venerdì 18 febbraio 2022

Joe Biden: "Ucraina e USA hanno sistemi di valori analoghi"

 


Ricorrendo a un'infografica messa insieme citando esclusivamente fonti "occidentali" -ivi comprese alcune basate nello stato sionista- e non certo fonti russe considerate inaffidabili per definizione, Strategic Culture ci fa sapere che quel vecchietto non ha tutti torti.
Strategic Culture asserisce che in Ucraina la libertà di informazione è una barzelletta, che quei "diritti umani" solitamente accampati come scusa per aggredire paesi lontani decine di migliaia di chilometri presentano cospicue ed evidenti falle (al punto che secondo l'ottica della propaganda statunitense sarebbe logico e accettabilissimo esportare democrazia a Kiev con i soliti sistemi), che la simbologia nazionalsocialista vi è esposta in bella e guappesca vista, che gli apologeti del nazionalsocialismo possono agire in sostanziale impunità, che l'opinione pubblica approva come in nessun'altra realtà considerata la figura di un leader forte che possa agire senza le remore del democratismo rappresentativo.

Al momento il ruolo di leader forte toccherebbe al signor Zelenskyj, un attore comico diventato famoso proprio per aver impersonato un presidente ucraino in una serie televisiva.
In una delle gag che hanno contribuito alla sua fortuna lo si vede suonare il pianoforte con i genitali.

giovedì 17 febbraio 2022

Pepe Escobar - Quando Guerra S.p.A. organizza una Festa dell'Invasione ma poi non ci va nessuno

 



Post scriptum del 27 febbraio 2022. Una settimana dopo essersi espresso con tanto scetticismo sulla possibilità di una guerra in Ucraina il signor Escobar è stato vigorosamente smentito dai fatti.
Le sue considerazioni in merito sono su 
The Cradle e sono state tradotte da L'Antidiplomatico.
 

Traduzione da Strategic Culture, 16 febbraio 2022. 

 L'aggregato democratico che a mezzo auricolare/telesuggeritore controlla a distanza il senescente presidente degli Stati Uniti non è mai stato indicato come composto da soggetti geniali, quale che fosse il contesto. Questo spiega perché una di loro, Nancy Pelosi, su ABC News ha dato il via a tutta la tiritera dell' "invasione" russa cui sarebbero mancati due -o tre- giorni, a seconda dei loro calcoli, prima che il non-evento venisse "cancellato".
Per prima cosa Nancy Pelosi ha asserito: "Se non minacciassimo le sanzioni e il resto, Putin darebbe senz'altro il via all'invasione". E poi, passando al punto cruciale: "Se la Russia non invade, non è perché non ha mai avuto intenzione di farlo. È perché le sanzioni hanno funzionato".
Eccola, tutta la "strategia" democratica messa allo scoperto: una "vittoria" di dubbia validità in politica estera, che svaporerà mesi prima dell'inevitabile débacle alle elezioni di metà mandato in USA.
Maria Zakharova è una controparte femminile slava di Hermes, il messaggero degli dei nell'antica Grecia. S è avvicinata alla verità mentre faceva il punto sulla guerra psicologica: "Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno in cui la propaganda di guerra occidentale ha fallito. Umiliati e distrutti senza che sia stato sparato un solo colpo".
Aggiungiamoci il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, che a microfoni spenti in merito al "terrorismo dell'informazione" ha detto: "Dobbiamo imparare dai trucchi [dei nostri colleghi occidentali]".
Putin, ancora una volta, ha applicato Sun Tzu per vincere senza dover combattere, laddove per "vincere" si intende il raggiungimento degli obiettivi fissati per questo round.
Solo che le cose si complicano. La Duma, con il 78%, ha votato per chiedere al presidente di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e di Luhansk come stati "distinti, sovrani e indipendenti".
La decisione finale spetta a Putin, che ha già accennato a ciò che accadrà dopo. Anche se ha definito "ciò che sta accadendo ora nel Donbass" come "un genocidio" -prendendo in considerazione gli otto anni precedenti- ha sottolineato come "dobbiamo fare tutto per risolvere i problemi del Donbass, ma in primo luogo sulla base (...) dell'attuazione degli accordi di Minsk".
Ciò significa che Putin darà a Kiev un'altra (l'ultima?) possibilità di attuare gli accordi: accordi sanciti dal diritto dell'ONU che gli ameriKKKani stanno di fatto sabotando dal 2015.
Il Consiglio di Sicurezza russo non si farà ingannare, e sottolinea come "l'Occidente stia conducendo un'operazione informativa attentamente pianificata contro la Russia, basata sul concetto di guerra ibrida". Il Consiglio di Sicurezza ribadisce anche che "i paesi europei saranno responsabili delle provocazioni -molto probabili- di Kiev contro la Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Luhansk". Questo che parla è Patrushev, non un Jake Sullivan colto alla sprovvista.


La parata neonazista

La visita del cancelliere tedesco Scholz a Mosca non è stata esattamente negoziare il Nurburgring con la Porsche. Non ci si trae mai d'impaccio spiattellando luoghi comuni davanti a Putin. Scholz: "Per la nostra generazione, una guerra in Europa è inimmaginabile". Putin: "Una guerra l'ha già scatenata la NATO contro Belgrado".
Dopo settimane di incessanti crisi isteriche ameriKKKane su un imminente scoppio delle ostilità si potrebbe essere tentati di considerare che Macron e Scholz potrebbero trovarsi in sintonia con Putin, e chiedere che Kiev si sieda allo stesso tavolo con quelli di Donetsk e di Luhansk e si metta a lavorare sugli emendamenti costituzionali necessari per concedere loro l'autonomia. Questo sarebbe l'unico percorso verso una possibile soluzione. Ma non c'è nessuna garanzia che venga intrapreso, a causa dell'inflessibile veto ameriKKKano.
Valentina Matvienko, presidente del Consiglio della Federazione Russa, ha sottolineato ancora una volta l'unica modalità possibile per un "intevento" della Russia: in "caso di un'invasione delle Forze Armate dell'Ucraina nella Repubblica Popolare di Donetsk e in quella di Luhansk, la risposta della Russia sarà proporzionata alla portata dell'aggressione".
Anche Scholz, timidamente, ha in qualche modo preso atto del fatto che, come la NATO in Jugoslavia, la Russia in questo caso avrebbe il diritto di invocare la Responsabilità di proteggere (R2P) per salvare milioni di possessori di passaporto russo dalle truppe d'assolto oligarchiche banderiste e neonaziste di quello che Andrei Martyanov ha descritto in modo memorabile come il Paese 404.
Queste formazioni includono il battaglione Azov -che recluta neonazisti da tutta Europa- che porta al braccio la runa Wolfsangel presa direttamente dalle SS, e che ora è stato incorporato nella Guardia Nazionale Ucraina. Le vaste reti clandestine rimesse in sesto dalla CIA e dal MI6. E naturalmente il piano in atto, da dieci miliardi di dollari, con cui Eric Prince (Blackwater/Academi) intende creare un esercito mercenario privato attraverso una partnership tra la società Lancaster 6 e l'intelligence ucraina controllata dalla CIA.


Due sviluppi cruciali

Il fuoco di fila ameriKKKano di fake news, guerra psicologica e fumo bellicista è riuscito ad oscurare i due sviluppi veramente cruciali delle ultime convulse giornate.
1. L'invasione de facto delle acque territoriali russe da parte di un sottomarino statunitense della classe Virginia, descritta come una "attività completamente irragionevole e incomprensibile" dal ministro della difesa russo Sergei Shoigu.
2. Il recente volo del signor Kinzhal a Kaliningrad, a bordo di un MIG-31K "Foxhound" capace di raggiungere i tre mach di velocità. Se i pagliacci del NATOstan continueranno a baloccarsi con l'idea di qualche iniziativa divertente, potrebbero finire con l'evocare il signor Khinzal. Che risponderà alla chiamata con una velocità ipersonica. Letteralmente.
Prima che la programmata "invasione" non-invasione russa fosse cancellata, Martyanov aveva salacemente puntualizzato come "l'ambivalenza strategica della Russia adesso terrorizza gli Stati Uniti, perché gli Stati Uniti non sanno cosa succederà dopo la false flag, sempre che questa false flag riesca a imbrigliare con l'inganno i barboncini europei nella sottomissione totale".
Sì, non è finita finché il grasso transgender canta. Una o anche più false flag, rimangono sul radar, se si considerano le tonnellate di armi sparpagliate in giro per il Paese 404; oltre centocinquantamila soldati ammassati proprio di fronte alla linea di contatto -equipaggiati con razzi Grad da 120 mm assolutamente letali, con testate che quando esplodono rilasciano migliaia di frammenti metallici taglienti- e le migliaia di mercenari addestrati da istruttori polacchi, inglesi e della Blackwater/Academi.
Quello che è successo davvero nelle isole Curili tra Hokkaido e Kamchatka, di cui Shoigu ha dato una descrizione in gergo diplomatico, alla fine è arrivato sui media russi. Secondo una prima versione una nave russa potrebbe aver lanciato siluri di avvertimento contro il sottomarino ameriKKKano.
Quello che è successo è che il classe Virginia è stato rilevato da un sottomarino diesel o nucleare russo, c'è stata una perlustrazione, e poi la fregata Marshal Shaposhnikov ha usato un sonar per intimare all'ospite non invitato di andarsene. Un modo di fare piuttosto cortese. In qualsiasi altra circostanza il classe Virginia sarebbe stato affondato.
Naturalmente il fatto va interpretato per quello che è: un'ulteriore dimostrazione palmare che la "nazione indispensabile" ha perso la sua invulnerabilità marittima. Certamente per quanto riguarda la Russia. E più prima che poi succederà lo stesso anche per la Cina.
E questo è una conseguenza diretta del disastroso stato in cui si trova l'industria statunitense della difesa, argomento su cui si concentrano gli studi di Martyanov, simboleggiato dall'ultimo rapporto della National Defense Industrial Association (NDIA).
Il rapporto completo è qui. Si dia un'occhiata, per esempio, a questa tabella che indica l'enfasi sulla ricerca nelle tecnologie emergenti.


Settori fondamentali come lo spazio, le tecnologie ipersoniche o la cibernetica sono in calo. In parallelo, c'è un aumento di interesse in tre settori interconnesi: intelligenza artificiale, Comando, Controllo e Comunicazione (C3) completamente in rete e microelettronica. Si penserebbe al permanere della stessa vecchia ossessione ameriKKKana, da Rumsfeld in poi, di schierarsi in un "campo di battaglia intelligente".
Il punto chiave potrebbe essere l'aumentato interesse per le biotecnologie. Perché questo indicherebbe un Impero alla disperazione, già surclassato dalla Russia e presto neutralizzato dalla Cina, che ricorre alla guerra biologica. Non c'è da meravigliarsi che la storica dichiarazione congiunta Russia-Cina del 4 febbraio si riferisca esplicitamente al pericolo rappresentato dai laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti.


Forza Batman: nella spazzatura...!

Mosca non ha mai abdicato al proprio approccio alla Sun Tzu, intanto che ripeteva molte volte le proprie richieste e definiva nel dettaglio i limiti che considerava invalicabili.
Washington e Bruxelles sono stati avvertiti senza mezzi termini che se fanno venir voglia ai loro scagnozzi e mercenari di attaccare il Donbass, il Paese 404 sarà fatto a pezzi. E questa è solo la parte facilmente liquidabile del pacchetto. Ne faranno le spese anche tutti i sistemi di sicurezza del NATOstan.
La Russia sta vegliando, come un'armata di monaci taoisti. Dopo l'"invasione" annullata, può anche permettersi di godere di un po' di ilare sollievo. Le risposte "tecniche e militari" sono pronte. Ancora una volta, è la loro ambiguità strategica che sta facendo impazzire gli ameriKKKani. Stanno arrivando a capire che sicurezza e missili in Europa orientale sono materie non divisibili per quanto riguarda i negoziati, perché nessuno nell'Impero ucrainizzato sa come potrebbero comportarsi dopo Putin, Shoigu e Gerasimov.
E alla fine ci sono i polli senza cervello. All'indomani di un'"invasione" che non si è verificata come previsto, i ministri degli esteri del G-7 terranno una riunione d'emergenza in Germania per grattarsi collettivamente la testa chiedendosi perché l'invasione non si è verificata come previsto.
Stando così le cose, nella calma prima della prossima tempesta, mettiamoci a sedere, rilassiamoci e ricordiamoci del 16 febbraio 2022: il giorno in cui l'ultima, concertata e completa operazione di guerra piscologica a base di notizie false ha finito per spedire la "credibilità" del NATOstan in un viaggio di sola andata verso la pattumiera della Storia.

mercoledì 16 febbraio 2022

Maledetto Katzelmacher. Fantastica storia illustrata di un rapinatore, cantata alla chitarra da Arpad Schmidhammer

 
La prima guerra mondiale, secondo la fin troppo generosa definizione di Alain de Benoist, fu un inutile e mostruoso macello, da cui sono scaturiti tutti i totalitarismi del ventesimo secolo.
A quel susseguirsi di offensive omicide, le une più assurde delle altre lo stato che occupa la penisola italiana iniziò ufficialmente a partecipare il 24 maggio 1915. Appena venti giorni prima aveva denunciato la Triplice Alleanza, nei cui confronti aveva comunque tenuto una condotta diplomatica e politica senz'altro discutibile, e si era schierato con i suoi avversari dietro la promessa di considerevolissime concessioni territoriali.
In pochi mesi la diplomazia regnicola era riuscita a destare ripugnanza negli ambienti asburgici e tedeschi con quello che venne percepito come un tradimento puro e semplice, e al tempo stesso a sconcertare quelli britannici per l'avidità dimostrata nel corso delle trattative.
In ambiente austrotedesco lo stigma di venalità, malafede e propensione al tradimento che già bollava i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana trovò una sorta di coronamento definitivo, con ovvie ripercussioni per la propaganda.
Maledetto Katzelmacher è un opuscolo pubblicato in Germania nel 1915 a cura di Arpad Schmidhammer; se ne fornisce qui una traduzione libera, adatta a essere cantata sulla melodia di Zehn kleine Zappelmänner, insieme a qualche nota per chiarirne il significato.
Il testo accenna con sobria lievità di toni alle suddette virtù patrie mettendo in caricatura un fabbricante di cucchiai che Maledetto lo è tranquillamente anche di nome.
In un periodo in cui gli ambienti politici e gazzettieri della penisola italiana hanno ramazzato senza alcuna discrezione sotto il tappeto la panoplia liberista di cui si sono serviti per trent'anni per sostituirla con le parole d'ordine di un sovranismo d'accatto, testi come questo aiutano a mantenere nei loro confronti una prospettiva confutatrice solida e briosa, resa più incisiva da una buona dose di scherno.


Maledetto Katzelmacher.
Fantastica storia illustrata di un rapinatore, cantata alla chitarra da Arpad Schmidhammer
Ed. Joseg Scholz, Mainz [1915]
 

Maledetto Katzelmacher.
Fantastica storia illustrata di un rapinatore, cantata alla chitarra da Arpad Schmidhammer

 Oggigiorno in questo mondo
è tutto un rapinar,
fra le storie di rapine
la più bella è questa qua:

 

Maledetto Katzelmacher...
appostato si era già;
dagli Abruzzi tagliagole
per passion, necessità.

Qualche volta ci ha ammazzato
e ci ha tolto un gran tesor;
se le cose gli van male
gira i tacchi e prende il vol!

 [L'immagine di Maledetto Katzelmacher riprende in tutto l'iconografia del brigantaggio, dagli abiti agli armamenti ora antiquati, come la pistola ad avancarica, ora adatti ad aggredire alle spalle, come la lunga daga mostrata in copertina.]

 

Ecco quel che più di tutto
egli ama praticar,
l'omicidio per denaro;
tocca al collo attenti star!

Qui da noi questi furfanti
li impicchiamo, è abitual;
sicché fa il caldarrostaio,
e con la Triplice vuol star.

[Maledetto Katzelmacher riceve denaro per scopi sordidi, in ambienti che non sono da meno. Si noti la scritta "Vietato di lordare", visibile ancora oggi identica in un portico di Trento. All'epoca la città era territorio austriaco, cosa che conferisce a Katzelmacher la natura di autentica serpe in seno. Il trattamento draconiano riservato a quelli come lui gli consiglia in ogni caso la prudenza, per cui si accontenta di sistemarsi con un fornello da caldarrostaio presso un'abitazione che si identifica come "Casa della Triplice", di Michl, Seppl & C. s.r.l.
In questa traduzione i diminutivi Michl e Sepp sono resi con Michele e con Cecco Beppe.]


Dal cantuccio riparato
presso casa di Michel
"Caldarroste bell' e toste!"
per chi passa avanti e indrè.

Sistemato sul portone
al padrone proprio mai,
né al suo socio negli affari
le castagne offre giammai.

[Maledetto Katzelmacher offre con servile cortesia un cartoccio di castagne a chi gli consente di mettere alla prova le sue doti di seduttore, ma si limita a un ancor più servile inchino quando passa il padrone di casa, in divisa da Kaiserjäger.]


Maledetto il furbacchione
quindi svelto in corsa va
a cercare un arrotino
che sia in quelle parti là.

Fra i suoi molti passatempi
egli caccia gli uccellin;
vuol fregare a Cecco Beppe
questo bel pappagallin.


 
Alla Casa Tripartita
Ora arriva a svicolar
l'internazional masnada
con il Miko, John e Jacques.
 
Ma qualcosa sulla casa
questi ladri va a turbar;
contro il furto con lo scasso
con la Škoda Krupp compar.
 
[Maledetto Katzelmacher sta meditando a come impadronirsi del pappagallo che rappresenta Trento e Trieste, quando arrivano Miko (impero russo), John  (impero britannico) e Jacques (Repubblica Francese) decisi a svaligiare la Casa della Triplice. Tentativi destinati al fallimento: le industrie pesanti Škoda e Krupp sono un ottimo deterrente...]


 
Ad Oriente ed Occidente
nulla valgon fuoco e acciar,
Maledetto Katzelmacher
da neutrale se ne sta.
 
La finestra al piano sopra
pare troppo alta, ah!
Maledetto Katzelmacher
con la Triplice ora sta.

[Seduto dietro il suo fornello, Katzelmacher aspetta che gli Alleati vedano vano ogni sforzo e pensino dunque di ricorrere al suo aiuto.]


 
John la borsa tira fuori
e gli dice "fratellin!
ti ammannisco una sterlina,
prego aiutaci un pochin!"

Tutto allegro -è un grande onore!-
lui procede a unirsi allor
Maledetto Katzelmacher
a questi rapinator.

[L'elegante John mette finalmente mano alla borsa. Una mancia in valuta britannica è sufficiente a scuotere dall'apatia un Katzelmacher che evidentemente non aspettava altro. Maledetto indossa il copricapo dei bersaglieri e si unisce agli scassinatori...] 


 
In piramide il quartetto
vuol passar ora all'azion,
ma di sopra la finestra
si spalanca, dannazion!
 
Cecco Beppe per le orecchie
Maledetto adesso tien,
E Michele pensa a Miko
quello giù da pian terren. 

[Michele e Cecco Beppe si aspettavano visite non gradite: Maledetto finisce preso per le orecchie, il povero Miko prende un calcio laddove la schiena cambia nome. Impresa fallita nel peggiore dei modi.]



Maledetto poveretto
ora è mogio a penzolar.
"O Michele" ride Cecco,
"che vendetta ne facciam?"

"Impiccato nel fornello
dei marroni in ciel starà.
E se ai corvi non piacesse,
un banchetto ne faran!"
 
[Miko, John e Jacques si danno alla fuga, e lasciano il povero Katzelmacher a vedersela con i padroni di casa.]



martedì 15 febbraio 2022

Alastair Crooke - La geopolitica del Nordstream: imporre un profilo basso alla Germania, tenere fuori la Russia e mantenere l'instabilità in Ucraina




Traduzione da Strategic Culture, 14 febbraio 2022.

Macron, in un'intervista straordinariamente sincera pubblicata da un quotidiano francese, ha indicato i principali problemi strutturali dell'Unione Europea. Ha deplorato il fatto che il Consiglio dell'UE (e alcuni stati membri) abbiano messo il veto alla proposta franco-tedesca di un vertice fra Russia e Unione Europea. La conseguenza di questa bocciatura, ha detto con durezza, è che "Altri" stanno trattando con i russi a nome dell'Unione Europea. Non è difficile pensare che quello che intendeva dire è che a parlare erano gli 'interessi' degli Stati Uniti -direttamente o tramite la ventriloquia della NATO- e che "l'Europa" aveva perso la voce.
Questo non è semplicemente un caso di amour propre ferito, per lo jupiteriano leader francese. Diciamo che alcuni leader dell'Europa occidentale -cioè l'Asse Carolingio- hanno aperto gli occhi in ritardo sul fatto che l'intera montatura della "imminente invasione russa" dell'Ucraina serviva a riportare gli stati europei nella disciplina dello schieramento (NATO). Macron -gliene va dato atto- ha mostrato con le sue osservazioni alla conferenza stampa di Mosca di aver compreso che rimanere in silenzio, in queste cruciali circostanze, potrebbe determinare il destino dell'Europa per i prossimi decenni, lasciandola priva di quella autonomia (per non parlare di un qualsiasi briciolo di sovranità) che Macron per essa desidera così tanto.
Il resoconto della conferenza stampa di Macron dopo il suo lungo tête-à-tête con Putin mostra le contorsioni di un presidente francese incapace di dissentire esplicitamente dalla narrativa dominante anglo-americana sull'Ucraina, e che al tempo stesso dice -in termini appena velati- che era d'accordo con la Russia su tutte le lamentele circa i difetti dell'architettura di sicurezza in Europa e sul concreto rischio che la sua tossicità per la Russia possa portare alla guerra in Europa.
Macron ha detto esplicitamente che è assolutamente necessario arrivare a nuovi accordi in materia di sicurezza in Europa. Nonostante sia stato attento a non punzecchiare direttamente gli Stati Uniti, intendeva chiaramente un accordo di nuovo tipo, diverso dalla NATO. Macron ha anche contraddetto categoricamente la narrazione di Washington, asserendo che non credeva che la Russia avesse intenzione di invadere l'Ucraina. Ha detto anche che per quanto riguarda l'espansione della NATO sono stati fatti degli errori.
Macron, in breve, ha fatto dichiarazioni in completo contrasto coi discorsi di Biden che parlano di guerra imminente. Rischia chiaramente che esploda la rabbia anglo-statunitense e di alcuni paesi europei perché ha accolto senza riserve le istanze di Putin, che pretende che Kiev non si discosti di un centimetro rispetto alla piena conformità di Kiev con gli accordi di Minsk e una completa composizione della contesa per il Donbass che lo riconosca come russo. Il presidente francese si è poi recato a Kiev per sostenere il cessate il fuoco sulla linea di contatto. Come era prevedibile, la stampa anglosassone sta ora indicando negli accordi di Minsk II una pistola puntata alla testa di Kiev, caricata per mandare in pezzi lo stato e scatenare una guerra civile.
Macron, stando alle sue considerazioni, sembra comprendere che la crisi ucraina -pur presentando il grave rischio di una guerra nel cuore d'Europa- paradossalmente non è al centro delle paure carolinge.
Sorprendentemente la Cina sta dicendo la stessa cosa, e senza infingimenti: l'autorevole Global Times in un editoriale afferma che gli Stati Uniti stanno soffiando sul fuoco delle ostilità in Ucraina al fine di imporre disciplina di schieramento e per ricondurre nuovamente i paesi europei nell'ovile controllato dagli Stati Uniti. Senza dubbio in Cina hanno capito che l'Ucraina è la scusa perfetta per intruppare i paesi europei in vista della prossima fase, in cui l'AmeriKKKa richiederà che essi facciano fronte comune con gli Stati Uniti per la successiva incombenza, chiudere la Cina entro i suoi confini.
In gioco, quindi, ci sono decisioni fondamentali per il futuro dell'Europa. Da un lato (come ha notato Pepe Escobar circa due anni fa) "l'obiettivo della politica russa e cinese è quello di cooptare la Germania in una triplice alleanza che racchiuda l'intera massa terrestre eurasiatica come la intendeva Mackinder nella più grande alleanza geopolitica della storia, mutando gli equilibri mondiali in favore di queste tre grandi potenze e contro il potere marittimo anglosassone".
Dall'altra parte la NATO è stata concepita fin dall'inizio come un mezzo per il controllo anglo-ameriKKKano sull'Europa e più precisamente per imporre un profilo basso alla Germania e tener fuori la Russia, secondo il vecchio assioma degli strateghi occidentali. Lord Hastings (Lionel Ismay), il primo segretario generale della NATO, affermò risaputamente che la NATO fu creata per "tenere l'Unione Sovietica fuori, gli americani dentro, e i tedeschi bassi".
Si tratta di una mentalità persistente, ma la formula ha acquisito oggi un'importanza maggiore ed è stata sottoposta a nuove distorsioni: imporre alla Germania un profilo basso, "e a prezzi non competitivi" rispetto ai beni statunitensi; tenere fuori la Russia nel senso di impedirle di essere fonte di energia a basso costo per l'Europa, e tenere la Cina fuori dai traffici fra Unione Europea e USA. L'obiettivo è quello di mantenere saldamente l'Europa all'interno dell'orbita economica rigidamente definita dall'AmeriKKKa e costringerla a rinunciare ai benefici della tecnologia, della finanza e del commercio cinesi e russi, agevolando così il raggiungimento dell'obiettivo che è quello di murare la Cina entro i suoi stessi confini.
L'importanza degli aspetti geopolitici è in larga parte trascurata, ma la Cina per la prima volta sta intervenendo direttamente (prendendo una posizione molto chiara e decisa) su una questione centrale per gli affari europei. A lungo termine questo fa pensare che la Cina avrà un approccio più orientato politicamente nelle sue relazioni con gli stati europei.
In questo contesto, alla conferenza stampa di Biden e Olaf Scholtz a Washington tenutasi questa settimana -e sotto fasci di luce al neon lampeggiante perché tutti vedessero bene- Biden ha letteralmente costretto la Germania a impegnarsi a rottamare Nordstream 2 se la Russia invade l'Ucraina, confermando che l'obiettivo di Washington è tenere la Germania appesa alla disciplina di schieramento. Biden ha detto senza mezzi termini che se Scholtz non cestina il Nordstream, sarà lui, Biden, a farlo: "Sono in condizioni di poterlo fare", ha sottolineato.
Ecco; nel momento in cui si è assunta questo impegno, la pur risicata fetta di sovranità della Germania è finita. Scholtz l'ha ceduta a Washington. Inoltre, anche l'aspirazione di Macron a una più ampia autonomia dell'Europa è andata a farsi benedire, perché senza un allineamento politico francese e tedesco finisce anche la "finta sovranità" dell'Unione Europea. Inoltre, se Nordstream viene cassato, finisce anche la sicurezza energetica dell'Unione Europea. E dato che le fonti di approvvigionamento alternative praticabili sono poche, l'Unione Europea si ritrova inchiodata per sempre alla costosa dipendenza dal gas naturale liquefatto degli Stati Uniti. Con la probabilità che si verifichino crisi dovute al prezzo del gas anche al proprio interno.
Non è chiaro, e per Macron è probabilmente fonte di ansia, se il rifiuto della Germania di ottemperare all'ultimatum di Biden sul Nordstream rappresenti una qualsiasi manifestazione significativa di sovranità europea. Cosa succederebbe se Washington incitasse i "pazzi" della milizia ucraina a qualche manifestazione di intemperanza, o a un attacco del tipo false flag destinato a scatenare il caos?
Scholtz sarebbe in grado di mantenere la sua linea favorevole al Nordstream nella susseguente frenesia che l'asse anglosassone alimenterebbe? Il piccolo spazio che Macron ha cercato di liberare per risolvere la crisi ucraina svaporerebbe in un attimo.
Tutto questo sottolinea quale stretta "linea" Macron stia cercando di percorrere: Se Schulz cedesse sul Nordstream, le aspirazioni di Macron di un rimodellamento dell'architettura della sicurezza in Europa sarebbero inevitabilmente percepite a Mosca -anche se lodevoli- come prive di sbocco, perché prive di un'agenzia europea vera e propria.
Nel caso dell'Ucraina in particolare lo spazio di manovra di Macron per evitare una guerra in Europa si ritroverebbe ridotto, dal momento che solo Macron sostenuto dall'Unione Europea e agendo di concerto Putin avrebbe la possibilità di costringere Kiev ad attuare gli accordi di Minsk II.
La lista delle sfide per Macron non finisce qui: La Francia ha la presidenza di turno dell'Unione Europea, ma la politica estera dell'Unione richiede l'unanimità tra gli stati membri. Può ottenerla? La squadra di Biden sarà tanto acrimoniosa con una Francia che gioca a fare il battitore libero che Washington deciderà di mettere i bastoni tra le ruote a Macron?
Biden ha bisogno di fare risultato in politica estera per la sua campagna elettorale di metà mandato. E il 63% degli ameriKKKani afferma che sosterrebbe l'imposizione di massicce sanzioni alla Russia se Mosca invadesse l'Ucraina. Biden è noto per credere nell'adagio che in buona sostanza tutta la politica -compresa la politica estera- sia asservita alle esigenze elettorali interne. Sanzionare pesantemente la Russia -con l'Europa che agisce di concerto- è proprio la mossa che alla Casa Bianca considererebbero in grado di conferire ai consensi lo slancio necessario. E non è priva di precedenti: si ricordi che Bill Clinton, sotto pressione per la denuncia della Lewinsky, scatenò la guerra dei Balcani per distogliere l'attenzione dalla sua situazione personale.
Non sorprende che il presidente Putin si mostri cauto. Macron dice di aver tenuto ampie consultazioni: parla a nome dell'Unione Europea? E soprattutto, che posizione ha deciso di assumere Washington?
Il punto più significativo cui fare attenzione nello scambio fra Putin e Macron è che esso ha smentito l'idea che Mosca stia in qualche modo sperando di aprire negoziati con l'Occidente su questioni secondarie, per farne un possibile punto di partenza per poi affrontare le preoccupazioni vitali della Russia. La Russia è aperta ai negoziati, ma solo nel rispetto delle tre linee rosse indicate da Putin: No alla NATO in Ucraina, nemmeno sotto traccia; nessun missile da attacco al confine russo; il ritorno della NATO ai confini del 1997. Putin non ha ceduto di un centimetro su quest'ultima condizione, e non ha ceduto nemmeno di un centimetro sugli accordi di Minsk come unica soluzione per l'Ucraina. Putin non ha dato affatto l'impressione di essere un uomo che ama negoziare per il gusto di negoziare.
In conclusione: non esiste nessuna soluzione facile. Anche se il conflitto verrà congelato o messo in pausa nel breve termine, le cose alla lunga non reggeranno poiché l'Occidente si rifiuta di riconoscere che Putin intende davvero ciò che dice. Questo atteggiamento probabilmente cambierà solo con esperienze dolorose per entrambe le parti. L'Occidente, per ora, coltiva con sicumera la convinzione che avrà la meglio nel caso che si arrivi a trascendere. Vedremo quanto questo si rivelerà vero.
Sembra ragionevole attendersi che questa crisi, sia pure in forme diverse, ci farà compagnia almeno per i prossimi due anni. Queste iniziative politiche sono soltanto l'inizio di una fase prolungata, e in cui la posta in gioco è alta, dello sforzo della Russia per riplasmare l'architettura della sicurezza europea in una nuova forma. Una forma che l'Occidente attualmente rifiuta. L'obiettivo russo sarà quello di mantenere la prospettiva -se non l'incombenza- di un conflitto come strumento di pressione permanente, in modo da tenere sotto scacco i leader occidentali contrari alla guerra fino a spingerli ad accettare questo mutamento come necessario.


venerdì 4 febbraio 2022

Alastair Crooke - Ucraina. Un'altra sconfitta per Biden?

 


La dimensione e la portata della campagna occidentale che denunciava con insistenza un'imminente invasione russa dell'Ucraina ha quasi fatto scomparire, al confronto, le iniziative messe in piedi in Occidente ai tempi della seconda invasione dell'Iraq. L'ultima guerra dell'informazione tuttavia è stata qualitativamente diversa dal caso precedente per quanto riguarda il modo in cui le presunte informazioni arrivate dai servizi sono state sistematicamente passate alla stampa con il contagocce, per irrobustire la narrativa producendo la precisa sensazione che si fosse sull'orlo della guerra.
Lo scorso fine settimana il mainstream statunitense era davvero in preda a una frenesia da tempo di guerra, e sembrava che la narrazione stesse acquistando uno slancio e un'energia propria, andando oltre il controllo di Washington e raccogliendo sostegno da tutto l'arco bi-partisan degli Stati Uniti.
A questo ha contribuito la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, che ha definito "sacri" i confini dell'Ucraina evocando un linguaggio da sei di gennaio, con l'irruzione dei manifestanti entro il perimetro del Campidoglio intesa come un assalto a qualcosa di "sacro" per la democrazia.
All'inizio di questa settimana, tuttavia, le lacune della narrazione degli Stati Uniti erano evidenti: Biden, nel suo vertice virtuale del 7 dicembre con Putin, aveva minacciato un "Armageddon di sanzioni" nei confronti della Russia. Ma quelle sanzioni non erano tra quelle che Biden poteva brandire unilateralmente; in definitiva, avrebbero dovuto essere sanzioni europee. E il suo gruppo di lavoro non aveva approntato correttamente il necessario, prima che il Presidente ventilasse la minaccia di sanzioni catastroficamente dolorose.
Nel caso specifico è poi venuto fuori che le sanzioni minacciate sarebbero state tutt'altro che apocalittiche. L'Europa ha posto il veto a qualsiasi sanzione preventiva contro la Russia. E che i punti fondamentali -l'espulsione della Russia dal sistema di compensazione finanziaria SWIFT; l'esclusione delle banche russe dal cambio di rubli in euro e viceversa e le sanzioni su Nordstream 2- non erano accettabili per uno o più Stati europei.
Nel briefing di questo martedì alla Casa Bianca, l'alto funzionario statunitense citato stava ancora cercando di parare il colpo, suggerendo che vietare alla Russia di vendere debito sovrano sui mercati internazionali le provocherebbe gravi danni, ma la Russia vende il suo debito sul mercato interno, quasi per intero. Nel complesso, il funzionario non ha convinto.
Peggio ancora - dal punto di vista di Blinken - il Dipartimento di Stato e il Tesoro degli Stati Uniti avevano avvertito Blinken che le sanzioni avrebbero danneggiato gli alleati europei dell'AmeriKKKa più della Russia, e che alcune sanzioni ipotizzate (come quelle sulle forniture energetiche russe), rischiavano addirittura di innescare una crisi finanziaria globale. Insomma, la squadra di Biden stava esagerando con la tiritera dell'invasione, anche prima di essere sicura di avere dala propria parte la minaccia di sanzioni paralizzanti e dolorose da parte dell'Europa. L'intero episodio ricorda il 2014, quando Washington era così convinta che il suo pacchetto di sanzioni contro la Russia fosse micidiale che la cancelliera Merkel fu persuasa dai suoi servizi segreti che le sanzioni proposte erano tanto devastanti che Putin non avrebbe avuto altra scelta che capitolare sulla Crimea o essere spodestato da quegli oligarchi che l'Occidente crede -sbagliando- i detentori del potere politico in Russia. All'atto pratico nel 2014 il rublo è stato fatto fluttuare, e l'economia russa si dimostrò ampiamente in grado di resistere alle sanzioni. Oggi è ancor più resistente.
Venerdì scorso a Ginevra doveva essere il giorno in cui Blinken avrebbe affrontato il Ministro degli Esteri Lavrov da un fronte occidentale risoluto e unito, fianco a fianco con gli Stati Uniti, promettendo a Mosca danni e conseguenze indicibili se la Russia avesse invaso l'Ucraina.
In concreto l'incontro di Ginevra è stato un breve nulla di fatto perché Blinken ha rimandato, sperando che una riunione dei ministri degli esteri dell'UE a Bruxelles il lunedì successivo avrebbe finalmente dato a Washington la tanto desiderata dimostrazione di come l'Occidente fosse unito e determinato.
Durante il fine settimana sono emersi due ulteriori errori di calcolo da parte dell'asse anglosassone. In primo luogo, il Regno Unito ha strillonato uno "scoop" di mezzanotte in cui Putin stava progettando un colpo di stato a Kiev, solo per ritrovarsi con i presunti cospiratori ridicolizzati, in Ucraina più che altrove. I servizi russi hanno forse servito agli inglesi una polpetta avvelenata? Poi di concerto gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno detto che stavano iniziando ad evacuare il personale dalle loro ambasciate a Kiev.
Quest'ultima dichiarazione sembra essere stata un passo troppo lungo. È riuscita anzi ad irritare le autorità di Kiev che hanno invitato gli ucraini a mantenere la calma e poi sono andate oltre, affermando chiaramente che non c'erano prove del fatto che i russi avessero in programma un'invasione e contraddicendo Biden e Blinken. Anche gli europei hanno gettato acqua fredda sull'allarmismo anglosassone dicendo che avevano preso visione degli stessi rapporti di intelligence di Londra e di Washington e che non percepivano alcuna minaccia immediata per l'Ucraina. Il personale d'ambasciata dei rispettivi paesi ha sottolineato che sarebbe rimasto al suo posto.
Intensificare la guerra a mezzo stampa in questo fine settimana non solo non è servito a conferire robustezza all'ostentazione di unità in Europa in occasione del vertice dei ministri degli esteri dell'UE di lunedì, a cui Blinken ha partecipato e che Biden ha coronato con una videochiamata ai leader europei in cui ha sottolineato il desiderio condiviso da tutti di arrivare a una soluzione diplomatica per l'Ucraina.
L'incontro di Bruxelles ha anzi messo in mostra le divergenze occidentali. Il Presidente Macron ha proposto un nuovo riavvicinamento dell'UE a Mosca; Olaf Stolz ha definito il quadro di un suo "nuovo inizio tedesco" con Putin, e Mario Draghi era in partenza per Mosca, dove avrebbe incontrato anche Putin.
Altro che unità. Tutti stavano cercando di rilanciare le relazioni europee con la Russia.
Alla fine Macron (come presidente dell'UE) ha cercato di imporre una propria soluzione alla crisi ucraina in una riunione stile Normandia, volta a fare progressi (con la sospensione di alcuni progetti di legge a Kiev) per arrivare a spingere Kiev ad accettare un'autonomia negoziata e concordata per il Donbass. Un'iniziativa senza dubbio concordata in anticipo con Putin. L'aspetto più rilevante dell'iniziativa di Macron, tuttavia, è che in questa Minsk gli ameriKKKani non sono invitati.
Se l'incontro di Bruxelles ha rivelato qualcosa di sostanziale, è stata piuttosto l'estrema debolezza finanziaria ucraina. Lo stato è sull'orlo del fallimento, la sua capacità di ottenere prestiti sui mercati finanziari senza accordare interessi astronomici pare sia inesistente. L'UE ha accettato di concedere all'Ucraina un prestito di emergenza di 1,2 miliardi di euro. Sembra inoltre che le riserve di gas ucraine siano scese a zero a novembre. Kiev non ha soldi per comprare altro gas, e l'UE ha aiutato Kiev a tenere le luci accese invertendo il flusso del gas dell'UE sul gasdotto Yamal verso l'Ucraina. Questa iniziativa dell'UE, naturalmente, attinge alle riserve strategiche di gas della stessa UE, che stanno calando.
Le questioni energetiche sono chiaramente in cima all'agenda dei leader dell'Unione Europea, in questo momento. I prezzi dell'energia sono già saliti alle stelle, e qualsiasi interruzione delle forniture di gas naturale russo all'Europa (che normalmente rappresentano il 40% delle importazioni totali) non farebbe che alimentare un'inflazione che in Europa sta già salendo. A Washington si parla di creare fonti di approvvigionamento alternative deviando gas naturale liquefatto dal Qatar o dai fornitori asiatici, se la crisi ucraina dovesse portare a un taglio delle forniture per l'Unione Europea. Gli esperti di energia sostengono che il dirottamento delle forniture asiatiche contribuirebbe probabilmente a una guerra di offerte sul gas che farebbe salire ulteriormente i costi dell'energia in Europa.
Dunque, siamo a questo punto: sette settimane dopo il "severo avvertimento a Putin" di Biden del 7 dicembre gli USA non hanno sottomano nessuna buona opzione. In compenso l'opinione pubblica statunitense si è accesa e ora invoca una risposta "dura" a piani di invasione che a quanto sembra sono una chimera. Non c'è stata alcuna invasione dell'Ucraina, e Mosca dimostra poco entusiasmo verso questa iniziativa. Sembra che l'intento di Mosca sia quello di lasciare che per ora l'Ucraina cuocia nel suo brodo. E lasciare che gli occidentali menino il can per l'aia con la loro guerra mediatica. Naturalmente, eventi imprevisti possono facilmente irritare temperamenti tanto sanguigni.
Abbiamo superato il massimo della frenesia? Molto probabile, ma la situazione sarà lenta a sbollire. Per altri momenti difficli essa rappresenta un diversivo troppo valido.
Nota a margine: Putin ha sostenuto che la NATO si sta allargando troppo. Un concetto che ha fatto in una certa misura presa tra i leader dell'Europa occidentale anche se non a Washington, che ha riferito di aver trasmesso una risposta scritta in cui rifiuta le richieste della Russia. Nello specifico, gli Stati Uniti hanno raggiunto il consenso nella NATO nel respingere le richieste chiave della Russia rispetto ai suoi interessi in materia di sicurezza. Questa risposta della NATO, tuttavia, non rappresenta affatto una soluzione sul piano delle relazioni della NATO con la Russia.
Per Biden, la vicenda sembra poter finire con un'altra débacle:

Oh, the grand old Duke of York
He had ten thousand men;
He marched them up to the top of the hill,
And he marched them down again.
And when they were up, they were up,
And when they were down, they were down.
And when they were only half-way up
They were neither up nor down.


[Oh, il gran vecchio duca di York. Aveva diecimila uomini; li ha fatti marciare fino alla cima della collina, e li ha fatti marciare di nuovo giù. Quando erano su, erano su, e quando erano giù, erano giù. E quando erano solo a metà, non erano né su né giù.]

L'accoppiata Biden-Blinken rischia di figurare debole.