sabato 8 novembre 2008

Mahmoud Ahmadinejad saluta Barack Husayn Obama Ikkinchi


Per la prima volta dalla Rivoluzione Islamica del 1979, un capo di governo iraniano spedisce un messaggio di augurio ad un neo eletto presidente americano.
Jimmy Carter passò il capodanno del 1978 a Tehran con la famiglia dello shah Mohammad Reza Pahlevi; in quell'ocasione, Carter fu accompagnato dalla moglie e da quasi due terzi del suo staff e questo dimostra l'attaccamento americano all'allora alleato Iran. Dopo la rivoluzione del 1979 l'AmeriKKKa ha interrotto i rapporti dipomatici con la Repubblica Islamica dell'Iran. Questa è la pima volta che un presidente iraniano saluta un nuovo presidente americano in maniera ufficiale. Ecco la versione integrale del messaggio di Ahmadinejad a Obama.


In nome di Dio Clemente e Misericordioso

Onorevole signor Barack Obama, presidente eletto degli Stati Uniti d' America,
Le esprimo le mie congratulazioni per aver ottenuto la maggioranza dei voti nelle ultime elezioni; come Lei sa, Dio offre molte occasioni alle sue creature e queste occasioni possono essere sfruttate dagli eletti per favorire l'evoluzione qualitativa e quantitativa dell'umanità, ma a volte esse vengono usate contro i popoli per guidarli verso l'abisso.
La mia speranza è che lei sia in grado di individuare gli interessi reali del popolo che si accinge a guidare; spero che sia amante della giustizia e che non ceda all'insaziabile avidità di un netta minoranza egoista e stolta che cercherà di influire sul suo mandato. Spero che, sfruttando al meglio questa occasione, Lei possa lasciare un buon nome e un buon ricordo di sé nella storia e nel cuore del suo stesso popolo ed in quello dei popoli del mondo.
Credo che ciò che il suo popolo si aspetta da Lei sia una risposta chiara e rapida, un cambiamento veloce, della politica interna e di quella internazionale del suo paese; questa è anche la richiesta della maggioranza dei popoli del mondo, che uniscono la loro voce in questo momento storico a quella del popolo del suo paese.
Io auspico che tutte queste speranze trovino uno spazio primario nella agenda del suo programma e nei suoi progetti, e per il governo che si accinge a formare.
Da una parte, il popolo americano tende molto ad esaltare al meglio i valori umani; quindi le sue aspettattive corrisponderanno ad una politica che usi tutto ciò che ha in potere e tenga conto, in base a questi valori, di questioni etiche per risolvere la crisi economica e per riconquistare l'onore perduto degli americani, nonché per ritrovare quello spirito necessario che possa trasformare le speranze in una realtà basata sul rispetto dell'individuo senza alcun pregiudizio razziale e sui diritti che devono rafforzare la base della società che è costituita dalla famiglia.
Dall'altra parte, i popoli del mondo hanno anch'essi delle aspettattive che si basano sul rifiuto delle politiche di guerra e di occupazione militare, sul rifiuto delle politiche basate sull' inganno e sulla prepotenza e sull'umiliazione dei popoli e sulla impostazione di ingiusti meccanismi come prassi regolare nelle relazioni internazionali.
Questa era la politica internazionale del suo paese negli scorsi anni, ed è questo alla base dell'odio generalizzato a livello mondiale che molti popoli esprimono nei confronti del suo paese; io spero che questo stato di cose, che io ritengo sia un'offesa al popolo americano, sia modificato tramite un cambiamento di rotta nella politica del suo paese e che sia chiaro al mondo che tutto questo non era espressione della volontà di tutti gli americani ma soltanto il furro delle scelte di chi si9 trovava al governo del suo paese negli anni passati; spero quindi che l'America possa cessare di essere l'abominio che è stata in questi anni contro i popoli e che il rispetto per i popoli sovrani diventi il principio base dei rapporti internazionali del suo futuro governo.
Io spero in modo particolare che il suo futuro governo possa intraprendere una politica basata sulla giustizia per quanto riguarda il popolo palestinese, cui da sessant'anni vengono negati i più elementari diritti di cui gode ogni popolo; spero che Lei possa mettere fine alle ingiustizie perpetrate ai danni dei popoli dell'Iraq e dell'Afghanistan e spero che possa comprendere che il grande popolo iraniano, che gode di una documentata storia di popolo costruttore di civiltà, è stato sempre amante della giustizia e della verità e per questo approva pienamente ogni politica che possa stabilire la giustizia nel mondo, nel medio Oriente in particolare.
A mio avviso, se percorreremo la strada maestra illustrataci dagli insegnamenti dei grandi profeti, la speranza di poter camminare verso la giustiza cresceranno e, con l'aiuto di Dio, si potrà porre rimedio almeno ad una parte delle pesantissime e gravissime ingiustizie del passato.
Che Iddio possa far scendere la pace su tutti i popoli del mondo; le auguro ogni successo, la piena salute fisica e mentale e la possibilità di evolversi nel futuro, facendo tesoro degli errori del passato. Le auguro che siano per Lei molte ed importanti le occasioni per servire le creature di Dio e per stabilire la pace tra popoli.

Mahmoud Ahmadinejad
Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran


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