domenica 16 febbraio 2014

Moni Ovadia e l'essenza del consumismo


Maledetti quelli che mancano il bersaglio.
Una sedicente "attivista" accolta con molta più gentilezza di quanta ne avrebbe meritata. Parigi, aprile 2013.

"...Voglio rammemorare un episodio che ho vissuto una decina di anni fa a Gerusalemme. Ero in compagnia di un grande maestro dell’ebraismo ortodosso -aveva anche una solida formazione occidentale, credo fosse laureato in filosofia alla Sorbonne di Parigi- che a proposito di ciò su cui si stiamo riflettendo ora, mi ha chiesto: "Scusa, ma io in cambio di cosa dovrei cedere i miei valori, i quattromila anni di cammino nella storia, le mie regole etiche, il pensiero della Toràh? Qual è la grande proposta dell'Occidente? Fare finta di leggere un buon libro per discuterne in un salotto? Mettere il sedere su una macchina e fare trecento chilometri insieme a migliaia di altri pecoroni per andare a fare il weekend? Vivere solo sulla base del valore dei soldi, visto che le grandi conquiste dei diritti sono state svendute a un iperliberismo forsennato? Questo avete da proporre? Non vi sembra un po' pochino?”. Ora, l’Occidente che ha fatto bancarotta pretende ancora di dare lezioni a destra e a manca senza avere più nessun valore se non quello della vendita di sé e del denaro! Io critico aspramente le regole di sistemi valoriali occlusivi, ma devo riconoscere che Jovica ha detto una cosa di un’importanza fondamentale: vai pure fuori dalla comunità se vuoi, però se stai dentro un quadro di riferimenti, devi stare in quelle regole, semplicemente per rispetto degli altri. Per esempio, io non vivrei come vivono gli ebrei ortodossi, ho una distanza critica rispetto ai loro sistemi educativi, ma devo riconoscere che la loro vita è carica di senso. La nostra è diventata completamente insensata. L’Occidente, dopo avere perpetrato il più vasto crimine della storia, il colonialismo, continua a conservarne l'arroganza e pretende che il proprio modello sia il paradigma di ciò che è buono e giusto per tutti, mentre è solo uno dei modi possibili e neppure il migliore. […]
Trovo una lezione mollo significativa in una cosa che dice Jovica: “Se vuoi, puoi andare, però se vuoi stare in questo quadro, devi stare dentro queste regole. Se non ti piace, esci da questa società e sei libero dì fare quello che vuoi”. Prendiamo il mio caso: se voglio relazionarmi agli ebrei ortodossi -ebrei con i quali non condivido gran che a parte certi valori etici molto belli-, se voglio incontrarli nel loro ambito per misurarmi con loro, devo rispettarne le regole.
Così come non entro in una chiesa in brachette corte. Se voglio entrare in una chiesa, lo faccio abbigliato in modo dignitoso per rispettare ii sentire di quei credenti.
Invece, il consumismo è un’ideologia totalitaria che avoca a sé il diritto di irrompere in qualsiasi società, tacciandola di essere retrograda per imporre il proprio misero pensiero omologato. Questo è inaccettabile!"

Moni Ovadia, La meravigliosa vita di Jovica Jovic, 2013.

2 commenti:

  1. " "Scusa, ma io in cambio di cosa dovrei cedere i miei valori, i quattromila anni di cammino nella storia, le mie regole etiche, il pensiero della Toràh? Qual è la grande proposta dell'Occidente?"

    Edda di Snorri e Nietzsche. E tanti saluti alla torah!

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  2. Poi non capisco. L'attivista di cui sopra è una splendida alfiere del pensiero "libero" promosso da Israele.

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