giovedì 18 dicembre 2014

Daoud Abdullah - Per la Corte di Giustizia dell'Unione Europea Hamas va tolto dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Si presenta l'occasione per correggere una linea politica ormai priva di credito.



Traduzione da Middle East Monitor.

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha deciso di annullare l'iscrizione di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. Una decisione attesa da tempo contro un atto che non sarebbe nmai dovuto avvenire, in primo luogo perché, come ha attestato la stessa Corte, la decisione presa a suo tempo "non si basò su atti esaminati e confermati dalle autorità preposte a farlo, ma su imputazioni fattuali che derivavano dalla stampa e da internet".
Negli ultimi mesi il voto di vari parlamenti dei paesi membri e il voto dello stesso parlamento europeo ha deliberato in favore del riconoscimento dello stato palestinese; anche questa, come la decisione della Corte, non è cosa destinata a produrre mutamenti immediati alla linea politica attualmente in vigore. Non si tratta assolutamente di un punto di arrivo, ma di sviluppi che comunque mettono alla luce un'importante crepa nel muro della propaganda e della connivenza che hanno consentito allo stato sionista di non rendere conto delle proprie azioni e di negare i diritti dei palestinesi.
La decisione della Corte consente comunque a chiunque di fare appello e di fornire prove concrete del coinvolgimento di Hamas in attività terroristiche. Dal momento che dal 2001 ad oggi nessuno ha potuto provare alcunché, è difficile che le cose cambino nelle prossime settimane.
 Alastair Crooke è stato consigliere per il Medio Oriente di Javier Solana, rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e la sicurezza fra il 1997 e il 2003. Crooke ricorda ancora con stupore e costernazione il ruolo che l'ex Segretario degli Esteri britannico Jack Straw ebbe per l'iscrizione di Hamas nella lista nera. Crooke era a Downing Street; Straw arrivò trafelato nella stanza dove si trovava assieme ad un altro consigliere, gongolante perché aveva persuaso il proprio omologo tedesco Joschka Fischer a mettere Hamas nella lista. 
Il Regno Unito e la Germania hanno entrambe grosse responsabilità storiche per aver aperto quella perenne piaga che spesso viene considerata la questione palestinese. Non è cosa campata in aria sostenere che l'una, l'altra o entrambe cercheranno nei prossimi tre mesi di produrre davanti alla Corte qualche "prova" che serva a tenere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Secondo Crooke, che tra le altre cose ha lavorato per il MI6 in Palestina, la decisione di mettere Hamas nella lista nera fu presa in base alla dottrina del "la sicurezza innanzi tutto", che poteva tollerare uno stato palesinese solo se le necessità di sicurezza che lo stato sionista aveva unilateralmente definito si fossero concretizzate. Si è cercato per giunta di sottomettere i palestinesi da ogni punto di vista e di smantellare la resistenza. Hamas è un movimento di resistenza che si dedica con risolutezza alla propria concezione di una Palestina libera, ed è stato ovviamente considerato un ostacolo; di qui la decisione politica di considerarlo terroristico nella sua interezza, sia per quanto riguardava il suo braccio politico sia per quanto riguardava quello militare.
Ovviamente furono fatte anche altre considerazioni di carattere politico. Demonizzando una delle fazioni palestinesi e favorendone un'altra, si posero con molta cura le basi per una riprovevole divisione, a tutt'oggi diventata una caratteristica quasi permanente nel panorama politico palestinese. Il divide et impera che è sempre stata la tattica classica dei britannici e degli europei.
Al momento la dcisione della corte ha una portata essenzialmente simbolica, ma costituisce una piattaforma utile per una riconsiderazione dell'approccio politico nei confronti di Hamas sia in Occidente che in Medio Oriente. In Europa si metterà in discussione l'utilità di una politica estera condotta sulla base di ritagli di giornale e di notiziari assortiti. Una discussione giusta ed opportuna.
In concreto, e grazie ai suoi politici, l'Unione Europea si è cacciata in un angolo a furia di decisioni strampalate; questa potrebbe essere l'occasione buona per uscirne. Se l'Europa intende seriamente impegnarsi perché in Palestina la politica sia basata sull'inclusione e sulla  rappresentanza, questa è la sua occasione. Se invece pensa ancora di poter negare il fatto che Hamas è un protagonista nella vita politica palestinese, sia l'europa che i suoi politici sono destinati a restare perennemente delusi.
In pratical a decisione della Corte rappresenta per l'Unione Europea anche l'occasione per togliere il sostegno all'esiziale e medievale assedio della striscia di Gaza. Negare cibo, medicine e una vita decente a quasi due milioni di persone non ha alcuna giustificazione, è contrario a qualsiasi morale e non trova alcuna base giuridica.  Anzi, è una cosa che contraddice le stesse leggi che gli europei hanno aiutato a redarre, e su cui hanno apposto la loro firma.
David Cameron adesso deve dare il buon esempio. E' stato lui che all'inizio del suo mandato, nel luglio del 2010, ha detto che Gaza non può e non deve rimanere un campo di concentramento". Anche se governi della regione come quello egiziano intendono mantenere il blocco, il signor Cameron non dovrebbe permettere che la linea politica del suo paese resti ostaggio di partigianerie col paraocchi ed intrise di spirito vendicativo, specie quando a farne le spese è un'intera popolazione.
Nei prossimi tre mesi ci sarà di sicuro in Europa una battaglia al calor bianco tra lobby filosionista da una parte e voci giuste e ragionevoli dall'altra. L'una chiederà che Hamas rimanga in lista nera, le altre che si smetta di baloccarsi con questa roba. Ormai è chiaro che quando fu adottata una certa linea politica ci si basava sull'errata convinzione che lo stato sionista sarebbe stato di parola e si sarebbe ritirato dai territori occupati, riconoscendo l'esistenza di uno stato palestinese. Adesso sappiamo che si è trattato di un grossolano errore di calcolo.
In un àmbito più immediato, la decisione della Corte della UE traccia anche una linea di condotta per Mahmud Abbas e per il suo movimento Fatah, che si sono sempre mossi con esitazione sul fronte della riconciliazione nazionale, temendo che i governi europei ed occidentali avrebbero posto il veto a qualsiasi tentativo di includere Hamas nel processo politico. Non fosse che per questo, e se davvero esiste in Europa qualcosa di simile al rispetto per la legge e per la giustizia, la decisione della Corte deve rimanere senza opposizioni.

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