Da Consortium News, 16 dicembre 2016
Non è difficile comprendere le dinamiche delle recenti elezioni presidenziali statunitensi. Si tratta delle stesse dinamiche che hanno avuto un loro ruolo nella Brexit e che continuano ad agire in tutta Europa: dal 2005 in poi molti ameriKKKani e molti europei hanno conosciuto poca o nessuna vera "crescita". I posti di lavoro di buona qualità sono scarsi sia per gli ameriKKKani che per gli europei, e quel poco di crescita di posti di lavoro che si è verificata si riscontra perlopiù nel settore meno retribuito ed è stata occupata da immigrati di recente arrivo. Molti ameriKKKani e molti europei sentono che in economia sono stati raggiunti i limiti, proprio negli stessi anni in cui i tassi di interesse a zero o addirittura negativi si sono accaniti contro i redditi da risparmio e stanno minacciando anche le loro pensioni.
Il malessere economico è questo. Al di sopra stanno il malessere politico ed un diffuso rigetto contro la politica delle identità "basata sui valori" diffusa dal centrosinistra, che ha posto l'accento sui diritti e sugli interessi di un sempre più ampio spettro di "vittime della società", definendolo in opposizione alla way of life maggioritaria in AmeriKKKa e in Europa. L'atteggiamento aggressivo che sostiene questa opposizione demonizza a bella posta ed indebolisce la cultura della maggioranza: di fatto la gente comune che ha lavorato, ha amato le proprie mogli o i propri mariti e i propri figli ed ha frequentato la Chiesa si è trovata intruppata con i detestabili, con gli intolleranti e con i razzisti perché si dovevano sostenere le vittime per motivi di identità contro questa ipotizzata tirannia culturale. Le relazioni tra i sessi sono finite sotto tiro per il proliferare di nuovi orientamenti sessuali; la propaganda sulla diversità di questi orientamenti è esplosa e le relazioni tra figli e genitori ne sono uscite indebolite. In compenso le uniche identità liberamente e gratuitamente calpestabili negli Stati Uniti e nell'Europa di oggi sono quelle di bianco, maschio e cristiano. Molte persone comuni negli USA ed in Europa non l'hanno ritenuto tollerabile e stanno respingendo tutto questo.
Nessuna di queste dinamiche ha niente a che vedere con la Russia o con il presidente Putin, tranne che per il fatto che molti russi rimangono meravigliati davanti all'impegno che l'Europa ha profuso per la politica di genere e per mettersi a contrasto con i tradizionali valori morali e culturali. Oggi però alcuni servizi occidentali -la CIA e il MI6- insinuano che Putin abbia truccato le carte delle elezioni presidenziali statunitensi e che "abbia il potere di manipolare una serie di consultazioni elettorali fondamentali che si terranno in Europa nel corso del 2017". La narrativa è cambiata: dall'avere una qualche influenza sulle elezioni statunitensi, la Russia è passata ad averne una decisiva.
Graham Fuller, ex funzionario della CIA e coordinatore dei servizi segreti statunitensi, dice:
"Adesso, in quello che è forse lo stratagemma delegittimante più volatile mai tentato, si vocifera che Trump sia stato il candidato di Putin, un uomo dei russi arrivato fino alla Casa Bianca... Sono cose molto brutte. Peggio, sembra che mettere in discussione il processo elettorale e la legittimità delle stesse elezioni possa diventare un argomento fisso della nostra politica interna, causando ulteriore contrapposizione e inasprimento delle posizioni su ambo i fronti della divisione politica e rendendo il paese (ancor più) ingovernabile."
Una cosa brutta davvero. La politicizzazione dei servizi segreti ha raggiunto un livello ancor più alto. La Russia non è responsabile della diffusa opposizione alla globalizzazione che si riscontra negli Stati Uniti ed in Europa; semplicemente la teoria originale che sta dietro la globalizzazione (che è la teoria del vantaggio comparativo di David Ricardo) non ha più alcuna validità o alcun significato nella mutata realtà del mondo contemporaneo (si veda qui per una spiegazione).
La crescita economica inoltre si sta rivelando elusiva per diverse ragioni che riflettono i radicati cambiamenti ormai in corso nel mondo contemporaneo (l'invecchiamento della popolazione, il rallentamento della crescita cinese e più in generale tra le altre cose il fatto che le politiche di crescita basate sul debito non funzionano più). Di sicuro ai piani alti della CIA capiscono che queste dinamiche di più ampia portata sono implicate nelle recenti consultazioni elettorali statunitensi ed europee.
Un sondaggio eseguito di recente da Pew evidenzia che "...il Partito Repubblicano si è profondamente radicato nelle zone del paese a predominanza borghese nel corso del 2016. Anche se molte aree borghesi hanno votato per Barack Obama nel 2008, alle elezioni del 2016 hanno preferito a stragrande maggioranza Donald Trump, e questo fenomeno è stato fondamentale per garantirgli la vittoria. Nel 2016 Trump ha tenuto con successo tutte le 27 zone a predominanza borghese che i repubblicani avevano conseguito nel 2008. Hillary Clinton invece, in un macroscopico cambiamento ha perso 18 delle 30 zone a predominanza borghese in cui i democratici avevano vinto nel 2008... In generale i democratici hanno riscontrato una diffusa perdita di consensi fra il 2008 e il 2016. La percentuale dei loro voti è diminuita vistosamente in 196 delle 221 aree metropolitane considerate. Questa perdita di consensi è stata sufficientemente ampia a far passare 37 zone dai democratici ai repubblicani..."
A tutt'oggi ufficialmente è stato sostenuto senza mezzi termini che non esiste prova a favore di un coinvolgimento russo; la National Security Agency sarebbe la sola a detenere prove del genere, ammesso che ne esistano, e non si è mossa in alcun modo per confermare le "valutazioni" della CIA. Altre agenzie di servizi statunitensi hanno direttamente contestato i "risultati" che la CIA ha lasciato trapelare. Insomma, ci stanno dicendo che le affermazioni della CIA si basano su delle "inferenze", vale a dire che i funzionari della CIA "nutrono fiducia", in base al profilo psicologico del Presidente Putin da loro costruito, che Putin avrebbe preferito Trump come Presidente; dal momento che sono stati i Democratici a ritrovarsi con delle fughe di notizie -e non i Repubblicani- se ne può inferire che dietro di esse vi fosse una potenza ostile; dal momento che Putin è alla testa del potere russo, si può "fondatamente" inferire che sia stato lui ad autorizzare e dirigere queste operazioni.
Ovviamente, nulla di tutto questo è cosa da servizi segreti. Questa qui è semplicemente una struttura concettuale data, o il risultato di un pensiero di gruppo, che può essere giusto o sbagliato. Un'operazione smaccatamente politica, a meno che i servizi non la corredino di prove inoppugnabili.
La cosa è pericolosa. Nonostante quello che se dice a livello ufficiale e secondo la dovuta prassi delle affermazioni della CIA, l'amministrazione Trump dovrà vedersela con una certa atmosfera di delegittimazione. Come osserva giustamente Graham Fuller, questa ipotizzata mancanza di legittimità che nascerebbe dalla decisiva influenza russa sulla consultazione elettorale potrebbe non essere un fenomeno passeggero e continuare invece a colpire il Presidente per tutto il corso del mandato. Difficile richiamare un'inferenza della CIA una volta emessa; il massimo che si può fare è ribadire che non c'è nulla di concreto a suo favore. Difficile che prenderne atto smorzi certe accese antipatie.
Pretendere che vi siano state interferenze russe può anche andare a disturbare la conferma di Rex Tillerson, ufficialmente un "amico della Russia" nel ruolo di Segretario di Stato. Tutto questo può mettere i bastoni tra le ruote alla capacità di Trump di arrivare alla distensione con la Russia, ed interferire anche con qualunque tipo di intesa si possa mai raggiungere con quel paese.
Affinché Trump sia messo in condizioni di comportarsi in modo ancor più guardingo verso un qualsiasi accordo con Tillerson si arriverà probabilmente a sospettare che qualunque iniziativa all'insegna della distensione con gli USA scatenerà un'altra ondata di angherie contro la Russia da parte di un'AmeriKKKa portata a dividersi profondamente. Anche se Putin stesso dovesse ben accogliere un'iniziativa politica da parte di Trump, il verificarsi di ulteriori arbitrii da parte di AmeriKKKa ed Europa potrebbe fargli pensare che il gioco non valga la candela. Non esiste popolo, e tantomeno il popolo russo, che ami vedere il proprio paese messo pubblicamente alla berlina, e per lungo tempo, sulla stampa mondiale. Simili violenti attacchi stanno già avendo conseguenze: i russi si chiederanno se Trump sarà in grado di imporsi ad un paese tanto diviso e rancoroso.
Possiamo concluderne che un simile risultato, ovvero la delegittimazione della presidenza, sia per certi diversi altra cosa rispetto a quello che la CIA intendeva? Secondo Pat Buchanan, che è stato tre volte candidato alla presidenza, non ci sono dubbi: "Secondo il [New York] Times 'si addensano nubi nere' sulla presidenza di Trump, e un fallimento nella ricerca e nella scoperta della verità sulle operazioni di hacking russe potrebbero solo 'alimentare i sospetti, nutriti da milioni di ameriKKKani, che... le elezioni sono state manipolate."
"Dietro lo sforzo fatto per gettare fango su Tillerson e per delegittimare Trump ci sono motivazioni più corpose. Trump ha nemici in entrambi i partiti, che sono entrati in fibrillazione dopo il suo trionfo perché esso mette in pericolo l'agenda di politica estera che rappresenta la loro stessa ragion d'essere, il motivo stesso della loro esistenza politica. Queste persone non vogliono che le sanzioni contro Mosca vengano revocate. Non vogliono che il confronto con la Russia finisca. Come si è visto per come hanno agguantato il piccolo Montenegro, vogliono allargare la NATO perché comprenda la Svezia, la Finlandia, l'Ucraina, la Georgia e la Moldavia. Pensano solo a realizzare un perenne accerchiamento statunitense della Russia... il loro obiettivo è quello di abbattere Putin, e di rovesciare il governo di Mosca."
Insomma, i russi sono preoccupati dal fatto che si mpedisca a Trump di compiere il ventilato allontanamento dalle posizioni di nuova guerra fredda caldeggiate invece dall'attuale establishment statunitense e di aprire alla distensione; forse soffiare sul fuoco della "minaccia" russa arriva fino alla speranza di poter intimorire abbastanza elettori presidenziali da far loro cambiare il voto del 19 dicemnre, anche se si tratta di una prospettiva per nulla probabile.
Se ci sono servizi segreti stranieri che approvano l'esito delle elezioni ameriKKKane è verosimile vadano cercati tra quei servizi europei che stanno alimentando la tiritera propagandistica sulla minaccia russa, contribuendo così alla delegittimazione del presidente eletto degli Stati Uniti e tenendo in vita la nuova guerra fredda. Esistono stati europei radicalmente contrari a qualsiasi riavvicinamento tra USA e Russia.
Questa politicizzazione dei servizi segreti è pericolosa anche per un altro verso; anche a questo Graham Fuller fa riferimento. Alludere al fatto che Trump è un burattino dei russi, consapevole o meno, significa gettare benzina sul fuoco di una psicologia ameriKKKana già infiammata, esasperata ed esacerbata per proprio conto. La tiritera del "non è il mio Presidente" può rendere impossibile a Trump la messa in pratica delle sue politiche perché i ministeri già schierati su fronti opposti si rivolgerebbero l'uno contro l'altro, come già sta succedendo tra le varie agenzie dei servizi. Insomma, la cosa potrebbe portare alla paralisi la stessa operatività del governo.
L'ovvia conclusione di Buchanan è che "all'inizio del suo mandato, se non addirittura prima, Trump dovrà imporre la propria politica estera al suo stesso partito e poi sul suo stesso governo. Diversamente, la sua presidenza diventerà impossibilitata ad agire, come quella di Lyndon Johnson."
Ora, diciamo chiaramente che la delegittimazione è un'arma a doppio taglio. Se capitasse l'impensabile e Hillary Clinton dovesse diventare presidente al posto di Trump, troverebbe la sua capacità di rivestire la carica statale minata dai rancori e dalla rabbia allo stesso modo di un Trump delegittimato.
La politicizzazione dei servizi non è una novità, e non lo sono neppure le operazioni "in nero" condotte dai servizi occidentali; la scala dell'assalto in corso contro il presidente eletto degli USA però è di un ordine diverso, per le conseguenze che potenzialmente implica.
Come può essere accaduto tutto questo? Sembra che la guerra in Siria abbia avuto un effetto corrosivo considerevole su servizi come la CIA e il MI6- In primo luogo c'era la tensione della contraddizione: si manteneva ostentatamente la facciata della lotta al terrorismo, mentre si sostenevano sottobanco quelle stesse sanguinarie formazioni pur di indebolire il Presidente Bashar al Assad e di riflesso la Russia. In secondo luogo, si faceva finta di perseguire una politica "di principio" basata su una "politica delle identità" dettata da fuori e che vedeva i sunniti come vittime. Intanto però si accettava in silenzio che giungessero a costoro i fondi a nero erogati dai padrini delle forze di cui sopra, ed in questo c'è l'ombra dell'etica della Clinton Foundation, del suo pagare per aver voce in capitolo. In terzo luogo, c'è stato il fatto che i servizi sono diventati la camera di risonanza di affermazioni improbabili e false levate da una congerie di movimenti armati e dai loro finanziatori, che avevano l'intento di forzare la mano dell'Occidente sul piano militare. I servizi hanno dunque cessato di essere degli osservatori, e sono diventati degli investitori. Si sono persi in un labirinto di realtà distorte, di falsa propaganda, e di assodata mancanza di ogni limite. Come Prometeo, pensano di perpetrare un furto ai danni di Zeus, dio della guerra: aspirano ad essere loro a decidere della guerra e della pace.
In questo esaltante mondo dove si fa la guerra con la "comunicazione strategica" è piombato il signor Trump, che ha mandato all'aria i giochetti siriani e ha promesso la distensione con la Russia. La cosa dev'essere parsa intollerabile.
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