domenica 4 marzo 2012

Sulle elezioni della majlis nella Repubblica Islamica dell'Iran


File ai seggi ad Esfahan; si elegge la majlis nel marzo del 2012.

Si sono tenute nella Repubblica Islamica dell'Iran le elezioni per la majlis.
Per la nona volta.
Il gazzettaio "occidentale" ha costituito anche in questa occasione una certezza, assicurando il solito spettacolo da circo equestre; i casi ordinari, nel mainstream del "paese" dove mangiano spaghetti, continuano con il decennale refrain sul "dittatore Ahmadinejad"; quelli che invece hanno dato tanta prova di introspezione e competenza nella valutazione della "primavera araba" -meritandosi di essere letteralmente schiaffeggiati da chiunque avesse un minimo di cognizione di causa- continuano a trattare l'argomento presentando le istanze di una minoranza che continua a rimanere tale come se fossero le uniche istanze legittime di un popolo iraniano che nelle redazioni si postula da trent'anni vessato ed oppresso. La Repubblica Islamica dell'Iran -lo abbiamo sottolineato innumerevoli volte- viene descritta come un aggregato succube e cencioso, percorso da pattuglie ringhianti che percorrono le strade e le piazze decimando gli astanti per impiccagione.
Il bias negativo con cui la sedicente "libera stampa" descrive la Repubblica Islamica dell'Iran, come la follia e come la malafede, è inscalfibile alle argomentazioni: il 64% degli aventi diritto si è presentato a votare -nella provincia centrale di Kohkilouyeh-Boyer Ahmad si sarebbe arrivati all'88%- esprimendosi secondo i primi dati contro il raggruppamento del "dittatore Ahmadinejad". I casi sono due, in questo caso come sempre: o l'elettorato iraniano non sa di vivere in una dittatura e che doveva boicottare le consultazioni perchè così c'era scritto sulle gazzettine "occidentali", o le suddette gazzettine "occidentali" e la loro "libera informazione" sono opera di gentaglia che fa di tutto, ogni giorno e si suppone per qualsivoglia materia sia sul tavolo, per meritarsi reazioni gurdjeffiane.

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