Non è una novità per i lettori che questo blog sia apertissimamente favorevole all'edificazione di una moschea a Firenze. Una moschea che sia degna della città, come degna della città si volle che fosse, oltre un secolo fa, la sinagoga di via Farini, che dal 1882 fa bella mostra di sé nel panorama fiorentino.
Un viaggio in Anatolia ci ha mostrato esempi perfettamente compatibili, e con adattamenti davvero minimi, alla storia architettonica fiorentina e toscana.
La moschea di Behram paşa, nella città curda di Diyarbakir, è un ottimo esempio di quanto potrebbe essere realizzato in città: situata a sud ovest del centro cittadino di Diyarbakir non lontano dalle strade destinate al commercio tradizionale, la moschea fu edificata nel 1572 per volontà del governatore di allora ed è a tutt'oggi oggetto di ammirazione per la linea elegante dei suoi archi.
Un viaggio in Anatolia ci ha mostrato esempi perfettamente compatibili, e con adattamenti davvero minimi, alla storia architettonica fiorentina e toscana.
La moschea di Behram paşa, nella città curda di Diyarbakir, è un ottimo esempio di quanto potrebbe essere realizzato in città: situata a sud ovest del centro cittadino di Diyarbakir non lontano dalle strade destinate al commercio tradizionale, la moschea fu edificata nel 1572 per volontà del governatore di allora ed è a tutt'oggi oggetto di ammirazione per la linea elegante dei suoi archi.
Per una erigenda moschea fiorentina, l'impostazione di massima dell'edificio potrebbe essere ripresa senza alcuna modifica sostanziale; l'unico intervento da considerare con attenzione dovrebbe essere volto a portare il numero dei minareti da uno a quattro, uno per ciascun angolo della costruzione.
Diverso il discorso per i materiali: i rivestimenti potrebbero essere realizzati in serpentino e marmo di Carrara, realizzando un edificio non soltanto di alto pregio architettonico, ma rispettosissimo della storia architettonica locale. Un po' del materiale potrebbe essere addirittura ottenuto con un'operazione di recupero, radendo al suolo l'irriferibile e inguardabile "pensilina degli autobus" che dal 1990 deturpa impunemente piazza Stazione e che ci causa tali moti di disgusto da farci ritenere che un candidato a sindaco che in tutti questi anni ne avesse seriamente proposto la distruzione sarebbe stato sicuramente eletto con largo suffragio, indipendentemente dalla collocazione politica.
Per la localizzazione, non sapremmo identificare sede migliore di Piazza Ghiberti: la demolizione degli edifici sul lato est della piazza, previa estinzione assoluta e radicale delle attività che a tutt'oggi vi si svolgono indisturbate e che nel corso degli anni hanno portato ad un degrado autentico della vita sociale fiorentina, aprirebbe tutto lo spazio necessario all'edificio.
Le risorse economiche dovrebbero essere interamente di provenienza pubblica: il congedo di un numero infinitesimo degli appartenenti a questa o quella gendarmeria, una delle molte armate e retribuite dallo stato che occupa la penisola italiana, dovrebbe permettere di destinare alla costruenda opera fondi consistenti, l'ottimo impiego dei quali sarebbe testimoniato dai fatti.
Diverso il discorso per i materiali: i rivestimenti potrebbero essere realizzati in serpentino e marmo di Carrara, realizzando un edificio non soltanto di alto pregio architettonico, ma rispettosissimo della storia architettonica locale. Un po' del materiale potrebbe essere addirittura ottenuto con un'operazione di recupero, radendo al suolo l'irriferibile e inguardabile "pensilina degli autobus" che dal 1990 deturpa impunemente piazza Stazione e che ci causa tali moti di disgusto da farci ritenere che un candidato a sindaco che in tutti questi anni ne avesse seriamente proposto la distruzione sarebbe stato sicuramente eletto con largo suffragio, indipendentemente dalla collocazione politica.
Per la localizzazione, non sapremmo identificare sede migliore di Piazza Ghiberti: la demolizione degli edifici sul lato est della piazza, previa estinzione assoluta e radicale delle attività che a tutt'oggi vi si svolgono indisturbate e che nel corso degli anni hanno portato ad un degrado autentico della vita sociale fiorentina, aprirebbe tutto lo spazio necessario all'edificio.
Le risorse economiche dovrebbero essere interamente di provenienza pubblica: il congedo di un numero infinitesimo degli appartenenti a questa o quella gendarmeria, una delle molte armate e retribuite dallo stato che occupa la penisola italiana, dovrebbe permettere di destinare alla costruenda opera fondi consistenti, l'ottimo impiego dei quali sarebbe testimoniato dai fatti.
A me questo blog mi garba anche se promuove i'ddegrado ;-)
RispondiEliminaL'amici musulmani possono prendere esempio da quei furbacchioni della Soka Gakkai che hanno cacciato i soldi (un branco), si son comprati un castello vicino Sesto, l'hanno ristrutturato e là stanno in grazia di Dio, pardon di Budda.