Per la seconda volta in pochi anni la diligente applicazione dei "valori occidentali" al governo della città di Milano produce una rivolta urbana -peraltro di dimensioni trascurabilissime- priva di guida politica e di sbocchi come nella migliore tradizione dei casseurs con cui devono vedersela a Parigi. Questa volta è stato un omicidio avvenuto nel corso di un diverbio tra gruppi di diversa origine; anni fa fu una di quelle irritanti multarelle inflitte a gente colpevole di esistere e di lavorare.
Governata da quindici e passa anni da forze politiche dichiaratamente "occidentaliste" i cui rappresentanti scaldano poltrone esclusivamente grazie al fatto di essersi accaniti contro mustad'afin e non irreggimentati di tutti i generi, la città di Milano ha fatto dell'ingiustizia sociale, dell'adorazione del diritto di proprietà, di un individualismo incoraggiato fino alle estreme conseguenze e della distruzione sistematica del proprio tessuto sociale una specie di bandiera; il successo elettorale "occidentalista" ed il controllo mediatico assoluto, come se questo non bastasse, permettono da troppi anni ai fautori di una simile way of life di tentare di imporla anche alle realtà sane della penisola.
Di solito nei forum telematici, nei commenti agli articoli delle gazzette on line e in tutte quelle sedi in cui un irritante "democratismo" permette all'incompetenza generale di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, la colpa di fenomeni del genere viene ascritta in blocco alla "sinistra" politica. A questa fantomatica "sinistra" la propaganda, ed i sudditi cui non pare il vero di bersela, ascrivono ogni demerito possibile, nonostante nella penisola italiana abbia avuto esperienze di governo brevissime e nella città dove si mangia risotto con lo zafferano sia da almeno tre lustri fuori dai giochi. Il che getta una luce interessante -e sconfortante- sulla preparazione politica e sulle competenze dei sudditi che bivaccano nella penisola italiana; il quadro è completo se pensiamo che essi sudditi, solitamente dotati di competenze, di interessi e di conoscenze che sarebbero considerate da minus habentes in qualsiasi villaggio tagiko, ritengono anche di dover essere considerati ad un altro e superiore livello rispetto all'ultimo dei disperati.
In altre parole, la penisola italiana fa parte integrante dell'"Occidente" in quanto luogo in cui l'ignoranza e l'incompetenza non vengono percepite e presentate come realtà vergognose, ma come un perenne giustificativo, come un motivo d'orgoglio e come un sostanziale puntello per condotte esistenziali improntate all'egoismo più manicomiale. Il modello perseguito più o meno coscientemente dai rappresentanti "politici" e da sudditi capacissimi di fare anche di peggio è quello rappresentato da realtà profondamente "occidentali" come gli Stati Uniti d'AmeriKKKa, in cui il grosso del corpo sociale è costituito da aggregati che vivacchiano pressappoco alla giornata, costituiti da individui che secondo una fin troppo generosa definizione si interessano solo di "ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati", che condividono tra loro soltanto "il senso di autocoscienza di uno scarafaggio".
Questa condizione di "occidentalizzazione" ormai compiuta sta investendo il mondo ed è uno dei più ovvi risultati di quello scatenamento planetario della logica del capitale e di quella mercantilizzazione integrale dei rapporti sociali di cui in questa sede si tentano di evidenziare i limiti e la pericolosità. L'azione di questi fenomeni, priva di ogni serio freno, produce aggregati geograficamente intercambiabili che hanno in comune i consumi dozzinali ed uno sradicamento profondo e disperato. Da questo punto di vista, Milano è un esempio di "occidentalizzazione" quasi perfetto: non esiste rete sociale non mediata dal denaro che politicanti e potentato locali non additino da decenni al disprezzo del corpo elettorale; la dissoluzione del tessuto sociale è una conseguenza logica e voluta di una politica forsennata perseguita in nome della "sicurezza", della "lotta al degrado" e soprattutto di un'ingiustizia sociale granitica, travestita da interesse generale. "Valori" che finalmente hanno prodotto una città in cui la norma è rappresentata da centinaia di migliaia di brambilla che se anche vedessero un tank nemico ad un incrocio telefonerebbero alla "polizia locale" che venga a risolvergli il problema e poi andrebbero a lauràr come al solito.
Durante una recente permanenza in una remotissima località della Repubblica Unita dello Yemen siamo stati accolti da bambini che per prima cosa ci hanno mostrato con orgoglio i loro libri di scuola. Una cosa simile in una strada milanese non riusciamo ad immaginarla.
Governata da quindici e passa anni da forze politiche dichiaratamente "occidentaliste" i cui rappresentanti scaldano poltrone esclusivamente grazie al fatto di essersi accaniti contro mustad'afin e non irreggimentati di tutti i generi, la città di Milano ha fatto dell'ingiustizia sociale, dell'adorazione del diritto di proprietà, di un individualismo incoraggiato fino alle estreme conseguenze e della distruzione sistematica del proprio tessuto sociale una specie di bandiera; il successo elettorale "occidentalista" ed il controllo mediatico assoluto, come se questo non bastasse, permettono da troppi anni ai fautori di una simile way of life di tentare di imporla anche alle realtà sane della penisola.
Di solito nei forum telematici, nei commenti agli articoli delle gazzette on line e in tutte quelle sedi in cui un irritante "democratismo" permette all'incompetenza generale di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, la colpa di fenomeni del genere viene ascritta in blocco alla "sinistra" politica. A questa fantomatica "sinistra" la propaganda, ed i sudditi cui non pare il vero di bersela, ascrivono ogni demerito possibile, nonostante nella penisola italiana abbia avuto esperienze di governo brevissime e nella città dove si mangia risotto con lo zafferano sia da almeno tre lustri fuori dai giochi. Il che getta una luce interessante -e sconfortante- sulla preparazione politica e sulle competenze dei sudditi che bivaccano nella penisola italiana; il quadro è completo se pensiamo che essi sudditi, solitamente dotati di competenze, di interessi e di conoscenze che sarebbero considerate da minus habentes in qualsiasi villaggio tagiko, ritengono anche di dover essere considerati ad un altro e superiore livello rispetto all'ultimo dei disperati.
In altre parole, la penisola italiana fa parte integrante dell'"Occidente" in quanto luogo in cui l'ignoranza e l'incompetenza non vengono percepite e presentate come realtà vergognose, ma come un perenne giustificativo, come un motivo d'orgoglio e come un sostanziale puntello per condotte esistenziali improntate all'egoismo più manicomiale. Il modello perseguito più o meno coscientemente dai rappresentanti "politici" e da sudditi capacissimi di fare anche di peggio è quello rappresentato da realtà profondamente "occidentali" come gli Stati Uniti d'AmeriKKKa, in cui il grosso del corpo sociale è costituito da aggregati che vivacchiano pressappoco alla giornata, costituiti da individui che secondo una fin troppo generosa definizione si interessano solo di "ingozzarsi di hotdog, bere fiumi di coca cola, guardarsi il superbowl e guidare il suo megatruck dai consumi spropositati", che condividono tra loro soltanto "il senso di autocoscienza di uno scarafaggio".
Questa condizione di "occidentalizzazione" ormai compiuta sta investendo il mondo ed è uno dei più ovvi risultati di quello scatenamento planetario della logica del capitale e di quella mercantilizzazione integrale dei rapporti sociali di cui in questa sede si tentano di evidenziare i limiti e la pericolosità. L'azione di questi fenomeni, priva di ogni serio freno, produce aggregati geograficamente intercambiabili che hanno in comune i consumi dozzinali ed uno sradicamento profondo e disperato. Da questo punto di vista, Milano è un esempio di "occidentalizzazione" quasi perfetto: non esiste rete sociale non mediata dal denaro che politicanti e potentato locali non additino da decenni al disprezzo del corpo elettorale; la dissoluzione del tessuto sociale è una conseguenza logica e voluta di una politica forsennata perseguita in nome della "sicurezza", della "lotta al degrado" e soprattutto di un'ingiustizia sociale granitica, travestita da interesse generale. "Valori" che finalmente hanno prodotto una città in cui la norma è rappresentata da centinaia di migliaia di brambilla che se anche vedessero un tank nemico ad un incrocio telefonerebbero alla "polizia locale" che venga a risolvergli il problema e poi andrebbero a lauràr come al solito.
Durante una recente permanenza in una remotissima località della Repubblica Unita dello Yemen siamo stati accolti da bambini che per prima cosa ci hanno mostrato con orgoglio i loro libri di scuola. Una cosa simile in una strada milanese non riusciamo ad immaginarla.
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