Ogni promessa è debito e qualche mese fa avevamo promesso ai nostri lettori una recensione de L'egemonia digitale curato da Renato Curcio.
Motivo della promessa, rispondere nell'unico modo possibile ad uno zero di nome Stefano Esposito -detto Ser Cappelletto- che non aveva gradito che un centro sociale torinese ne ospitasse la presentazione.
Nel corso degli anni avevamo già fatto la stessa cosa con il Dossier Foibe di Giacomo Scotti per deridere Achille Totaro (che è grasso e di Scandicci), e con Armi e bagagli di Enrico Fenzi, per dileggiare un ben vestito di nome Valerio Vagnoli.
Nella misura del possibile continueremo a farlo ogni volta che individui del genere daranno fiato alle gazzette per additare al pubblico le voci non gradite.
Nella misura del possibile continueremo a farlo ogni volta che individui del genere daranno fiato alle gazzette per additare al pubblico le voci non gradite.
I nostri lettori avranno ben chiari, fin dalle prime righe della recensione, per quali motivi il testo potrebbe levare indignazione da parte governativa. Che il signor Esposito abbia preso in considerazione l'idea di leggerlo è invece cosa che ci sentiamo di escludere tranquillamente.
Il drone che colpisce a distanza l'obiettivo per cui è stato programmato realizza il suo compito "intelligente" anche se i "danni collaterali" si possono contare in molte unità cadaveriche. Cadaveri ai quali non sarà riservata alcuna pietas, alcun pensiero. Il drone lanciato dall'esercito israeliano o USA, per esempio, colpisce e uccide chissà dove un "terrorista" e chi lo ha lanciato esulta per il buon successo della "operazione", stappa una birra e se ne torna a casa a giocare con i figli e col gatto perché il badge gli ricorda che il tempo del suo lavoro è terminato. A fianco del "terrorista" ucciso molte famiglie attonite, guardandosi attorno spaesate, piangono con lacrime vere i loro morti di carne.
L'egemonia digitale è frutto di un lavoro di gruppo, di un "cantiere socioanalitico" cui hanno partecipato una quarantina di persone e che, partendo dalle esperienze dei partecipanti, si è interessato all'impatto delle tecnologie informatiche e delle reti sociali sull'attività e sulla stessa vita lavorativa. I contesti specifici presi in esame sono quelli delle aziende di servizi, della grande distribuzione, del lavoro bancario, degli studi legali, della scuola, della tutela della salute e dei trasporti pubblici; un ultimo capitolo è dedicato alle conclusioni.
Gli autori sottolineano le trasformazioni imposte dalle tecnologie e la loro sostanziale valenza liberticida, livellatrice, oggettivante e quantificante, cui si accompagnano la svalutazione delle competenze acquisite dal lavoratore ed una serrata compulsione a produrre.
I temi del volume vengono accennati in una introduzione in cui si cita il caso di un lavoratore di una azienda multiservizi che lamenta il fatto di sentirsi teleguidato dal tablet in dotazione, e si sviluppano per cinque seguenti capitoli.
La confisca degli atti e il dominio delle menti ha al centro la sovversione del rapporto con gli strumenti di lavoro di cui sono responsabili tablet e palmari, che controllano il lavoratore invece di venirne controllati, permettono il monitoraggio incessante dell'attività e tendono a far scomparire non soltanto qualsiasi pausa informale, ma anche qualsiasi aspetto (anche sostanziale) dell'attività lavorativa non possa essere quantificato e rendicontato.
I casi specifici del lavoro bancario e di quello degli studi legali è preso in esame in Professioni intermedie e sistemi digitali. La registrazione completa dell'intera attività lavorativa in sistemi gestionali che producono solo quantificazione disumanizza ogni rapporto lavorativo, espelle tutti i lavoratori le cui competenze possono essere assunte da un sistema e mette in cattiva luce quanti non rispettino tempistiche ed obiettivi di produzione. Uno dei lati oscuri dell'egemonia digitale consiste tra l'altro nell'espulsione dal tessuto produttivo di crescenti numeri di lavoratori le cui funzioni vengono sussunte da software e dispositivi.
La scuola: registri e valutazioni esamina l'impatto delle tecnologie informatiche sul mondo della scuola e sull'istruzione in genere. L'introduzione dei rilevatori di presenze e di badge personali, il registro elettronico e l'estensione degli algoritmi alla valutazione scolastica si uniscono alle possibilità di "evasione" che di contro le nuove tecnologie consentono a studenti e professori: dal copia ed incolla per l'esecuzione dei compiti al vario utilizzo dei cellulari in classe.
Nel capitolo sulla salute digitalizzata si valuta la presenza di "ibridazioni" dubbie, se non pericolose, tra interessi delle industrie farmaceutiche e tutela della salute considerando il caso, a quanto pare frequente, dei software gestionali offerti (per non dire imposti) a determinati servizi sanitari dalle stesse aziende produttrici dei farmaci; si considera anche l'effetto dell'introduzione delle cartelle elettroniche sul rapporto tra medico e paziente, con riguardo all'uniformazione delle informazioni e al rischio di una loro parzializzazione. Vengono considerati anche i profondi e diffusi effetti che le reti sociali, i motori di ricerca, gli applicativi per smartphone e le ultime innovazioni in materia di A.I. hanno avuto per lo stesso contesto. La quantificazione di ogni evento della vita contempla anche la possibilità che servizi sanitari facilmente quantificabili in termini di costi, come determinate analisi, possano essere venduti on line come tali, isolatamente da qualsiasi percorso diagnostico o terapeutico.
Il digitale sta egemonizzando anche il trasporto persone, in un processo simboleggiato dal passaggio dal taxi ad Uber. L'interazione tra applicativi per smartphone supera qualunque radiotaxi per puntualità e precisione ed in alcuni paesi del mondo le stesse aziende di trasporto ferroviario controllano quelle di car sharing accampandone l'utilità in sostituzione di tratte ferroviarie poco redditizie e destinate alla chiusura. Il testo considera anche il fenomeno della costruzione di una "reputazione digitale" per il singolo utente ed il singolo erogatore di servizi, destinato di fatto ad influenzare con poche possibilità di appello la vita reale degli uni e degli altri.
Il brano su riportato viene invece dalle conclusioni in coda al volume e fa riferimento ad uno dei molti casi in cui certo autismo digitale tutto ignora al di là del risultato, con particolare riguardo alle implicazioni di esso per la vita e per il futuro delle persone coinvolte, nel migliore dei casi ridotte a quantità numeriche. Fra le conclusioni si constatano e si sottolineano anche i rischi di una obesità tecnologica dovuta alla smodata esposizione alle informazioni e all'assenza oggettiva di limiti a questo proposito, che porta alla disintegrazione dei costrutti percettivi che hanno guidato fino ad oggi il comportamento umano.
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