martedì 15 gennaio 2013

Firenze. Leonetto Mugelli, imprese (illustrate) di un costruttore in Oltrarno




Si riceve e si pubblica.

Oggi sul mio blog, parlo di Leonetto Mugelli
.
Nel caso la vicenda vi dovesse interessare, chiedo a tutti di darne la massima diffusione.

Miguel Martinez


Sulle facciate o altre parti dei fabbricati visibili dal suolo pubblico è vietato esporre panni tesi, e collocare oggetti sulle finestre e sulle terrazze o comunque in vista, in modo da causare diminuzione del decoro dell’immobile.”
Dal regolamento della Polizia Urbana di Firenze

Nel centro storico di Firenze, potrete raccogliere molti aneddoti sugli ostacoli che le istituzioni pongono a modifiche anche minime all’aspetto o all’uso dei palazzi.
Gli artigiani edili, di norma, ci vanno per fare piccole modifiche dentro le case o per ripulire le facciate, e non certo per costruire palazzi.
Per questo, “costruttore in Oltrarno” suona un po’ come “fornaio in chiesa“.
Fa da eccezione il signor Leonetto Mugelli, che in tempi lontani riuscì a strappare un 197esimo posto in una corsa automobilistica (ma ammettiamo di non capire bene il sistema di calcolo adoperato).
In realtà, non si definisce “costruttore in Oltrarno”. Sul sito Coobiz  si presenta così:


Però quando entra in Oltrarno, ci entra così:



In Via della Chiesa, c’era fino a pochi anni fa una falegnameria, con un’ampia corte aperta in cui giocavano i bambini che uscivano dalla scuola elementare Torrigiani, situata di fronte.
Poi c’era un’antica colonica con affreschi e mosaici alle pareti con un enorme camino in pietra serena.
Ma soprattutto era l’unico punto in tutta la città da cui si poteva vedere il retro della  Chiesa del Carmine e della cappella Brancacci (sì, e davanti adesso ci vogliono fare il parcheggio interrato).
Al posto di tutto questo vecchiume, oggi, c’è una progressista palazzina di tre piani, costruita dal signor Leonetto Mugelli.
Certo, almeno chi abitava in via della Chiesa poteva comunque ancora godere di questo panorama:
Fino all’estate del 2011, cioè.
Quando al rientro dalle vacanze, gli inquilini si sono trovati questo nuovo panorama, certamente meno noioso:
Insomma, il signor Leonetto Mugelli stava costruendo due altri palazzi dentro il cortile tra Via della Chiesa e la Chiesa del Carmine.
Noi segnaliamo tutto questo, come un esempio di spirito di iniziativa in tempi di crisi. Non condividiamo eventuali dubbi sulla legalità di tutto ciò, e vi spieghiamo perché.
Innanzitutto, Leonetto Mugelli “dirige un’impresa edile con maestranze specializzate e che da tre generazioni opera alle dipendenze della soprintendenza“. E chi lavora per la Soprintendenza ha certamente un forte senso del rispetto per il decoro della nostra città.
Inoltre, quando Leonetto Mugelli fu processato – nel 1994 – perché negava di aver versato tangenti ad alcuni dirigenti della Soprintendenza (la tassa fissa era del dieci per cento su ogni opera), si riconobbe comunque che era vittima di un sistema:
“I sei imprenditori, fra cui Leonetto Mugelli da sempre costruttore di riferimento delle Belle Arti, sono invece accusati di favoreggiamento: il magistrato ha riconosciuto loro il ruolo di vittime del sistema ma li ha incastrati perché hanno sempre spergiurato che non era vero.”
Non solo, il fatto che Leonetto Mugelli appartenesse alla Loggia Unione Vittoria, obbedienza di Palazzo Giustiniani (come il funzionario Bruno Pacciani, accusato di chiedere le tangenti), fa casomai pensare a una particolare sensibilità verso gli antichi muratori che costruirono i palazzi di Firenze. Ancora di più, se pensiamo che a denunciare le tangenti fu proprio il costruttore Delfo Biagiotti, maestro venerabile della loggia Nuova Vita, obbedienza del Grande Oriente.
Le nostre informazioni si limitano a ciò che scriveva allora Repubblica, e non sappiamo come sia andata a finire la vicenda: saremmo felici di poter scrivere che il nostro costruttore ne sia uscito a testa alta.
Adesso gli abitanti di Via della Chiesa si sono rivolti al sindaco di Firenze con questa lettera aperta. Come è nostro costume, concediamo volentieri al signor Mugelli il più ampio diritto di replica, qualora volesse avvalersene.
Ma leggiamo la lettera aperta.
Lettera aperta al Sindaco di Firenze, Matteo Renzi
Caro Sindaco,
siamo arrivati alla fine, forse, della storia delle palazzine in costruzione a ridosso alla chiesa di Santa Maria del Carmine, e siccome Lei fu l’unico – all’inizio, un anno fa – a interessarsi e chiedermi mi tenerLa informata, rivolgo a Lei un commento, e una domanda.
Il commento è questo:
questa storia è di per sé un esempio magnifico che illustra perfettamente come mai i cittadini non hanno più alcuna fiducia nelle istituzioni pubbliche. La nostra fiducia nella Soprintendenza, devo dire, crollò subito a zero dopo il primo incontro, quando la Soprintendente in persona affermò (testuali parole!) che quest’area prima era “degradata” – quando cioè si godeva della splendida vista del retro della Chiesa e della Cappella Brancacci, quando ancora si vedeva il campanile, quando c’era un’antica casa colonica con mosaici e affreschi alle pareti, quando c’era la vecchia falegnameria artigiana e un meraviglioso albero – mentre adesso era così migliorata!, adesso che non si vede più niente, ora che tutto è stato abbattuto per fare un parcheggio e costruire tre case veramente brutte, stile periferia di un’anonima cittadina di provincia.
Quando ci disse questo, capimmo che non avevamo speranze perché i concetti di bello e brutto erano completamente rovesciati, e quindi pensammo che la Soprintendenza sarebbe stata in grado di tutelare solo il brutto, a scapito del Bello. E così è avvenuto. Abbiamo avvertito il Ministero, ma temiamo che non possa (o non voglia) fare niente – comunque vedremo: può darsi che alla fine sarà più sollecita Roma nel difendere le antiche bellezze di Firenze!
Gli uffici comunali ci avevano lasciato inizialmente qualche speranza, perché tutti gli addetti con cui abbiamo parlato convenivano con noi che prima era una splendida vista, unica nel suo genere, mentre ora è diventato un vero e proprio obbrobrio e quelle palazzine sono veramente orribili. Quindi ci siamo fidati un po’ di più, per poi vedere però la nostra fiducia tradita, perché è andata a finire che, senza che nessuno ci dicesse più niente, le stesse palazzine che un anno fa furono  giudicate non a norma di legge, oggi hanno ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni, senza che sia stato cambiato niente; il signor Mugelli, l’Incontrastato, sta felicemente concludendo le sue costruzioni e abbiamo tutti perso tanto tempo e tante energie per avere esattamente lo stesso risultato di un anno fa. Ci chiediamo cosa sia intercorso da un anno a questa parte: cosa è successo dunque, perché la stessa cosa che ieri non era norma, oggi è diventata a norma? Noi ci siamo sentiti presi in giro dall’amministrazione comunale: prima ci ha ringraziato per aver segnalato un abuso edilizio, poi lo ha approvato tal quale.
Forse la cosa più tragicomica di tutta la storia è che gli Uffici preposti alla tutela del paesaggio hanno imposto all’Incontrastato di piantare 9 alberi. Uno fa appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo, quand’ecco che continuando a leggere si scopre che gli alberi devono essere nove betulle…! Lei mi capisce, signor Sindaco: noi che abitiamo in questo quartiere da sempre, non avevamo mai capito che ci trovavamo in piena zona boreale, nella terra dove tra le betulle trovano riparo i lupi e i castori…
Qui veramente il nostro sospetto che gli uffici preposti alla tutela del paesaggio non siano affatto all’altezza del loro compito, si è trasformata in una triste certezza. Sinceramente parlando, siamo stanchi di pagare con le nostre tasse gli stipendi a queste persone, subendo
impotenti le pesanti conseguenze della loro incompetenza. E se di incompetenza non si trattasse, allora sarebbe qualcosa di molto peggiore.
A nessuno di noi, che viviamo in questo quartiere, è consentito ormai da tanti anni spostare anche solo un mattone, per non alterare il prezioso paesaggio. Soltanto l’Incontrastato ha potuto spianare tutto quello che c’era, impunemente, e costruirci sopra tre palazzi e un parcheggio. A noi appare evidente che qui si usino due pesi e due misure.
A questo punto le pongo una domanda, caro Sindaco: in quale di queste tre situazioni Lei si trova? (o forse ce n’è una quarta che mi sfugge).
1. Lei è favorevole all’operato degli uffici preposti alla tutela del paesaggio, trova che abbiamo lavorato proprio bene, anche se hanno tutelato il brutto anziché il bello (e che bello! è patrimonio dell’umanità, tutti universalmente lo riconoscono come il Bello) e hanno favorito l’interesse di uno solo, a discapito dell’interesse di tutto il resto della comunità mondiale.
2. Lei non è favorevole all’operato degli uffici preposti alla tutela del paesaggio, ma non può farci niente, Lei non ha questo potere, è impotente tanto quanto noi cittadini, un po’ come quei presidi delle scuole – per intendersi – che sanno benissimo che certi insegnanti andrebbero mandati a casa, ma non possono farlo perché la legge non glielo consente, o forse per timore delle conseguenze.
3. Lei ha il potere di cambiare con un atto d’ufficio questa scellerata decisione degli uffici preposti alla tutela del paesaggio – Lei potrebbe, se volesse, ridarci la vista della Chiesa del Carmine e della Cappella Brancacci. Potrebbe farlo Lei, visto che i responsabili non sono stati capaci di tutelare il paesaggio e la sua bellezza, né gli è parso importante farlo.
Spero tanto che Lei abbia avuto la pazienza di leggere, e che mi risponda; spero ancor più che alle sue affermazioni pubbliche inneggianti ad un modo nuovo di governare, facciano seguito atti concreti a dimostrazione che si intende davvero porre fine al vecchio sistema di malgoverno, volto al servizio di altri interessi che non quelli pubblici, del bene e del bello collettivo.
Se Leonardo Domenici è passato alla storia qui nel quartiere come colui che fece chiudere l’unico scorcio da cui tutti potevano vedere dalla strada il retro della Chiesa, come passerà alla storia Matteo Renzi? Come colui che oscurò per sempre e definitivamente ciò che di bello ancora poteva vedersi, oppure come colui che lo riportò alla luce?

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