Lettore di gazzette.
L'estate 2015 vede sul gazzettaio fiorentino un ritorno di fiamma d'i'ddegràdo e dell'insihurézza.
Non è dato sapere quanti lettori ancora se ne curino e sarebbe per questo interessante dare un'occhiata ai tabulati dei resi. Se fossimo responsabili di un foglietto o di una gazzettina cominceremmo davvero a guardare le panchine con altri occhi. Negli ultimi anni i casi di sedicenti esperti del filone finiti letteralmente sul marciapiede a forza di pubblicare foto di cartacce in corrispondenza di tutte le consultazioni elettorali (roba di cui incolpare direttamente l'amministrazione) non sono certo mancati.
Qualcuno ha cercato anche di salvarsi appassionando il pubblico a storie di coppiette sorprese dagli ufo: tentativo lodevole che non ha impedito a "Il Nuovo Corriere di Firenze" di sparire non rimpianto dalle edicole.
Nel 1999 Pietro Scòzzari pubblicò un libretto intitolato L'isterico a metano. Dopo varie e spesso umilianti peripezie il giovane protagonista Vanes Barozzi diventa copywriter a Bologna, cambia nome in Leonardo de Carolis e si scopre poteri paranormali in grado di fargli mettere a segno vendette plateali e spietate contro una serqua impressionante di bersagli invisi.
Dove non arrivano i poteri paranormali, basta un po' di polvere pizzicante: tre fiale piene infilate nel taschino del giubbotto (surplus IDF) e battezzate 3PVP, Triplo Piccolo Vendicatore di Papà.
Riportiamo le righe che seguono[*] perché è evidente che il gazzettame fiorentino sta consapevolmente "lavorando" per un pubblico costituito per intero da elementi del genere. Contraddire, smentire, ridicolizzare un pennaiolo? Guai a chi si azzarda. Un'intera leva di avvocati è venuta su specializzandosi in cause civili di questo genere: in "Occidente" le querele sostituiscono abitualmente le argomentazioni. E il fatto che L'isterico a metano fosse un libro satirico altro non è che un dettaglio trascurabile visto che l'agenda setting pare tagliato a misura di cosi del genere, e che il feedback del pubblico reperibile su Libro dei Ceffi, newswire e commenti sulle gazzette in rete arriva per nove decimi da barzellette umane della stessa risma.
Le performanti campagne parolaie di Leo, sostanziate da un odio sotterraneo che i suoi datori di lavoro probabilmente giudicherebbero "sovradimensionato rispetto alle finalità assegnate, e da ricondurre in un alveo più consono", se solo ne sospettassero la pericolosità, procura all'agenzia fior di contratti, e tra brindisi e cosce occhiolineggianti Lenny viene promosso al piano -1° di uno stabile di Via Belle Arti.
Potrebbe essere l'inizio di una più pacata felicità esistenziale, ma Leo è Leo.
Che cosa voglia dal mondo comincia a non essergli più tanto chiaro; gli è chiaro solo che non tollera niente, a cominciare dal vocabolo “pacato”.
I barbùn e i loro cani che tutti assieme appassionatamente si pisciano e cagano addosso sotto i portici del teatro Comunale; le pellicce che vanno alle prime del Comunale; le zingare che leggono la mano e i tuoi dati della patente, dopo che ti hanno letto tutto il portafogli; i giovani paglia e fieno carichi la faccia di ferramenta assortite; i pusher di tutto il Maghreb; i tossici che si riforniscono dai suddetti; i pusher tossici che rivendono bici rubate agli ex proprietari sotto gli occhi vigili dei poliziotti; i venditori d’incensi e di artigianato etnico; le affittacamere ingorde che al cm X minuto affittano le loro cantine a strati su strati su strati di pericolosi boscimani; i motorini, chi li guida, chi li ruba, chi li parcheggia sotto i portici; le matricole imbecilli; i banchetti dei Cattolici Popolari per riorientare le matricole imbecilli; i ritentativi autonomi di ridare vita a occupazioni e vetrine ridisintegrate; la Pantera; le pantere degli sbirri cannibali; i goliardi che fanno i goliardi; i professori che danno trenta solo alle minigonne che riescono a guzzarsi; i leccesi col Kolf bianco al decimo anno fuori corso; i leccesi col Kolf bianco regolarmente iscritti; i quintali d’immondizie sparsi in ogni dove; i tentativi della Vitale Amministrazione Comunale (VAC) di rivitalizzare la zona universitaria; i tentativi della VAC di estendere a macchia d'olio la Zona Universitaria, acquisendo, deportando, sventrando; i tentativi della VAC di aprire Una, Cento, Mille Stazioni Centrali, per sommergere Bulagna sotto altri centomilamiliardi di tonnellate di feccia aliena. Affamata. Discutitrice. Sovvertitora. Vitale. VAC! PORC!
Leonardo ha preso una piega francamente nazistoide, ed il brutto è che ride a gola spiegata quando ci pensa.
È un avido lettore delle colonne del Resto del Calzino dedicate alle lotte dei cittadini contro il degrado urbano. Titoli come “Mamme linciano spacciatore all'interno del Liceo Fermi Enrico”, o “Serve più polizia”, o “Più pulizia per le serve” gli piacciono molto. Ogni tanto scrive lettere piene di Indignazione Civica, firmandole Esercente Al Limite, e qualcuna tra le meno velenose gliel’hanno pure pubblicata, tagliata nei passaggi problematici.
Ma il suo astio prima che politico è frutto di una frana psichica progressiva, molto personale.
Giorno dopo giorno Leonardo focalizza sempre meglio il proprio odio su target precisi, ricorrenti cliché di una realtà che lo fa svenire di rabbia. Contro i nemici della Cultura, in una città così colta, Lenny consegna all’aere enormi quantità di polverina. Ma è una fatica improba: in certe occasioni la sua volontà è soverchiata, i colli bisognerebbe segarli; in altre lo spargimento sui target meritevoli è tecnicamente irrealizzabile; il più delle volte il nemico lo stanga talmente alla sprovvista che cincischia con le mani, comincia a tremare di rabbia per la propria inadeguatezza e finisce col versarsi addosso l'intero 3PVP. Sotto la camicia di popeline è un'arlecchinata di croste e bolle, ognuna in grado di ricordargli alla perfezione per quali motivi s’imbestialì tanto.
Brucia per le auto parcheggiate a cazzo - specie le Kolf bianche targate Modena, Macerata o Foggia, o se sono Kolf bianche di Brescia, San Marino, Perugia. Se le Kolf poi sono nere preferisce tornare a casa subito, qualcuno potrebbe farsi male. Solo i tedeschi possono concepire una cosa così t- triviale, incapaci di ogni concetto di grandezza, mormora Leo prima di guardarsi attorno e scaracchiare un lumino giallo sul parabrezza, lato conducente, par excellence l’antidoto contro tutti i tedeschi. Solo gli italiani possono comprarne tante e incollare su tutte lo scudetto della Ferrari, si dice mentre s'asciuga con la manica; non esiste per lui differenza tra lacrime e sputi, quando pensa in italiano. Se cerca un’immagine per il Ribrezzum trova solo Lorna Pausini che gli sorride mentre parcheggia sulle strisce una Kolf nera scudettata.
Un’escalation è ormai imprescindibile. Non trova armi consone, non saprebbe come procurarsi uno Stealth B-2 caricato a grattarola, il suo 3PVP lo fa sentire, mmm, sottodimensionato e ciò lo fa soffrire. Soffrire e soffriggere.
Al pari di ogni minidotato della terra, arde confrontarsi con culi da spaccare.
Una mattina, uscendo dal portone, oltre a scavalcare un tossico che s’è vomitato addosso gesù, un piccione spelacchio che gozzoviglia su quella generosità ai pezzetti gialli, un materasso con due persone luminose di muffa putrefica, quattro biciclette lucchettate, e due altri piccioni zoppi che scopano contenti, si trova a dover scalare una Kolf bianca parcheggiata praticamente in verticale sotto il portico. Targata Brescia.
Bava, bestemmie talmente proterve e antiche che Giove si sveglia, e chiede chi ha suonato. Sul sensorio leonardico cala un'abat jour, che l'ottunde di luce blu.
Raspìo, formicolìo, tremolìo, vammazzoìo. Leo l'eroe mastica e rimastica il bolo amaro rifiottatogli dall'abomaso, seguendo una terapia zen per il controllo dell'ira e per l’armonia con Yahvè, Manitù, Tiramolla, Gambadilegno, la natura e il prossimo, se non è di Lombardia o calabria.
[*] Nel brano compare il nome dello stato che occupa la penisola italiana: ce ne scusiamo con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
Non è dato sapere quanti lettori ancora se ne curino e sarebbe per questo interessante dare un'occhiata ai tabulati dei resi. Se fossimo responsabili di un foglietto o di una gazzettina cominceremmo davvero a guardare le panchine con altri occhi. Negli ultimi anni i casi di sedicenti esperti del filone finiti letteralmente sul marciapiede a forza di pubblicare foto di cartacce in corrispondenza di tutte le consultazioni elettorali (roba di cui incolpare direttamente l'amministrazione) non sono certo mancati.
Qualcuno ha cercato anche di salvarsi appassionando il pubblico a storie di coppiette sorprese dagli ufo: tentativo lodevole che non ha impedito a "Il Nuovo Corriere di Firenze" di sparire non rimpianto dalle edicole.
Nel 1999 Pietro Scòzzari pubblicò un libretto intitolato L'isterico a metano. Dopo varie e spesso umilianti peripezie il giovane protagonista Vanes Barozzi diventa copywriter a Bologna, cambia nome in Leonardo de Carolis e si scopre poteri paranormali in grado di fargli mettere a segno vendette plateali e spietate contro una serqua impressionante di bersagli invisi.
Dove non arrivano i poteri paranormali, basta un po' di polvere pizzicante: tre fiale piene infilate nel taschino del giubbotto (surplus IDF) e battezzate 3PVP, Triplo Piccolo Vendicatore di Papà.
Riportiamo le righe che seguono[*] perché è evidente che il gazzettame fiorentino sta consapevolmente "lavorando" per un pubblico costituito per intero da elementi del genere. Contraddire, smentire, ridicolizzare un pennaiolo? Guai a chi si azzarda. Un'intera leva di avvocati è venuta su specializzandosi in cause civili di questo genere: in "Occidente" le querele sostituiscono abitualmente le argomentazioni. E il fatto che L'isterico a metano fosse un libro satirico altro non è che un dettaglio trascurabile visto che l'agenda setting pare tagliato a misura di cosi del genere, e che il feedback del pubblico reperibile su Libro dei Ceffi, newswire e commenti sulle gazzette in rete arriva per nove decimi da barzellette umane della stessa risma.
Le performanti campagne parolaie di Leo, sostanziate da un odio sotterraneo che i suoi datori di lavoro probabilmente giudicherebbero "sovradimensionato rispetto alle finalità assegnate, e da ricondurre in un alveo più consono", se solo ne sospettassero la pericolosità, procura all'agenzia fior di contratti, e tra brindisi e cosce occhiolineggianti Lenny viene promosso al piano -1° di uno stabile di Via Belle Arti.
Potrebbe essere l'inizio di una più pacata felicità esistenziale, ma Leo è Leo.
Che cosa voglia dal mondo comincia a non essergli più tanto chiaro; gli è chiaro solo che non tollera niente, a cominciare dal vocabolo “pacato”.
I barbùn e i loro cani che tutti assieme appassionatamente si pisciano e cagano addosso sotto i portici del teatro Comunale; le pellicce che vanno alle prime del Comunale; le zingare che leggono la mano e i tuoi dati della patente, dopo che ti hanno letto tutto il portafogli; i giovani paglia e fieno carichi la faccia di ferramenta assortite; i pusher di tutto il Maghreb; i tossici che si riforniscono dai suddetti; i pusher tossici che rivendono bici rubate agli ex proprietari sotto gli occhi vigili dei poliziotti; i venditori d’incensi e di artigianato etnico; le affittacamere ingorde che al cm X minuto affittano le loro cantine a strati su strati su strati di pericolosi boscimani; i motorini, chi li guida, chi li ruba, chi li parcheggia sotto i portici; le matricole imbecilli; i banchetti dei Cattolici Popolari per riorientare le matricole imbecilli; i ritentativi autonomi di ridare vita a occupazioni e vetrine ridisintegrate; la Pantera; le pantere degli sbirri cannibali; i goliardi che fanno i goliardi; i professori che danno trenta solo alle minigonne che riescono a guzzarsi; i leccesi col Kolf bianco al decimo anno fuori corso; i leccesi col Kolf bianco regolarmente iscritti; i quintali d’immondizie sparsi in ogni dove; i tentativi della Vitale Amministrazione Comunale (VAC) di rivitalizzare la zona universitaria; i tentativi della VAC di estendere a macchia d'olio la Zona Universitaria, acquisendo, deportando, sventrando; i tentativi della VAC di aprire Una, Cento, Mille Stazioni Centrali, per sommergere Bulagna sotto altri centomilamiliardi di tonnellate di feccia aliena. Affamata. Discutitrice. Sovvertitora. Vitale. VAC! PORC!
Leonardo ha preso una piega francamente nazistoide, ed il brutto è che ride a gola spiegata quando ci pensa.
È un avido lettore delle colonne del Resto del Calzino dedicate alle lotte dei cittadini contro il degrado urbano. Titoli come “Mamme linciano spacciatore all'interno del Liceo Fermi Enrico”, o “Serve più polizia”, o “Più pulizia per le serve” gli piacciono molto. Ogni tanto scrive lettere piene di Indignazione Civica, firmandole Esercente Al Limite, e qualcuna tra le meno velenose gliel’hanno pure pubblicata, tagliata nei passaggi problematici.
Ma il suo astio prima che politico è frutto di una frana psichica progressiva, molto personale.
Giorno dopo giorno Leonardo focalizza sempre meglio il proprio odio su target precisi, ricorrenti cliché di una realtà che lo fa svenire di rabbia. Contro i nemici della Cultura, in una città così colta, Lenny consegna all’aere enormi quantità di polverina. Ma è una fatica improba: in certe occasioni la sua volontà è soverchiata, i colli bisognerebbe segarli; in altre lo spargimento sui target meritevoli è tecnicamente irrealizzabile; il più delle volte il nemico lo stanga talmente alla sprovvista che cincischia con le mani, comincia a tremare di rabbia per la propria inadeguatezza e finisce col versarsi addosso l'intero 3PVP. Sotto la camicia di popeline è un'arlecchinata di croste e bolle, ognuna in grado di ricordargli alla perfezione per quali motivi s’imbestialì tanto.
Brucia per le auto parcheggiate a cazzo - specie le Kolf bianche targate Modena, Macerata o Foggia, o se sono Kolf bianche di Brescia, San Marino, Perugia. Se le Kolf poi sono nere preferisce tornare a casa subito, qualcuno potrebbe farsi male. Solo i tedeschi possono concepire una cosa così t- triviale, incapaci di ogni concetto di grandezza, mormora Leo prima di guardarsi attorno e scaracchiare un lumino giallo sul parabrezza, lato conducente, par excellence l’antidoto contro tutti i tedeschi. Solo gli italiani possono comprarne tante e incollare su tutte lo scudetto della Ferrari, si dice mentre s'asciuga con la manica; non esiste per lui differenza tra lacrime e sputi, quando pensa in italiano. Se cerca un’immagine per il Ribrezzum trova solo Lorna Pausini che gli sorride mentre parcheggia sulle strisce una Kolf nera scudettata.
Un’escalation è ormai imprescindibile. Non trova armi consone, non saprebbe come procurarsi uno Stealth B-2 caricato a grattarola, il suo 3PVP lo fa sentire, mmm, sottodimensionato e ciò lo fa soffrire. Soffrire e soffriggere.
Al pari di ogni minidotato della terra, arde confrontarsi con culi da spaccare.
Una mattina, uscendo dal portone, oltre a scavalcare un tossico che s’è vomitato addosso gesù, un piccione spelacchio che gozzoviglia su quella generosità ai pezzetti gialli, un materasso con due persone luminose di muffa putrefica, quattro biciclette lucchettate, e due altri piccioni zoppi che scopano contenti, si trova a dover scalare una Kolf bianca parcheggiata praticamente in verticale sotto il portico. Targata Brescia.
Bava, bestemmie talmente proterve e antiche che Giove si sveglia, e chiede chi ha suonato. Sul sensorio leonardico cala un'abat jour, che l'ottunde di luce blu.
Raspìo, formicolìo, tremolìo, vammazzoìo. Leo l'eroe mastica e rimastica il bolo amaro rifiottatogli dall'abomaso, seguendo una terapia zen per il controllo dell'ira e per l’armonia con Yahvè, Manitù, Tiramolla, Gambadilegno, la natura e il prossimo, se non è di Lombardia o calabria.
[*] Nel brano compare il nome dello stato che occupa la penisola italiana: ce ne scusiamo con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.
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