da parte delle gazzette "occidentali" è sempre stata demenziale ed abietta, come demenziali ed abietti sono i "valori" veicolati da tanto libera ed imparziale "informazione".
Nella Repubblica Araba di Siria sono in azione da oltre un anno dei gruppi organizzati che si comportano in modo da rendere pressoché impossibile l'ordinato svolgersi della vita sociale ed economica attraverso l'utilizzo di armamenti propri ed impropri; perseguono questo obiettivo aumentando nei gruppi e nei soggetti sotto attacco il timore di rimanere vittime di eventi imprevedibili. La definizione di questo modo di agire è sostanzialmente quella di terrorismo. E quello che è interessante da notare è che i fogliettisti, abituati a scomodare questo vocabolo anche per indicare uno scambio di uova e gavettoni tra ragazzini che festeggiano la fine dell'anno scolastico, non lo utilizzano mai con riferimento al contesto siriano.
In compenso hanno investigato serissimi sulle amanti di Bashar Assad e sullo shopping di sua moglie.
Da una parte la "libera informazione" assolve in questo modo ai compiti affidatile dalla committenza, che di solito consistono nell'organizzare campagne di denigrazione. Qualcosa però non deve aver funzionato come doveva, perché le "rivelazioni" sugli affari personali del presidente sono state accolte con indifferenza per la materia e con insofferenza sprezzante per gli intenti dell'operazione. Dall'altra, la fabbrica delle gazzette rimane fedele ai "valori" della "democrazia da esportazione", mostrando di non riuscire neppure a concepire che esistano ancora società normali, dove governi e capi di stato hanno preoccupazioni differenti da quelle che ordinariamente affliggono i loro omologhi "occidentali", occupati in modo quasi esclusivo ad ostentare sprechi insultanti e a frequentare mucose femminili collocate (e neppure sempre) nella fascia alta del mercato.
La ripetizione del copione libico, voluta da responsabili precisi, sta incontrando più ostacoli del previsto e non era necessaria una specializzazione post laurea in discipline divinatorie per capirlo: la "libera informazione" ha comunque fatto di tutto per metterci del proprio, col risultato che quanti in "Occidente" hanno fin dall'inizio ghignato sprezzantemente delle preoccupazioni filantropiche e democratiche dell'emiro del Qatar e del presidente della Repubblica di Turchia, nonché della loro taumaturgica ricetta contro gli angosciosi problemi delle lesbiche siriane, sono stati costretti a far riferimento ad altre fonti.
Il 10 maggio 2012 due violentissime esplosioni hanno ucciso decine di persone a Damasco.
E per la prima volta dopo oltre un anno le gazzettine hanno evitato di presentare l'opposizione armata a Bashar Assad come dei disinteressati ed eroici combattenti per la libertà della Siria, mostrando comunque quella che, se non chiamasse in causa una palese ed abituale malafede, si potrebbe considerare una capacità di lettura degli avvenimenti non esattamente ai limiti della preveggenza.


I feriti civili: gli ordigni sono stati collocati da mercenari e da pedine dei nemici della Siria
11 maggio 2011

Damasco (SANA) - Molti cittadini feriti dalla doppia deflagrazione terroristica che ha scosso Damasco nelle prime ore del mattino hanno detto che coloro che perpetrano simili azioni terroristiche non hanno alcuna religione e non hanno alcuna umanità, ma sono dei mercenari e delle pedine a servizio dei nemici della Siria.
Un ferito civile trasportato all'ospedale Al Moujtahid di nome Imad Ghazali ha riferito all'inviato della SANA di aver avuto una spalla lussata dalla seconda esplosione, e che si trovava vicino alla zona rimasta devastata. Mohammed Kheir al Hassan, vent'anni, ha detto che si stava recando a lavorare quando ha sentito la prima esplosione; al momento della seconda, era a terra con una scheggia conficcata in una mano.
Um Mohammad, sotto shock per le serie ferite riportate dal fratello, si augura che quanti collocano gli ordigni vengano chiamati a rispondere per i loro crimini.
Abdel Rahman Mohammad, che vive nel quartiere di al Qazaz, ha dtto "Ho sentito la prima esplosione, quindi sono uscito di casa per assicurarmi che i miei cugini e i miei vicini stessero bene; a quel punto c'è stata la seconda. Il palazzo ne è stato squarciato, ed io sono rimasto ferito".
Ammar Ballol ha detto di essersi svegliato alla fortissima deflagrazione, e che aveva delle schegge nella schiena. Anche Adnan al Qabbani si è svegliato all'esplosione ritrovandosi ferito al petto; è rimasto a chiedersi se sia questa la libertà che invocano.
Lo assistant minister dell'Educazione Superiore per le Materie Sanitarie dottor Nizar al Dahrer ha detto che tutto il personale dell'ospedale al Mowasat è stato richiamato in servizio e si è occupato di molti feriti, oltre ad aver accolto i corpi di molti martiri.
Il direttore generale del settore medico dell'ospedale al Mowasat dottoressa Shadia al Khudari ha detto che la casistica andava dalle ecchimosi alle ferite fino alle lesioni neurologiche ed ai casi di crollo nervoso. Ha spiegato che il quadro clinico dei civili feriti è stato stabilizzato ed è monitorato da personale specializzato. Abdel Mon'em Mansour ha raccontato che dopo la prima esplosione è uscito di corsa da casa per andare in cerca dei suoi tre bambini, che si stavano recando alla scuola del quartiere al Qazaz che si trova nei pressi del luogo dell'esplosione; una volta in strada è esplosa la seconda bomba, che gli ha provocato lievi ferite.
I feriti e le loro famiglie hanno condannato questo atto infame, sottolineando il fatto che esso non intaccherà la determinazione e la decisione di resistere del popolo siriano.

R. Raslan / Ghossoun


mercoledì 9 maggio 2012

Guido Gheri, "Voce al Popolo" e lo scoundrelry export su Pistoia


Un sito locale pistoiese annuncia la "chiusura della campagna elettorale" per la lista "Voce al Popolo" di Guido Gheri.
Si noti l'assoluta appropriatezza dell'immagine pubblicitaria allegata alla pagina.

Nella primavera del 2012 abbiamo avuto modo di rioccuparci dell'imbonitore fiorentino Guido Gheri, e non certo per rinnovargli i sensi della nostra stima.
Lo abbiamo fatto perché la pubblica accusa e la gendarmeria gli hanno tolto dalle mani per un po' i comandi del fòmite radiofonico di piccole cattiverie, pallonerie ed ordinaria incompetenza -un miscuglio che in "Occidente" prende lo strano nome di "libertà di espressione"- con cui dava il proprio piccolissimo contributo al generale putrefarsi dello stato di cose presente.
Nello stesso periodo nello stato che occupa la penisola italiana si è svolta una consultazione elettorale dalla portata trascurabile; una di quelle occasioni che, comunque, non vietano a nessuno di farsi avanti. Chi si trovi a leggere queste righe vivendo in contesti più normali, come i vicoli di Yazd o la periferia di Osh, può immaginare solo con molto sforzo quale materiale più o meno umano finisca in questi casi per riempire le liste elettorali.
A Guido gheri è già andata quasi bene una volta, sicché ha cercato di cogliere l'occasione ed ha tentato di spostare la propria rumorosa assertività da Firenze -anzi, da Scandicci- a Pistoia. L'autorevolezza e la competenza di cui Guido Gheri dà prova da tanti anni non consentono certo di scomodare alcuna democracy; di qui la definizione di scoundrelry export. Dalla consultazione elettorale su accennata, le formazioni politiche "occidentaliste" sono uscite con le ossa fracassate.
"Voce al Popolo" e Guido Gheri avevano pensato bene di spalleggiare una Lega Nord attualmente alle prese con troppi piccoli fastidi per abbaiare come di consueto contro chi non beve vino, non desidera mangiare maiale ed ha la strana abitudine di pregare il venerdì.
Sicché è finita con una "Lista Civica - Voce al Popolo" che ha raccolto 71 (settantuno) voti su 73472 (settantatremilaquattrocentosettantadue) elettori.

lunedì 7 maggio 2012

Come uscire dal pantano afghano? Una lettera aperta a Barack Obama



Villaggio nell'Afghanistan settentrionale visto dalla riva tagika del fiume Panj. Agosto 2008.

Traduzione da afghanistancalltoreason.com

Lettera aperta al Presidente Obama

Signor Presidente,

In qualità di accademici, di esperti e di appartenenti ad organizzazioni non governative ci siamo occupati di Afghanistan ed in Afghanistan abbiamo svolto il nostro lavoro; qualcuno di noi lo ha fatto per decenni. Oggi siamo molto preoccupati per l'andamento della guerra e per la mancanza di prospettive credibili per il futuro. Soltanto agli Stati Uniti la guerra oggi costa più di centoventi miliardi di dollari all'anno. Un prezzo che alla lunga è insostenibile. Inoltre, le perdite umane sono in crescita. Più di seicentoottanta soldati della coalizione internazionale -senza contare le migliaia di soldati afghani- sono morti quest'anno in Afghanistan, e l'anno non è ancora finito. Ci rivolgiamo a lei perché gli Stati Uniti facciano uso delle loro impareggiabili risorse e della loro influenza perché l'Afghanistan raggiunga quella pace cui anela da tanto tempo.
Nonostante tutte le risorse profuse, la situazione sul terreno è molto peggiore rispetto ad un anno fa perché l'insurrezione talebana ha guadagnato posizioni in tutto il paese. Lavorare fuori dai centri abitati o anche solo spostarsi via terra in Afghanistan è diventato molto difficile. Gli insorti hanno guadagnato popolarità grazie alle manchevolezze del governo afghano e agli errori della coalizione. Oggi i talebani rappresentano un movimento di portata nazionale, con una consistente presenza nelle regioni settentrionali ed occidentali del paese. Le basi straniere sono completamente isolate dall'ambiente che le circonda e non sono in grado di proteggere la popolazione. Le truppe straniere sono rimaste in Afghanistan più a lungo di quanto vi sia rimasta l'Armata Rossa sovietica. Dal punto di vista politico l'assetto emerso dall'intervento armato del 2001 non è sostenibile perché le componenti sociali di cui i talebani costituiscono la forma di espressione più violenta non vi sono rappresentate, e perché la costituzione, improntata ad un forte accentramento, va contro l'essenza della tradizione afghana, per esempio laddove prevede consultazioni elettorali a livello nazionale in quattordici dei prossimi venti anni.
Le operazioni militari nel sud dell'Afghanistan, nella provincia di Kandahar e nella provincia di Helmand non stanno andando bene. Quella che si pensava sarebbe stata una strategia basata sulla popolazione è diventata una campagna militare su vasta scala che provoca distruzione e vittime tra i civili. Le incursioni notturne sono diventate l'arma principale per l'eliminazione di sospetti talebani, ma la maggioranza della poplazione considera illegittimi metodi come questo. La violenza che caratterizza le operazioni militari ci stanno facendo perdere la battaglia per il consenso nelle aree pashtun del paese e questo ha un effetto diretto sulla sostenibilità delle operazioni belliche. Questo modo di agire sul terreno, al di là del fatto che si potrebbe discutere sulla sua efficacia dal punto di vista militare, fa crescere il malcontento. In considerazione del fatto che i talebani ricevono un sostegno attivo da parte del Pakistan, non è realistico scommettere su una soluzione militare. Gli attacchi compiuti con i droni in territorio pakistano hanno un effetto trascurabile sugli insorti, ma in compenso stanno destabilizzando il Pakistan. E i vuoti nelle file degli insorti sono colmati dalle nuove leve, che spesso sono ancora più radicali di quelle che le hanno precedute.
La campagna militare sopprime, peraltro soltanto a livello locale e soltanto temporaneamente, le manifestazioni del problema, ma non offre una vera soluzione ad esso. Con l'azione militare si possono raggiungere migliramenti locali e transitori delle condizioni di sicurezza, ma non si tratta di miglioramenti durevoli, né di qualcosa che possa essere riprodotto nelle grandi aree che sfuggono al controllo istituzionale ed in cui non esistono guarnigioni occidentali.
Il limite massimo del 2014 per il trasferimento delle consegne all'Esercito Nazionale Afghano non è realistico. Se si considera il veloce colliquarsi delle istituzioni statali a livello dei singoli distretti, è difficile pensare che un esercito forte riesca a resistere da solo senza l'appoggio di nessuna istituzione. La cosa può non piacere, ma i talebani sono da molto tempo una parte del panorama politico afghano, e dobbiamo negoziare con loro per riuscire a raggiungere una soluzione diplomatica. I capi talebani si sono mostrati disponibili al negoziato, ed è nel nostro interesse intavolare un dialogo con loro. La cosa che più interessa ai talebani è il futuro dell'Afghanistan e non, come qualcuno potrebbe pensare, ampliare la jihad islamica mondiale. I loro legami con Al Qaeda, che comunque non è più in Afghanistan, sono deboli. C'è bisogno di fare almeno un tentativo per sondare la possibilità di realizzare una soluzione politica in cui i talebani vengono considerati parte del sistema politico afghano. Le trattative con gli insorti potrebbero estendersi a tutti i gruppi dell'Afghanistan e a tutte le potenze regionali.
Le prese di contatto che esistono attualmente tra il governo Karzai e i talebani non bastano. Gli Stati uniti devono prendere l'iniziativa di intraprendere negoziati con gli insorti e indirizzare le trattative in modo che ne facciano parte gli interessi americani in materia di sicurezza. Inoltre, dal punto di vista degli elementi più vulnerabili della popolazione afghana -le donne e le minoranze etniche, per esempio- e rispetto ai limitati ma reali progressi compiuti dal 2001 ad oggi, prima si avviano trattative e meglio è, perché il prossimo anno i talebani saranno anche più forti. Ecco perché le chiediamo di avviare e sostenere dei colloqui diretti con lo stato maggiore talebano che si trova in Pakistan. Un cessate il fuoco ed il ritorno dello stato maggiore degli insorti in Afghanistan potrebbero rappresentare parte di un processo di allentamento del conflitto in grado di condurre alla formazione di un governo di coalizione. Dal momento che non esiste alcuna possiblità di una vittoria militare, proseguire con l'approccio fin qui adottato metterà gli Stati Uniti in una posizione molto difficile.
Perché un processo di negoziazione possa alleviare in modo significativo le più importanti questioni alla base del malcontento e ridurre le ineguaglianze sul piano politico, deve svolgersi su livelli molteplici, partendo dai rapporti internazionali tra i paesi confinanti con l'Afghanistan via via scendendo a livello di provincie e di divisioni amministrative dei singoli distretti. Condurre i negoziati su più tavoli è ncessario per rafforzare il messaggio, che a sua volta rispecchia la realtà dei fatti, secondo cui le discussioni sul futuro politico dell'Afghanistan devono riguardare dall'inizio alla fine tutte le parti interessate, e non consistere in qualche rapido abboccamento con qualche appartenente al fronte degli insorti.
Noi siamo convinti che con la mediazione si possano raggiungere accordi capaci di portare la pace in Afghanistan, di fare dei talebani degli attori responsabili nel quadro dell'ordinamento politico afghano, di garantire che l'Afghanistan non possa essere usato come base per il terrorismo internazionale, di proteggere le libertà conquistate a così caro prezzo dalla popolazione afghana, di contribuire a stabilizzare la regione e di rendere superflua la presenza di contingenti internazionali stranieri su vasta scala, oltre che di gettare le basi per l'instaurazione di relazioni durevoli tra l'Afghanistan e la comunità internazionale. Sarà necessario tutto l'ingegno che gli Stati Uniti potranno profondere nella loro politica e nella loro diplomazia per giungere a questo positivo risultato. E' tempo di costruire una strategia alternativa, che riesca a consentire agli Stati Uniti di uscire dall'Afghanistan salvaguardando al tempo stesso i propri legittimi interessa in materia di sicurezza.

In fede,


Mariam Abou Zahab - Ricercatrice e lavoratrice nel campo degli aiuti umanitari in Afghanistan tra gli anni '80 e l'inizio degli anni '90
Matthieu Aikins - Giornalista
Gregg Albo - Facoltà di Scienze Politiche, York University, Toronto, Canada
Scott Atran - Antropologo (University of Michigan) ed autore di Talking to the Enemy
Bayram Balci - Ricercatrice al CNRS ed ex direttore dell'Institut Français d’Etudes sur l'Asie Centrale (IFEAC)
Scott Bohlinger - Analista politico
Rony Brauman - Ex capo di Médecins Sans Frontières
Rene Cagnat - Ex colonnello, studioso dell Asia Centrale (IRIS)
Rupert Talbot Chetwynd - Autore di Yesterday’s Enemy - Freedom Fighters or Terrorists?
Carlo Cristofori - Secretary, International Committee for Solidarity with the Afghan Resistance (fondato nel 1980)
Michael Cohen - Senior Fellow, American Security Project
Robert Crews - Professore associato, dipartimento di storia della Stanford University; coautore di The Taliban and the Crisis of Afghanistan
Robert Abdul Hayy Darr - Autore di The Spy of the Heart ed operatore umanitario in Afghanistan durante gli anni '80 ed i primi anni '90
Rob Densmore - Veterano della US Navy in Afghanistan e giornalista
Gilles Dorronsoro - Visiting Scholar (Carnegie Endowment for International Peace) ed autore di Revolution Unending
Bernard Dupaigne - Professore, Musée de l’Homme, Parigi autore di varie pubblicazioni sull'Afghanistan; operatore umanitario in Afghanistan durante gli anni '80 ed il 2010
David B. Edwards - Antropologo (Williams College) ed autore di Before Taliban
Jason Elliot - Autore di An Unexpected Light
Christine Fair - Assistente, Security Studies Program, Georgetown University
Nick Fielding - Giornalista e scrittore
Bernard Finel - Professore associato, National Security Strategy, National War College (USA)
Joshua Foust - Analista militare ed autore di Afghanistan Journal: Selections from Registan.net
Martin Gerner - Giornalista, scrittore e cineasta (Generation Kunduz: the war of the others)
Antonio Giustozzi - Autore di Koran, Kalashnikov and Laptop e curatore di Decoding the New Taliban
Ali Gohar - Consulente freelance, Just Peace International
Edward Grazda - Fotografo, autore di Afghanistan 1980-1989 e Afghanistan Diary 1992-2000
Prof. Dr. Eva Gross - Senior Research Fellow, Institute for European Studies, Vrije Universiteit (Brussels)
Shah Mahmoud Hanifi - Professore associato, James Madison University
Emilie Jelinek - Senior Researcher, The Liaison Office (TLO), Afghanistan
Muhammad Ajmal Khan Karimi - Giornalista freelance e analista ricercatore di stanza a Kabul
Jerome Klassen - Visiting Research Fellow, Center for International Studies, Massachusetts Institute of Technology (USA)
Daniel Korski - Senior Policy Fellow, European Council on Foreign Relations
Felix Kuehn - scrittore e ricercatore residente a Kandahar, coautore di My Life With the Taliban
Musa Khan Jalalzai - Analista ed autore di Taliban and Post-Taliban Afghanistan
Minna Jarvenpaa - Ex responsabile per l'analisi e la programmazione, UNAMA
Robert C. Jones - Ex colonnello delle U.S. Army Special Forces, direttore in Studi Strategici, Center for Advanced Defense Studies (USA)
Dr. Leonard Lewisohn - Senior Lecturer in lingua persiana, University of Exeter (UK)
Anatol Lieven - Professore, War Studies Department del King’s College di Londra ed autore diPakistan: A Hard Country
Charles Lindholm - Antropologo, Boston University, ed autore di Generosity and Jealousy
Bob McKerrow - Autore di Mountains of our Minds – Afghanistan
Shaheryar Mirza - Inviato di ‘Express 24/7’ (Pakistan)
Nick Miszak - Sociologo, Senior Research Officer, TLO, Kabul
Alessandro Monsutti - Research Director, Transnational Studies/Development Studies al The Graduate Institute, Ginevra
Janan Mosazai - Giornalista freelance residente a Kabul
Naheed Mustafa - Giornalista freelance
Jean Pfeiffer - Esperto in questioni giapponesi per l'ACAF
Gareth Porter - Giornalista
Ahmed Rashid - Giornalista ed autore di Taliban and Descent into Chaos
Amandine Roche - Consulente per l'Afghanistan ed autore di The Flight of the Afghan Doves
Nir Rosen - Fellow, New York University Center on Law and Security, ed autore di Aftermath: Following the Bloodshed of America's Wars in the Muslim World
Gerard Russell - Research Fellow, Carr Center for Human Rights Policy, Harvard University
Prof. Justin Rudelson - Senior Lecturer in lingue e letterature asiatiche e mediorientali, Dartmouth College, ed autore di Lonely Planet Central Asia Phrasebook e di Oasis Identities: Uyghur Nationalism along China’s Silk Road
Lisa Schirch - Consulente e professore in costruzione della pace, Center for Justice & Peacebuilding, Eastern Mennonite University (USA)
Emrys Schoemaker - consulente ed esperto di mass media
Abdulkader H. Sinno - Associate Professor, Indiana University ed autore di e di Beyond
Alex Strick van Linschoten - Scrittore e ricercatore residente a Kandahar, coautore di My Life With the Taliban
Astri Surkhe - Senior Researcher, Chr. Michelsen Institute, Norvegia
Yama Torabi - Co-direttore, Integrity Watch Afghanistan
Matt Waldman - Analista esperto in questioni afghane
Mosharraf Zaidi - Analista indipendente, editorialista per The News


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Autori, analisti o ricercatori esperti della materia che abbiano lavorato in Afghanistan che volessero sottoscrivere questa lettera si rivolgano a contact@afghanistancalltoreason.com.