venerdì 23 novembre 2012

24 novembre 2012; a Firenze una festa no-scav in Piazza Tasso


Si copia ed incolla dal blog di Miguel Martinez la comunicazione di una di quelle iniziative contro il progresso e per la civiltà per le quali Firenze è giustamente famosa. Il nome dello stato che occupa la penisola italiana ricorre nel testo originale; ce ne scusiamo con i nostri lettori, specie con quanti avessero appena finito di pranzare.

Questo sabato [il 24 novembre 2012], in Piazza Tasso nell’Oltrarno, faremo la prima Festa NoScav, per preparare i drappi da appendere dalle finestre: No al parcheggio interrato di Piazza del Carmine.
La cosa funziona così.
C’è una signora che gira sistematicamente il quartiere raccogliendo firme contro il parcheggio – dovrebbe essere più o meno a quota mille, ormai.
Le viene in mente un disegno e lo slogan “NoScav”, visto che vogliono scavare tre piani sotto terra nel melmoso terreno davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine.
Ma lei non sa disegnare bene, e così mi passa la bozza, perché almeno io ci capisco di computer.
Contatto una signora che so che è una brava grafica, e lei produce un logo, dove il profilo della chiesa si riflette nella grande buca.
Due madri casalinghe – la moglie del bronzista e la moglie del falegname – si offrono per preparare i rinfreschi, un padre napoletano si offre per fare animazione con i bambini, un idraulico pugliese aiuta a trovare i colori, e a suonare il violino ci dovrebbero essere una bambina moldava, una italo/americana e una italo/messicana.
La proprietaria di una piccola ditta porta invece un gran rotolo di stoffa bianca che ha trovato a poco prezzo per fare i drappi.
Io distribuisco i volantini davanti a una scuola elementare e una scuola dell’infanzia, perché deve essere una cosa di tutto il quartiere. E tante famiglie dicono che verranno – c’è anche una bambina che dice, “mamma, sabato posso protestare anch’io?” E discutiamo con la famiglia di artisti che abita nella piazza sul modo migliore per esporre il loro striscione.
Poi, mentre si sfoga con me il kebabbaro pakistano, che probabilmente dovrà chiudere quando i camion inizieranno a sfilare davanti alla sua bottega, mi saluta un pensionato che sta partendo per raccogliere le firme contro il parcheggio e poi uno che ha lavorato tutta la vita negli asili nido, che sta andando in giro a portare altri volantini.
Tutto questo è possibile, perché è così ovvio ciò che sta succedendo.
L’ultimo scampolo di vita vera di Firenze, con i suoi anziani, i suoi piccoli commercianti e i suoi immigrati, sta per essere colonizzato, e si riesce anche a seguire il percorso, quando tante persone tengono gli occhi aperti.
A Piazza Brunelleschi, che non è nell’Oltrarno, sorgerà un parcheggio gemello, in grado di attirare nuovi flussi di traffico nelle strette viuzze storiche.  E proprio lì, chi lavora in ambiente accademico ci avverte che hanno sfrattato da poco alcuni uffici dell’Università, per farci un grande albergo.
Alla periferia del nostro quartiere, invece, c’è il Gasometro di Via Anconella, un affascinante oggetto di archeologia industriale. Il Comune ha deciso che dovrà diventare un Centro Benessere/ristorante, ovviamente in mani private. Lo studio di fattibilità del progetto reca l’intestazione, “Per una Firenze più coraggiosa, più semplice, più bella“, e già questo dovrebbe indisporre qualunque persona sana di mente.
Lo studio parla di attirare in zona il “bacino di utenza rinvenibile all’interno della popolazione non residente nel Comune di Firenze” e turisti momentaneamente presenti nel territorio del Comune di Firenze o in quelli limitrofi”. 
Il primo bando per trasformare il Gasometro in un parco gioco per adulti che non sanno dove sbattere il SUV è andato deserto, e il senso non sfugge a chi come me fa da interprete da una vita per imprenditori: i tre o quattro potenziali candidati hanno deciso insieme di aspettare il prossimo bando, per far scendere il prezzo.
Ora, nello stesso studio di fattibilità, si spiega perfettamente il motivo per cui bisogna conquistare l’Oltrarno, ancora “sfruttabile” a differenza delle zone “sature“:
“Un’analisi geografica della distribuzione delle attività di ristorazione (rappresentati nella figura dai pallini rossi) permette di rilevare che la concentrazione delle attività la si ha soprattutto nel centro storico del Comune di Firenze mentre la zona di mercato interessata dal progetto di recupero dell’ex-gasometro, nella quale l’attività di ristorazione dovrà essere localizzata, risulta essere meno satura e quindi più sfruttabile sia nei confronti dei soggetti residenti nella medesima zona che di quelli residenti nei comuni limitrofi per iquali raggiungere il centro storico potrebbe risultare maggiormente scomodo”.
E pensate che solo da un lato del Gasometro – quello meno commerciale – ci sono già ventisette tra ristoranti, bar, rosticcerie, pizzerie e birrerie.
Cento metri più in qua, in Piazza dei Nerli, c’è tutto un palazzone che è stato comprato dal più ricco albergatore di Firenze.
Solo che davanti c’è un mercatino, che verrà opportunamente spostato in Via Aleardi, attualmente percorsa dalle automobili. Ma la soluzione magica è sempre pronta: anche in Via Aleardi, pare, faranno un parcheggio sotterraneo, e il mercatino lo piazzeranno sopra.
Tutto questo dispositivo sarà servito riducendo la zona a traffico limitato e costruendo appunto il parcheggio di Piazza del Carmine.
Due piccioni con una fava, perché si vetrinifica anche questo pezzo di Firenze e si rende impossibile la vita ai residenti, come nei palazzi vuoti dell’altra riva dell’Arno, in terra di “pub crawling“: cercate in rete e troverete che ci sono apposite agenzie che prendono giovanissimi statunitensi, sovreccitati per avere scoperto l’alcol libero, e li portano di locale in locale a bere finché non svengono per strada in mezzo al proprio vomito.
Anzi, con l’operazione, ne prendono tre di piccioni. Perché dietro il parcheggio c’è Marco Carrai, che come abbiamo visto è anche il finanziatore del sindaco Matteo Renzi, attualmente in giro per l’Italia a dire che lui sì cambierà tutto.
La ciliegina sulla torta: dicono che Piazza Tasso, un fantastico biosistema di cento etnie che convivono felicemente, stia per essere sottoposta a una gara internazionale per architetti creativi. Che saranno concordi sicuramente nel sostituire il campetto di calcio (quello che vede partite di studenti americani contro marocchini) con i parti mostruosi delle loro fantasie.
Ma questa ossessione con lo sviluppo spettacolare rientra in un quadro ancora più vasto, che viene spiegato piuttosto bene dal giornalista economico del Sole 24 Ore, Augusto Grandi, parlando della politica di Mario Monti:
“Il modello è quello di un’Europa del sud trasformata in una sorta di Bangladesh per l’Europa del nord. Bassi salari, fuga dei cervelli e importazione di braccia per lavori non qualificati. Ma un Bangladesh anche a vocazione turistica. Il paradiso dove verranno a svernare ricchi cinesi e tedeschi, russi e americani. Perché l’Italia? Perché la Grecia è troppo piccola e debole per sperimentare un modello. L’Italia è la terza economia europea, la seconda manifatturiera. Dunque la sperimentazione ha davvero senso.”
In circostanze come queste, in cui la sopravvivenza entra in ballo, nasce una meravigliosa chiarezza.
Il tremendo dispositivo unitario del potere politico (di destra o di sinistra poco importa), del turismo di massa, della mercificazione, dello spettaccolo/immagine, del traffico automobilistico, dell’inquinamento è evidente, come è evidente ciò che significa per le famiglie, per gli anziani che non vogliono andarsene, per gli immigrati che tornano stanchi dal lavoro.
E per tutti coloro che temono che saranno costretti a ricominciare la vita in un altro quartiere, solo per far guadagnare un altro po’ di soldi a un albergatore, ad Armani o a un venditore di superalcolici per adolescenti californiani.
La parola dispositivo ce l’ho messa io, perché oltre a capirci di computer, parlo pure complicato.
Ma per il resto, sono i ragionamenti che sento fare da tanti in questi giorni.

2 commenti:

  1. carissimo dovresti esserci. sono a viareggio a una conferenza organizzata da ambienti vicini a forza italia e la destra alemanniana travestito pare da incontro di associazione culturale sulla violenza sulle donne. dovresti esserci. dicono che sakineh sia stata lapidata. ma non risulta in termini ufficiali. o sbaglio.

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  2. In questa sede ci si è fatti un piacere di ironizzare ferocemente su questo tema.

    Il bias denigratorio che influenza in modo sistematico ogni notizia che riguardi la Repubblica Islamica dell'Iran e la sua rivoluzione vittoriosa esercita un'azione distorsiva talmente costante su qualsiasi notizia faccia riferimento ad essa da far sì che un approccio obiettivo e realista nei confronti di quella realtà non possa dirsi tale se presta fede al mainstream.

    Nel caso specifico i boiscàut dei diritti umani hanno statuito che questa Sakineh -di cui si è perorata la causa diffondendone foto di venti e più anni fa: in "occidente" nessuno si intenerisce per vittime poco fotogeniche- era di imminente e miseranda fine a mezzo lapidazione. La farsa è arrivata al punto che se ne è inscenata l'esecuzione in piazza con puntigliosa dovizia di dettagli, a mezzo di modelle compiacenti. E' probabile che la diffusione sul mainstream di simili "manifestazioni" sia stata molto limitata dal fatto che le figuranti intervenute hanno sempre posato compostamente vestite; una cosa che i mass media non perdonano facilmente.
    La campagna mediatica è andata avanti per mesi e mesi senza arrendersi neppure davanti all'evidenza, e coloro che vi hanno preso parte non hanno neppure controllato sulla letteratura disponibile quanto ci fosse di vero nelle loro affermazioni, il che la dice lunga sulla preparazione, sulla competenza e -perché no- sulla buona fede di chi fa proprie certe battaglie.
    Sono occorsi un paio d'anni perché il caso di Sakineh Mohammadi Asthiani venisse inquadrato in modo più obiettivo e di conseguenza fatto sparire con discrezione da gazzette e televisioncine. Nella Repubblica Islamica dell'Iran le non richieste attenzioni internazionali in materia sono state accolte dapprima con sorpresa e poi con crescente fastidio. Non si tratta soltanto della comprensibile reazione che i rappresentanti di uno stato sovrano hanno nei confronti delle intromissioni altrui; nella Repubblica Islamica dell'Iran la pena di morte per lapidazione è lettera morta da molti anni e la cosa era nota anche ai non esperti di diritto islamico da ben prima che il caso di Sakineh venisse utilizzato per auspicare la redenzione del popolo iraniano a mezzo bombardamento preventivo.
    La costituzione della Repubblica Islamica dell'Iran stabilisce che la competenza e la specchiata moralità siano un requisito imprescindibile -a differenza dell'aspetto fotogenico e della disponibilità sessuale- per rivestire qualsiasi incarico di responsabilità. Queeto significa che a Tehran deve aver destato più ribrezzo che scompiglio il constatare che l'"occidente" affida incarichi giurisprudenziali e legislativi ad organizzazioni ed individui incapaci persino di consultare letteratura scientifica sui temi di propria competenza.
    Molto obettivamente e molto giustamente, intanto che in Inghilterra le lapidazioni extragiudiziali non necessitavano di alcuna sentenza penale, i portavoce della Repubblica Islamica dell'Iran fornivano descrizioni molto posate e molto realistiche di certi campioni dei "diritti umani" che costituiscono i migliori rappresentanti che i sudditi "occidentali" abbiano mai avuto.

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