mercoledì 23 agosto 2017

Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani


La barzelletta che dà il titolo a questo scritto viene ripetuta alla fine di agosto 2017 da molti buoni a nulla con la cravatta[*] lautamente retribuiti per frequentare ristoranti, scribacchiare in giro, ingrassare, vestire con eleganza e rappresentare in varie sedi e in modo più che fedele l'elettorato del "paese" dove mangiano spaghetti.
Dal loro punto di vista hanno tutti i motivi di questo mondo, visto che il 17 del mese sedicenti appartenenti al sedicente Stato Islamico hanno dato prova in Catalogna di pessime capacità militari ed organizzative: basti pensare che per uccidere una quindicina di persone dalle competenze e dalle responsabilità militari presumibilmente nulle hanno sacrificato un pari numero di combattenti e provocato la distruzione della propria cellula.
Ora, in questa sede ci si è già espressi fino ad annoiare -e con molta chiarezza- sul conto della "libera informazione" e della politica con cui essa ha rapporti di endorsement; è sempre stato impossibile deriderne e confutarne tutte le alzate d'ingegno, perché la propaganda e la politica dispongono di fondi quasi inesauribili ed è impossibile per le persone serie -che per vivere sono costrette a lavorare- pensare ad una controbatteria minimamente efficace.
Tuttavia, repetita iuvant. Se da più di quindici anni la "Libera informazione" e la politica rappresentativa indicano come terrorista chiunque derida o confuti il collodio con cui sporcano la vita delle persone serie, il minimo che si possa fare è riportare di nuovo una definizione di terrorismo ad uso delle persone serie, e raffrontarla con la definizione di terrorismo ad uso di politici e gazzettieri.
Le persone serie considerano terrorismo la costellazione di comportamenti messi in atto da chiunque provi, con strumenti, mezzi, strategie belliche e comunicative, a rendere difficoltoso il tranquillo svolgersi della vita sociale in un dato contesto aumentando nei soggetti e nei gruppi sociali individuati come bersagli (o che come tali si autopercepiscono) il timore di rimanere vittime di attacchi imprevedibili ed influenzandone in ultimo il comportamento.
I politici e le gazzette considerano terrorismo qualsiasi cosa non procuri loro un reddito.
L'assunto gazzettiero, dunque, ascrive all'Islam chiunque utilizzi determinati sistemi. Non possiamo che unirci ai nostri lettori nel sincero moto di scherno che merita una simile affermazione. Tra l'altro, "ragionare" come i gazzettieri "ragionano" porterebbe a conseguenze interessanti, come l'eliminazione dal nòvero delle formazioni terroristiche di organizzazioni come l'Irish Republican Army, Euskadi 'ta Askatasuna, Հայաստանի Ազատագրութեան Հայ Գաղտնի Բանակ, le Brigate Rosse, il Fronte di Liberazione Naziunale Corsu e svariate decine, per non dire centinaia, di altre; tutte realtà contro cui i pennaioli "occidentali" hanno rovesciato tonnellate di invettive.
Non meno importante, a ulteriore ridicolizzazione dell'assunto, è ricordare ancora una volta che le pratiche terroristiche sono state importate in Medio Oriente dalle formazioni sioniste del Lohamei Herut Israel, abbreviato in Lehi e detto "Banda Stern" dai britannici che ne sottolineavano le pratiche da gangster, e dall'altrettanto sionista Irgun.
Che hanno trovato nel corso dei decenni imitatori più o meno efficaci.


[*] Uno fra i tanti l'inutile Andrea Cangini, che lo ha affermato nuovamente sulle pagine de "La Nazione" di Firenze. Di cui ricordiamo con piacere l'autorevolezza.

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