venerdì 11 gennaio 2013

Casaggì Firenze: giovinezza incendiaria e mores maiorum


Firenze, gennaio 2013. Fino a qualche mese fa Casaggì Firenze era un'organizzazione giovanile che rappresentava l'unico riferimento territoriale del maggior partito "occidentalista" della penisola italiana. I militanti di Casaggì presenziavano un paio di volte l'anno alle iniziative del "partito" -solitamente di scena in qualche cimitero- e si prendevano qualche parola di incoraggiamento e qualche pacca sulle spalle da parte della dirigenza, che poi li lasciava lì per andare al ristorante.
L'altra abitudine era quella di lordare con la propaganda ogni superficie verticale disponibile. A vedere tutti quei manifesti c'era da pensare che l'"occidentalismo" fiorentino avesse infine perso le dimensioni da sottoscala che lo hanno sempre caratterizzato. Dopo anni di questa abitudine, qualcuno si è stancato e si è ricordato che non è che si può fare tutto quello che vuole con la colla da parati: gli "occidentalisti" della pennellessa devono essersi visti recapitare un verbale di contravvenzione con diversi zeri, per il quale è intuibile si sia svolto un sordido scaricabarile. Insieme a qualche altra iniziativa di quelle che rischiano di far cacciare chiunque dal panorama elettorale, persino in quella penisola italiana in cui è prassi quotidiana assistere ogni giorno a spettacoli repellenti, la cosa è valsa ai giovani "occidentalisti" l'allontanamento dalle mense meglio rifornite e la fine repentina della visibilità mediatica.
Oggi come oggi la gioventù incendiaria deve accontentarsi di incendiare il Libro dei Ceffi, forse la più efficiente e considerata tra tutte le autoschedature per mediocri che hanno gettato sul lastrico intere generazioni di informatori e di confidenti. Rispetto al vecchio ciclostile ha anche le foto e i bei colori.
Il congedo da parte dell'"occidentalismo" meglio fornito ha tolto a Casaggì anche i due spiccioli di visibilità accordatile dal mainstream cittadino, ed è forse per questo che un certo particolare che avrebbe dovuto inorgoglire non poco i giovani incendiari "occidentalisti" è passato pressoché inosservato.
Nei primi giorni dell'anno le gazzette fiorentine scribacchiano di qualcuno che ha festeggiato l'anno nuovo in grande stile, con particolare riferimento ai fuochi artificiali. Sempre secondo le gazzette -o meglio, secondo i mattinali di gendarmeria che evitano alla professionalità dei "lavoratori" dei gazzettifici di indebolirsi a causa dei turni troppo massacranti- uno dei tre pirotecnici di provincia sarebbe stato identificato dai gendarmi nel corso di manifestazioni tenute da Casaggì nel corso degli ultimi anni.
L'attivismo politico non è il Libro dei Ceffi perché mantiene ancora troppi legami con quella fastidiosa cosa previrtuale che si chiama realtà. Nella realtà la gioventù incendiaria di Firenze, propaganda nonostante, non ha mai superato i trenta figuranti neppure nelle giornate di forza massima. Questo significa che possiamo stimare che esista un tre per cento di giovani incendiari disposti a passare dalla teoria alla pratica. Una percentuale che dovrebbe inorgoglire, non fosse che per il fatto che sarebbe irraggiungibile per moltissimi altri movimenti politici.
Va detto anche che i pratici della giovinezza ardente hanno dovuto loro malgrado accorgersi che Firenze non è Tehran, non è Damasco e non è L'Avana, nonostante i ben nutriti elettori passivi di riferimento abbiano da tempo derubricato questa zona della penisola italiana a buco nero della democrazia. E' finita che l'utilizzo disinvolto del Libro dei Ceffi e di altre risorse informatiche ed elettroniche non solo non gli ha fruttato il plauso degli "amanti della libertà" o l'interesse di qualche autonominato difensore della democrazia, ma è servito alla gendarmeria per risalire alle loro persone con molta calma e pochissima fatica.
Il fatto è che Casaggì, spiegano i foglietti, risulta estranea ai fatti. Il che può spiegare il completo silenzio sulla vicenda da parte dei giovani "occidentalisti". Ma la spiegazione può anche essere un'altra, e rientrare nei mores maiorum condivisi ad ogni livello da gruppi dello stesso orientamento. Per capire di quali mores stiamo parlando, basterà qualche esempio dei più recenti.
Boutique Pound ha fatto finta di non conoscere Gianluca Casseri subito dopo che i suoi gesti, lodevolmente "gratuiti, violenti e sconsiderati" secondo il "turbodinamismo" caro a quel franchising, avevano causato due morti ed un ferito grave.
Si ricorderà anche di come Nicola Caldarone, sostanzialmente colpevole di essersi fatto sorprendere, abbia dovuto dire addio alle proprie speranze di giovane "occidentalista" in carriera. Consegnato all'oblio in meno di ventiquattro ore.
A livello ben più alto, ma sempre in ambiente "occidentalista", si è portato in palmo di mano per anni un aristofanesco saltimbanco la cui "memoria prodigiosa" era tenuta in gran conto. Fallito sostanzialmente l'obiettivo (che era il linciaggio di vari politici invisi alla committenza), quando questa "memoria prodigiosa" ha fruttato ad Igor Marini una condanna a dieci anni di detenzione (per tacere dei risarcimenti civili, roba da stendere anche individui finanziariamente assai robusti), si è proceduto more solito more maiorum, seppellendone la memoria.
I mores maiorum sono cosa patria, prestigiosa ed autorevole: nessuno può metterla in discussione e men che meno sottrarsi al suo rispetto, primi tra tutti i filii familias delle ultimissime classi. Non sarebbe dunque da meravigliarsi se uno dei pochi ripostigli ancora presidiati dall'occidentalame fiorentino avesse seguito i costumi tradizionali, dimenticando in modo subitaneo e completo quale aspetto avessero certi intraprendenti figuranti.

I giovani "occidentalisti" come vorrebbero essere.

I giovani "occidentalisti" come sono davvero.


2 commenti:

  1. Se ti riferisci all'attivismo animalista per me ci sono eroi che non hanno colore politico, senza se e senza ma. Per cui me ne frega meno di zero se sono fasci, rossi, blu o verdi purché agiscano da animalisti!

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    1. In questo scritto la questione dell'attivismo animalista non viene neppure sfiorata.
      Viene invece affrontata, riportando solo alcuni casi di un'aneddotica che ne contempla a centinaia, la questione del comportamento affatto solidale da sempre in uso presso certe organizzazioni e presso il loro ambiente di riferimento.

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