martedì 29 settembre 2015

Firenze: le pulitissime pensiline degli autobus urbani



Qualche anno fa un certo Filippo Bonaccorsi mandò a dire alle gazzette che attaccare manifestini sulle pensiline che contrassegnano molte fermate degli autobus urbani era roba da giustizia penale, e che nessuno si riazzardasse a manifestare "mancanza di senso civico e di rispetto per la cosa pubblica" ricordando anche solo di sfuggita i limiti, le storture e le ridicolaggini del capitalismo e dell'"occidente" su qualche volantino o con qualche scritta a pennarello.
Secondo le gazzette la gendarmeria trovò anche i mezzi e il tempo di "identificare gli autori delle scritte e dei vari manifestini affissi", da denunciare con comodo. Già questo basterebbe per schernire ancora una volta le ciance della spazzatura "occidentalista" sull'insihurézza e i'ddegràdo imperanti e sui fòffi (le FF.OO. dei comunicati governativi) figli di poveri in trincea contro orde di barbari screanzati misti a cavallette e zanzare tigre e cani mordaci che poi c'ènno anche i pedofili e l'estremismislàmiho.
Va soprattutto detto che la cianciata "cosa pubblica" di quel ben vestito del Bonaccorsi non è più pubblica da un pezzo e che le aziende devono produrre utili. La fornitura di servizi è una componente di troppo, fastidiosa e magari eliminabile.
In quella direzione c'è ancora da fare un po' di strada: intanto vediamo di eliminare anche da lì qualunque forma di dissenso non virtuale. Cosa devono vedere quelli che prendono l'autobus lo decidiamo noi, ovviamente non gratis.
La foto in alto ritrae un risultato qualunque di questo nuovo ed elegante corso: la sovversione che domina ad ogni livello i "valori occidentali" rende puramente accessorio il fatto che gli autobus urbani debbano trasportare persone da una parte all'altra di una città, e su come l'ATAF fa quello che dovrebbe essere il suo mestiere (magari loro la chiamano mission aziendale, per amor di chiarezza) c'è ogni giorno non poco da ridire.
In compenso le pensiline sono tenute come salotti: la committenza delle pubblicità legalissimamente affisse gode di attenzioni superiori a quelle dell'utenza e nessuno oserebbe contraddirne le aspettative. Il caso ritratto è interessante. La pubblicità raffigura quelli che paiono quattro bocciati a scuola travestiti da promotori finanziari, in posa da buttafuori di postribolo balcanico. Non conocendo la lingua non si avrebbe idea alcuna di cosa sia questo masterchef. Tocca andarselo a cercare e viene fuori che sarebbe una trasmissione televisiva in onda già da anni, in cui questi signori trafficano con tegami e forchettoni come casalinghe qualsiasi.
Per vederli si dovrebbe anche pagare.

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