Manifestazione filogovernativa a Bayamo, provincia di Granma, Cuba, 17 luglio 2021.
Traduzione da Strategic Culture.
Allo zio Sam non piacerà che Mosca e Pechino si facciano largo in quello che ha unilatermente dichiarato essere il suo "cortile di casa". Solo che lo zio Sam ha perso ogni autorità morale necessaria ad avanzare obiezioni credibili.
Un'ondata di manifestazioni dirette contro Cuba è stata descritta dalla Casa Bianca come "espressione spontanea di persone esasperate per la cattiva gestione economica e dalla repressione". Il presidente Joe Biden ha detto che "gli Stati Uniti stanno con il popolo cubano, che rivendica coraggiosamente i propri diritti fondamentali e universali".
Le proteste sembrano essersi placate con la stessa rapidità con cui sono scoppiate nel fine settimana [del 10-11 luglio 2021, n.d.t.]. Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha ammesso che esiste un legittimo malcontento per le difficoltà materiali sopportate dagli undici milioni di abitanti dell'isola caraibica. Nutrite contromanifestazioni di sostenitori del governo hanno risposto all'appello del presidente a difendere la rivoluzione del paese.
Le autorità cubane accusano gli Stati Uniti di aver orchestrato le proteste per destabilizzare un paese socialista in ginocchio dopo quasi sessant'anni di blocco economico imposto da Washington. Le sanzioni economiche sono state inasprite di recente sotto il presidente Donald Trump, e questo inasprimento paralizzante è stato mantenuto dalla nuova amministrazione Biden.
Durante lo scorso anno c'è stata la pandemia di Covid-19; l'economia cubana ha sofferto terribilmente ed è impossibile eludere la conclusione che le sanzioni di Washington siano state calcolate a bella posta per sfruttare le irripetibili avversità della pandemia. L'industria turisticao del paese è crollata e le misure sociali per limitare la diffusione della malattia hanno avuto un impatto negativo sull'occupazione e sui mezzi di sussistenza. Questo, a sua volta, ha esacerbato la carenza di cibo e la crescita dei prezzi al consumo.
Nel far fronte all'aumentato numero dei ricoveri imposto dalla pandemia si sono verificate interruzioni di corrente, perché le autorità stanno cercando di razionare le risorse per dare priorità alle strutture mediche.
Tutto questo ha, naturalmente, causato enorme frustrazione sociale e portato ad incolpare il governo di quella che può essere facilmente percepita come "cattiva gestione". Ma è bene essere chiari: quella che viene percepita come cattiva gestione non ha cause di natura essenzialmente interna. La responsabilità per la situazione in cui si trova Cuba è di Washington, e del suo ostinarsi a mantenere un criminale embargo ai danni dell'isola.
Le sanzioni economiche americane imposte a Cuba dal 1961 sono sempre state deliberatamente mantenute in vigore per imporrre al popolo privazioni e difficoltà al fine di allontanarlo dal governo socialista e alimentare i disordini. Il comportamento di Washington costituisce un'aggressione, ed è una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite. Anno dopo anno, il governo degli Stati Uniti ignora gli appelli della grande maggioranza dei paesi all'assemblea generale delle Nazioni Unite che lo invitano a revocare le sanzioni.
In tempi normali una condotta tanto cinica fa spavento. Ma durante un anno di una pandemia globale in cui le risorse sanitarie sono al limite e la popolazione più vulnerabile del solito, l'embargo degli Stati Uniti a Cuba è un abominio.
Non che Cuba sia la sola a sopportare la barbarie ameriKKKana. Molte altre nazioni tra cui l'Iran, la Corea del Nord, la Siria, il Venezuela, il Nicaragua e la Russia, sono diventate in varia misura bersaglio della guerra economica ameriKKKana a colpi di sanzioni, in un momento pericoloso per tutto il mondo.
Non c'è dubbio che i responsabili della politica imperialista di Washington abbiano sentito l'odore del sangue, per la posizione particolarmente debole di Cuba. È interessante notare che il Dipartimento di Stato ha stanziato milioni di dollari in più per potenziare le emittenti in Florida; e in Florida vive una numerosa diaspora cubana di destra.
Le ultime proteste scoppiate domenica scorsa sono state precedute da una massiccia mobilitazione di influenza nei media sociali. Secondo un'analisi di Telesur, migliaia di nuovi account sono stati creati nei giorni immediatamente precedenti le manifestazioni. Sembra che il tutto sia stato orchestrato in una sofisticata operazione partita dall'estero e con il coinvolgimento degli Stati Uniti.
Washington ha usato un copione identico per fomentare proteste antigovernative in Bolivia, Venezuela, Bielorussia e Nicaragua. Si saturano in tempi rapidi i social media con meme e post di opinionisti che incitano amanifestare, secondo un modus operandi che è tutt'altro che spontaneo. Il ricorso ad algoritmi crea dal nulla nutrite orde di manifestanti che hanno poco o nulla a che vedere con i numeri reali.
Quando una gazzarra mediatica del genere si lega a un malcontento popolare già esistente per le difficoltà economiche, gli istigatori possono ritenersi soddisfatti, e mettersi ad aspettare l'esplosione sociale messa in preventivo.
Il governo cubano sembra essersi mosso rapidamente per contenere l'ondata di instabilità. Ha accusato gli Stati Uniti di interferire nei suoi affari interni. Anche altri paesi dell'America Latina si sono schierati con l'Avana per denunciare l'ingerenza straniera. Cuba deve effettivamente affrontare grandi sfide e grandi problemi. Ma per la maggior parte la colpa è per intero di Washington e della sua criminale aggressività. La Casa Bianca afferma di stare "valutando come possiamo essere utili direttamente al popolo cubano". Che ne direste di togliere dal collo di Cuba lo scarpone che ci tenete da decenni?
Russia e Cina dovrebbero farsi avanti, e offrire a Cuba un sostegno economico e materiale molto maggiore per dare al suo coraggioso popolo la tregua di cui ha bisogno dopo aver sofferto decenni di guerra economica da parte degli Stati Uniti.
Allo zio Sam non piacerà che Mosca e Pechino si facciano largo in quello che ha unilatermente dichiarato essere il suo "cortile di casa". Solo che lo zio Sam ha perso ogni autorità morale necessaria ad avanzare obiezioni credibili. Russia e Cina dovrebbero ritorcere contro gli ameriKKKani la loro stessa aggressività.
Allo zio Sam non piacerà che Mosca e Pechino si facciano largo in quello che ha unilatermente dichiarato essere il suo "cortile di casa". Solo che lo zio Sam ha perso ogni autorità morale necessaria ad avanzare obiezioni credibili.
Un'ondata di manifestazioni dirette contro Cuba è stata descritta dalla Casa Bianca come "espressione spontanea di persone esasperate per la cattiva gestione economica e dalla repressione". Il presidente Joe Biden ha detto che "gli Stati Uniti stanno con il popolo cubano, che rivendica coraggiosamente i propri diritti fondamentali e universali".
Le proteste sembrano essersi placate con la stessa rapidità con cui sono scoppiate nel fine settimana [del 10-11 luglio 2021, n.d.t.]. Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel ha ammesso che esiste un legittimo malcontento per le difficoltà materiali sopportate dagli undici milioni di abitanti dell'isola caraibica. Nutrite contromanifestazioni di sostenitori del governo hanno risposto all'appello del presidente a difendere la rivoluzione del paese.
Le autorità cubane accusano gli Stati Uniti di aver orchestrato le proteste per destabilizzare un paese socialista in ginocchio dopo quasi sessant'anni di blocco economico imposto da Washington. Le sanzioni economiche sono state inasprite di recente sotto il presidente Donald Trump, e questo inasprimento paralizzante è stato mantenuto dalla nuova amministrazione Biden.
Durante lo scorso anno c'è stata la pandemia di Covid-19; l'economia cubana ha sofferto terribilmente ed è impossibile eludere la conclusione che le sanzioni di Washington siano state calcolate a bella posta per sfruttare le irripetibili avversità della pandemia. L'industria turisticao del paese è crollata e le misure sociali per limitare la diffusione della malattia hanno avuto un impatto negativo sull'occupazione e sui mezzi di sussistenza. Questo, a sua volta, ha esacerbato la carenza di cibo e la crescita dei prezzi al consumo.
Nel far fronte all'aumentato numero dei ricoveri imposto dalla pandemia si sono verificate interruzioni di corrente, perché le autorità stanno cercando di razionare le risorse per dare priorità alle strutture mediche.
Tutto questo ha, naturalmente, causato enorme frustrazione sociale e portato ad incolpare il governo di quella che può essere facilmente percepita come "cattiva gestione". Ma è bene essere chiari: quella che viene percepita come cattiva gestione non ha cause di natura essenzialmente interna. La responsabilità per la situazione in cui si trova Cuba è di Washington, e del suo ostinarsi a mantenere un criminale embargo ai danni dell'isola.
Le sanzioni economiche americane imposte a Cuba dal 1961 sono sempre state deliberatamente mantenute in vigore per imporrre al popolo privazioni e difficoltà al fine di allontanarlo dal governo socialista e alimentare i disordini. Il comportamento di Washington costituisce un'aggressione, ed è una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite. Anno dopo anno, il governo degli Stati Uniti ignora gli appelli della grande maggioranza dei paesi all'assemblea generale delle Nazioni Unite che lo invitano a revocare le sanzioni.
In tempi normali una condotta tanto cinica fa spavento. Ma durante un anno di una pandemia globale in cui le risorse sanitarie sono al limite e la popolazione più vulnerabile del solito, l'embargo degli Stati Uniti a Cuba è un abominio.
Non che Cuba sia la sola a sopportare la barbarie ameriKKKana. Molte altre nazioni tra cui l'Iran, la Corea del Nord, la Siria, il Venezuela, il Nicaragua e la Russia, sono diventate in varia misura bersaglio della guerra economica ameriKKKana a colpi di sanzioni, in un momento pericoloso per tutto il mondo.
Non c'è dubbio che i responsabili della politica imperialista di Washington abbiano sentito l'odore del sangue, per la posizione particolarmente debole di Cuba. È interessante notare che il Dipartimento di Stato ha stanziato milioni di dollari in più per potenziare le emittenti in Florida; e in Florida vive una numerosa diaspora cubana di destra.
Le ultime proteste scoppiate domenica scorsa sono state precedute da una massiccia mobilitazione di influenza nei media sociali. Secondo un'analisi di Telesur, migliaia di nuovi account sono stati creati nei giorni immediatamente precedenti le manifestazioni. Sembra che il tutto sia stato orchestrato in una sofisticata operazione partita dall'estero e con il coinvolgimento degli Stati Uniti.
Washington ha usato un copione identico per fomentare proteste antigovernative in Bolivia, Venezuela, Bielorussia e Nicaragua. Si saturano in tempi rapidi i social media con meme e post di opinionisti che incitano amanifestare, secondo un modus operandi che è tutt'altro che spontaneo. Il ricorso ad algoritmi crea dal nulla nutrite orde di manifestanti che hanno poco o nulla a che vedere con i numeri reali.
Quando una gazzarra mediatica del genere si lega a un malcontento popolare già esistente per le difficoltà economiche, gli istigatori possono ritenersi soddisfatti, e mettersi ad aspettare l'esplosione sociale messa in preventivo.
Il governo cubano sembra essersi mosso rapidamente per contenere l'ondata di instabilità. Ha accusato gli Stati Uniti di interferire nei suoi affari interni. Anche altri paesi dell'America Latina si sono schierati con l'Avana per denunciare l'ingerenza straniera. Cuba deve effettivamente affrontare grandi sfide e grandi problemi. Ma per la maggior parte la colpa è per intero di Washington e della sua criminale aggressività. La Casa Bianca afferma di stare "valutando come possiamo essere utili direttamente al popolo cubano". Che ne direste di togliere dal collo di Cuba lo scarpone che ci tenete da decenni?
Russia e Cina dovrebbero farsi avanti, e offrire a Cuba un sostegno economico e materiale molto maggiore per dare al suo coraggioso popolo la tregua di cui ha bisogno dopo aver sofferto decenni di guerra economica da parte degli Stati Uniti.
Allo zio Sam non piacerà che Mosca e Pechino si facciano largo in quello che ha unilatermente dichiarato essere il suo "cortile di casa". Solo che lo zio Sam ha perso ogni autorità morale necessaria ad avanzare obiezioni credibili. Russia e Cina dovrebbero ritorcere contro gli ameriKKKani la loro stessa aggressività.
Nessun commento:
Posta un commento