mercoledì 16 agosto 2023

Alastair Crooke - La guerra in Ucraina e una questione aperta: le ostilità fuori vista nel Mar nero


 Traduzione da Strategic Culture, 14 agosto 2023.

In Occidente si dispera per i possibili sviluppi sul campo. Questo implica forse un prossimo raffreddarsi del conflitto oppure un ripensamento della strategia occidentale, magari a favore di una guerra di logoramento?
L'offensiva ucraina si è esaurita; lo dice persino la CNN:
"[Gli ucraini stanno] ancora verificando [se] esista la possiblità di un qualche progresso nelle prossime due settimane. Ma che riescano davvero a farne di tali da incidere sulle sorti del conflitto credo che sia estremamente, altamente improbabile" - ha dichiarato alla CNN un "diplomatico occidentale di alto livello" di cui si tace il nome.
Tuttavia, mentre le ostilità si acquietano su un fronte, si riaccendono su un altro: fuori dai riflettori si è riaccesa la guerra per la navigazione nel Mar Nero.
Questa nuova guerra potrebbe essere chiamata anche "guerra del grano", perché segue al ritiro di Mosca dall'"accordo sul grano" avvenuto il mese scorso. Per sottolineare quanto fosse seria l'intenzione di porre fine a quello che per la Russia si era rivelato un affare del tutto insoddisfacente, oltre ad aver inasprito in generale i termini dell'accordo Mosca è passata all'azione per mettere fuori uso le infrastrutture portuali in una serie di porti del Mar Nero che servono l'Ucraina e che, a suo dire, erano state utilizzate per immagazzinare armi (oltre che per esportare grano).
Il 19 luglio, Mosca ha avvertito che tutte le navi che si sarebbero avvicinate all'Ucraina a partire dal giorno successivo sarebbero state considerate come potenziali vettori di carichi militari e trattate di conseguenza.
I costi delle coperture assicurative, naturalmente, sono saliti alle stelle.
Pochi giorni dopo, il 24 luglio, l'infrastruttura cerealicola del porto ucraino di Reni è stata distrutta. Un avviso all'Occidente: i russi intendono abbandonare l'accordo sul grano.
La Russia ha affermato che il 31 luglio l'Ucraina ha attaccato senza successo una nave civile russa e due navi militari nel Mar Nero, utilizzando tre droni marittimi senza equipaggio. L'Ucraina ha negato l'attacco e ha dichiarato che non avrebbe mai attaccato una nave civile. Tuttavia il mese successivo l'Ucraina ha ammesso di aver attaccato una petroliera civile nel porto di Novorossijsk, il 4 agosto.
La NATO ha quindi alzato la posta in gioco: Il 1° agosto tre navi da carico civili sono entrate nel porto ucraino di Izmail. Questo porto -come quello di Reni- si trova sul Danubio, a un tiro di schioppo dalla Romania che è membro della NATO. Si è trattato di una provocazione della NATO: il Mar Nero, si vuol mettere in chiaro, non è un "lago russo". E le navi si trovavano attraccate a meno di cinquecento metri dal territorio di un paese della NATO. Una nave era di proprietà di una società dello stato sionista, un'altra di una società greca e la terza di una società turco-georgiana; tutte e tre però erano registrate in Stati come la Liberia.
Il 2 agosto la Russia ha distrutto i silos di grano di Izmail tramite droni di precisione.
L'Ucraina sta disperatamente cercando di far sì che l'accordo sul grano resti in vigore. Esso rappresenta un cespite fondamentale per le imprese agricole ucraine che controllano queste esportazioni. E rappresenta un cespite fondamentale anche per l'intermediario Turchia, che trasforma il grano in farina destinata alla vendita (per lo più in Europa, e con un forte sovrapprezzo).
La prima battaglia l'hanno vinta quindi i russi. Ma poi la NATO ha alzato la posta una seconda volta, con due attacchi marittimi ad opera di droni ucraini: uno contro una piccola petroliera civile vuota e l'altro contro una nave da sbarco della Marina all'ancora nel porto di Novorossijsk. Nessuna delle due navi è affondata, ma entrambe sono rimaste gravemente danneggiate.
L'attacco a Novorossijsk non è comunque cosa di poco conto. Il porto marittimo si trova oltre la penisola di Crimea ed è uno dei più grandi della Russia in termini di volume e tra i più estesi d'Europa; è fondamentale per l'esportazione di grano, petrolio e altri prodotti dalla Russia verso destinazioni in tutto il mondo. Novorossijsk è un centro di commercio internazionale per la Russia fin dal XIX secolo.
Si tratta quindi di una sfida seria e di una provocazione rivolta a Mosca. Oleg Ostenko, dell'ufficio di Zelensky, ha poi aggiunto che per l'Ucraina tutti i porti russi sul Mar Nero sono diventati legittimi obiettivi militari.
L'accaduto solleva alcuni interrogativi. In che misura questi attacchi sono stati facilitati e diretti dalla NATO? E a quale scopo? Che si tratti di iniziative della NATO è evidente, prova ne sia che la petroliera colpita si trovava nella lista delle sanzioni statunitensi per aver fornito carburante alla Siria. Che alla CIA ne sappiano qualcosa è piuttosto evidente.
I droni marittimi e subacquei a lungo raggio sono una specialità del Regno Unito (Special Boat Squadron) e degli Stati Uniti (Seals). Non sono armi comunemente diffuse. Sono pochi gli stati ad avere esperienza nel settore. La Gran Bretagna o gli Stati Uniti hanno fornito i droni a Kiev? Come sono stati utilizzati?
Le coordinate del bersaglio -in una certa misura- possono essere preimpostate, ma i video resi pubblici da Kiev sulle ultime manovre prima dell'attacco finale sembravano mostrare correzioni di rotta dell'ultimo minuto. Le radiotrasmissioni sott'acqua viaggiano solo a breve distanza. Le correzioni di rotta finali sono state suggerite da una squadra nelle vicinanze del porto o magari dall'alto, da un operatore in un aereo NATO che incrociava nella zona? Da dove sono stati lanciati questi droni? Da un "porto amico" sul Danubio, visto che gran parte delle armi che raggiungono l'Ucraina arrivano attraverso il Danubio? Oppure c'era una nave madre nelle vicinanze? Se questa fosse davvero un'operazione prevalentemente della NATO, cosa potrebbe fare la Russia al riguardo?
Si tratta di interrogativi ancora senza risposta, tanto più che da Mosca non ne è (per adesso) arrivata alcuna. Senza dubbio ci sono indagini in corso, e si sta riflettendo se questi attacchi rappresentano una deliberata escalation occidentale che la NATO intende avallare con materiale e supporto di intelligence o se in alternativa non abbiano rappresentato altro che un modo rude per incoraggiare Mosca a riprendere i negoziati sull'esportazione del grano ucraino. Esistono rapporti che suggeriscono che JP Morgan avrebbe avuto contatti con la Russian Agricultural Bank, per sondare la possibilità che la banca russa possa ricorrere a JP Morgan per condurre transazioni in dollari nel contesto di un rinnovato accordo sul grano.
La questione di una presunta "guerra del Mar Nero" potrebbe tuttavia confondersi e coincidere con la più ampia questione delle prossime mosse militari della Russia in Ucraina, dal momento che le forze ucraine mostrano sempre più chiaramente tutti i segni di un esaurimento cronico.
I media americani segnalano che ultimamente la politica degli Stati Uniti sta cambiando orientamento, anche se non ha ancora assunto tratti definitivi. Una cosa, tuttavia, è chiara: la colpa del fallimento dell'offensiva, per gli USA è dell'Ucraina. Al tempo stesso, per la prima volta Kiev risponde per le rime dileggiando l'incapacità dell'Occidente di fornire quanto promesso. I rapporti stanno chiaramente peggiorando.
Tuttavia, intanto che l'Occidente disconosce le tattiche militari messe in atto dall'Ucraina per attaccare le "linee Surovikin" e ne prende le distanze, anche le potenze della NATO sembrano tirarsi indietro dall'avvio di qualche negoziato nonostante le pressioni della lobby degli Stati Uniti. Probabilmente i massimi politici occidentali in questo momento considerano una composizione negoziata del conflitto come potenzialmente umiliante per Biden. In parole povere: il fatto che in Occidente si disperi per i possibili sviluppi sul campo implica forse un prossimo raffreddarsi del conflitto, oppure un ripensamento della strategia occidentale a favore di una guerra di logoramento?
Insomma, gli attacchi a Novorossijsk lasciano presagire un passaggio alla "guerra vera", in cui le infrastrutture di trasporto in Russia sono un obiettivo prioritario per gli attacchi? Oppure semplicemente gli attacchi di Novorossijsk sono stati solo un rozzo avvertimento alla Russia, come dire "fai ripartire le esportazioni di grano dall'Ucraina"?
La questione di più vasta portata che questo attacco a Novorossijsk comporta è se la Russia possa o meno considerare di essere stata troppo cauta e graduale nel perseguire i propri obiettivi strategici. Gli attacchi missilistici su Reni e Izmail possono essere visti come iniziative molto timide da parte della Russia per sondare il terreno e la voglia che la NATO ha di impegnarsi in una "guerra vera", in cui le infrastrutture di trasporto del nemico sarebbero un obiettivo prioritario per gli attacchi.
È questo il momento in cui la Russia potrebbe ritenere di dover passare alla "guerra vera", innanzitutto perché la situazione sul terreno in Ucraina suggerisce che il momento è propizio? E in secondo luogo perché a un altro livello c'è la necessità di affrontare il dilemma perenne di tutti i conflitti: qualsiasi approccio militare (come afferma Sun Tzu: "È il guerriero non emotivo, riservato, calmo e distaccato che vince, non la testa calda") che riconosca la debolezza della psiche dell'avversario e la necessità di spingerlo delicatamente ad accettare una realtà nuova e sconosciuta, è sempre vulnerabile ad essere frainteso come un segnale di debolezza. In parole povere: è necessaria una dimostrazione di forza da parte della Russia per correggere l'errata percezione di un Occidente che continua a fantasticare sulla debolezza, sui disordini e sul prossimo crollo politico della Russia? Sun Tzu avrebbe risposto: "Impegna le persone con qualcosa che esse si aspettano. È ciò che esse sono in grado di discernere, è quello che conferma le loro proiezioni. Le fa adagiare in schemi di risposta prevedibili, occupando le loro menti intanto che si attende il momento straordinario, quello che esse non possono prevedere".
Forse qualche risposta si può anche azzardare: i falchi della guerra occidentali (per usare una vecchia metafora) possono "fare tante chiacchiere, ma la NATO non ha gli attributi" per la guerra vera. L'Occidente, anche adesso, sta lottando sull'orlo della crisi economica con l'interruzione delle linee di approvvigionamento: una guerra contro le petroliere sarebbe fatale (petrolio alle stelle e inflazione). Uscire dalle illusioni richiede sempre molto tempo, come suggerisce Sun Tzu.
L'adagio, piuttosto trito, è che la guerra è "la prosecuzione della politica con altri mezzi", ma soprattutto oggi gli "altri mezzi" possono essere -e spesso sono- la prosecuzione della politica. Oggi la Russia agisce come battistrada verso la costruzione di un nuovo blocco in un ordine mondiale multipolare. In questa veste, la Russia deve agire sul piano politico con lo sguardo rivolto al Sud del mondo, ma anche alle sfumature di un Occidente che vacilla sull'orlo di una metamorfosi radicale.
I comandi militari possono anche disapprovarla, ma il Sud del mondo ammira la Russia, proprio perché non scimmiotta le potenze coloniali. Il mondo rispetta il potere, sì, ma è stanco del "volume di fuoco" puro e semplice. La Russia ha un ruolo di primo piano da svolgere ora, e molti sono le componenti che devono essere prese in considerazione. Questo aspetto sarà sottolineato nei prossimi giorni con l'evolversi degli eventi in Niger e con il vertice dei BRICS, che ha in agenda nuovi accordi per i meccanismi commerciali.
L'uso efficace di "altri mezzi di potere asimmetrico" dipende soprattutto dal tempismo. Ed eccoci per l'ultima volta a Sun Tzu: "Occupa le loro menti mentre aspetti il momento giusto". Sembra che il Presidente Putin conosca molto bene L'arte della guerra.

Nessun commento:

Posta un commento