lunedì 18 maggio 2015

Il "ministro degli interni" nello stato che occupa la penisola italiana: un mestiere rischiosissimo e pieno di tensioni.



Nella penisola italiana sono in corso le ultime sgazzettate prima di una consultazione elettorale: tra Libro dei Ceffi, cinguettii, Cinguettatori e ceffi veri e propri il cicaleccio di questi giorni è più inutile e repulsivo che mai perché gli interessi e le competenze dei sudditi sono rappresentate dai mass media con fedeltà ancor maggiore del consueto.
Racconta Miguel Martinez di Kelebeklerblog che uno cui fanno fare il "ministro degli interni" si sarebbe intromesso in una lite tra ragazzini statuendo che chi non condivide i loro valori, chi ritiene di star male nel loro paese perché magari non ha la loro stessa religione, è liberissimo di andarsene quando vuole. Dato il conflitto sociale inesistente e la propensione ormai priva di incrinature dei sudditi a vendersi al primo sodomita di passaggio in cambio di un piatto maccheroni, la carica di "ministro degli interni" in un "paese" del genere non comporta impegni troppo gravosi; chi la ricopre può ben trovare il tempo per un parere ponderato, documentato e competente anche su questioni di tanto vitale importanza per l'ordinato svolgersi della vita associata.
Nello stato che occupa la penisola italiana l’islamofobia da taschino ha ancora oggi spikes ciclici e relativamente prevedibili ogni volta che si rinnova qualche organo elettivo. La sua comparsa nell’agenda setting è dovuta al fatto che probabilmente esiste un “deep state” anche tra i gazzettieri, rimasto alle parole d’ordine dei governi yankee di dieci anni fa.
Fino a qualche tempo fa si poteva anche presumere che ostentare notizie simili procurasse voti a determinati committenti: tra qualche settimana, dati alla mano, vedremo se le cose stanno ancora in questo modo.
La questione dura qualche ora, poi tutto torna come è ovvio a posto: qualcuno si preoccupa addirittura di ristabilire l'equilibrio osmotico della "libera informazione" diffondendo una new di segno opposto, su una quattordicenne oggetto di bullismo scolastico a sfondo razziale.
Possiamo anticipare la risposta del "ministro degli interni":
“Se a questa ragazza non piacciono le battute sui negri ed il razzismo, vuol dire che non fa nessuno sforzo per capire la nostra Cultura e le nostre Tradizioni, quindi e meglio che torni a casa sua”.

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