La politica "occidentale" continua ad avere il proprio pilastro fondante nella propaganda, nonostante il democratismo ciarliero e inconsistente dei "nuovi media" faccia pensare il contrario. Questo vale ad ogni livello, dal contesto internazionale ai più minuscoli organi elettivi.
E minuscolo è l'ambiente "occidentalista" di Firenze, che si segnala da sempre per l'inettitudine, l'idiozia, la distruttività e la ridicolaggine dell'operato di chi vi si riconosce, in più di un caso controproducente al punto da lasciare perlplessi circa il mancato scioglimento d'autorità di molte organizzazioni ufficiali, attuabilissimo con un paio di fax e due o tre rampogne per interurbana.
La propaganda presenta moltissimi vantaggi per l'elettorato passivo, ma ha il grosso difetto di presentare un rapporto col reale piuttosto labile, ammesso che ce l'abbia.
Alla fine di gennaio 2014 un certo Simone Cristicchi ha portato a Firenze uno zoppicante spettacolo teatrale su temi che la politica "occidentalista" considera proprio feudo intoccabile, ed ha subìto una compostissima contestazione da parte di persone competenti. Abbiamo sin troppo annoiato i nostri lettori con la materia per trattarne ancora estesamente, sicché basterà ricordare che la propaganda sulle foibe, nel contesto fiorentino, ha avuto l'unico risultato di insegnare alle persone serie un metodo sicuro, pratico ed economico per liberarsi fisicamente degli avversari politici.
L'intromissione della competenza nel campo della propaganda non è cosa che l'occidentalame possa subire senza resistere; due giorni dopo i fatti "La Nazione" di Firenze ospita un trafiletto dall'aria bellicosa sotto il titoletto Raid anti-Cristicchi: Casaggì sfida gli antagonisti.
"E' facile entrare in cinquanta in un teatro popolato da esuli istriani di ottant'anni e fare i prepotenti. Vi aspettiamo il 15 marzo in piazza, come ogni anno. Noi saremo là a centinaia per difendere la memoria dei nostri martiri. Oggi come ieri non si molla di un metro".
Solo che la propaganda è una cosa, la realtà un'altra. Di solito opposta.
Casaggì Firenze è un'organizzazione che i nostri lettori conoscono bene. Ha fatto per anni da pied-à-terre fiorentino per la politica "occidentalista" ed ha ottenuto il massimo della visibilità mediatica e del credito nei pochi anni in cui ha amplificato le istanze del maggior partito "occidentalista" della politica peninsulare, fondato da un fornicatore con la passione per le minorenni. In concreto, si tratta di una quindicina di spaghettifresser specializzati in Libro dei Ceffi ed affissioni abusive, quest'ultime con ogni probabilità condotte usando gli avanzi degli spaghetti come colla da parati.
La sfida non è che la rassegna della servitù che Casaggì organizza ogni anno, cui non sempre si degnano di presenziare i massimi mantenuti -e le massime mantenute- dell'occidentalismo politico. Sullo squallore sconfortante di manifestazioni "nazionali" che rastrellano ogni volta qualche decina di persone abbiamo fornito resoconti piuttosto esaurienti. La situazione politica non lascia prevedere nell'immediato alcun mutamento sostanziale per l'andamento di iniziative del genere e tantomeno per la loro consistenza numerica.
I punti interessanti però sono altri, ed hanno a che fare con quel principio di realtà che pare fatto apposta per contrastare ogni bel proposito.
Il primo è che le sfide annuali di Casaggì Firenze sono rese possibili esclusivamente dalla loro militarizzazione integrale. Questo significa che soltanto un nutrito e parimenti costoso schieramento di gendarmi impedisce agli "occidentalisti" di fare le spese della propria arroganza.
Il secondo è che il "partito" attuale riferimento di Casaggì Firenze ha già presentato Achille Totaro come candidato alle imminenti elezioni amministrative. Sulle competenze di storiografo di questo signore ci siamo già espressi: sulle sue predilezioni esiste una letteratura consistente. E il fatto che "La Nazione" presenti i fermi propositi di Casaggì impaginati con la pubblicità di una casa infame mette su tutto quanto il più adeguato dei sigilli.
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