"Genova? Dirimente, certo.
Dirimente tra chi c'era e chi non c'era.
Io con chi non c'era non ho nulla da spartire. Se ne vada a pagare il mutuo, a sperare che gli rinnovino il contratto, e roba del genere.
E guai se sento fiatare.
Soprattutto non venga a infastidirmi con Iran, Cuba, Ungheria e russie varie."
"In pratica tornai la sera del ventuno luglio dopo una giornata di cariche e lacrimogeni e precarie vie di fuga perché la gendarmeria arrivava dappertutto, e nei giorni seguenti incontrai praticamente ovunque vecchi conoscenti e anche amici di una vita che mi fecero chiaramente intendere di essere un po' seccati dal vedermi vivo.
Ho preso l'agenda e l'ho buttata nella carta da macero: si vedrà chi finirà peggio.
La crisi perdurante è stata in questo senso ricchissima di soddisfazioni perché di lorsignori non ce n'è stato uno che sia diventato astronauta alla Ferrari (e sì che da piccolo ci teneva tanto).
Mutui da pagare, licenziamenti, storie di corna, in-cre-di-bi-li riflussi in un ciarpame olistico di cui è persino umiliante riferire hanno contribuito non poco a rinsaldare il morale di chi aveva ragione allora ed ha ragione adesso.
Andate a pagare i debiti, cani, e poi via di corsa ad accendere la televisione che se il pargolo torna dall'asilo e non trova peppapìg e masciaeorso sono urli da tremare i vetri..."
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