domenica 8 settembre 2019

Firenze: la Lega ha da ridire anche su cosa mangi nelle feste di quartiere


Le elezioni amministrative del maggio 2019 hanno molto ridimensionato a Firenze la rappresentanza dell'occidentalame classico, sostituito in forze da ben vestiti della Lega che cercano di imitare il loro segretario Matteo Salvini persino nell'acconciatura. Pare che nel "paese" dove mangiano spaghetti si tratti di un fenomeno ricorrente: chi ha circa trent'anni ricorderà bene i tipi alti, taciturni, ben vestiti e con occhiali scuri che le gazzette battezzarono Fini boys. Il loro padrone pestò i calli alle persone sbagliate e venne triturato in men che non si dica, scomparendo dalla scena politica al pari dei nove decimi dei suoi imitatori.
Ora, Matteo Salvini ha soltanto tre caratteristiche di una qualche rilevanza: è sovrappeso, è divorziato e non è stato capace di laurearsi neppure in sedici anni. Un fallimento sul piano personale, un fallimento sul piano relazionale, un fallimento sul piano formativo. Giorgio Gaber trovava già sconfortante la presenza di due miserie in un corpo solo, e qualsiasi persona seria non solo eviterebbe con ogni cura di imitare Matteo Salvini, ma sarebbe propensa ad avervi a che fare il meno possibile sempre, comunque, in qualunque contesto e per qualunque motivo.
Quello della serietà comunque è sempre stato il minore dei problemi per una formazione politica che ha occupato in blocco quelle stesse poltrone che diceva di voler rovesciare, e la Lega a Firenze non soltanto non costituisce un'eccezione, ma riesce a fare persino peggio di quella che opera altrove limitando la propria azione al quotidiano lordare le gazzette. E probabilmente anche quelle repellenti autoschedature per buoni a nulla che chiamano "reti sociali" e che hanno aiutato un mucchio di gente ciarliera a finire nei pasticci per motivi compresi fra la bestemmia in luogo pubblico e l'omicidio seriale.
In tre mesi l'azione della nuova brigatella "occidentalista" ha avuto come unico risultato concreto una denuncia per istigazione all'odio razziale; non è gran che, ma i margini per migliorare sono considerevoli se pensiamo che per togliere visibilità al malcapitato Federico Bussolin i suoi commensali hanno preteso scuse con toni da bullo di quartiere, sono andati a scomodare lo stato sionista e ovviamente Oriana Fallaci, in una ripetizione ecoica delle stesse ciance che ha perso da almeno dieci anni persino la capacità di suscitare ripugnanza.
Emanuele Cocollini e Andrea Asciuti, già con un microfono in meno grazie al comportamento non proprio adattivo di un certo Gheri Guido (prima il cognome poi il nome, come a scuola o in galera), si sono fatti sentire per pretendere nientemeno che la condanna dell'Islàmme in una commissione consiliare.
L'importante è esagerare. All'inizio di settembre a Firenze si tiene la festa della Rificolona, una tradizione inventata come tante, fissata sulle ceneri di una ricorrenza religiosa di una certa importanza commerciale che il memorialista Giuseppe Conti dava per moribonda già nella seconda metà del XIX secolo. Federico Bussolin deve essersi inteso con Alessio di Giulio, che con le tradizioni inventate ha una certa familiarità, e insieme hanno destinato un po' di banda a dirsi contrari allo smercio di derrate sarde e peruviane in occasione della festa.
Se la Lega dice una cosa, le persone serie hanno cura di adottare il comportamento esattamente contrario senza stare neppure a pensarci su.
Si è dunque trascorsa la serata della festa ricordando i combattenti della Brigata Partigiana Sinigaglia insieme agli attivisti del Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, evitando di esibire denaro alle tradizioni inventate e destinandolo invece, di proposito e come sempre, a una delle realtà che la Lega considera tra le più invise.
Il simbolico contributo che si vede nella foto (formaggio e vino dalla Sardegna, salsa piccante e bibita gassata dal Perù) è stato acquistato per pochi soldi, rispettivamente in un discount e in un negozio di alimentari peruviani.



La foto qui sopra invece è tratta da quella che è verosimilmente la autoschedatura di Federico Bussolin, proprio quel giovanotto fresco di denuncia per istigazione all'odio razziale.
"Con i giovani di FIRENZE, al lavoro per CACCIARE i Rossi", dice lui.
Ma nella foto non si vede nessuno lavorare. Si vede invece una brigata di frequentatori di mescite con qualche ragazza poco vestita.
In primo piano, molto appropriatamente, c'è un cane.