sabato 15 agosto 2015

Nulla die sine mendacio. Il Ferragosto di Casaggì Firenze.


I nostri lettori conoscono Casaggì Firenze come l'unica organizzazione "occidentalista" fiorentina dotata di quel minimo di radicamento e di continuità senza i quali è impossibile fare qualsiasi cosa.
Da qualche anno i qualsiasi cosa di Casaggì Firenze contano ancora meno di un tempo, ma questo è un altro discorso.
La cosa che ci piace sottolineare è che la natura dell'"occidentalismo" è impermeabile a qualsiasi rovescio elettorale e a qualsiasi marginalizzazione: incompetenza, incultura, menzogna e malafede non si arrendono mai, men che meno davanti all'evidenza, e permeano di se stesse qualsiasi iniziativa "occidentalista", persino gli auguri per una festa religiosa.
Casaggì Firenze è sempre stata sovrarappresentata rispetto all'influenza politica e agli effettivi su cui può contare, e le maggiori autoschedature per buoni a nulla come il Libro dei Ceffi hanno contribuito a questa sovrarappresentazione.
Sul Libro dei Ceffi, l'autoschedatura di Casaggi Firenze statuisce che
Questo signore, quando governava in prima persona questa [la loro, n.d.r.] Nazione, usava passare le proprie vacanze estive sulla riviera romagnola. Attorno a lui il Popolo, la gente comune. Nessuna auto blu, nessuna scorta, nessun recinto attorno alla sua casa e nessuna spiaggia privata. I tempi cambiano. Chissà se anche Renzi e Alfano faranno altrettanto. Senza nessuna retorica [sic, n.d.r.]: buon ferragosto a tutti.
Quel signore nella primavera del 1945 dovette rinunciare a pianificare le vacanze sulla riviera romagnola e cercò di scappare, travestito da caporale della Wehrmacht, dalla "nazione" che aveva governato.
Il 30 aprile dello stesso anno non gli fu possibile eludere l'invito ad una vacanza un po' più lunga del solito.

Tre anni prima due persone erano finite davanti ad un tribunale speciale per aver scritto sulla sabbia, a meno di duecento metri dal capanno di questo signore,
A morte Mussolini e i suoi gregari, che Dio gli mandi un cancro!
Il popolo attorno a questo signore aveva almeno il pregio di non usare mezzi termini.
Uno che a Riccione disponeva non soltanto di un'automobile di cui non è dato conoscere il colore, ma anche di idrovolante e motoscafo[1] da utilizzare nel caso si fosse stancato di giocare a tennis nel campo privato della propria villa non era il caso si mostrasse troppo alla gente comune.
Con la stessa gente comune era bene avere rapporti fino ad un certo punto: un capostazione di Cattolica che aveva osato trescare con la figlia di questo signore si trovò trasferito a mille chilometri di distanza: almeno sapeva benissimo chi doveva ringraziare[2].
Naturalmente vegliare con discrezione sull'incolumità di questo signore distoglieva un gran numero di armati dalle loro normali funzioni, con conseguenze facilmente immaginabili per i'ddegràdo e la sihurézza. In altre parole, se questo signore nuotava a Riccione i bagnanti accanto a lui erano uomini della "presidenziale"[3] probabilmente tagliati con una certa cura dalle foto destinate alla pubblicazione.
Purtoppo per Casaggì Firenze e per i cialtroni in generale il Libro dei Ceffi è una cosa, la realtà storica un'altra, per lo più opposta.


[1] Claretta Petacci, Verso il disastro - Mussolini in guerra, diari 1939-1940 a cura di Mimmo Franzinelli, Rizzoli 2011. 
[2] Antonio Spinosa, Edda, Mondadori 2010.
[3] Franco Fucci, Le polizie di Mussolini: la repressione dell'antifascismo nel "ventennio", Mursia 1985.

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