martedì 9 luglio 2024

Alastair Crooke - Ingannati e trattati come matti per anni in nome della "democrazia", e poi è crollato tutto in una notte

Alastair Crooke sul dibattito Biden - Trump del 27 giugno 2024.

  Traduzione da Strategic Culture, 8 luglio 2024.

Il direttore del Wall Street Journal Gerry Baker afferma: "Siamo stati "ingannati e trattati come matti per anni nel nome della 'democrazia'". Col dibattito fra i candidati alla presidenza degli USA tenutosi giovedi Questo inganno è "crollato" con il dibattito presidenziale di giovedì [27 giugno 2024, n.d.t.]".
"Finché il mondo non ha visto la verità [...] la finzione delle buone condizioni del signor Biden [contro] la 'informazione manipolata'... suggerisce che loro [i democratici] pensavano evidentemente di mandarla avanti e di poter farla franca.[Tuttavia] perpetuando questa finzione hanno anche rivelato il loro disprezzo per gli elettori e per la democrazia stessa".

Baker prosegue:
Biden ha avuto successo perché ha fatto dell'adeguarsi alla linea del partito la sua professione di una vita. Come tutti i politici in cui l'ego supera i talenti, si è fatto strada seguendo pedissequamente la linea del partito qualsiasi cosa essa dettasse... Infine, in un ultimo atto di servilismo partitico, è diventato il vicepresidente di Barack Obama. Il massimo del successo per chi non è una cima, ma è leale: la posizione di vertice per lo yes man sperimentato.
Solo che poi, proprio quando era pronto a scivolare verso un comodo e meritato oblio, il partito si è trovato ad aver bisogno di una punta di diamante... Cercavano una figura di riferimento leale e affidabile, una bandiera di comodo sotto cui far navigare il vascello progressista nei meandri più profondi della vita statunitense con la missione di far progredire lo statalismo, l'estremismo climatico e l'autolesionismo. Non c'era veicolo più affidabile e conveniente di Joe".
Se è così, allora chi è stato a comandare sul serio negli USA in questi anni?
"Voi [democratici in campagna elettorale] non potete ingannarci, imbrogliarci e trattarci come matti per anni su come quest'uomo abbia brillantemente assolto ai suoi compiti e come abbia costituito una forza risanatrice per l'unità nazionale - e ora che la verità è venuta a galla venirci a dire qualcosa come 'va bene, finisce qui, grazie a tutti e andiamo avanti'", avverte Baker.
[Adesso] le cose stanno andando terribilmente male. Gran parte del suo partito non ha più bisogno di lui... in un atto truffaldino di un cinismo straordinario [stanno cercando di] scambiarlo con qualcuno più utile alla loro causa. Una parte di me pensa che non dovrebbe essere permesso loro di farla franca. Mi trovo nella strana posizione di voler fare il tifo per il povero Joe borbottante... Sono tentato di dire alla macchina democratica che si mobilita freneticamente contro di lui: Non potete fare questo. Non potete ingannarci, dissimulare e trattarci come matti per anni.
Qualcosa di significativo è scattato all'interno del sistema. Si ha sempre la tentazione di ascrivere certi fatti alle contingenze immediate, ma persino Baker sembra alludere ad una serqua di inganni e di raggiri che va ben indietro nel tempo e che è venuta fuori all'improvviso solo adesso.
Alcuni accadimenti dall'apparenza effimera e contingente possono essere indicatori dell'esistenza di contraddizioni strutturali più profonde e non risolte.
Quando Baker scrive che Biden è l'ultima "bandiera di comodo" sotto cui i ceti dominanti hanno potuto far navigare il vascello progressista nei meandri più profondi della vita statunitense "con la missione di far progredire lo statalismo, l'estremismo climatico e l'autolesionismo" - sembra probabile che si riferisca agli anni Settanta, quelli della Commissione Trilaterale e del Club di Roma.
Gli anni '70 e '80 sono stati il momento in cui la lunga parabola del liberalismo tradizionale ha lasciato il posto a un "sistema di controllo" meccanicistico e dichiaratamente illiberale rappresentato da una tecnocrazia manageriale che oggi si spaccia per democrazia liberale senza esserlo.
Emmanuel Todd, storico e antropologo francese, esamina le dinamiche a lungo termine degli eventi che si svolgono nel presente: il principale agente di cambiamento che ha portato al declino dell'Occidente (La Défaite de l'Occident), egli sostiene, è stata l'implosione del protestantesimo di tipo anglosassone negli Stati Uniti e nel Regno Unito, insieme alle sue connotazioni fatte di lavoro, di individualismo e di industria; un credo tra le cui caratteristiche c'era la convinzione che la grazia divina si riflettesse nel successo sul piano materiale e, soprattutto, nel confermare in questo l'appartenenza ai prescelti da Dio.
Mentre il liberalismo tradizionale aveva punti fermi propri, il declino dei valori tradizionali ha innescato lo scivolamento verso la tecnocrazia manageriale e il nichilismo. Secondo Todd la religione in Occidente non è scomparsa, anche se vi è ridotta allo stato vegetativo. Società di questo genere, sostiene Todd, si trovano a galleggiare, in assenza di una sfera metafisica che faccia da guida provvedendo le persone di quanto attiene alla parte non materiale del sostentamento.
La nuova mentalità per cui solo una ricca élite finanziaria, gli esperti di tecnologia, i leader delle multinazionali e delle banche sono in possesso della lungimiranza e della comprensione tecnologica necessarie per manipolare un sistema complesso e sempre più controllato ha cambiato completamente tutto ciò che è politica.
I punti fermi sono scomparsi, al pari dell'empatia. In molti hanno sperimentato il freddo e distaccato disprezzo della tecnocrazia.
Quindi, quando un esperto editorialista del WSJ ci dice che dopo il dibattito fra Biden e Trump alla CNN non si può più ingannare o dare del matto a nessuno, dovremmo sicuramente prestare attenzione; sta dicendo che alla gente alla fine si sono aperti gli occhi.
A servire per dare di pazza alla gente è stata una democrazia di cartapesta, e anche quella dell'AmeriKKKa che si dichiara -nelle sue stesse leggi fondamentali- il pioniere e l'apripista dell'umanità: L'AmeriKKKa come nazione eccezionale: la sola, quella dal cuore immacolato, la battezzatrice e la redentrice di tutti i popoli disprezzati e oppressi; l'"ultima e migliore speranza per il mondo".
La realtà era molto diversa. Naturalmente un paese sovrano può campare di menzogne anche per molto tempo. Il problema di fondo -il punto che Todd sottolinea in modo così convincente- è che si può anche riuscire a ingannare e manipolare la percezione del pubblico, ma solo fino a un certo punto.
La realtà era che la cosa non ha più funzionato.
Lo stesso vale per l'Europa. L'aspirazione dell'Unione Europea di diventare un attore geopolitico globale dipendeva dal fatto che l'opinione pubblica fosse convinta che la Francia, lo stato che occupa la penisola italiana, la Germania e così via potessero continuare a esistere come entità nazionali vere e proprie anche se l'UE si accaparrava subdolamente tutte le prerogative decisionali proprie degli stati nazionali. L'ammutinamento alle recenti elezioni europee è stato il riflesso di questo malcontento.
Naturalmente, le condizioni di Biden sono note da tempo. Chi ha gestito il potere prendendo quotidianamente decisioni critiche sulla guerra, la pace, la composizione del sistema giudiziario e i limiti dell'autorità statale? Il pezzo del WSJ fornisce una risposta: "Consiglieri non eletti, membri del partito, familiari intriganti e persone a caso prendono ogni giorno decisioni importanti" su questi temi.
Forse dobbiamo interiorizzare il fatto che Biden è un uomo arrabbiato e senescente che inveisce contro i propri collaboratori. "Durante le riunioni con gli assistenti che stanno preparando i briefing formali, alcuni funzionari di alto livello hanno talvolta fatto di tutto per presentare le informazioni nel tentativo di evitare di provocare una reazione negativa". "È come se dicessero: 'Non ci puoi mettere questo, lo farebbe arrabbiare' o 'Questo metticelo, gli piace'", ha detto un alto funzionario dell'amministrazione. "È una persona molto difficile e la gente ne è spaventata a morte". Il funzionario ha aggiunto: "Non accetta consigli da nessuno se non da quei pochi consiglieri che gli sono più vicini. Questo determina una tempesta perfetta perché si isola sempre di più e sfugge ai loro sforzi per controllarlo".
Seymour Hersh, il noto giornalista investigativo, riferisce che
La deriva di Biden verso il nulla è in corso da mesi, poiché lui e i suoi assistenti di politica estera hanno sollecitato per Gaza un cessate il fuoco che non avverrà mai, e al tempo stesso hanno continuato a fornire le armi che rendono meno probabile un evento simile. C'è un paradosso analogo in Ucraina, dove Biden ha finanziato una guerra che non può essere vinta rifiutandosi al tempo stesso di partecipare ai negoziati che potrebbero porre fine al massacro.
La realtà che sta dietro a tutto questo, come mi è stato detto per mesi, è che Biden semplicemente 'non c'è più', almeno dal punto di vista della comprensione di quanto siano contraddittorie le politiche che lui e i suoi consiglieri in politica estera hanno portato avanti.
Politico ci dice che "L'esperto e isolato gruppo più prossimo a Biden conosce bene gli assistenti di lunga data cui il presidente continua a prestare ascolto: Mike Donilon, Steve Ricchetti e Bruce Reed, e all'esterno della cerchia Ted Kaufman e Klain".
Sono sempre le stesse persone, non ci sono avvicendamenti da quarant'anni... Il numero di persone che possono rapportarsi direttamente col Presidente è diventato sempre più piccolo. Sono mesi che stanno scavando sempre più a fondo nel bunker". E, ha aggiunto lo stratega, "più si entra nel bunker, meno si dà ascolto a qualcuno".
Secondo le parole di Todd, le decisioni vengono prese da un piccolo "giro di Washington".
Naturalmente, Jake Sullivan e Blinken occupano il centro di quella che viene chiamata "visione inter-agenzia". È qui che si discute soprattutto di politica. Non brilla per coerenza dato che ha sede al Comitato per la Sicurezza Nazionale, ma in compenso si distribuisce attraverso una matrice di "gruppi" interconnessi che comprende il Complesso Industriale Militare, i leader del Congresso, i Grandi Donatori, Wall Street, il Tesoro, la CIA, l'FBI, alcuni oligarchi cosmopoliti e i principi del mondo della sicurezza e dell'intelligence.
Tutte queste importanti personalità fingono di avere una visione della politica estera e lottano accanitamente per proteggere l'autonomia del loro feudo. A volte incanalano il loro "parere" attraverso il Comitato per la Sicurezza Nazionale, ma se possono lo trasmettono direttamente all'uno o all'altro degli agenti fondamentali, tramite questo o quel "giro" di Washington.
In ogni caso la dottrina Wolfowitz del 1992 che sottolineava come gli USA dovessero mantenere ad ogni costo la propria supremazia in un mondo post-sovietico con la "eliminazione dei rivali, ovunque possano emergere", rimane ancora oggi la dottrina corrente che guida la linea politica della inter-agenzia.
I problemi insiti in un'organizzazione apparentemente funzionante possono persistere per anni senza che l'opinione pubblica ne sia realmente consapevole o riesca ad accorgersi di quando le cose cominciano a non funzionare. Ma poi all'improvviso -quando arriva una crisi o quando un dibattito nella corsa alla presidenza va come va- ecco che vediamo chiaramente il crollo della manipolazione che ha confinato l'argomento all'interno dei vari giri di Washington.
In questa luce, alcune delle contraddizioni strutturali che Todd ha notato come fattori che contribuiscono al declino dell'Occidente vengono -senza che nessuno se lo aspettasse- messe in luce dagli eventi. Baker ne ha evidenziata una, che rappresenta il patto faustiano fondamentale che consiste nel comportarsi come se si fosse una democrazia liberale che opera in tandem con un'economia liberale "classica", laddove la realtà è quella di una leadership oligarchica illiberale che presiede a un'economia corporativa iperfinanziarizzata. Un'economia che ha sia succhiato ogni vitalità all'economia organica classica e creato disuguaglianze tossiche.
Il secondo agente del declino occidentale è indicato dall'osservazione di Todd per cui l'implosione dell'Unione Sovietica ha incantato a tal punto gli Stati Uniti da dare il via a un paradossale scatenamento dell'espansione di un impero globale basato sulla loro supremazia quando in realtà l'Occidente stava già deperendo dalle sue radici in su.
Il terzo agente del declino risiedeva, sostiene Todd, nel fatto che l'AmeriKKKa si fosse dichiarata la più grande nazione militare del mondo quando in realtà il paese si è liberato da tempo di gran parte della sua capacità manifatturiera (in particolare di quella militare). Esso decide tuttavia di andare allo scontro con una Russia stabilizzata e tornata grande potenza, e con una Cina che si è consolidata come il colosso manifatturiero del mondo anche dal punto di vista militare.
Questi paradossi irrisolti sono diventati gli agenti del declino occidentale, sostiene Todd. E non ha tutti i torti.

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