Traduzione da Stark Realities, 6 luglio 2025.
Se qualcuno gli chiedesse quanto costa il sostegno governativo allo stato sionista, uno statunitense potrebbe rispondere che si tratta di tre miliardi e ottocento milioni di dollari all'anno. A tanto ammontano gli aiuti militari che gli Stati Uniti si sono impegnati a versare in base all'attuale memorandum di intesa di durata decennale. Questa risposta tuttavia sottovaluta enormemente il vero costo dei rapporti con lo stato sionista, non solo perché non tiene conto delle varie e ingenti spese che ne derivano, ma soprattutto perché quelli che sono davvero i costi più alti non si possono misurare in dollari.
Lo stato sionista è stato di gran lunga il principale destinatario degli aiuti statunitensi fin dalla sua fondazione nel 1948. Se non consideriamo la breve eccezione dovuta alla guerra in Ucraina, lo stato sionista è generalmente il primo della lista ogni anno nonostante sia uno dei paesi più ricchi del mondo, al terzo posto dopo il Regno Unito e al secondo dopo il Giappone in termini di PIL pro capite. A riprova di ciò, anche prendendo in considerazione la cifra largamente sottostimata di tre miliardi e ottocento milioni di dollari per gli stanziamenti statunitensi a favore dello stato sionista, l'AmeriKKKa ha dato allo stato sionista 404 dollari pro capite nell'anno fiscale 2023, contro i soli quindici dollari pro capite elargiti all'Etiopia, uno dei paesi più poveri della Terra e terzo beneficiario dei fondi statunitensi per lo stesso anno (fonte: Council on Foreign Relations).
Dai tempi della seconda guerra mondiale lo stato sionista ha ottenuto quasi il doppio del secondo beneficiario, che è l'Egitto. Quello che la maggior parte degli statunitensi non capisce, tuttavia, è che gran parte delle somme destinate all'Egitto –nel 2023 un miliardo e quattrocento mlioni di dollari– dovrebbero essere considerate come assegnate anche allo stato sionista, dato il perpetuarsi degli oneri che gli accordi di Camp David del 1978 comportarono per gli USA come mediatori per la pace tra Egitto e stato sionista. Lo stesso vale per la Giordania, quarto beneficiario degli Stati Uniti per l'anno fiscale 2023 con un miliardo e settecento milioni di dollari. Gli aiuti statunitensi al Regno sono aumentati dopo la firma del trattato del 1994 con lo stato sionista; una parte degli aiuti alla Giordania serve ad affrontare il problema dei numerosi rifugiati, che comprendono non solo i palestinesi sfollati a seguito della creazione dello stato sionista, ma anche le masse fuggite dalle guerre dirette alla sovversione di questo o quel Paese condotte dagli Stati Uniti per conto dello stato sionista.
Dai tempi della seconda guerra mondiale lo stato sionista ha ottenuto quasi il doppio del secondo beneficiario, che è l'Egitto. Quello che la maggior parte degli statunitensi non capisce, tuttavia, è che gran parte delle somme destinate all'Egitto –nel 2023 un miliardo e quattrocento mlioni di dollari– dovrebbero essere considerate come assegnate anche allo stato sionista, dato il perpetuarsi degli oneri che gli accordi di Camp David del 1978 comportarono per gli USA come mediatori per la pace tra Egitto e stato sionista. Lo stesso vale per la Giordania, quarto beneficiario degli Stati Uniti per l'anno fiscale 2023 con un miliardo e settecento milioni di dollari. Gli aiuti statunitensi al Regno sono aumentati dopo la firma del trattato del 1994 con lo stato sionista; una parte degli aiuti alla Giordania serve ad affrontare il problema dei numerosi rifugiati, che comprendono non solo i palestinesi sfollati a seguito della creazione dello stato sionista, ma anche le masse fuggite dalle guerre dirette alla sovversione di questo o quel Paese condotte dagli Stati Uniti per conto dello stato sionista.
Oltre a tutto questo, vanno considerati gli ulteriori fondi diretti allo stato sionista che il Congresso autorizza di quando in quando, in ulteriore aggiunta a quanto previsto dal suddetto memorandum d'intesa. Dal 7 ottobre, data dell'attacco di Hamas contro lo stato sionista, queste cifre supplementari hanno superato di gran lunga l'impegno previsto nel memorandum. Solo nel primo anno della guerra a Gaza il Congresso e il presidente Biden hanno approvato ulteriori quattordici miliardi e cento milioni di dollari in aiuti militari "di emergenza" a favore dello stato sionista, portando il totale per quell'anno a diciassette miliardi e novecento milioni di dollari. Bisogna anche considerare il fatto che, dato che il governo degli Stati Uniti accumula incessantemente deficit che superano ormai di gran lunga i mille miliardi di dollari, ogni spesa marginale, compresi gli aiuti allo stato sionista, viene finanziata ricorrendo al debito. Debito che comporta interessi passivi e che quindi provoca l'aumento del carico fiscale e dell'inflazione per i cittadini statunitensi.
Oltre ai fondi concessi direttamente allo stato sionista, il governo statunitense stanzia ingenti somme in attività destinate a favorire lo stato sionista o legate a sue iniziative. Ad esempio, solo nel primo anno della guerra contro Gaza dopo il 7 ottobre, l'aumento delle operazioni offensive e difensive della Marina statunitense nel teatro mediorientale è costato agli USA circa quattro miliardi e ottocentosessanta milioni di dollari.
Le spese legate alla guerra a Gaza non solo sono continuate, ma sono anche aumentate. Ad esempio all'inizio del 2025 il Pentagono ha intrapreso una serrata campagna contro gli Houthi dello Yemen. In risposta alla sistematica distruzione di Gaza da parte dello stato sionista, gli Houthi hanno preso di mira lo stato sionista e le navi che secondo loro avevano a che vedere con esso. In risposta, l'AmeriKKKa ha scatenato l'Operazione Rough Rider, che ha spesso contemplato il ricorso a missili da due milioni di dollari contro droni Houthi che ne costano diecimila, per una cifra compresa tra uno e due miliardi.
Gli attacchi militari del Presidente Trump contro gli impianti nucleari iraniani -nel contesto di una guerra iniziata dallo stato sionista con pretesti campati in aria- sono costati agli USA ulteriori uno o due miliardi di dollari, secondo le prime stime. Anche prima dell'attacco contro un programma nucleare che la comunità dell'intelligence statunitense continua a ritenere non finalizzato alla produzione di armi, il Pentagono stava già spendendo ancora più soldi dietro allo stato sionista, collaborando alla difesa del Paese contro la risposta dell'Iran alla sua immotivata aggressione. La fase preparatoria degli attacchi statunitensi ha comportato una mobilitazione massiccia e costosa di uomini e mezzi statunitensi nella regione, mentre il Pentagono si preparava a diversi possibili scenari.
Un marine commosso durante una cerimonia commemorativa tenutasi in Iraq nel 2005
in onore di trentun uomini uccisi in un solo giorno (Anja Nedringhaus/AP).
in onore di trentun uomini uccisi in un solo giorno (Anja Nedringhaus/AP).
Naturalmente la più famigerata impresa diretta a sovvertire un Paese è stata l'invasione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003. "Se eliminate Saddam, vi garantisco che ci saranno enormi ripercussioni positive sulla regione", assicurò l'attuale Primo Ministro dello stato sionista Benjamin Netanyahu durante un'audizione al Congresso degli Stati Uniti. Facendo la sua parte per aiutare l'amministrazione Bush -dominata da neoconservatori allineati con lo stato sionista e determinati a eliminare uno dei suoi avversari regionali, Netanyahu disse anche che non c'era "alcun dubbio" che Hussein fosse "decisto a sviluppare un'arma nucleare". Il rovesciamento del governo siriano di Assad, alleato dell'Iran, è un altro esempio lampante di sovvertimento a favore dello stato sionista. USA e stato sionista avevano l'intenzione di spezzare la "mezzaluna sciita" che, grazie soprattutto alla cacciata di Saddam, rappresentava un canale diretto per l'influenza iraniana che si estendeva fino ai confini dello stato sionista. Con grande soddisfazione dei governi statunitense e sionista, la Siria è oggi guidata da un ex membro di al Qaeda che, secondo quanto riferito, sarebbe pronto a rinunciare alla rivendicazione di lunga data della Siria sulle alture del Golan, conquistate dallo stato sionista nel 1967.
Secondo il Costs of War Project della Brown University, il costo totale delle operazioni militari statunitensi in Iraq e Siria, comprese le cure mediche e l'assistenza ai veterani per invalidità passate e future, ammonta a duemilanovecento miliardi di dollari. Il bilancio umano è ancora più sconcertante: oltre cinquecentoottantamila vittime fra civili e combattenti. Il numero delle vittime indirette a causa di sfollamenti, malattie e altri fattori è forse due o quattro volte tanto. Più di quattomilaseicento militari statunitensi sono morti in Iraq. I feriti -molti dei quali hanno subito amputazioni e ustioni- sono trentaduemila. Oltre a tanto colossali sofferenze, questi e gli altri interventi intrapresi dagli USA per garantire la supremazia regionale dello stato sionista hanno fomentato un enorme risentimento nei confronti degli Stati Uniti in tutta la regione.
Questo risentimento contribuisce ad alimentare un altro enorme debito che lo stato sionista ha contratto verso gli Stati Uniti: qualsiasi valutazione approfondita dei costi del rapporto tra i due Paesi deve prendere in considerazione il fatto che il sostegno degli Stati Uniti verso lo stato sionista è uno dei principali motori del terrorismo islamico contro gli statunitensi. Non esiste esempio più lampante in proposito dei fatti dell'11 settembre.
Questo risentimento contribuisce ad alimentare un altro enorme debito che lo stato sionista ha contratto verso gli Stati Uniti: qualsiasi valutazione approfondita dei costi del rapporto tra i due Paesi deve prendere in considerazione il fatto che il sostegno degli Stati Uniti verso lo stato sionista è uno dei principali motori del terrorismo islamico contro gli statunitensi. Non esiste esempio più lampante in proposito dei fatti dell'11 settembre.
Il soldato Brendan Marrocco ha perso tutti e quattro gli arti in un attentato tramite bomba a bordo strada,
avvenuto in Iraq nel 2009. (Ruth Fremson per il New York Times, tramite NBC News).
avvenuto in Iraq nel 2009. (Ruth Fremson per il New York Times, tramite NBC News).
La rabbia per l'appoggio statunitense verso lo stato sionista è stata una delle principali motivazioni di Al Qaeda, da Osama bin Laden fino ai dirottatori.
Nella sua dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti del 1996, Bin Laden citò il primo massacro di Qana, in cui lo stato sionista uccise 106 civili libanesi che avevano cercato rifugio in un compound delle Nazioni Unite. Egli affermò che i giovani musulmani "ritengono [gli Stati Uniti] responsabili di tutti gli omicidi... commessi dai vostri fratelli sionisti in Libano; voi li avete apertamente riforniti di armi e finanziamenti".
Bin Laden disse che l'idea di colpire i grattacieli negli USA gli era venuta dopo aver assistito alla distruzione di alcuni complessi residenziali in Libano da parte dello stato sionista nel 1982.
La Commissione sull'11 settembre affermò che "l'ostilità verso gli Stati Uniti del mandante Khalid Sheikh Mohammed non derivava dalla sua esperienza di studente in quel Paese, ma piuttosto dal suo violento dissenso nei confronti della politica estera statunitense, favorevole allo stato sionista".
Mohammed Atta, capo dei dirottatori dell'11 settembre, firmò il suo testamento il giorno in cui lo stato sionista iniziò l'operazione "Grapes of Wrath" (Furore) contro il Libano nel 1996. Un amico disse che Atta era furioso e che fece di quel testamento un mezzo per dedicare la sua vita alla causa.
Un conoscente del pilota dirottatore Marwan al-Shehhi gli chiese perché né lui né Atta avessero mai riso. "Come si può ridere quando in Palestina muoiono delle persone?", fu la sua risposta.
Riguardo alle motivazioni dei dirottatori dell'11 settembre, l'agente speciale dell'FBI James Fitzgerald disse alla Commissione sull'11 settembre: "Credo che siano furibondi vereso gli Stati Uniti. Si identificano con il problema palestinese... e credo che tendano a concentrare la loro rabbia sugli Stati Uniti".
Gli attentati dell'11 settembre hanno causato la morte di 2.977 persone, provocato circa cinquanta miliardi di dollari di danni liquidati dalle assicurazioni e dato il via alla guerra globale al terrorismo degli Stati Uniti. Oltre ad essere stato utilizzato come falso pretesto per invadere l'Iraq per conto dello stato sionista, l'11 settembre ha spinto gli Stati Uniti a invadere l'Afghanistan e a intraprendere la successiva missione suicida durata vent'anni, che ha causato la morte di 2.459 soldati statunitensi (su un totale di centosettantaseimila effettivi) ed è costata duemilatrecento miliardi di dollari.
Dobbiamo ora chiederci terrorizzati quale prezzo potremmo trovarci a pagare a causa dei terroristi che saranno spinti ad agire dal sostegno degli Stati Uniti alla sanguinosa violenza dello stato sionista contro Gaza, che ha ucciso più di cinquantaseimila persone -più della metà delle quali donne e bambini- e ha deliberatamente reso gran parte del territorio inabitabile.
Morte e distruzione arrivano dalle armi fornite dagli Stati Uniti, dai caccia F-15, F-16 e F-35 agli elicotteri d'attacco Apache, alle munizioni di precisione, fino ai proiettili di artiglieria e ai fucili. Nessuna arma ha avuto un ruolo più importante nel bilancio scioccante delle vittime civili e nella catastrofica distruzione fisica delle bombe MK-84 da duemila libbre fornite dagli Stati Uniti, che hanno un raggio letale fino a 1.198 piedi. Anche dopo che gli osservatori esterni erano rimasti esterrefatti a fronte del ricorso a queste bombe da parte dello stato sionista in aree densamente popolate, il governo degli Stati Uniti è andato avanti con le forniture.
Se tanta morte e tanta distruzione non fossero incentivi sufficienti a meditare vendette devastanti contro chi sostiene lo stato sionista, c'è anche il fatto che soldati sionisti depravati hanno utilizzato i social media per riprendersi mentre demolivano allegramente interi quartieri residenziali, devastavano negozi, spaccavano giocattoli e beni personali e, secondo un vezzo diffusosi in modo inquietante, sfoggiavano biancheria femminile appartenente a donne palestinesi sfollate. Da sempre politici, opinionisti e cittadini dello stato sionista sostengono apertamente la pulizia etnica, la messa alla fame e altri crimini di guerra. La scorsa settimana diversi soldati sionisti hanno confermato che -su ordine dei superiori- le truppe hanno regolarmente utilizzato armi letali, compresi proiettili di artiglieria, come barbaro sistema per controllare la ressa nei punti di distribuzione degli alimenti. Se un giorno degli ameriKKKani innocenti saranno vittime di terroristi che cercano di vendicare l'orrore inflitto a due milioni di uomini, donne e bambini di Gaza per mezzo di armi fornite dagli Stati Uniti, aspettatevi che l'accaduto alimenti una dinamica perversa per cui lo si accamperà come motivo per raddoppiare il sostegno statunitense allo stato sionista. Si tratta di manipolazioni efficaci, il che rende gli atti terrroristici contro gli USA una vera manna per lo stato sionista. Riflesso di questa dinamica oscura all'indomani dell'11 settembre, il fatto che Netanyahu sembrava faticare a contenere il suo entusiasmo mentre parlava al New York Times:
Alla domanda su cosa significasse l'attacco per le relazioni tra Stati Uniti e stato sionista Benjamin Netanyahu, ex Primo Ministro, ha risposto: "È una cosa molto positiva". Poi si è corretto: "Beh, no, non una cosa molto positiva. Ma genererà immediata simpatia".
Questo fenomeno che si autoalimenta, per cui il terrorismo motivato dal sostegno degli USA allo stato sionista viene utilizzato per promuovere lo stesso sostegno degli USA allo stato sionista, non è l'unico esempio del distorto modo di pensare che sovrintende alle relazioni tra i due Paesi. L'approccio ameriKKKano al Medio Oriente è dominato da un circolo vizioso di cui lo stato sionista è il centro. Ad esempio, agli statunitensi viene raccontato che lo stato sionista è un alleato fondamentale perché funge da baluardo contro l'Iran, e che l'AmeriKKKa ha bisogno di un baluardo contro l'Iran perché esso è un nemico dello stato sionista.
All'indomani dell'11 settembre, gli iraniani organizzarono una veglia a lume di candela in piazza Mohseni a Tehran
per esprimere le proprie condoglianze al popolo statunitense.
per esprimere le proprie condoglianze al popolo statunitense.
In una delle numerose osservazioni sul conto dello stato sionista che a giugno lo hanno portato a essere sollevato dall'incarico di capo della sezione "Levante ed Egitto" dello Stato Maggiore Congiunto degli Stati Uniti, il colonnello dell'esercito Nathan McCormack ha riassunto così la situazione:
Lo stato sionista è il nostro "alleato" peggiore. L'alleanza con lo stato sionista non ci frutta altro che l'inimicizia di milioni di persone in Medio Oriente, in Africa e in Asia.
A poco a poco questa consapevolezza si sta diffondendo in tutto il corpo sociale negli USA. I cittadini hanno fatto caso a come lo stato sionista si sta comportando a Gaza, stanno facendo attenzione come mai prima d'ora al conflitto tra stato sionista e palestinesi, e guardano con sempre maggiore diffidenza ai tentativi dello stato sionista di trascinare gli Stati Uniti in un altro grande conflitto scatenato sulla base di menzogne. Quest'ultimo aspetto ha una risonanza particolare per gli innumerevoli veterani di guerra statunitensi che sono giunti alla terribile conclusione di essersi sacrificati in fin dei conti, loro e i compagni caduti, a vantaggio di un governo straniero e a scapito della sicurezza degli USA.
All'inizio di quest'anno, Pew Research ha scoperto che la maggioranza degli statunitensi ha adesso un'opinione negativa dello stato sionista. Uno dei cambiamenti più sconcertanti si osserva all'interno di quello che è il più forte bastione di sostegno dello stato sionista: il Partito Repubblicano. A far presagire un ulteriore deterioramento della reputazione dello stato sionista ci sono i sentimenti negativi nei confronti di esso espressi da repubblicani sotto i cinquant'anni, che in soli tre anni sono aumentati di quindici punti. La metà di loro ha oggi un'opinione negativa dello stato sionista.
Nel 2010 Meir Dagan, all'epoca a capo del Mossad, avvertì nel corso di una audizione alla Knesset che "lo stato sionista sta gradualmente passando dall'essere una risorsa per gli Stati Uniti a rappresentare un peso". Quindici anni dopo, il fatto che lo stato sionista sia per il popolo statunitense un peso enorme, e che lo sia sotto vari aspetti, è più evidente che mai.
Nessun commento:
Posta un commento