martedì 5 aprile 2022

Alastair Crooke - Un'occasione così capita una volta ogni cento anni

 


Traduzione da Strategic Culture, 4 aprile 2022.

Accidenti: la sorte cambia davvero rapidamente. Sembra ieri che un ministro delle finanze francese parlava dell'imminente crollo dell'economia russa mentre il presidente Biden statuiva che del rublo restavano solo le macerie perché l'Occidente tutto insieme aveva sequestrato le riserve in valuta estera della Banca centrale di Russia, aveva minacciato di sequestrare tutto l'oro russo su cui poteva mettere le mani e si era messo a imporre sanzioni senza precedenti a individui, aziende e istituzioni russe. Una guerra finanziaria totale.
Beh, non è andata così. Queste iniziative hanno infuso nei responsabili delle banche centrali di tutto il mondo la terrificante prospettiva per cui anche le loro riserve potrebbero essere sequestrate se essi si azzardassero a non conformarsi. Tuttavia, l'arrogante decisione dell'esecutivo di Biden di provare ancora una volta a far crollare l'economia russa (il primo tentativo fu nel 2014) può ancora essere considerata dal punto di vista geopolitico come un importante punto di svolta.
La sua rilevanza da questo punto di vista potrebbe alla fin fine eguagliare quella dell'abbandono della convertibilità del dollaro statunitense in oro da parte di Nixon nel 1971 anche se stavolta gli eventi puntano in direzione esattamente opposta.
Le conseguenze dell'abbandono dell'oro da parte di Nixon hanno avuto la portata di una bomba atomica. Il sistema commerciale basato sul petrodollaro che ne derivò ha permesso all'AmeriKKKa di bombardare il mondo di sanzioni e di sanzioni accessorie, consentendo agli Stati Uniti una egemonia finanziaria unipolare dopo che il mero militarismo statunitense inteso come principale pilastro a sostegno dell'ordine globale aveva perso credibilità in seguito alle vicende della guerra del Golfo del 2003.
Adesso, ad appena un mese da tutto questo, vediamo articoli sulla stampa finanziaria secondo cui sono il sistema finanziario occidentale e la valuta di riserva mondiale ad essere in aperto declino, e non il sistema economico della Federazione Russa.
Allora, cosa sta succedendo?
Il sistema nato dopo il 1971 è cambiato rapidamente, passando dal basarsi su una merce -il greggio - al basarsi su una moneta legale, che altro non è che la "promessa" di onorare l'obbligazione che deriva da un debito. Una valuta dalle basi solide costituisce la garanzia che il rimborso avverrà. Al contrario, ogni singolo dollaro del capitale di riserva non è sostenuto da nulla di tangibile: solo dalla "piena fiducia" e dal "credito" di cui gode l'entità emittente.
Quello che è successo è che questo sistema basato sulla moneta legale ha iniziato la parabola discendente quando i falchi russofobi di Washington hanno stupidamente scelto di battagliare con l'unico paese -la Russia- che ha le materie prime necessarie per impartire una rotta al mondo, e per innescare il passaggio a un sistema monetario diverso; a un sistema che è ancorato a qualcosa di diverso dalla valuta legale.
Bene, il primo colpo al sistema -conseguenza della guerra finanziaria occidentale contro la Russia- altro non è stato che il caos nei mercati delle materie prime, con l'impennarsi astronomico dei prezzi. La Russia è un super fornitore di materie prime a livello mondiale, ed è stata subissata di sanzioni.
Poi all'inizio di marzo Zoltan Pozsar, che ha lavorato alla Fed di New York dopo essere stato consulente del Tesoro degli Stati Uniti e che attualmente è uno stratega del Credit Suisse, ha pubblicato un resoconto in cui sostiene che il mondo sta andando verso un sistema monetario in cui le valute sono sostenute da materie prime, invece di essere sostenute esclusivamente dalla "piena fiducia" e dal "credito" di cui gode un emittente sovrano.
Pozsar è una delle più reputate voci di Wall Street e ha sostenuto che il sistema monetario oggi in essere ha funzionato fino a quando i prezzi delle materie prime hanno oscillato in modo prevedibile all'interno di una banda ristretta; cioè non sotto pressioni estreme, proprio perché le materie prime sono garanzia per altri strumenti di debito. Tuttavia, quando l'intero comparto delle materie prime si trova sotto pressione -come in questo momento- i prezzi delle materie prime che si impennano portano impazziti tirando la volata a una più ampia sfiducia nei confronti del sistema. Proprio quello cui stiamo assistendo adesso.
In poche parole con la guerra finanziaria contro la Russia l'Occidente ha ricevuto da Mosca una lezione perentoria. Le valute più resistenti non sono il dollaro o l'euro ma il petrolio, il gas, il grano e oro. Esattamente: l'energia, il cibo e le risorse strategiche costituiscono valute.
Poi il sistema ha subito un altro colpo. Il 28 marzo la Russia ha annunciato che avrebbe imposto un valore minimo al prezzo dell'oro. La sua Banca Centrale avrebbe comprato oro a un prezzo fisso di 5000 rubli al grammo almeno fino al 30 giugno, ovvero fino allla fine del secondo trimestre.
Un cambio di cento rubli per dollaro implica che l'oro costi 1550 dollari per oncia e un cambio di col rublo di settantacinque a uno, ma oggi il cambio è di ottantaquattro a uno, ovvero per un dollaro ne servono più di settantacinque. Tom Luongo ha notato tuttavia che il fatto che la Banca Centrale compri oro a un tasso fisso è un incentivo per i russi -da parte di un organo che fa da arbitro- a tenere i risparmi in rubli, perché il rublo viene "fissato" ad un tasso sottovalutato rispetto ad un prezzo dell'oro sopravvalutato sul mercato libero (circa 1.936 dollari per oncia, al momento in cui scriviamo).
In breve, l'impegno della Banca centrale russa mette in moto una dinamica atta a riportare il rublo in equilibrio con l'attuale prezzo in dollari dell'oro sul mercato libero. E in men che non si dica, in barba allo sforzo europeo-statunitense per far crollare il valore di scambio del rublo e causarne la crisi, il rublo è già tornato al suo livello prebellico mentre è il dollaro a essere crollato rispetto ad esso.
Si noti questo: se il valore del rublo dovesse salire ulteriormente rispetto al dollaro -diciamo da cento a uno a novantasei a uno- come risultato della forza commerciale delle materie prime russe, il prezzo imputato dell'oro diventerebbe di 1610 dollari per oncia. In altre parole, il valore dell'oro aumenterebbe.
La situazione presenta anche un altro problema. Gli europei stanno protestando a gran voce perché Putin ha preteso che gli "stati ostili" dalla fine di marzo paghino in rubli il gas che importano anziché in dollari o in euro; tuttavia Putin ha aggiunto anche una clausola per cui gli europei potrebbero pagare in oro, e gli altri stati hanno come ulteriore opzione il pagare in Bitcoin.
Ed ecco il punto: se ci vorranno meno di settantacinque rubli per un dollaro, gli acquirenti che pagheranno in oro otterranno petrolio a prezzo scontato. Forse le grandi compagnie europee del settore energetico non saranno interessate, ma quelle asiatiche saranno molto intressate a questo arbitraggio e a trarre profitto dalle differenze di prezzo che esso implica. Di per sé, questo potrebbe spingere il mercato dell'oro vero e proprio in una situazione di carenza, che a sua volta farà ulteriormente salire il prezzo dell'oro.
Una componente meno evidente degli alti lai di dolore che si levano dall'Europa ("Non pagheremo in rubli!"), è che i responsabili delle banche centrali cercano di mantenere il commercio dell'oro in uno schema ristretto, tramite la manipolazione del mercato dell'oro cartaceo, per non scuotere le fondamenta del sistema finanziario globale. Ma ciò che la Banca Centrale russa ha appena fatto è proprio strappare all'Occidente il suo ruolo di 'price-maker' dell'oro, con annessa priorità nella manipolazione dei prezzi. Russia e Cina insieme possono quindi controllare efficacemente il prezzo dell'oro e del petrolio. Luongo conclude: "Stanno per cambiare il denominatore dei mercati valutari globali, passando dal dollaro statunitense all'oro/petrolio, ovvero alla valuta delle materie prime". "Putin ha deluso il mondo con questo annuncio. Avrebbe potuto tirare diritto e fissare ottomila rubli al grammo o 2575 dollari all'oncia, e che avrebbe avrebbe sconvolto i mercati venerdì, in vista del fine settimana, vendendo il suo petrolio e il suo gas con un forte sconto" - forzando così la crescita del prezzo dell'oro.
Bello, eh?
Va bene, va bene: largo, che arriva il solito coro del tipo "Oh no; non un'altra storia sull'abbandono del dollaro! Non ci sono alternative!" e "Non c'è alternativa al dollaro come valuta di riserva".
Bene. Sappiamo tutti che tutto l'oro alla valutazione attuale ha un valore totale troppo piccolo per sostenere una valuta di scambio a base esclusivamente aurea o il commercio globale. E, a proposito, non si tratta di porre fine al dollaro come valuta commerciale. No, si tratta di tracciare una nuova rotta.
L'argomento di Pozsar è più sottile: c'è una crisi in corso. Una crisi delle materie prime. Le materie prime sono una garanzia, e la garanzia è il denaro, e questa crisi riguarda il crescente fascino della "valuta legata alle materie prime" rispetto alla valuta legale. Nei periodi di crisi bancaria, le banche sono riluttanti a giocare sul piano interno perché non considerano la valuta legale un collaterale affidabile. Quindi si rifiutano di prestare denaro a banche loro pari. Ogni volta che questo accade, le banche centrali devono stampare più denaro per "lubrificare" il sistema abbastanza da farlo funzionare. Questo comportamento, a sua volta, svaluta ulteriormente la valuta legale su cui il sistema si basa. Solo che se la moneta emessa dai governi e stampata dalle banche centrali è sostenuta da beni materiali, questo problema non si presenta. In questo sistema, la controparte nelle transazioni commerciali o nei finanziamenti avrebbe la possibilità di richiedere il pagamento in beni reali di quelli che sostengono la valuta, molto probabilmente oro o magari un bene concordato in anticipo. Ricordiamo che la valuta legale non è altro che uno strumento di debito non garantito dell'entità emittente e come abbiamo visto può essere "cancellato" per capriccio dall'emittente, che è il Tesoro degli Stati Uniti.
Questo rende più comprensibile anche il discorso del "paga in rubli": Qualsiasi schema praticabile di "pagamento in rubli" vedrà acquirenti di gas andare nelle banche russe a vendere dollari o euro o sterline alla banca, per comprare rubli da passare a Gazprom. Questo avrà l'effetto sia di aumentare il valore del rublo come valuta commerciale sia di mitigare l'esposizione a ulteriori sanzioni finanziarie, rendendo le istituzioni russe la sede per le operazioni di pagamento.
E per quanto riguarda il dove stiamo andando? "Dopo l'ultima faccenda della confisca delle riserve di dollari", Sergei Glazyev -supervisore della Commissione Economica Eurasiatica per la pianificazione del futuro monetario- ha detto senza mezzi termini: "Non credo che qualche paese vorrà usare la valuta di un altro paese come valuta di riserva. Quindi, abbiamo bisogno di qualche nuovo strumento". "Noi (la CEE) stiamo attualmente lavorando alla sua messa a punto, che in prima istanza può assumere la forma di una media ponderata di queste valute nazionali", ha detto. "Bene, a questo dobbiamo aggiungere, dal mio punto di vista, le materie prime oggetto di scambio: non solo oro, ma anche petrolio, metalli, grano e acqua: Una sorta di paniere di materie prime, con un sistema di pagamento basato sulle moderne tecnologie digitali del tipo blockchain".
"In altre parole, l'era della globalizzazione liberale è finita. Davanti ai nostri occhi, si sta formando un nuovo ordine economico mondiale - un ordine integrato, in cui alcuni stati e alcune banche private perdono il monopolio privato di cui godevano sull'emissione del denaro".


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